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Quello che non si può dire a voce é inutile farlo dire dalla matita

PC Molti leggono trampolinodilancio come trampolino di Rilancio. Alcuni di questi lettori più agé – come il nostro amico Daniele – ogni tanto ci raccontano l’inesauribile energia necessaria a trovare un lavoro dopo i 50 anni (anche se un piccolo incoraggiamento viene dai dati di questi giorni, che registrano una crescita degli occupati proprio in questa fascia di età).

Nel post che gli abbiamo chiesto di scriverci Daniele ci spiega perché è sempre importante capire quando è meglio fare una telefonata invece che mandare una ineccepibile lettera di accompagnamento insieme a un accurato cv che tiene conto  di quanto appreso in tanti anni di lavoro (e colloqui!) anche in America.

Essendo di natura timida e avendo un rapporto non spontaneamente facile con il telefono, mi riconosco moltissimo nell’errore in cui è incorso Daniele. Credo che il racconto di quanto gli è recentemente successo possa essere utile anche a molti nostri lettori e lo ringrazio per la consueta autoironia con cui ce lo riporta. Nel racconto c’è tra l’altro un ottimo ripasso su come impostare CV e lettera di accompagnamento.

“Quello che non si può dire a voce é inutile farlo dire dalla matita” (John Steinbeck)

“A volte le perle di saggezza, dalla letteratura, si incastonano nella vita molti anni dopo. Ho impiegato qualche decennio per comprendere a pieno questa frase dal The grapes of wrath, furbescamente tradotto in italiano in Furore.

Ricorrere alla matita é oggi mille volte più frequente che ai tempi di Steinbeck, non per questo la logica della riflessione viene meno.

Durante la ricerca di un nuovo posto di lavoro, mi sono accinto a scrivere un CV che riprendesse i migliori concetti che fanno presa sull’interlocutore. Le aziende desiderano estendere la loro capacità commerciale e vendere di più. Fondamentale pertanto introdurre nel CV le relazioni più importanti che si possono vantare e gli influencer che frequentano la nostra casa.

Se si aspira ad un ruolo di vendita, chiarire con quali clienti si é avuto a che fare. Evidenziare sempre i successi ottenuti e i risultati raggiunti nella propria esperienza lavorativa o nel sociale. Gli ottimi voti ottenuti in qualche esame fondamentale all’Università o il 100/100 del Liceo. Se non si é raggiunto il massimo, 98/100 va meno bene di 90/100. E’ questo uno sgobbone a cui manca lo scatto? Meglio un genietto che non ha dedicato tutto se stesso allo studio, ma si é anche divertito. Musica? Sport? Non c’é bisogno di scienziati, ma di passioni. Va bene citare il judo, evitare di farlo se all’inevitabile domanda sulla cintura si deve rispondere: gialla oppure “ho iniziato l’anno scorso”.

Evitare le affermazioni drastiche “non sono religioso” oppure “Non ho mai giocato a calcio”.

Affermare che si gioca a golf é controproducente senza un buon handicap. E’ brutto ritrovarsi di fronte qualcuno che ha giocato quasi a livelli professionistici ma si ritiene una schiappa perché non é arrivato. Un giorno ho orgogliosamente fatto notare di aver giocato a calcio a buon livello da ragazzo. Dalla parte opposta della scrivania, l’altro ha risposto che era stato centrocampista nella nazionale danese (ndr “all’epoca che aveva vinto l’europeo”).

E poi laddove si possa vantare qualche esperienza internazionale non dare troppo risalto, giacché esiste un altro lato della medaglia: una possibile lacuna nelle relazioni a livello locale.

Meglio dire che si parla fluentemente inglese, solo se siamo praticamente madrelingua.

Essere sintetici e badare al sodo.

Evitare le ripetizioni. Se due parole significano la stessa cosa, né serve una sola.

Quella che reputiamo essere la parte meno interessante del CV, ha pari dignità. Non é raro trovare qualcuno che insista a far domande su ciò che reputiamo poco significativo.

E poi la motivazione, perché si é scelto proprio quel ruolo o quell’azienda? La lettera motivazionale é ormai importante quanto il CV, forse anche di più. Inviare i CV in Broadcasting, a tutti, è controproducente. Inviarlo all’ HR può andar bene, ma se si vuole essere efficaci è necessario scegliere aziende specifiche e inviare il CV alla funzione più adeguata. In America mi hanno insegnato a non essere timorosi e indirizzarsi subito verso il CEO o il Presidente o qualche Executive decisore. Oggi esiste la mail. Alcuni di loro rispondono personalmente. Quando se ne colpisce uno con il messaggio che vuole sentire, il lavoro é nostro. Essere generici significa dover poi salire tutti i gradini della burocrazia aziendale.

