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Una chiave per aprire il mondo della comunicazione

PC Da anni i testi di Marco Lombardi che usiamo in università aiutano i giovani talenti a entrare formati e preparati nel mondo della comunicazione. Da oggi però l’aiuto che lo studio di questi libri fornisce diventa un’opportunità concreta di farsi conoscere e dimostrare il proprio talento. Infatti acquistando la nuova edizione di La strategia in pubblicità e La creatività in pubblicità c’è la possibilità di fare un colloquio con professionisti di WPP, il più grande gruppo di comunicazione del mondo.

Marco Lombardi

Marco Lombardi

Il tutto avviene in modo semplice: da giugno 2015 a giugno 2016 chi acquista o ha acquistato uno di questi libri per studiarci ha anche l’opportunità di richiedere un colloquio con un direttore creativo o con un manager di WPP, il più grande gruppo al mondo di comunicazione integrata, a cui fanno capo in Italia più di 50 società in 8 diverse discipline : Advertising (Grey United, JWT, Ogilvy, Y&R Group, Red Cell e altre), PR (Burson Marsteller, Hill & Knowlton e altre), Media (Group M, Mec, Mindshare e altre), Healthcare (Sudler & Hennessey, Intramed e altre), Consumer Insight (Millward Brown, TNS e altre), Branding & Identity (Landor e altre), Direct, Promotion & Relationship Marketing (LGM, Wunderman e altre), Digital (H Art, VML e altre). È  il gruppo dove Marco Lombardi ha trascorso tutta la sua carriera (è tuttora presidente di Young & Rubicam) e dove abbiamo avuto modo di lavorare per anni insieme.

Questa opportunità è annunciata direttamente sulla copertina dei due libri di Marco Lombardi con un talloncino giallo che rinvia ad una pagina interna dove si spiega come procedere: basta inviare una email, compilare una scheda e aspettare di essere chiamati (ci si deve poi presentare al colloquio con il libro). La proposta è presentata anche nel sito di FrancoAngeli http://www.francoangeli.it nelle pagine dedicate ai due libri di Marco Lombardi: qui http://bit.ly/1f2elrF e qui http://bit.ly/1I0ZFQm

creat nuova“Questa iniziativa – ci spiega Marco Lombardi  – nasce dalla consapevolezza che nel mondo della comunicazione, alle generali difficoltà connesse con i disinvestimenti post 2008, si unisce una particolare difficoltà per un giovane nel farsi conoscere, nell’accedere a un colloquio con i professionisti di alto livello, per un orientamento, una valutazione e un eventuale ingresso.”

L’intento dei promotori – l’editore FrancoAngeli e WPP – è quindi in primo luogo quello di contribuire a mettere in contatto il mondo delle professioni con quello dei giovani che aspirano ad entrarvi; in secondo luogo di sottolineare l’idea che il libro e il suo studio siano ancora la chiave privilegiata d’accesso per entrare nel mondo del lavoro: una conferma concreta del fatto che se si sviluppa l’apprendimento si trovano anche le opportunità di lavoro.

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INTERVISTA A UN GIOVANE TALENTO DEL VIVAIO EXPO

PC Milano quest’estate per effetto dell’Expo (e forse anche del tempo novembrino) ha visto un aumento di turisti (+4% rispetto al 2013) e di visite ai musei. È uno dei primi positivi effetti della grande manifestazione che tutti sperano aiuti a rilanciare la città e soprattutto l’intera economia italiana. Le previsioni ottimistiche di Expo, che arrivavano a parlare di 100.000 nuove assunzioni, non sono state però fino ad ora mantenute: l’Osservatorio sul mercato del lavoro della provincia di Milano registra meno di 3500 neoassunzioni connesse ad Expo, che hanno riguardato soprattutto il settore alberghiero e ristorativo e quello del travel.expo-2015

Speriamo che nei prossimi mesi ci sia un’accelerata di assunzioni di giovani, dato che il concetto portante di Padiglione Italia – il padiglione che presenterà le eccellenze italiane all’interno di Expo2015 – è il “Vivaio”, uno spazio dove far germogliare i talenti, come sottolinea la dottoressa Bracco che ne è Commissario Generale.

