Archivio mensile:giugno 2012

Ho cercato per tutto il paradiso la quota dove sta il tuo sorriso

Paolo Conte in Berlin

Paolo Conte in Berlin (Photo credit: Wikipedia)

PB Martedì sono stata al concerto di Paolo Conte a Villa Arconati.

Tra gli altri bellissimi pezzi, ha cantato Eden. Una strofa recita: ho cercato per tutto il paradiso, la quota dove sta il tuo sorriso.

Ecco qualcosa da portare con sé sempre al lavoro: il sorriso.

Quando si inizia a lavorare e si ha bisogno di tutto ( un consiglio, un permesso, una presentazione, qualcuno che abbia voglia di portarti a pranzo) non c’è migliore lasciapassare di un sorriso per vedere cadere le resistenze, vincere le indolenze, sopire i sospetti dei nuovi colleghi.

La gentilezza e il sorriso sono generalmente contagiosi e funzionano meglio di una password per forzare i primi livelli di resistenza.

Anche le lacrime sono in grado di annientare l’aggressività degli interlocutori, ma chi affiderebbe poi una responsabilità a chi non riesce a gestire le proprie emozioni? Efficaci in prima battuta, le lacrime (oltre a spalmare il rimmel) sono letali nel medio termine.

Il riso è aperto ma può essere irritante e spesso letto come sintomo di superficialità.

Sbellicarsi dalle risa in colloquio o in riunione è quasi peggio che addormentarsi. Io personalmente sono sospettosa di fronte all’allegrezza triste di chi ride troppo, in modo eccessivo e rumoroso. Tra i due mali preferisco il fragile che piange, rispetto allo sciocco che ride. In ogni modo a nessuno dei due affiderei la presentazione della collezione a un cliente importante.

Andando avanti nella carriera ci si accorge che il sorriso rimane una risorsa in grado di infondere serenità e fiducia. Spesso è sintomo di uno stile di management efficace, che non disperde energie, ma raccoglie le risorse e le indirizza naturalmente verso gli obiettivi.

Come effetto collaterale rende le nostre giornate più gradevoli e le relazioni più morbide e durature. Quasi quasi un paradiso, dove cercare la quota del tuo sorriso.

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INTERVISTA A MARCO CASALE, DIRETTORE MARKETING WHIRLPOOL

PC Marco Casale è un ottimo esempio di quella multicanalità e multifunzionalità che lui stesso consiglia. È stato infatti estremamente abile a mixare, nel corso della propria formazione professionale, esperienze diverse ma complementari e ad adattarsi velocemente ai cambiamenti (con una sola fede immutabile: quella per la squadra del cuore!). Marco combina una formazione accademica di marketing strategico con quella che ci dice essere stato un utilissimo periodo nelle vendite, affianca l’esperienza nell’alimentare (Barilla), a quella sui prodotti per la casa e per l’igiene personale (Reckitt Benckiser), per arrivare recentemente al mondo degli elettrodomestici, in qualità di direttore marketing di Whirlpool.

Gli chiediamo innanzitutto: “Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare nel marketing di Whirlpool?”

Marco Casale: “La conoscenza dell’inglese e un brillante percorso accademico determinano il “go” o “no go”di una candidatura. Poi, quando si fa la vera e propria selezione dei candidati, apprezziamo queste caratteristiche: la proattività personale, l’amore per realizzare qualcosa nella vita – quello che chiamo “spirito imprenditoriale” – e la volontà di lasciare il segno, di riscrivere i confini del proprio job title.

Molto importante è anche l’aderenza ai valori aziendali, fondamentale perché in seguito la persona si trovi bene all’interno dell’organizzazione.

I valori Whirlpool sono:

  • integrità (c’è un vecchio adagio che esprime bene questo punto: non c’è un modo giusto di fare una cosa sbagliata)
  • rispetto
  • spirito winning
  • teamwork
  • inclusion: capacità di essere integrato e integrarsi in un ambito composto da diverse persone

Quest’ultimo punto è particolarmente apprezzato dai giovani che entrano in azienda, perché si respira a ogni livello.

In altre realtà i giovani spesso non sono seguiti, ci si affida al learning on the job, ma credo che questa volontà di vedere chi, tra quelli “buttati in acqua”, riesce a stare a galla molto spesso nasca da inefficienze sistemiche delle aziende nel fornire training.”

Trampolinodilancio: “Whirlpool invece garantisce sempre un training?”