Forte di questo bagaglio ho elaborato un CV di tutto rispetto, concreto, conciso, “to the Point”. Ho impiegato un paio d’ore a confezionare una mail di tre righe che individuasse l’obiettivo, il mio, e il ritorno immediato, per l’interlocutore.

Ho selezionato l’azienda, fra decine di altre, che avrebbe potuto maggiormente trarre beneficio da un mio impiego. Che razza di fortuna per loro essere prescelti.

Ho inviato CV e mail all’Amministratore Delegato, citando il nome di un amico comune che mi forniva ottima referenza.E ho ottenuto un risultato. Dal quale ho capito finalmente cosa intendesse Steinbeck. Se ritenevo non avesse senso affidare il messaggio alla voce – una telefonata ? – tanto valeva riporlo in un cassetto. Così come ho finalmente incastrato l’ermetismo, corrente che a scuola mi ha sempre lasciato insoddisfatto: la profondità nella sintesi. Perché? Allora Manzoni? E Tolstoy poverino? Invece ho imparato, per la miseria, che anche Ungaretti merita una sua collocazione precisa. Come volevasi dimostrare l’Amministratore Delegato ha risposto, dimostrando a pieno la validità della mia strategia. Con una mail. Dentro, una sola parola: “grazie”. Senza punti, punti e virgola esclamativi, saluti o altro. “Grazie”. Lo so sono un vile, di getto avrei dovuto rispondere “prego, del suo grazie me ne frego”. Meglio riderci. Non mi sono arrabbiato, il furore meglio destinarlo verso nuovi e più fruttuosi tentativi.”

 

 

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Come conquistare il vostro intervistatore e chiudere un contratto


PC Come abbiamo già sottolineato, il rapporto che si crea con tra chi cerca un lavoro e chi lo offre ha molte analogie con una relazione amorosa. lilli_vagabondoPer arrivare alla chiusura di un contratto (matrimoniale o di lavoro) è importante evitare una serie di errori che è forse più facile individuare quando si analizzano i rapporti d’amore. Prendendo spunto da un articolo apparso su mashable.com vediamo quali sono quattro risposte sbagliate alla domanda, assolutamente legittima, “perché è interessato a questa posizione?” che viene quasi sempre posta durante un colloquio. Visto che oggi è la festa della donna (nonché il quarto anniversario di trampolinodilancio!) partirò dal presupposto – per semplicità di scrittura – che apparteniate, come me e Patrizia, al gentile sesso e che il vostro futuro marito vi chieda: perché hai scelto proprio me?

  1. Parlate solo di voi e mai dell’altro.

Immaginatevi quindi un fidanzato che vi chiede perché volete sposarlo. Avrebbe senso vantare solo le vostre capacità culinarie, le vostre performance sessuali, la vostra predisposizione alla maternità, i vostri interessi culturali, le vostre passioni? Non sarebbe più logico spiegare cosa apprezzate in lui e quali affinità condividete?

Quando rispondete evitate di parlare solo delle capacità che possedete: sono doti che potrebbero portarvi a cambiare posto molto rapidamente se riceveste un’offerta migliore. Impegnatevi invece a spiegare come queste capacità incontrano le esigenze dell’azienda che avete davanti.

  1. Parlate di aspetti marginali

Anche se magari l’avete pensato, certo non direste al vostro fidanzato che lo volete sposare perché piace ai vostri genitori o perché ha una casa di vacanza in un posto dove andate volentieri. Allo stesso modo, anche se l’azienda con la quale state facendo un colloquio è vicina all’asilo di vostro figlio o realizza lo smart working, non evidenziate questi aspetti durante l’intervista!

  1. Parlate solo del vostro ex

A chiunque è successo di uscire per la prima volta con una persona e finire col sorbirsi ore di lamentele sull’ex e i suoi difetti. Chi vi assume non vuole avere la percezione di essere una scelta di ripiego che vi appare piacevole solo perché venite da un’esperienza totalmente negativa. Meglio focalizzarsi sul futuro e spiegare cosa vi aspettate dalla nuova avventura lavorativa.

  1. Parlate solo di quanto ci guadagnerete voi nella nuova relazione

È probabile che siate entusiasti di iniziare un nuovo rapporto amoroso perché arricchirà la vostra vita: finalmente andrete di più al cinema con il nuovo fidanzato amante dell’ottava arte, oppure potrete migliorare il vostro girovita, grazie alla sua passione per il movimento. Ma è sicuramente più efficace se gli raccontate come le vostre passioni si potranno unire alle sue e cosa potrete fare insieme. Allo stesso modo spiegate a un’azienda come il vostro entusiasmo potrà contribuire al raggiungimento di obiettivi ambiziosi per l’azienda ed evitate di spiegare che il nuovo posto migliorerà il vostro curriculum.