In particolare ci auguriamo che l’Expo porti un nuovo impulso anche nel settore del marketing e della comunicazione, del quale ci occupiamo, e di avere qualche suggerimento concreto da dare nei prossimi mesi ai nostri lettori. Per cominciare a trattare l’argomento abbiamo intervistato una giovane che sta vivendo questa grande avventura fino dai suoi primi passi: Caroline Joyce  Elefante, che si occupa da più di un anno di Comunicazione e rapporti con la stampa di Padiglione Italia  e della gestione dei contenuti sul sito Padiglione Italia e, insieme a Gabriella Giardino, del web magazine di Padiglione Italia e del web magazine Vivaio, rivolto alle scuole, con il quale collaboro.

Lavorando insieme ho potuto apprezzare due elementi per me fondamentali: la competenza (che derivano dal suo Diploma di Laurea in Animazione multimediale allo Ied di Milano e da alcuni anni di lavoro nell’ambito della grafica e della gestione dei contenuti) e la capacità di gestire qualsiasi urgenza o problema con serenità e gentilezza.

Caroline Joyce Elefante Assistente Comunicazione e rapporti con la stampa Padiglione Italia Expo2015

Caroline Joyce Elefante Assistente Comunicazione e rapporti con la stampa Padiglione Italia Expo2015

 

Comincio con una domanda che risale al suo primo colloquio: perché pensi di essere stato scelta, cosa ha fatto la differenza?

Caroline Joyce Elefante: Credo di aver mostrato una serie di caratteristiche che potevano essere ritenute utili o promettenti. Mi ero preparata a mostrare cosa sapevo fare, a dimostrare di essere determinata a imparare e a mettermi da subito in gioco con umiltà… ecco forse questa è stata la carta vincente.

Cosa ti è servito di più nel primo anno di lavoro?

L’umiltà e la voglia di fare. Bisogna essere delle spugne e assorbire tutte le informazioni utili e i metodi di organizzazione, rendendoli propri e perfezionandoli con le proprie esperienze e capacità personali.

Cosa ti ha insegnato il tuo primo capo?

A far tesoro delle proprie esperienze e anche dei propri errori per accrescere il profilo professionale. Spesso mi spronava ad arrangiarmi su alcuni problemi, al solo scopo di aiutarmi a crescere e rendermi sempre più autonoma. Posso dire che in alcuni momenti, ancora adesso, l’esperienza accumulata in quel momento, mi si sta rivelando utile, anche se lavoravo in tutt’altro settore.

Cosa ti ha insegnato il capo che consideri tuo mentore?

Considero ogni responsabile sotto cui ho lavorato un mentore perché da ognuno di loro ho imparato qualcosa. Se dovessi però indicare quello che mi ha insegnato e continua ad insegnarmi di più potrei indicare senza indugi quello attuale.

Sotto la sua guida ho la possibilità di esplorare un’ampia fascia di settori con i quali prima d’ora non avevo mai avuto occasione di rapportarmi. Mi ha mostrato schemi di lavoro e di comportamento con i clienti e fornitori che potrebbero essere applicati anche a molte altre aree.

Se dovessi dirlo in poche parole, direi che mi ha insegnato a lavorare in maniera proficua anche sotto pressione,  trovando il modo di capire e gestire le varie priorità.

Cosa vorresti aver studiato in più o di più nel tuo percorso scolastico?

Venendo da studi grafici ho avuto l’opportunità di sperimentare varie tecniche di illustrazione e di animazione partendo da quelle tradizionali a quelle moderne fino ad arrivare all’animazione 3d. Mi sarebbe piaciuto approfondire la parte teorica, studiare maggiormente la storia dell’illustrazione e del cinema, comprese le tecniche di regia del grande e del piccolo schermo.