Marco Casale: “Sì: il programma di training dedicato ai giovani talenti si chiama “Fast Track” e fa ruotare ogni sei mesi di funzione/ruolo, ma soprattutto -ove possibile- di geografia, che è l’aspetto più interessante.

I giovani sono affidati a un tutor, e c’è solo un livello gerarchico tra loro e me: questo dà loro la possibilità di interagire anche con la direzione marketing (Marco coordina un team molto ampio composto da:  trade marketing, training  che si occupa della formazione al trade , business analyst, product management e communication – un vero e proprio ufficio a sé che si occupa di pr, eventi, below e above the line).”

Trampolinodilancio: “C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?”

Marco Casale:” Mi vengono in mente due persone. La prima è partita facendo la gavetta come merchandiser nei punti vendita, senza farsi problemi anche se è laureato, e poi ha sviluppato i suoi talenti nell’area della comunicazione. L’altro viene invece dal programma di training Whirlpool. La caratteristica che mi ha colpito maggiormente di lui è la capacità di canalizzare l’interesse dei suoi interlocutori verso l’obiettivo, trasmettendo il giusto senso d’urgenza.”

Trampolinodilancio: “Un consiglio a chi affronta un colloquio di lavoro?”

Marco Casale: “Prepararsi tantissimo prima del colloquio. Vedo troppe persone che vogliono scoprire com’è l’azienda o il mercato cominciando a lavorarci, mentre vorrei persone che si sono già documentate attraverso il sito aziendale, blog, articoli, conoscenza dei prodotti (magari facendo da mistery shopper nei punti vendita). Dalle persone che incontro durante un colloquio mi aspetto che una valutazione sui prodotti e sui  mercati fatta con buon senso e “con gli occhi del consumatore”, cosa che può generare insight interessanti, magari perché segnalano un problema che non avevamo notato.

Questa preparazione mi fornisce una risposta all’implicita domanda che ho sempre in mente quando faccio un colloquio: quanto questa persona è davvero motivata a venire a lavorare qui? La motivazione è tutto: non andate a fare un colloquio per un posto al quale non tenete veramente. Questo fa la differenza sia in termini di felicità personale che di successo professionale, perché sul posto di lavoro si passano anche undici ore al giorno e se il lavoro non piace non si riesce a metterci l’entusiasmo necessario.”

Trampolinodilancio: “In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?”

Marco Casale:” E’ molto evidente la crescente importanza sia del digitale che trade marketing.

Fra 5 anni arriva la prima generazione interamente digitalizzata e anche le aziende tradizionali (“brick and mortar”) ne dovranno tenere conto. Nel mercato degli elettrodomestici ad esempio, è diventato frequente il caso di chi si documenta a lungo sul web prima di recarsi nel punto vendita.”

L’interesse di  Whirlpool nei confronti del digitale è tale che un mese fa ha chiamato a raccolta da tutta Europa quaranta manager del marketing per due giorni di aggiornamento tenuti da esperti internazionali di social network e web marketing. Per approfondimenti vedi: http://www.sienanews.it/2012/05/10/in-whirlpool-nasce-la-scuola-di-social-network-e-web-marketing-per-i-digital-manager-del-business-2-0/)

Casale prosegue spiegando che l’altra prospettiva di sviluppo è nel Trade Marketing “perché sempre più spesso si tratta di localizzare delle campagne internazionali; si cercherà sempre di più, quindi, persone in grado di tradurre strategie globali in successi locali: e questo è qualcosa che si riesce a fare solo se si hanno competenze di trade marketing e di shopper marketing.”

Trampolinodilancio: “Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?”

Marco Casale: “Io consiglierei un giusto mix di competenze. Vedo come imprescindibili le conoscenze di marketing strategico, che vanno però completate con un’esperienza di vendita. La migliore cosa è fare infatti un’esperienza diretta nelle vendite, a completamento della formazione accademica.”

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Ciascuno cresce solo se sognato

PC In un’intervista alla scrittice Michela Murgia su Io Donna del 16 giugno ho trovato due concetti che voglio condividere perchè mi sembrano entrambi molto interessanti.