In bocca al lupo per la chiusura dei vostri contratti (di ogni tipo) e tanti auguri a trampolinodilancio ormai vicinissimo alle 250.000 visite!

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9 dritte su come non apparire molli a un colloquio

PC Tutti ormai sappiamo che il linguaggio del corpo parla di noi più di quanto facciano le parole. Lo verifico ogni volta che faccio degli esami in università: salvo rarissime sorprese intuisco la preparazione di uno studente da come mi sì è seduto di fronte.

A un colloquio è fondamentale proiettare un’immagine di sé convincente, ma non arrogante. Per capire quali posture e movimenti utilizzare per impressionare al meglio gli intervistatori, Mashable ha chiesto a tre esperti di body language. Ecco le nove indicazioni emerse:

  1. sedetevi bene dritti sullo schienale della sediafantozzi

è un segnale automatico di sicurezza e fiducia in se stessi. Gli “sdraiati” sono avvertiti, almeno in occasione di un colloquio è opportuna una postura eretta.

  1. evitate il continuo contatto oculareowl-and-mushrooms-tanja-brandt-2__880

Al contrario di quanto si pensa un contatto oculare prolungato può risultare sgradevole, è meglio guardare diverse parti del volto della persona, cambiando ogni pochi secondi la parte che si fissa

  1. usate il linguaggio delle mani mentre parlate

La cosa peggiore è tenere le mani nascoste, perché implica che siete molto ansiosi, meglio muoverle per sottolineare quanto state dicendo

  1. mostrate i palmi

Avere i palmi rivolti verso l’alto denota onestà e impegno. In generale una postura eretta, il sorriso e i palmi aperti vi faranno apparire ricchi di energia.

  1. tenete i piedi ben piantati per terraselfie-ai-piedi-Reese-Whiterspoon

Se siete una donna non accavallate le gambe, piuttosto le caviglie. È stato scientificamente provato che è più facile rispondere a domande complesse con entrambi i piedi appoggiati al suolo

  1. migliorate la vostra camminata

Gli intervistatori spesso vi giudicano nei 10 secondi che ci mettete a entrare nella stanza: spalle indietro, collo allungato verso l’alto, passi ampi ma non eccessivi.

  1. respirate a fondo mentre ascoltate la domanda e parlate mentre emettete il fiato

Funziona allo stesso modo a tennis: inspirare quando l’avversario colpisce la palla e espirare quando la colpite voi dà molta più forza al vostro tiro e vi permette di concentrarvi maggiormente. In generale respirare profondamente è  un modo infallibile di ridurre il nervosismo.

  1. annuite mentre ascoltate

Ovviamente annuire mentre si ascolta dimostra che state ascoltando e partecipando

  1. inclinatevi verso l’intervistatore

Avvicinarvi a chi vi parla è qualcosa che viene naturale quando siete coinvolti da una conversazione, dimostrerà quindi interesse in quello che vi stanno dicendo.

Aggiungerei alla lista: non giocherellate con oggetti presenti sulla scrivania di chi vi sta facendo il colloquio, non incrociate le braccia, non toccatevi i capelli e infine due grandi classici di cui non ci stanchiamo di parlare: stretta di mano energica  e sorriso sia quando arrivate che quando ve ne andate, comunque sia andato il colloquio!

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COME SCEGLIERE UNO STAGE (O UN CLIENTE)

PC Spesso mi capita di ricevere richieste di consigli da parte di studenti che devono decidere quale stage realizzare a conclusione del percorso scolastico e – auspicabilmente – come inizio della carriera lavorativa.

Credo che possa essere utile a tutti quelli che si trovano a dover scegliere tra diverse opzioni una mia personalissima applicazione della matrice del Boston Consulting Group, detta anche growth–share matrix (quella che tutti noi ricordiamo per l’azzeccata definizione di “Mucche da mungere”),  che uso quando devo valutare quale cliente/progetto accettare in qualità di consulente.

Come scegliere uno stage o un cliente

Come scegliere uno stage o un cliente

Nella mia rivisitazione metto sull’asse verticale la possibilità di guadagno che lo stage, o il progetto, garantisce, mentre sull’asse orizzontale colloco la reputazione che deriva da aver lavorato per quell’azienda o sul quel particolare programma.

Le possibili combinazioni danno vita a quattro profili, che chiamo con gli stessi nomi della celebre matrice: cash cows, stars, dogs e question marks. Ecco le loro caratteristiche e alcuni suggerimenti per decidere, secondo le vostre esigenze personali, se accettare o meno la proposta di stage (o il cliente).

CASH COWS

Esperienza di lavoro o stage ben pagato (o per lo meno pagato…) che non vi permette però di migliorare la vostra reputazione, per vari motivi: non è inerente al vostro ambito di studi, non è affine a quanto vorrete fare in futuro, non vi consente di arricchire il vostro bagaglio di conoscenze.