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Alessandra Selmi ci racconta i dolori di un giovane editor in un divertente libro

 PC Alessandra Selmi, la nostra corrispondente dal fronte editoriale, ha recentemente pubblicato un libro in cui racconta con la consueta verve umoristica la vita di un giovane editor, al quale tutti, ma proprio tutti, prima o poi cercano di far leggere il proprio manoscritto (è noto che gli italiani sono un popolo di scrittori molto più che di lettori).e-cosi-vuoi-lavorare-nelleditoria-206995

Una lettura piacevole e divertente che può anche essere utile a qualche giovane laureato in materie umanistiche (Alessandra si è laureata a pieni voti in Iulm, dove ci siamo conosciute) interessato a capire se la carriera nel mondo editoriale può fare per lui.

Il libro si intitola “E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor “, Editrice Bibliografica (Milano). Si può acquistare in tutte le librerie e online a €9,90, ed esiste anche l’ebook a €4,99; ha avuto ottime recensioni ed è stato accolto con grande successo al Salone del libro di Torino, dove Alessandra si è trovata a firmare libri con la stessa grazia della Signora in giallo o di Richard Castle (sarà lì che ha deciso che il suo prossimo libro sarà un giallo. Ambientato a Milano, uscirà nel primo trimestre del 2015 per i tipi di Baldini & Castoldi.)

Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del libro e soprattutto di darci qualche indicazione utile per i giovani talenti che vogliano provare a imboccare questa professione.

Trampolinodilancio: Di cosa parla il tuo libro?

Alessandra Selmi: “Il libro parla della mia esperienza come editor, da quando, circa sette anni fa, lasciai un lavoro come impiegata per cimentarmi nel giornalismo, fino a oggi. È suddiviso in tre sezioni, che corrispondono grosso modo al ciclo di vita di un libro: da manoscritto in attesa di valutazione alla fase di promozione, passando attraverso le fasi di editing. Ho deciso di dare un taglio ironico e brillante alla narrazione, in parte perché corrisponde alla mia natura, in parte perché penso che il sorriso e l’entusiasmo siano la chiave per rendere migliore ogni professione.”

In cosa consiste il tuo lavoro?

“Mi occupo della selezione dei manoscritti per la pubblicazione. In parole povere, tra tutte le proposte editoriali che giungono in casa editrice, scelgo quelle che saranno pubblicate. Mi occupo poi della revisione dei testi, che può essere più o meno corposa, a seconda dei casi. Scrivo, inoltre, i testi di copertina e affianco gli autori durante tutto l’iter della pubblicazione, oltre a coordinare un piccolo gruppo di correttori di bozze, traduttori e curatori.”

Come si diventa editor?

“Esistono corsi e master per specializzarsi in editoria, ma non sono obbligatori. Io, per esempio, ho cominciato facendo la cosiddetta gavetta come didascalista in una testata di moda. Quel che è certo, comunque, è che per diventare editor bisogna fare esperienza prima come lettori e correttori di bozze: ci vogliono molto tempo, pratica, costanza e umiltà.

Quali sono le maggiori difficoltà del tuo lavoro? E quali le maggiori soddisfazioni?

La cosa più difficile del lavoro di un editor è relazionarsi con gli scrittori. La scrittura è un’attività molto coinvolgente dal punto di vista emotivo. Non è facile rifiutare un manoscritto senza ferire le persone e, durante le fasi di editing, possono crearsi conflitti o attriti se gli autori non accettano o non comprendono le modifiche proposte. Inoltre, stabilire cosa sia degno di pubblicazione e cosa no è una grossa responsabilità: sono molti i casi editoriali rifiutati e poi diventati best seller.

Quando però un testo in cui si è creduto fortemente viene pubblicato e riscuote successo la soddisfazione è grandissima e cancella il ricordo di tutte le difficoltà. È molto emozionante imbattersi in libreria in un libro a cui si è lavorato.

Credo comunque che l’aspetto migliore del mio lavoro sia l’opportunità di conoscere molte persone colte e intelligenti, con la conseguenza di poter crescere intellettualmente.”