Michela Murgia

Raccontando che a 18 anni si è trovata dei “genitori d’anima” (un’usanza molto diffusa in Sardegna) che le permettessero di studiare, in particolare  teologia, Michela aggiunge: “Il contesto è determinante: non è vero che puoi diventare qualcunque cosa, puoi diventare ciò che il contesto ti permette. i miei genitori avevano un’attività commerciale e a loro sembrava impossibile che io potessi fare altro.” E aggiunge queste parole che trovo bellissime: “Danilo Dolci (poeta, ndr) diceva: “Ciascuno cresce solo se sognato”. Bisogna che qualcuno ti sogni per come sarai, non solo per come sei. La mia famiglia mi aveva sognato com’ero, per come sarei stata ce ne voleva un’altra.”

Più avanti quando le chiedono tra i tanti lavori che ha cambiato quale sia quello che le è piaciuto di più Michela Murgia risponde: “Insegnare. Ho adorato i ragazzi, miniere di energie che ti costringono a guardare al futuro con occhi protettivi, da seminatore.”

Ecco credo che sarebbe bellissimo se ognuno di noi riuscisse a proteggere e coltivare dei giovani talenti, a fornire loro il contesto nel quale potranno crescere migliori,  a sognarli in un futuro diverso e più giusto.

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INTERVISTA AD ALESSANDRO GIUA IDEATORE DI CREBS

PC  Come anticipato abbiamo chiesto ad Alessandro Giua, l’ideatore di Crebs – la piattaforma che facilita  l’incrocio di offerta e domanda di lavoro esclusivamente in ambito creativo con la quale ci siamo recentemente linkati (www.crebs.it) – di raccontarci meglio com’è nata questa bellissima iniziativa. In particolare ci ha colpito scoprire che ha 22 anni.

Alessandro Giua

Questo ci ha stupito, non solo per le indubbie qualità di Crebs, ma anche perché ha gestito il contatto con trampolinodilancio con la consumata dimestichezza di chi lavora da molti anni (a partire da mail ineccepibili fino all’immediata disponibilità a fornire maggiori informazioni e supporto). In realtà possiamo dire che Alessandro lavora effettivamente da anni, visto che è entrato in Cayenne, dov’è Web Art Director, a 19 anni, subito dopo aver finito il Liceo Artistico di Brera. Ma già durante il Liceo coltivava, da autodidatta, la passione per il linguaggio della programmazione. Gli chiediamo quindi innanzitutto di spiegarci come gli è venuta l’idea di Crebs.

Alessandro Giua: “Domanda insidiosa per un ventenne. Ho 22 anni, ho realizzato Crebs un anno fa, perciò equivale a dire: come vengono le idee a un ventenne? Se partiamo dal presupposto che le idee non vengono dall’esperienza, ma da un’attività critica, direi che Crebs nasce dalla critica dell’esistente, che non mi piaceva. Certo, nasce con lo spirito che accompagna altri miei progetti personali: prendermi la libertà creativa di sperimentare senza i vincoli imposti da un committente. Ma direi che la prima idea era quella di migliorare l’offerta dei siti di recruitment attivi nell’ambito della comunicazione, di fare una cosa utile proprio per chi lavora nel mio settore. Una cosa che fosse utile e bella perché semplice, facile da usare.
Alla fine, credo che l’obiettivo sia vicino: Crebs sta diventando un luogo, un riferimento trasparente per chi offre e cerca lavoro nel campo della comunicazione. Trasparente, responsabile, perché dialoga e interagisce con gli utenti, e perché si è dato una regola, un filtro, fin dalla nascita: rispetto del lavoratore. Ora l’agenzia che prima cercava un collaboratore col passaparola o tra gli amici degli amici, può decidere di rendere pubblica e trasparente la sua offerta in un unico spazio/luogo, senza disperderla.”

Trampolinodilancio: “Crebs non è la tua principale attività, visto che sei  Web Art Director nell’agenzia Cayenne. Come riesci a conciliarne la gestione con il lavoro in Cayenne?”