Alcune domande possono aiutarvi a valutare se accettare:

  • Ho assolutamente bisogno di questi soldi?
  • Riuscirò a continuare la ricerca di un lavoro più vicino alle mie aspirazioni mentre svolgo questo, o non mi resterà tempo a sufficienza per farlo?
  • Nel periodo in cui farò questo lavoro avrò il tempo e la voglia di fare parallelamente qualcosa che mi permetta di arricchire la mia formazione (come imparare una nuova lingua o migliorarne la conoscenza)?

Le stesse domande valgono per il consulente che deve decidere se accettare un progetto solo per l’aspetto economico: vi resterà il tempo per realizzarne altri, più interessanti e rivendibili, che potrebbero arrivare subito dopo che avete accettato? In questo momento avete comunque bisogno di fare cassa e quindi sacrificate ogni altra valutazione alle necessità pratiche?

STARS

Cosa state aspettando? Dite immediatamente di sì!

Per capire se uno stage, o un progetto, rientra nella categoria star e accettarlo al volo valutate se:

  • vi stanno offrendo una posizione retribuita correttamente
  • il lavoro che svolgerete è in linea con quello che desiderate fare come carriera
  • è un progetto che vi permette di crescere professionalmente
  • è un lavoro che vi consente di mettere in pratica quanto studiato
  • il vostro datore di lavoro è una società con un’ottima reputazione e un’alta notorietà, che renderà il vostro curriculum più appetibile

QUESTION MARKS

Sono quegli stage per i quali è più difficile prendere una decisione, perché da un lato collimano con la vostra preparazione e quindi arricchiranno il curriculum vitae, ma  dall’altro lato non prevedono una retribuzione consona, o perché pagati poco o perché comportano spese di viaggio tali da diventare poco convenienti.

Per decidere se accettare potete usare alcuni criteri:

  • il compito che dovrò svolgere è piacevole, stimolante, interessante?
  • ci sono concrete possibilità di avanzamento?
  • potrò usare le competenze acquisite nel mio percorso di studi?
  • potrò migliorare alcune lacune, per esempio nell’ambito delle soft skill?
  • potrò lavorare a contatto con persone dalle quali imparare molto?
  • potrò apprendere metodi di lavoro che mi serviranno un futuro?
  • sarò a contatto con un aspetto del lavoro che non conosco molto bene ,ma desidero approfondire?
  • posso sacrificare l’aspetto retributivo per un periodo di tempo?
  • la proposta economica mi fa sentire svilito nella mia professionalità? Questo a lungo termine mi farà sentire poco apprezzato e comprometterà la mia autostima?

Purtroppo anche i consulenti devono spesso valutare se accettare clienti e progetti che non garantiscono una retribuzione adeguata ma garantiscono un’alta rivendibilità e permettono di inserire nell’elenco dei clienti un nome importante. Le aziende con alta reputazione lo sanno e tendono ad approfittarne un po’. Personalmente per decidere se accettare utilizzo principalmente questi criteri di valutazione:

  • lavorerò con persone piacevoli e che stimo?
  • svilupperò un progetto nel quale dimostrare le mie capacità?
  • potrò imparare qualcosa di nuovo?
  • questo progetto mi permetterà di allargare la mia rete professionale?

DOGS

Se uno stage è poco o non pagato e in più non arricchisce il vostro percorso professionale abbiate il coraggio di dire subito di no e occupate il tempo a vostra disposizione per mettervi a cercare attivamente uno stage che rientri possibilmente nella categoria stars: in bocca al lupo!

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Riletture estive: i nostri post più visti

PC Trampolinodilancio si prende un paio di settimane di vacanza, nelle quali forse finalmente Patrizia ed io troveremo il tempo di scrivere un paio di post di cui abbiamo già appassionatamente discusso durante le riunioni di redazione (cioè le telefonate che ci accompagnano nel tragitto casa-lavoro, più o meno lunghe a seconda di variabili esogene quali il traffico, le chiamate di altre amiche, appuntamenti telefonici con clienti o colleghi et similia). Se avete già letto l’ultimo libro di Fred Vargas e state per esaurire la Lettura, l’inserto domenicale del Corriere – due fonti di grande piacere in questa estate 2015 – potreste aver voglia nel frattempo di rileggere o leggere, se ve li eravate persi, alcuni dei nostri articoli più visualizzati:

Come non iniziare una lettera di lavoro 

5 errori nello scrivere la lettera di presentazione 

Come si scrive un meeting report

Come sostenere un colloquio su skype

Profilo Linkedin: ecco cosa pensa un cacciatore di teste

Carriera e figli: si sopravvive recitando

Buona lettura e buona estate a tutti i nostri lettori!