Suggerimenti per chi vuole diventare editor?

“Il primo, importantissimo: leggere. Pochi giorni fa sono stata invitata a parlare al master in editoria dell’Università di Verona e, quando ho chiesto ai ragazzi quanti libri leggessero, ho constatato che la media era bassissima (circa uno al mese). Bisogna imparare a leggere molto e molto rapidamente, comprendendo a fondo il testo, perché l’80% del lavoro di un editor consiste nella lettura e i tempi sono spesso molto stretti.

Il secondo: imparare a usare con dimestichezza i programmi di videoscrittura, come Microsoft Word. Non limitarsi a saper digitare un testo, ma conoscere a fondo le varie funzioni del programma.

Il terzo: avere pazienza e umiltà, perché l’iter per diventare editor è lungo e difficile.

Sono tutte cose che si possono imparare prima di iniziare questo lavoro e anche al di fuori della scuola, e che però rivestono grande importanza.”

Alessandra Selmi al Salone di Torino

Alessandra Selmi al Salone di Torino

Alessandra Selmi lavora come libero professionista per diverse case editrici, tra cui Bietti Edizioni, Harlequin Mondadori, Garzanti Libri. Collabora con regolarità con il settimanale Confidenze, per cui scrive racconti e storie vere. E’ laureata in Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo alla IULM di Milano, con una tesi in Psicologia Sociale.

Se avete qualche domanda in più da sottoporre ad Alessandra (ma non un libro sul quale chiederle un parere!) non esitate a farlo attraverso trampolinodilancio.

 

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La ricetta del signor Balocco per i giovani talenti: inglese perfetto e innamorarsi di quello che si studia

PC Alberto Balocco, amministratore delegato dell’azienda fondata dal nonno nel 1927 e imprenditore dell’anno nel settore Food&Beverage, è una di quelle rare persone di successo e potere (gestisce un’azienda da più di 150 milioni di euro che cresce anno su anno) che riesce ad essere così vera, gentile e amichevole che si finisce a parlare di figli e scuola nelle pause prima di una nuova versione di montaggio degli ultimi spot che abbiamo girato.

Alberto Balocco, A.d della Balocco

Alberto Balocco, A.d della Balocco

Scopro così che Alberto condivide con trampolinodilancio la certezza che solo un ottimo livello di inglese possa permettere ai giovani di competere nel nuovo scenario internazionale. Una convinzione che ha potuto verificare di persona dato che ha fortemente sviluppato l’espansione sui mercati esteri da quando ha cominciato a guidare, insieme alla sorella Alessandra, l’azienda che il padre aveva industrializzato nel dopo guerra. Scelta che ha contribuito al grande sviluppo negli ultimi dieci anni: un milione di euro al mese per più di 100 mesi.

Mi racconta infatti che è stato recentemente invitato a parlare agli studenti in un liceo e lì, anche a rischio di risultare impopolare e suscitando la difesa di casta di qualche docente, ha detto chiaramente che alle superiori va bene studiare tutte le materie previste (ma forse anche un po’ meno latino…), ma la priorità deve essere sapere alla perfezione l’inglese (per inciso il fatto che abbia trovato il tempo di andare a parlare in un liceo ha confermando il mio sospetto che abbia la dote dell’ubiquità, maturato vedendolo in meno di un mese apparire nel paesino sperduto dove giravamo gli spot, partecipare in Irlanda alla partenza del Giro d’Italia, di cui Balocco è main sponsor, verificare montaggio ed edit di ogni film a Milano, mentre continua a condurre l’azienda).

Contando sulla sua disponibilità e capacità di agire su più fronti,  ho quindi approfittato per porgli le nostre consuete domande:

Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in Balocco?

Alberto Balocco: Deve mettere il lavoro ad un livello di priorità molto alta e dev’essere pronto a vivere lo spirito di squadra che da noi si respira un po’ ovunque.

C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Alberto Balocco: Sicuro, è una ragazza. Ha la capacità di macinare tanti progetti, ha il sorriso anche nei momenti più complicati,  non si arrende mai.