Alessandro Giua: “Premessa: in generale, nelle agenzie, noi del web, o del digital, siamo gli operai: i “creativi” un po’ se la menano, stanno lì a discutere dei massimi sistemi, sembra che riflettano sull’amaca in cerca di orizzonti lontani; loro sono gli intellettuali, noi invece siamo gli operai. Non che la cosa mi dispiaccia. Però stare sempre sul pezzo o alla catena di montaggio, davanti al computer, un po’ ti svuota. Sopratutto se ti chiedono di avere delle idee creative e, nello stesso tempo, di essere operativo. E veloce. Come se i banner o un sito si facessero con gli stampini.
Come concilio? Con una certa fatica, anche perché esamino gli annunci uno per uno, valuto, vedo che rientrino nello spirito e nelle regole che Crebs si è imposto dalla sua nascita (rispetto della dignità del lavoratore, niente ricerca di “tuttofare” o annunci fumosi, rifiuto di offerte di stage retribuiti al di sotto di 400 euro o, peggio, non retribuiti, l’offerta non deve neanche suggerire uno squilibrio tra diritti e obblighi, ecc.). Soltanto questo lavoro di moderazione, se fatto in modo responsabile, richiede una certa fatica, e poi ci sono gli aggiornamenti, qualche bug, i contatti, le iniziative… Dove trovo il tempo? Diciamo che Crebs, ma anche tutti quei progetti che ho portato avanti dai tempi del liceo, sono un soggetto notturno: fatto di notte, nei fine settimana, nei tempi di pausa. Del resto io ho avuto sempre questi ritmi già dai tempi del liceo: se una cosa mi appassiona, mi ci butto. Quando poi qualcuno mi ringrazia perché ha fatto un colloquio o perché ha trovato un lavoro, questo mi basta. E mi piace. E alla fine, credo che le mie sperimentazioni sui progetti personali siano un ottimo allenamento e possano soltanto migliorare qualitativamente i miei risultati nel lavoro svolto in agenzia.”

Trampolinodilancio: “Quale consiglio puoi dare ai tuoi coetanei giovani talenti?”

Alessandro Giua: “Forza e coraggio. A parte gli scherzi, e a parte il fatto che mi è difficile dare “consigli” ai miei coetanei, anche perché so benissimo che sanno sbagliare da soli, so che viviamo in una Repubblica fondata sulla gerontocrazia, tribale, familistica, e non sono così sicuro che nel nostro settore ci sia questa grande voglia di scoprire, di mettere alla prova figure sconosciute e giovani talenti. In attesa che i vecchi e i soliti noti lascino aperto qualche spiraglio, ecco, direi solo questo: forza e coraggio.”

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RobilantAssociati premia il talento e Maurizio di Robilant ci spiega come e perché

PC Un progetto che nasce attorno al tema del talento non poteva che attrarre il nostro interesse. Parliamo del bando di concorso per l’assegnazione del Premio di Laurea “Talent Almanack”(2.500€!), rivolto a laureandi e laureati delle Università di Milano che abbiano svolto o intendano svolgere entro dicembre 2012 una tesi di laurea sul tema:“Creating Shared Value.Il possibile circolo virtuoso tra sviluppo del business e creazione di valore sociale” promosso da RobilantAssociati S.p.A., società di Brand Advisory e Design leader del mercato italiano.

Mediante l’istituzione di questo Premio, RobilantAssociati intende stimolare la riflessione dei più giovani sul tema dello sviluppo di una cultura imprenditoriale “virtuosa”. Gli studenti dovranno immaginare e proporre dei modelli possibili di interazione tra impresa e contesto di riferimento, o analizzare dei modelli già esistenti, che siano in grado di generare uno scambio proficuo tra i due attori, producendo crescita economica e valore sociale per entrambi.

Abbiamo chiesto a Maurizio di Robilant, Presidente della RobilantAssociati, di darci qualche informazione in più sul premio e abbiamo approfittato anche per domandargli quali caratteristiche cerca nei giovani di talento che inserisce nella sua struttura.

Trampolinodilancio: “Innanzitutto complimenti per l’iniziativa. Mi diceva che Talent Almanack nasce su proposta di un gruppo di dipendenti interni, qual era il loro obiettivo?”

Maurizio di Robilant

Maurizio di Robilant: “Talent Almanack nasce come un ciclo di incontri intorno al tema del Talento. L’obiettivo era creare all’interno dell’impresa dei momenti di condivisione e arricchimento personale e professionale per tutti i dipendenti e gli stakeholder esterni, attraverso il confronto con ospiti illustri che del proprio Talento sono riusciti a fare una reale professione. 

L’idea del Premio di Laurea è arrivata in un secondo momento. È, infatti, fortemente radicata nella coscienza dell’azienda e dei suoi dipendenti, la convinzione che la libera circolazione delle idee e della conoscenza siano una ricchezza da condividere con il territorio e il contesto di cui si è parte.

In questo caso siamo partiti dalla nostra città: Milano.