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Dal Branding al Personal branding

PC Su questo blog abbiamo spesso affrontato l’argomento del personal branding (il fatto che ognuno di noi è di fatto una marca e come tale comunica e si vende). Daniela Pellegrini, che collabora con me in Iulm, ci fornisce, con il suo classico approccio da personal coach, alcune indicazioni su come trasformare le conoscenze di marketing in indicazioni operative per la costruzione di un brand distintivo e coerente e quindi più facile da vendere. In sostanza ci aiuta a capire come trovare un lavoro o migliorare la nostra posizione. Ho conquistato il vostro interesse? Leggete i suoi suggerimenti!f167fd140c425b4806cbb43eaa1d8863

Daniela Pellegrini: Anche noi siamo Brand e possiamo diventarlo.

Vi sembra strano dirlo? Forse sì, ma riflettete su questo principio prima di andare a fare un colloquio di lavoro, sia che siate alle prime esperienze sia che vogliate cambiare azienda: in pratica state “vendendo” voi stessi e quindi dovete trattarvi come farebbe un brand commerciale. Da qui vi esorto a fare questo passaggio logico: da Brand a Personal Brand.

Il personal branding infatti ci permette di differenziarci dalla massa rendendoci unici e riconoscibili.

Preparatevi quindi a riflettere sul vostro personal brand, utilizzando le quattro classiche leve di marketing.

Come si costruisce un personal brand

  1. Mission

La tua mission è lo scopo della tua attività, il motivo perché la fai. Nel nostro caso la tua mission è il messaggio che comunichi con i tuoi studi, la tua professionalità.

Esercizio: scrivi la tua mission.

Alcuni spunti:

Cosa fai?

Perché lo fai?

Per chi lo fai?

Che problema risolvi?

Perché lo sai fare così bene?

Perché lo fai meglio di altri?

In che modo ciò che fai parla di te?

  1. Prodotto

Noi siamo Prodotto

Il Prodotto siamo noi…: quindi va identificato cosa vogliamo “vendere” senza ego-referenziarsi ma divenendo capaci di ascoltare e comprendere il mercato, individuare bisogni ancora insoddisfatti e rispondere con un’offerta di  noi stessi adeguata e competitiva.

Per farlo rispondete alle seguenti domande:

Quali sono i tuoi punti di forza?

Quali sono i tuoi limiti?

Chi sei?

Come sei arrivato/a qui?

Quali sono i tuoi principali successi?

Come ti vedono gli altri?

Come ti vedi tu?

Come vorresti essere vista/o?

 

  1. Posizionamento

Come nelle logiche di mercato definire il posizionamento è fondamentale per avere un’offerta unica e differenziarsi dalla concorrenza.

Il posizionamento dovrebbe cercare “uno spazio vuoto da riempire”: analizzate i bisogni del target di riferimento, in questo caso la persona che andrete ad incontrare, e le proposte dei competitor, e quindi coloro che faranno o hanno già fatto il vostro stesso colloquio,  in modo da posizionarvi in maniera unica e originale con la propria offerta = voi stessi.

E voi cosa avete di originale da offrire?

Guardate gli annunci di lavoro simili, leggete storie di persone che hanno fatto le vostre esperienze e ce l’hanno fatta, trovate la vostra USP.

  1. Prezzo

Un approccio di marketing classico prevede anche il pensiero anche sulla leva Prezzo. Capisco che potreste obiettare: ma è l’Azienda che fa l’offerta, il mercato è in crisi…Certo, ma definire il nostro valore “economico” è comunque importante e ci aiuta a fare delle scelte.

Due i fattori di cui tenere conto:

  1. definire l’aspetto valoriale del vostro prodotto ( = personal brand, voi stessi), che non solo riveste un valore economico. Quindi chiedetevi: quanto valgo? Quanto posso essere unico ed interessante per l’Azienda?
  2. Definire il costo oggettivo e quindi definire a quanto siamo disposti a vendere il nostro servizio. A quanto oggettivamente sei disposto a venderti o vendere il tuo servizio, facendo i veri conti di cassa dei soldi che ti sono necessari per vivere e di quanto oggettivamente vali perché sei un professionista preparato?

Se foste dei freelance allora il lavoro sul personal brand dovrebbe continuare sulla definizione del target, l’analisi della concorrenza, e poi naming, visual identity.

Ora invece ci siamo soffermati sui colloqui di lavoro presso Aziende e Società quindi concludiamo con un alert:

L’abito fa il monaco…

voi comunicate il vostro brand in ogni momento, quindi è importante che quando vi trovate davanti ad un colloquio i vostri interessi, lo stile, l’abbigliamento, il vostro modo di parlare etc… siano sempre coerenti con la costruzione del vostro brand (= coerenza e credibilità).”