Un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Alberto Balocco: Essere sé stessi, senza bleffare.

In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Alberto Balocco: Direi in quello operativo, nelle aziende del largo consumo.

Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Alberto Balocco: Suggerirei di scegliere una buona università e di innamorarsi della materia

(Sono perfettamente d’accordo su quest’ultimo punto: se non si è innamorati del marketing e della comunicazione già all’università difficilmente si potrà mettere entusiasmo e passione in quello che si farà in seguito).

Per chi fosse curioso di come Alberto Balocco si sia costruito le competenze per guidare l’azienda, contraddicendo il pronostico che vuole che la terza generazione sia quella che sperpera il patrimonio familiare, questo è il suo percorso di studi: si è laureato a pieni voti in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Torino e ha conseguito il Master in Organizzazione Aziendale e il Master in Controllo di Gestione presso la S.D.A. Bocconi di Milano. Il tutto bruciando le tappe per affiancare appena possibile il padre in azienda: per esempio facendo il militare mentre frequentava l’università (racconta che arrivare in divisa agli esami produceva comunque un effetto positivo… sarà stata la pistola d’ordinanza?).

 

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Ancora pochi giorni per partecipare a We Like Talents di Ied, la borsa di studio che copre il 50% del costo di un master

PC C’è ancora qualche giorno di tempo per fare domanda a  We Like Talents, l’iniziativa  dello Ied che ha l’obiettivo di far emergere e valorizzare la nuova generazione di talenti; incoraggiare creatività, innovazione, cultura; formare professionisti capaci e competitivi.we like talents

Alla sua 6° edizione mette a disposizione 23 Borse di Studio IED destinate a coprire il 50% della retta di frequenza per i Master e Corsi di Formazione Avanzata in partenza da Marzo 2014 a Milano, Roma, Torino, Venezia, Firenze, e Cagliari.

Ho recentemente fatto lezione al Master in Brand Management e ho approfittato per chiedere alla vincitrice della borsa di studio dello scorso anno, Diletta Morselli,  in cosa consiste la selezione e cosa l’ha portata a vincerla.

Diletta Morselli: bisogna superare sia un colloquio  individuale motivazionale che un colloquio di gruppo. In quest’ultimo uno degli esercizi consisteva nell’attribuire a un altro partecipante, appena conosciuto, una marca sulla base delle poche indicazioni che questa aveva dato di se stesso e spiegare i motivi della scelta alle tre persone dedicate alla selezione.

La scelta del vincitore della borsa di studio non avviene in base al reddito ma è sul merito.

Trampolinodilancio: Quale pensi sia stata la tua caratteristica vincente?

Diletta Morselli: Sicuramente la motivazione. Ho 28 anni ma fino a questo master non ero mai riuscita a fare quello che volevo. Vengo da una famiglia di imprenditori vecchio stampo che mi hanno indirizzato a studiare Giurisprudenza: piangevo tutti i giorni perché non sentivo nessuna affinità con la materia, ma mi sono ugualmente laureata in corso con 110. Dopo sei mesi di praticantato ho avuto la conferma che non era il mio mondo e mi sono trasferita a Berlino per migliorare la mia conoscenza del tedesco. Avrei voluto già allora frequentare un Master in Ied ma non avrei mai chiesto ai miei genitori i soldi necessari.

Sono dovuta tornata da Berlino perché si è liberato un posto come venditore all’interno dell’azienda di famiglia e mio padre, essendo io disoccupata, mi ha chiesto di fare la mia parte. Per due anni ho fatto questo lavoro, in un settore lontanissimo dalle mie aspirazioni, che non mi arricchiva e che non mi portava a contatto con persone con i miei stessi gusti e aspirazioni.

Dopo due anni ho capito che non potevo rassegnarmi a svegliarmi ogni mattina disperata e ho trovato la forza di dire a miei: adesso voglio far contenta me, non più solo voi. È stato molto doloroso.