Il premio sembrava lo strumento ideale attraverso il quale restituire il valore generato nei nostri incontri, incentivando i giovani universitari a immaginare (e progettare) un futuro verso quale si possa aver voglia di andare.”

Trampolinodilancio: “Ci potrebbero essere opportunità di stage per la persona che vincerà la borsa di studio?”

Maurizio di Robilant: “Lo stage non è negli obiettivi dichiarati dell’iniziativa. Tuttavia il premio è certamente un ottimo palcoscenico per mostrare capacità e talento.La composizione della giuria, formata da imprenditori, giornalisti, innovatori e alcuni nostri membri interni, garantisce la possibilità di mettersi in buona luce presso un gruppo di professionisti vicini al tema della Corporate Social Responsability e quindi di iniziare a costruire un network professionale di valore.”

Trampolinodilancio: “In generale quali sono le caratteristiche che cercate nei giovani di talento che inserite nella vostra struttura?”

Maurizio di Robilant: “Cerchiamo persone T-shaped: che abbiano cioè una solida preparazione e una conoscenza approfondita e “verticale” del proprio campo specifico, e al contempo siano capaci di una visione orizzontale, attenta al contesto, in grado di spaziare tra discipline, o semplici interessi, diversi.

L’esperienza ci dice che una formazione classica è quasi sempre garanzia di persone con una apertura mentale e una sensibilità di sguardo che sono molto importanti nel nostro mestiere.

Ancora nei giovani cerchiamo la passione: non necessariamente legata in maniera diretta al nostro mestiere. Ma persone appassionate sono generalmente in grado di grande generosità e ricchezza verso ciò che fanno.

Non ultima l’intelligenza relazionale: ovvero la capacità di costruire empaticamente relazioni stabili e proficue, che garantiscano un buon clima e ottime collaborazioni all’interno, oltre che la soddisfazione di tutti gli stakeholders all’esterno.”

Per informazioni sulle modalità di partecipazione e la documentazione da presentare, potete contattare la segreteria del Premio. E-mail: premio.talent.almanack@robilant.it.

Prossimamente daremo notizia degli incontri organizzati da RobilantAssociati nell’ambito di Talent Almanack, i più veloci riusciranno a prenotarsi un posto per assistere a questi interessanti appuntamenti con ospiti autorevole provenienti da un ambito d’interesse ogni volta diverso

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Se volete cambiare carriera evitate questi 5 errori

PC Ci sono volte che leggendo un articolo ti senti chiamata in causa. È quanto mi è successo leggendo su Forbes il racconto di Kathy Caprino sugli errori che spesso si compiono quando si vuole cambiare carriera. Spero arrivi in tempo in modo che chi di voi si trova in questa situazione ne eviti qualcuno (io da parte mia ne ho già accumulati più di uno).

 1) L’effetto Pendolo: scappare dalla vostra attuale carriera perché non ne potete più

Se sei rimasta troppo tempo bloccato in un lavoro che non ti piace più fare è probabile che tu sia arrivato a odiare il lavoro stesso o i colleghi, e pronto a cadere nell’effetto pendolo. È esattamente quello che mi è successo nell’ultimo anno di Young & Rubicam. Ricordo come una delle sere più tristi della mia vita quella passata in una camera del Four Season di Chicago così grande da avere cinque telefoni (ero lì per seguire uno shooting Barilla in cui si vedevano vongole che applaudivano e spaghetti che cadevano nell’acqua bollente, ma sembrava che solo il regista di Chicago avrebbe potuto girarli così bene). Ero talmente nauseata dal tipo di lavoro e dal contesto che cenai da sola in camera. Per l’effetto pendolo ho deciso di fare un figlio, trasferirmi a vivere in un paesino di 900 anime e dedicarmi esclusivamente all’insegnamento. Ci sono voluti tre anni prima che il pendolo mi riportasse a desiderare un po’ di sana adrenalina, e altri anni ancora per approdare alla scelta imprenditoriale che mi permette di conciliare tempi di vita  umani con il lavoro nella comunicazione che amo. Ma la mia scelta troppo “di pancia” aveva fatto sì che  abbandonassi quasi tutti i contatti – convinta che non sarei più rientrata in quel settore – e ricostruirli è stato lento e faticoso (per fortuna grazie a Linkedin non impossibile).