Su quest’ultimo punto abbiamo anche scritto Come vestirsi per un colloquio di lavoro.  E se vi è interessato questo post potreste trovare utili anche  Che prodotto sei? , Come fare carriera alla cena di Natale , Come vestirsi d’estate per una riunione,

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Cercare lavoro è come un corteggiamento

PC Giovanna Landi, la mia ex studentessa IULM che rimane appassionata di Personal Branding anche dopo averci dedicato la tesi di laurea, ci ha mandato un nuovo articolo che ben volentieri pubblichiamo. “Qualche mese fa ho partecipato al seminario “Effective Presentation” in Bocconi, tenuto da Simone Bandini Buti. Avevo già avuto l’onore di partecipare ad altri suoi seminari sul “Team Building” e sulla “Comunicazione Efficace” e devo ammettere che ogni volta rimango colpita da come riesca a coinvolgere i partecipanti mettendo in pratica il suo motto “imparare divertendosi”. Il seminario si è presto trasformato in una carrellata di consigli e aneddoti riguardo la stesura di cv e lettera di motivazione e sul colloquio, con molte metafore divertenti quanto efficaci sulla ricerca del lavoro come un corteggiamento amoroso. E proprio questa bizzarra analogia mi ha fatto tornare in mente tutte le volte che, studiando Marketing, finivo inevitabilmente per applicare i concetti alla vita amorosa, in modo da fissarli e ricordarli meglio (per esempio, diversificazione del rischio di portafoglio= provarci con tante persone diverse così anche se uno dice di no, rimangono gli altri). Sarà per questo che sono single? Forse sì, ma continuo a trovare queste similitudini tanto insolite quanto estremamente d’impatto.

Cercare lavoro è, per certi versi, esattamente come un corteggiamento: per esempio bisogna dimostrare interesse per la persona che si corteggia. Ci sogneremmo mai di approcciarci in questo modo con una persona che ci piace?

Vorrei uscire con te

No. E allora perché continuiamo a farlo nei confronti di chi valuta e seleziona il nostro profilo professionale?

DOMANDA DA PORCI

O ancora: se vogliamo conquistare l’attenzione di una persona è più efficace farle un complimento rivolto a una sua reale caratteristica, o è meglio un approccio standard come questo?

Hai degli occhi bellissimi

 

Ovviamente è più efficace un approccio personalizzato e allora perché continuiamo a mandare lettere di motivazione come questa?Letteramotivazione

(scusate la qualità delle vignette che ho fatto io con photoshop!)” Giovanna Landi

Penso che i nostri lettori sapranno apprezzare la qualità dei contenuti – senza fermarsi alla forma non perfetta – e la proattività dimostrata, grazie Giovanna! Quando hai un attimo devi raccontare come hai saputo proattivamente corteggiare l’azienda nella quale sei stata presa come stagista.

 

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Intervista a Matteo Sarzana, general manager @Zooppa

PC Come ho già avuto modo di raccontare conosco Matteo da quando ha frequentato, più di 15 anni fa, il corso tenuto da Marco Lombardi in Iulm dove, anche se circondato da altri 500 studenti, ci seppe colpire tanto che Lombardi lo selezionò per uno stage in Young & Rubicam: il primo passo per diventare il più giovane manager del gruppo WPP in Italia, alla guida della consociata specializzata in digital marketing. Ora che ha fatto il grande passo dall’establishment della grande agenzia al crowdsourcing creativo di Zooppa, la società che permette a chiunque di mettersi alla prova con un brief stilato da un vero cliente e vincere non solo gloria e visibilità ma anche un premio monetario, l’abbiamo risentito per farci raccontare quanto può essere utile Zooppa ai nuovi talenti creativi, che cosa Matteo stesso apprezza maggiormente nei suoi collaboratori e il perché della sua scelta. In più, dato che è stato scelto dal settimanale Panorama come uno dei quindici (giovani) italiani da tenere d’occhio nel 2015, gli ho chiesto quali pensa siano le qualità per avere successo nei prossimi mesi. Ecco tutte le sue risposte:

