Archivio mensile:settembre 2021

Il bello della preparazione. E il formidabile dell’imprevisto

Pannello Murale Limoni di Sorrento (blu) 60x40 cm - Ceramiche K

PB Ho recentemente fatto un viaggio in Costiera. Disegnato itinerario, scelto alloggio, visto il meteo, definito il guardaroba giorno per giorno (durante una cena, alla vigilia della partenza, grazie Arianna). Direi tutto abbastanza pianificato.

Ma la vera sorpresa del mio viaggio è stata in quello che non avevo previsto. L’autista del tranfer, Gaetano, si è rivelato una guida da Grand Guignol, meravigliosamente esagerato, primitivo e delicato, colorato. Più saporito del limoncello, più gustoso della mozzarella.

A Capodimonte, andata per le porcellane, non ci sono mai arrivata, catturata da un concerto per pianoforte del maestro Rosario Ruggiero al secondo piano (che figo deve essere il Direttore della Reggia per organizzare ‘sta musica alla domenica mattina? Questa malìa che ti cattura e ti ubriaca?) e poi dai giardini, sulle orme del San Gennaro di Calatrava. Le porcellane sono lì, ci tornerò.

Per fortuna non avevo pianificato tutto al minuto. Il canovaccio del viaggio ha consentito di rivedere alcuni programmi, di perderci in vie inattese.

La preparazione, che è necessaria, nei viaggi come nei progetti di lavoro, non deve essere talmente meticolosa e dettagliata da impedire di inoltrarsi in sentieri inediti, a volte migliori di quelli che avevamo preparato.

Il programma deve essere il sostegno, non la gabbia dei nostri progetti.

Ricordo un capo dalla moglie pettoruta che acquistava per la consorte reggiseni e costumi da bagno dal logo aquilino.

Quando in azienda si gestiva l’ordine VIP (Alert! È per la moglie di F!) in sala modelli partivano i nervi e le macchine da cucire. Le cuciture della coppa venivano ripassate più volte, fermate con tripla chiusura, perché pare che una volta il ferretto avesse bucato il pizzo e di conseguenza le morbide rotondità della première dame.

Per il secondo ordine, dopo l’incidente del ferretto assassino, si decise sui tavoli del taglio, di far prigioniero lo sventurato archetto di metallo, con cuciture che sarebbero state troppo anche per un cappotto.

Il risultato fu che l’imbragatura troppo robusta tolse al ferretto l’agio di muoversi nella sua sede a baccello e adattarsi ai movimenti del polposo contenuto. La fuoriuscita del ferretto fu istantanea (la briglia era pur sempre di pizzo), la furia di F memorabile, il destino della modellista segnato.

La troppa cura, il poco spazio lasciato al ferretto, furono fatali.

La nostra agenda deve lasciare spazio all’imprevisto, all’inedito, deve stimolare la scoperta e l’arricchimento.

Le porcellane settecentesche di Capodimonte, sono state sostituite da quelle moderne di Calatrava, essendo inconsapevolmente finita a Napoli il giorno di San Gennaro.

Avevo visto il meteo, mi ero persa gli onomastici.

Agenda flessibile e compagne di viaggio favolose hanno fatto il resto.

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Di quando il lavoro è meglio del collagene

PB Quando mio figlio era piccolo, e facevo cose miracolose come pagare l’abbonamento alla play station multi giocatore o scaricare l’ultimo aggiornamento di Assassin’s Creed, mi chiamava MAMMHACKER.

Presto questo prestigioso soprannome è stato sostituito dal più cinico e spietato BOOMER. L’adorazione dei figli è inversamente proporzionale alla loro statura.

Solo un sortilegio mi salva dal decadere da boomer (e già c’è poco da stare allegri) a reperto archeologico bisognoso del salvavita Beghelli (forse non esiste più, si tratta sicuramente di una citazione boomer): il lavoro.

Lavorare, al di là del non trascurabile dettaglio di fornirci uno stipendio, ci tiene aggiornati nostro malgrado.

I ticket restaurant, che si strappavano dal blocchetto di carta e si capiva subito quando stavano per finire, sono stati sostituiti dalla tessera con il chip. Il badge per timbrare da una app (se ti suda il pollice sei finito), così come l’abbonamento a BikeMi.

Per entrare in mensa si scansiona il green pass, per leggere il menu dobbiamo inquadrare il QR code.

Siamo in grado di fare video call dal traghetto e condividiamo schermi e documenti con un clic. Per fare la nota spese o stampare la busta paga dobbiamo districarci tra identità digitali e piattaforme dedicate. Le riviste erano di carta, poi digitali, poi virtuali, poi di carta ma virtuali, con un sacco di contenuti nuovi che non si sfogliano, ma si inquadrano. La show room si vede in tempo reale dall’altra parte dell’oceano, i libretti di istruzione si trovano on line e si aggiornano senza abbattere un bosco, all’Esselunga ti fai lo scontrino da sola.

Io ho iniziato a lavorare che c’erano i lucidi e il proiettore! I floppy disc e le VHS!

Se qualcuno diceva “sto male”, pensavi stesse male, non che fosse estremamente divertito.

C’erano le segretarie che ti cambiavano le lire in franchi se andavi a Parigi e i capi non leggevano le e mail ma se le facevano stampare (la carta faceva status).

Oggi anche l’amministratore delegato si fa il check-in on line. E google translator non traduce più chicken breast con seno di pollo.

Se poi, oltre a lavorare, hai anche un figlio di 17 anni e collaboratori molto più giovani di te, allora hai fatto Bingo: puoi lanciarti nel mondo degli NTF credendo che sia come avere un Renoir appeso in sala da pranzo, pensare che nel metaverso le cose vadano al vivo come nella vita reale e rinunciare al collagene.

Se talvolta, nei momenti di debolezza, rimpiangi segretamente il blocchetto dei ticket e la mancia in contanti nella bustina del nonno (e anche la segretaria che ti faceva la nota spese, che lusso d’antan) non dirlo a nessuno e applica un po’ di contorno occhi (Chanel, le lift, è meglio di cosmeti.cam ed è anche profumato). Stay tuned

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