La morale che trae Kathy è la seguente: non aspettate di essere disperatamente infelici nella vostra situazione per cambiare lavoro: cercate prima di migliorarla riaggiustando relazioni incrinate, pretendendo più rispetto, facendo sentire la vostra voce e crescere le vostre abilità e diventando più competenti. A quel punto, quando vorrete cambiare, sarete in grado di raggiungere un livello maggiore di successo.

2) Non sviluppare un solido piano finanziario che sostenga la vostra transizione

Non potete illudervi di cambiare carriera e guadagnare subito quanto prendevate nel posto precedente. Per questo è opportuno capire, anche con l’aiuto di consulenti esterni, quali siano le risorse necessarie per finanziare il cambiamento.

Se non avete i fondi necessari è meglio aspettare di avere accesso a fondi supplementari (sfruttare eventuali bonus, cercare di guadagnare di più nella carriera attuale, trovare un prestito, ecc.) o diminuire le spese in modo da accantonare quello di cui avrete bisogno.

3) Innamorarsi della forma sbagliata di lavoro

Prima di cambiare carriera devi identificare l’essenza di quello che vuoi fare.

Kathy invita a rispondere ad alcune domande per scoprirla:

  • quali abilità e talenti vuoi usare nella nuova carriera
  • con quali persone ti trovi meglio?
  • quali valori, standard di integrità e bisogni devono essere garantiti nel lavoro?
  • quali tipi di sfide vuoi affrontare nel nuovo lavoro?

Solo avendo contestualizzato l’essenza di quello che vuoi, potrai trovare la forma di lavoro che ti si adatta maggiormente. A me ci sono voluti parecchi anni di tentativi, se avessi capito prima davvero le mie esigenze, mi sarei probabilmente risparmiata dei lunghi periodi di insoddisfazione.

4) Non scavare abbastanza a fondo

Kathy dice che se per 10 anni hai lavorato nella produzione televisiva e vuoi dedicarti all’insegnamento, dovresti esplorare tutte le ragioni dietro a questa volontà di insegnare. Vuoi migliorare le tue abilità linguistiche, aiutare i giovani adulti ad avere più successo, allontanarti da un ambiente troppo politicizzato?

Dedicarsi all’insegnamento dell’inglese ti aiuterà davvero a trovare piena soddisfazione delle tue aspettative? Tutte le altre componenti del lavoro di insegnante ti piaceranno? È importante fare ricerca e approfondire tutti gli aspetti della nuova carriera che si sta intraprendendo.

5) Mollare troppo velocemente

Un ultimo errore è gettare troppo presto la spugna. Cambiare carriera implica fatica, tempo, impegno e spesso anche soldi. Non potete pretendere di vedere i risultati in pochi mesi.

Per cambiare carriera con successo, conclude Kathy, avete bisogno di quattro “C”: chiarezza, coraggio, confidence e competenza. Ne aggiungerei una quinta, il famoso fattore “C” di cui parlava già Stefano Battioni nell’intervista che gli abbiamo fatto.

Trovate l’articolo originale a questo link http://www.forbes.com/sites/kathycaprino/2012/04/14/the-5-biggest-mistakes-career-changers-make/2/

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INTERVISTA A LORENZO CEFIS – PARTNER ED EXECUTIVE PRODUCER DI FILMMASTER PRODUCTIONS

LORENZO CEFIS PARTNER ED EXECUTIVE PRODUCER DI FILMMASTER

PC Conosco Lorenzo da quando abbiamo vinto insieme la borsa di studio che Assocomunicazione (allora Assap) metteva in palio per selezionare 60 pubblicitari da tutta Italia e ci siamo quindi trovati, alle 9.00 di mattina, seduti sui divanetti di una Young & Rubicam deserta, perché tutti erano tornati  a notte fonda da un viaggio premio ad Agadir (300 persone! Erano gli anni d’oro della pubblicità).

Ricordo quando andavamo a Roma un paio di volte a settimana, e ci ritenevamo fortunati se riuscivamo a tornare con l’aereo delle 17 in partenza dal gate 17 (è lì che ho superato qualsiasi forma di superstizione). Sono stati tra gli anni più movimentati della mia vita, mentre penso rappresentino il periodo più tranquillo di quella di Lorenzo, che presto ha capito che la sua vocazione lo portava lontano dal lavoro di account e sicuramente più lontano di Roma.