Come sempre rimango contagiata dall’entusiasmo e dalla passione con la quale Matteo illustra la sua nuova avventura, ma mi piace commentare questa interessante intervista mettendola a confronto con il parere piuttosto critico di Marco Lombardi su pregi e difetti di questa nuova modalità per trovare idee e campagne pubblicitarie (il concetto viene completato da esempi e approfondimenti nel paragrafo Midnight Advertising in  La creatività in pubblicità. Manuale di linguaggio multimediale: dai mezzi classici al digitale, edizione 2014, Franco Angeli, a cura di Marco Lombardi).
“Web 2.0, il potere di tanti, la saggezza della folla, il crowdsourcing, la creatività open-source sono ormai una realtà e forse un’opportunità per l’industria della comunicazione e per i creativi. Dovremmo partecipare, trarne ispirazione, togliere il ‘guinzaglio’ presente in ogni agenzia e non esserne spaventati. Ma attenzionese collochiamo questo nuovo potenziale in una prospettiva storica scopriremo che stiamo amplificando all’ennesima potenza i vantaggi, ma anche i difetti, di quanto l’offerta di creatività ha sempre fatto(…) Un crescendo di offerta ‘creativa’ sempre più open source, da off line a on line, sino a fenomeni come Zooppa (People powered brand Energy) come probabile estremo epigone. Da un lato migliaia di creativi, da tutto il mondo, in cerca di occasioni e visibilità e dall’altro un utente che pubblica un succinto brief per il proprio progetto comunicazionale (a 360 gradi) precisando la fee che è disposto a riconoscere per l’idea che sceglierà. Il vantaggio economico e di tempo è notevole come anche il potenziale enorme del power of the crowd. Ma la qualità? (…)

Agli interrogativi quindi anche sui pro member di  Zooppa aggiungiamo alcune considerazioni che trovano un’unica origine: la relazione. Abbiamo in dettaglio scritto (Lombardi 2009) sull’importanza della disciplina, della strategia: You can really fly when you know where to go, scrivevano ad esempio i maestri della Young&Rubicam. Sapere ‘dove si va per volare’ significa dire avere una relazione profonda e necessariamente lunga con la marca per la quale si vuole costruire il discorso. (…)Paradossale quindi che il crowdsourcing applicato alla creatività non preveda alcun dialogo ma solo una burocratica relazione impersonale azienda>creativo nella peggior tradizione di certe gare condotte da terzi o da enti statali (bando e proposta in busta chiusa). La negazione della realtà contemporanea della comunicazione!” Marco Lombardi, Midnight Advertising, La creatività in pubblicità. Manuale di linguaggio multimediale: dai mezzi classici al digitale, edizione 2014, Franco Angeli, a cura di Marco Lombardi, pag 88.

Dibattito stimolante. Cosa ne pensate?

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Come e perché scrivere una to do list quotidiana

cropped-whats-on-my-to-do-list-todayPC Avendo un’irrefrenabile tendenza al multitasking, una bassissima soglia di noia, impegni lavorativi diversi che si sovrappongono e poca memoria sono da sempre costretta a redigere delle to do list, se voglio essere sicura di ricordarmi di fare tutto quello che devo (il tutto funziona ovviamente se poi mi ricordo di guardare la to do list, ma con il tempo ho imparato a metterla in posti molto visibili!).

Alcune liste assomigliano a pizzini che vengono scritti o completati sul divano alla sera prima di addormentarmi,  altre un po’ più raffinate sono segnate sulle note dello smartphone.  Entrambe riguardano solo quello che devo fare il giorno dopo. Ci sono invece delle versioni più strutturate che sono scritte e salvate sul pc e riguardano compiti più strategici e a lungo termine. Hanno compiti e ruoli differenti e sono per me altrettanto importanti.

Ecco alcuni consigli per la to do list quotidiana:

  • Segnatela su un supporto che siete sicuri vi possa seguire negli eventuali spostamenti del giorno dopo: i bordi del quotidiano che state leggendo o il retro di uno scontrino sono ad alto rischio di finire in pattumiera. Tenete quindi nei luoghi dove possono venirvi in mente le cose da fare il giorno seguente un blocchetto e una penna.
  • Al mattino unite i diversi appunti (quello che riporta la to do list del giorno prima, se non siete riusciti a svolgere tutto quanto previsto, quello scritto alla sera, quello appuntato sul cellulare) e decidete l’ordine di priorità. Tenete presente il fondamentale criterio che impone di fare non solo quanto è urgente ma anche quanto è importante. Se avete l’abitudine di iniziare a lavorare prima che comincino a suonare i telefoni, o arrivino i vostri capi, dedicate questi minuti di tranquillità ai lavori che richiedono maggiore concentrazione.
  • Cercate di organizzarla per assecondare il vostro modo di lavorare: se siete metodici, mettete tutte di seguito le mail che dovete scrivere o le telefonate che dovete fare; se amate variare, alternate compiti molto diversi. Ad esempio inserite dopo una lunga ricerca su internet una telefonata che vi permetta di alzarvi e sgranchirvi le gambe.
  • Per alcuni compiti potrà essere importante segnare l’orario: il cliente che fa il part time ed è disponibile solo al mattino, il corrispondente dall’altra parte del mondo che è contattabile solo quando è orario lavorativo anche sul suo fuso, il creativo che arriva dopo le 10 e va sentito o visto prima che si immerga in un altro progetto. Se quanto dovete fare è davvero urgente puntatevi una sveglia sul cellulare.
  • Preoccupatevi quando uno stesso compito viene ricopiato su una nuova to do list più di due volte, perché non siete ancora riusciti a svolgerlo: o state pretendendo troppo dalla vostra giornata, o state sottovalutando l’importanza di questo lavoro (magari perché non vi piace e quindi finisce sempre in fondo alla lista)
  • Concedetevi la soddisfazione di depennare man mano quanto avete fatto, ma ricordatevi che conta più la qualità che la quantità, quindi se avete cancellato molte cose dalla vostra to do list non significa necessariamente che abbiate fatto un buon lavoro.
  • Non stendete masochisticamente lunghissime liste per poi sentirvi depressi perché non siete riusciti a fare tutto. Siate realistici: se è improbabile che il giorno dopo riusciate davvero a finire tutti quei lavori, tralasciate quelli meno prioritari e meno urgenti, ma ricordatevi di inserirli nella lista a lungo termine (altrimenti rischierete di dimenticarvene!)