Ho potuto fare il Master solo perché ho vinto la borsa di studio e con i risparmi di due anni di lavoro riesco a pagare l’altra metà della retta e mantenermi a Milano”

Ci auguriamo che anche l’edizione di quest’anno riesca a premiare qualcuno così motivato come Diletta a cambiare vita per seguire le proprie aspirazioni. In bocca al lupo a tutti quelli che fanno domanda e a Diletta perché trovi finalmente serenità e successo sulla sua strada.

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Creativo sì, animale da cavia NO!

PC In questi giorni si parla molto dell’ingiusta pratica che spesso riguarda i freelance creativi, ai quali sembra essere più facile (con la scusa di un’ipotetica visibilità) negare quel  giusto compenso  che nessuno si sognerebbe di non dare a un giardiniere, un antennista o un idraulico,. Molto efficaci i video che hanno generato in poco tempo una maggiore sensibilità al tema (Creativo sì, coglione NO!).brain-mostra-milano_1228353

Un problema molto simile lo vivono gli stagisti, che frequentemente non vengono pagati con la promessa di una full immersion formativa nel mondo del lavoro, che spesso si limita invece a mera manovalanza dalla quale, anche con le migliori intenzioni, è difficile trarre un reale beneficio.
Ciò nonostante il numero di stagisti per qualsiasi posizione all’interno di un’agenzia di comunicazione è sempre molto superiore alla domanda. Per questo si affinano le modalità di selezione del personale, che diventano addirittura un modo di ottenere visibilità mediatica per l’agenzia.
Mi ha colpito il metodo usato da TBWA Istanbul, segnalato da Fabiana sul gruppo facebook creato dagli studenti di Communication Strategy e Media Planning dello Iulm. Si tratta dell’applicazione delle tecniche del neuromarketing alla selezione del personale: tutti i candidati sono stati sottoposti alla visione di alcuni spot iconici della storia della pubblicità mentre un apparecchio misurava la reazione delle diverse aree del loro cervello. I 5 (su 503!) Che hanno avuto la più elevata reazione di attrazione e amore per le pubblicità sono stati selezionati.
Dal punto di vista del selezionatore trovo che questa tecnica scientifica (molto di moda adesso anche nel testare le pubblicità) non sia da sola sufficiente a capire le vere attitudini creative di un giovane, e andrebbe integrata con un indispensabile colloquio vis à vis. Ma ho voluto sentire il parere di chi si trova dalla parte del candidato.
C’è chi è favorevole e lo ritiene un metodo comunque migliore che “ andare a guardare il voto di laurea o le risposte alle domande del colloquio, spesso calcolate e imparate come una filastrocca, solo per fare bella figura! “ (Fabiana)
Chi vorrebbe essere selezionato  in questo modo “perché trovo che spesso il curriculum venga pompato da esperienze che solo alcuni possono permettersi, come ad esempio esperienze all’estero di stage, lavoro o per apprendere una lingua. Temo che in questo modo vadano avanti soprattutto le persone che hanno buone disponibilità economiche. Il tipo di selezione “strambo” proposto da queste aziende/agenzie è basato sulle inclinazioni naturali della persona e sulle sue passioni. “ (Marissa). Chi è intrigato dalla novità dell’approccio, ma dubita della sua reale scientificità (Francesco).
Altri invece sono contrari all’approccio e ritengono che sia più che altro un’azione mediatica. “Mi sembra difficile pensare come possano valutare dei candidati sulla base di quali parti del cervello si accendono in seguito ad uno stimolo. Non è ancora una scienza esatta e come si sa, i risultati sono frutto di vaghe interpretazioni. Figuriamoci fare un confronto fra più candidati sulla base di informazioni che ancora gli scienziati non sono del tutto capaci di interpretare. Comunque, se mi proponessero una cosa del genere domani credo che dubiterei molto sull’intenzione dell’azienda di assumermi.” (Matteo) “Trovo umiliante la supervisione delle tue connessioni cerebrali conseguenti a certi stimoli perché è fuori dal controllo dell’individuo e credo sia perciò sia mortificante fidarsi più di automatismi che del contributo attivo di una persona, mentre per i test logici se non sei portato puoi allenarti, dimostrando oltretutto determinazione, propensione al duro lavoro e orientamento al risultato.” (Lysbeth).
Sono d’accordo che in qualunque situazione vada apprezzata la volontà di migliorarsi tanto quanto il talento innato, ma uno degli assunti sul quale poggia questo tipo di selezione è che il cervello di un creativo funzioni in modo differente rispetto agli altri, come illustra, attraverso una serie di metafore, questo efficace video (segnalato da Sara) intitolato “Process”.