Come executive producer ha avuto modo di girare il mondo per seguire lo shooting di alcuni tra gli spot più belli realizzati da case di produzione italiane. Un lavoro nel quale ha saputo mettere a frutto la sua invidiabile energia, l’indubbia abilità gestionale e quell’irresistibile charme con il quale riesce a far trasformare in agnellini i più ostici direttori creativi, registi e clienti.

Grazie alle sue capacità è presto diventato partner di BRW, ha poi fondato The Family insieme a Federico Brugia,  ed è infine approdato come partner in Film Master, la più grande casa di produzione italiana e una delle più importanti d’Europa, vincitrice di moltissimi premi per spot e film brevi, attiva anche nei nuovi canali di comunicazione. Un osservatorio privilegiato dal quale può darci degli utili consigli per chi volesse intraprendere una carriera nell’ambito della produzione pubblicitaria.

Trampolinodilancio: Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in Filmmaster?

Lorenzo Cefis: Le caratteristiche principali che richiediamo in un candidato sono: curiosità, intraprendenza, assoluta padronanza della rete e di tutti i device dove vengono veicolati i contenuti, un’ottima conoscenza del mondo delle immagini in movimento in tutte le sue possibili declinazioni (cinema, tv, contenuti on line, music promo…) e degli autori e delle tecniche per produrli; l’esperienza sul campo e la tenacia sono qualità che verranno misurate una volta “a bordo”; una sola lingua oggigiorno non basta, sicché oltre all’inglese, che diamo per scontato, ci piacerebbe che il candidato sapesse comunicare anche in altro idioma. 

Trampolinodilancio: C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Lorenzo Cefis: Ovviamente sì e ne sono molto soddisfatto. Mi piace come, nonostante la realtà della mia società sia molto complessa, la persona in questione sia riuscita a inserirsi in modo organico e ritagliandosi il giusto spazio senza crisi di rigetto (da una parte o dall’altra!).

Trampolinodilancio: In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Lorenzo Cefis: Ovviamente il mondo della rete è quello che prospetticamente offre maggiori opportunità di inserimento; lo spazio è grande e le occasioni molteplici, dalle applicazioni e la loro creatività , dalla produzione di contenuti di immagini in movimento a quella di blog o contest o quant’altro nel nuovo spirito redazionale la rete possa offrire. Purtroppo la moltitudine di offerte nasconde anche qualche possibile zona d’ombra e relativa incognita; molte strutture sono giovani e non organizzate e potrebbero essere foriere di delusioni e/o insidie.

Trampolinodilancio: Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Lorenzo Cefis: Cercare, almeno nella fase iniziale di perseguire i propri sogni e le proprie ambizioni, cercando di non scendere a compromessi o mediazioni. Per quello c’è tempo!

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Ognuno sta solo sul cuor della terra

Ragazza pensosa, sola in ascensore

Ragazza pensosa, sola in ascensore (Photo credit: Wikipedia)

PB  In un recente post di Paola, Paulo Bernini (Direttore creativo di Bitmama), a proposito della sua esperienza in Giappone, ha detto che laggiù ha imparato a stare da solo.

Io un po’ ho avuto freddo e un po’ mi sono sentita sola mentre leggevo (guardavo?) la scena e ho pensato che il commento non solo fosse bello e suggestivo, ma originale e pertinente per chi si avvia a una professione.

Imparare a sopravvivere soli è doloroso ma vitale.

Alle medie si va in bagno con la migliore amica, al liceo si inizia a fumare in tre (sempre in bagno), all’università si studia in gruppo, in gita si va con tutta la classe, in vacanza si parte in due (se si è innamorati) , in molti (se si spera di innamorarsi).

Poi arriva il momento di lavorare o di studiare – magari all’estero – in una città straniera.

Il mondo è diventato piccolo, le aziende locali cercano sbocchi internazionali, le multinazionali hanno filiali nei mercati locali.

I budget sono sempre più razionalizzati, nessuno si può più permettere di fare trasferte di gruppo, sono passati i tempi in cui, per presentare la nuova collezione a un cliente importante, partivano il marketing, il prodotto, lo stile, le vendite. L’ufficio viaggi organizzava la trasferta, procurava i biglietti aerei, prenotava l’hotel.

Ora, nella maggior parte dei casi, quello che prepara la valigia è da solo, in trasferta dovrà essere un po’ tutto (stilista e venditore), i voli se li è prenotati su internet e non dovrà avere paura (cioè avrà paura, ma dovrà fare finta di non averla) di essere a qualche migliaio di chilometri da casa, in un paese che conosce poco, per incontrare gente che non conosce affatto.