Nel prossimo post un’indicazione su come io mi organizzo per la lista delle cose da fare nel lungo termine, se avete qualche consiglio o best practice anticipatemeli, che le inserisco ben volentieri!

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COSA VI AUGURATE PER IL 2015? DISEGNATELO IN UN’INFOGRAFICA

PC I lettori di Trampolinodilancio (che stanno diventando davvero tanti, ormai siamo sempre sopra i 5000 utenti al mese, grazie!) cercano su questo blog consigli su come pianificare la loro carriera, a partire dai primi passi fino a come progettare un nuovo percorso professionale.

In un momento di riflessione com’è l’inizio di un nuovo anno penso però che dovreste inserire gli auspici per il vostro percorso professionale nell’ambito di quello che più in generale vi augurate per il 2015. Io l’ho fatto e il risultato è questa infografica che illustra quali sono le mie priorità per l’anno nuovo e cosa mi dà felicità.Buon 2015!

Cercando un tipo di infografica che mi permettesse di visualizzare i miei obiettivi e valori ho trovato questo grafico formato da insiemi, che oltre a ricordarmi gli anni scolastici si è rivelato molto utile per fare un po’ di introspezione.

È un gioco che vi aiuterà a chiarirvi le idee e ad avere un punto di riferimento su cui tornare durante l’anno quando dovrete fare delle scelte: vi offrono un lavoro all’estero che vi farà stare lontano dal vostro fidanzato? Se avete dato più peso al successo professionale rispetto alla serenità che vi dà l’amore accettatelo senza ripensamenti. Avete disegnato un enorme insieme che rappresenta il divertimento? Inutile scegliere un lavoro che vi costringe a svegliarvi molto presto ogni mattina rinunciando alle uscite serali. Probabilmente non reggereste a lungo.

Ecco alcuni suggerimenti per la creazione dell’infografica di cosa vi renderà felici nel 2015.

  • Scrivete su un foglio l’elenco di quello che vi renderebbe felice nel 2015. Cercate di essere sinceri almeno con voi stessi: non dev’essere la dichiarazione di una candidata di un’aspirante Miss Italia, ma un colloquio tra sé e sé per capire le proprie priorità.
  • Scegliete un sito per infografiche; io ho usato http://www.easel.ly/ e ho scelto l’opzione con i diagrammi di Venn.
  • Scegliete i tre o quattro principali obiettivi dalla lista che avete scritto. Proprio come per le marche, anche nel personal branding è opportuno selezionare priorità e valori.
  • Inseriteli negli insiemi.
  • Date una grandezza all’insieme a seconda di quanto quell’obiettivo conta per voi in assoluto e in rapporto agli altri.
  • Ora dedicatevi alle eventuali sovrapposizioni tra gli insiemi/obiettivi. La vita non è a compartimenti stagni, quindi è probabile che i diversi valori si accavallino tra loro. Per voi è importante sia il successo professionale che la cura dei vostri figli? Trovate un lavoro che vi permetta di conciliare le due opzioni, sapendo che successo non significa necessariamente soldi (come ci raccontava nella sua intervista la blogger  – ex manager in carriera- Barbara Siliquini). Ritenete indispensabile una corsa mattutina prima di iniziare a lavorare: cercate un lavoro che vi consenta di iniziare dopo le nove e trenta e siate pronti alle levatacce (un creativo con il quale lavoro mi manda regolarmente testi e script alle sei di mattina prima di andare a correre)

A questo punto avete la vostra infografica per il 2015 (ricordatevi che ogni due o tre anni bisognerebbe aggiornarla, perché con il tempo è normale che cambino le priorità e gli obiettivi): il mio augurio è che il prossimo anno vi porti tutto quello che ci avete inserito e anche quello che ho messo io nella mia!

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