Su questo argomento ha scritto molto e bene Annamaria Testa nel suo blog nuovoeutile.it. Voi cosa ne pensate?

p.s. per la redazione di questo post non avevo budget, ma ho taggato gli studenti che hanno contribuito.

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UNA NUOVA RUBRICA SU TRAMPOLINODILANCIO

Nasce una rubrica dedicata alle singole professioni  che si possono svolgere nel mondo del marketing e della comunicazione. Una guida per chi vuole capire quale ruolo si addice meglio alle sue attitudini e capacità. Un modo per aiutare i giovani talenti a indirizzarsi su una delle tante professioni all’interno del settore.dax_megafono

Per avere delle indicazioni aggiornate e quindi davvero utili nell’attuale contesto abbiamo preferito non affidarci a testi esistenti, ma intervistare personaggi che svolgono quel ruolo con successo e che si sono trovati a selezionare giovani per quella posizione.

Inauguriamo domani la rubrica iniziando con la professione di copy writer di cui ci parlerà Marco Calaprice, che ha lavorato come tale per più di 20 anni in alcune tra le principali agenzie di pubblicità e ha avuto modo di formare futuri talenti in veste di direttore creativo di Armando Testa.

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Ciascuno cresce solo se sognato

PC In un’intervista alla scrittice Michela Murgia su Io Donna del 16 giugno ho trovato due concetti che voglio condividere perchè mi sembrano entrambi molto interessanti.

Michela Murgia

Raccontando che a 18 anni si è trovata dei “genitori d’anima” (un’usanza molto diffusa in Sardegna) che le permettessero di studiare, in particolare  teologia, Michela aggiunge: “Il contesto è determinante: non è vero che puoi diventare qualcunque cosa, puoi diventare ciò che il contesto ti permette. i miei genitori avevano un’attività commerciale e a loro sembrava impossibile che io potessi fare altro.” E aggiunge queste parole che trovo bellissime: “Danilo Dolci (poeta, ndr) diceva: “Ciascuno cresce solo se sognato”. Bisogna che qualcuno ti sogni per come sarai, non solo per come sei. La mia famiglia mi aveva sognato com’ero, per come sarei stata ce ne voleva un’altra.”

Più avanti quando le chiedono tra i tanti lavori che ha cambiato quale sia quello che le è piaciuto di più Michela Murgia risponde: “Insegnare. Ho adorato i ragazzi, miniere di energie che ti costringono a guardare al futuro con occhi protettivi, da seminatore.”

Ecco credo che sarebbe bellissimo se ognuno di noi riuscisse a proteggere e coltivare dei giovani talenti, a fornire loro il contesto nel quale potranno crescere migliori,  a sognarli in un futuro diverso e più giusto.

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RobilantAssociati premia il talento e Maurizio di Robilant ci spiega come e perché

PC Un progetto che nasce attorno al tema del talento non poteva che attrarre il nostro interesse. Parliamo del bando di concorso per l’assegnazione del Premio di Laurea “Talent Almanack”(2.500€!), rivolto a laureandi e laureati delle Università di Milano che abbiano svolto o intendano svolgere entro dicembre 2012 una tesi di laurea sul tema:“Creating Shared Value.Il possibile circolo virtuoso tra sviluppo del business e creazione di valore sociale” promosso da RobilantAssociati S.p.A., società di Brand Advisory e Design leader del mercato italiano.