Io mi sono molto identificata nella sensazione di solitudine di cui parla Bernini: il disagio di mangiare da sola al ristorante, di orientarmi in città sconosciute, di riempire il tempo vuoto dal lavoro quando tutti i punti di riferimento familiari sono lontani.

Negli anni sono passata da baguette e camembert da sola in camera a scegliere sulla Lonely Planet ristoranti carini che mi somigliassero nei quali consumavo la cena leggendo un libro o scrivendo note sul mio diario (un diario è sempre una idea geniale: permette di fermare sensazioni altrimenti fuggitive e offre un meraviglioso riparo contro i seccatori).

Prima di partire cerco di avere il tempo di procurarmi una piantina  e di verificare la posizione del quartiere dove andrò, la presenza di qualche cosa di interessante in zona, di cui approfittare nel tempo libero.

Porto sempre un paio di scarpe comode, per potermi spostare a piedi, quando possibile, o addirittura in bici (a Copenhagen anche i business Hotel hanno il noleggio bici).

E poi ci sono sempre luoghi in cui, anche in giro per il mondo, io sento aria di casa: per me una chiesa cattolica (stesso profumo di incenso in tutto il mondo, sempre un altare in fondo alla navata), una bella libreria, un giardino pubblico. Altri tirano un sospiro di sollievo da Mc Donald o nel buio della sala di un cinema, oppure in piscina.

Ci sono trucchi e astuzie per sopravvivere alla malinconia dell’essere soli. Soprattutto per poi godersi la magnifica sensazione di avercela fatta, di avere conquistato un pezzo di mondo ma soprattutto un pezzo di sé stessi.

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La scuola di bellezza non finisce mai

Matteo Sarzana direttore generale VML e creatore di MappedInItaly

PC Bellezza, semplicità e responsabilità sono i tre ingredienti magici per chi vorrà realizzare progetti digitali di successo. È quanto ha spiegato ieri Matteo Sarzana, durante il convegno “Identità nel caos: Wikibrands e digital trends” con Guida di Fraia e Marco Lombardi in Iulm, riportando quanto è emerso all’ultimo SXSW, il festival che presenta  le evoluzioni del mercato digitale mondiale (al quale purtroppo – racconta Matteo – partecipano solo una ventina di italiani).

Sul concetto di bellezza si è aperto un dibattito, perché giustamente Stefano Del Frate ha fatto, tra l’altro, notare che è un principio che può variare moltissimo geograficamente. Per sottolineare il suo punto ha raccontato che  il CEO di Coca Cola, che voleva sensibilizzare il suo team sulla necessità di considerare le peculiarità locali, durante una riunione mise a massimo volume uno yodel e quando gli altri si dimostrarono infastiditi rispose che in alcune zone del pianeta quella era considerata una musica piacevolissima (a difesa delle tradizioni locali aggiungo che comunque una ragazzina che cantava lo yodel qualche anno fa fece un clamoroso successo ad America’s got talent, il video è su youtube e ha 22734394 visualizzazioni!).

Yodel a America’s got talent

Matteo ha risposto che ritiene importante questo cambiamento di prospettiva in un mondo, il digitale,  dove fino ad ora si sosteneva: “Basta che funzioni”. Ora il basta che funzioni, non basta più!  La seduzione anche formale è importante, persino quando il focus è sulla utility dei servizi che si offrono al consumatore, ha aggiunto Lombardi.

Inoltre il creativo digitale, ha concluso Sarzana,  deve sempre tenersi aggiornatissimo, perché i canoni di ciò che è bello nel digitale si evolvono molto rapidamente.

A questo punto gli abbiamo chiesto di darci un consiglio per i nostri lettori: i giovani talenti interessati al digitale dove possono trovare informazioni e stimoli per tenersi aggiornati sugli ultimi trend in ambito estetico?

Sarzana ha risposto che non esiste un unico canale, e per questo è molto difficile tenersi aggiornati.  Consiglia di navigare in Mashable.com e di andare sul sito di SXSW, cercare i relatori, e studiare cosa hanno fatto.

L’importante, ha concluso Sarzana, è ricordarsi che, soprattutto per un comunicatore, è necessario continuare a studiare, perché il cliente si aspetta che tu sia quello che porta in azienda le novità.

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