Mediante l’istituzione di questo Premio, RobilantAssociati intende stimolare la riflessione dei più giovani sul tema dello sviluppo di una cultura imprenditoriale “virtuosa”. Gli studenti dovranno immaginare e proporre dei modelli possibili di interazione tra impresa e contesto di riferimento, o analizzare dei modelli già esistenti, che siano in grado di generare uno scambio proficuo tra i due attori, producendo crescita economica e valore sociale per entrambi.

Abbiamo chiesto a Maurizio di Robilant, Presidente della RobilantAssociati, di darci qualche informazione in più sul premio e abbiamo approfittato anche per domandargli quali caratteristiche cerca nei giovani di talento che inserisce nella sua struttura.

Trampolinodilancio: “Innanzitutto complimenti per l’iniziativa. Mi diceva che Talent Almanack nasce su proposta di un gruppo di dipendenti interni, qual era il loro obiettivo?”

Maurizio di Robilant

Maurizio di Robilant: “Talent Almanack nasce come un ciclo di incontri intorno al tema del Talento. L’obiettivo era creare all’interno dell’impresa dei momenti di condivisione e arricchimento personale e professionale per tutti i dipendenti e gli stakeholder esterni, attraverso il confronto con ospiti illustri che del proprio Talento sono riusciti a fare una reale professione. 

L’idea del Premio di Laurea è arrivata in un secondo momento. È, infatti, fortemente radicata nella coscienza dell’azienda e dei suoi dipendenti, la convinzione che la libera circolazione delle idee e della conoscenza siano una ricchezza da condividere con il territorio e il contesto di cui si è parte.

In questo caso siamo partiti dalla nostra città: Milano.

Il premio sembrava lo strumento ideale attraverso il quale restituire il valore generato nei nostri incontri, incentivando i giovani universitari a immaginare (e progettare) un futuro verso quale si possa aver voglia di andare.”

Trampolinodilancio: “Ci potrebbero essere opportunità di stage per la persona che vincerà la borsa di studio?”

Maurizio di Robilant: “Lo stage non è negli obiettivi dichiarati dell’iniziativa. Tuttavia il premio è certamente un ottimo palcoscenico per mostrare capacità e talento.La composizione della giuria, formata da imprenditori, giornalisti, innovatori e alcuni nostri membri interni, garantisce la possibilità di mettersi in buona luce presso un gruppo di professionisti vicini al tema della Corporate Social Responsability e quindi di iniziare a costruire un network professionale di valore.”

Trampolinodilancio: “In generale quali sono le caratteristiche che cercate nei giovani di talento che inserite nella vostra struttura?”

Maurizio di Robilant: “Cerchiamo persone T-shaped: che abbiano cioè una solida preparazione e una conoscenza approfondita e “verticale” del proprio campo specifico, e al contempo siano capaci di una visione orizzontale, attenta al contesto, in grado di spaziare tra discipline, o semplici interessi, diversi.

L’esperienza ci dice che una formazione classica è quasi sempre garanzia di persone con una apertura mentale e una sensibilità di sguardo che sono molto importanti nel nostro mestiere.

Ancora nei giovani cerchiamo la passione: non necessariamente legata in maniera diretta al nostro mestiere. Ma persone appassionate sono generalmente in grado di grande generosità e ricchezza verso ciò che fanno.

Non ultima l’intelligenza relazionale: ovvero la capacità di costruire empaticamente relazioni stabili e proficue, che garantiscano un buon clima e ottime collaborazioni all’interno, oltre che la soddisfazione di tutti gli stakeholders all’esterno.”

Per informazioni sulle modalità di partecipazione e la documentazione da presentare, potete contattare la segreteria del Premio. E-mail: premio.talent.almanack@robilant.it.

Prossimamente daremo notizia degli incontri organizzati da RobilantAssociati nell’ambito di Talent Almanack, i più veloci riusciranno a prenotarsi un posto per assistere a questi interessanti appuntamenti con ospiti autorevole provenienti da un ambito d’interesse ogni volta diverso

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