PB Ho incontrato Giulia Spada (nostra fedele lettrice oltre che acuta commentatrice) per la prima volta come collega in Dolce&Gabbana: lavorava al Customer Service e divenne celebre in azienda perché, assunta da poco, chiese mezza giornata di permesso alla vigilia delle sue nozze (erano tempi in cui ancora ci si sposava, inizio millennio, e si ambiva almeno alla ceretta il giorno del sì). Permesso non concesso dall’allora poco empatico capo.
Quindi me la ricordo piuttosto seccata.
Anni dopo l’ho ritrovata in Giorgio Armani, reparto Operations, con una espressione sostanzialmente invariata, anche se il capo era cambiato ed era più umano del precedente. Era ancora seccata.
Giulia è di Torino (si sente ancora da certe vocali), è sicuramente priva di melanina (la sua carnagione passa dal bianco al trasparente a seconda delle stagioni), è priva di adipe (maledizione), è dotata di acuta intelligenza, direttamente proporzionale al suo pessimismo cosmico.
I suoi amori (due che io sappia, uno con le mani infarinate, l’altro ancora cucciolo), la sua ironia e i libri, la salvano da una fottutissima ansia di vivere.
La sua scrivania è kafkiana. Ma anche per questo Giulia ha una spiegazione e una teoria. Eccola:
“Finalmente stavano per iniziare le ferie estive… In un impeto di autolesionismo, quest’anno mi sono ripromessa di non andare in ferie se non prima di aver messo un po’ in ordine la scrivania.
Che poi, volendo vedere, la mia scrivania non è proprio così disordinata, come potrebbe sembrare a un osservatore distratto…
È molto più simile a un Jenga, con un sottofondo filosofico, con tutte le mie belle pratiche incrociate una sull’altra con perizia certosina e logica machiavellica (e la mia bravura sta proprio nello sfilarne una dal mucchio senza farle cadere tutte, come nel gioco).
Sono fermamente convinta che la teoria del caos (=stato di disordine) sia venuta in mente a un fisico o a un matematico con una scrivania simile alla mia.
Ho accumulato talmente tanta carta da avere le cuffie dei rotatori che gridano pietà, costretta come sono a digitare sulla tastiera con i gomiti a livello delle spalle… Il mio fisioterapista si è costruito una villa con piscina grazie alle sedute necessarie per curarmi cervicale & co., quindi forse mi prende in giro quando mi dice << non preoccuparti, l’ordine è una questione mentale>>.
(N.d.R.: Se per caso aveste dei sospetti, casa mia è esattamente nella stessa situazione…. Carta ovunque).
Ovviamente, come tutti i disordinati, vivo nella negazione e sono campionessa olimpica di creazione di alibi verosimili per non mettere in ordine:
- se adesso metto a posto, poi non trovo più niente;
- se inizio a mettere a posto, devo per forza finire, non posso lasciare a metà;
- non ho tempo, ho cose più importanti da fare (postulato del punto precedente);
- se butto via un carteggio che mi sembra inutile, domani sicuramente mi servirà cercare quell’argomento e perderò un sacco di tempo – tempo che non ho (revisione del postulato del punto precedente);
- so esattamente dove sono posizionate le pratiche importanti, in questo modo le ho sempre sotto mano (in ogni senso) quando le cerco con urgenza (dimostrazione del punto 4);
… ma soprattutto (e per questa mi auto-assegno la medaglia d’oro):
- quelli che hanno poco o nulla sulla scrivania è perché fanno solo finta di lavorare o, peggio, perché hanno pochissime cose da fare, prima o poi l’azienda li sposterà ad altra mansione.
Prima di andare in ferie ho circa una settimana e quindi vengo presa dal sacro fuoco del riordino: mi prende un raptus di archiviazione compulsiva; comincio a cestinare e a strappare le vecchie pratiche… più strappo e più mi sento libera, è meglio di una seduta di psicoterapia! Man mano che vedo ricomparire il piano della scrivania mi sento un po’ più leggera; mi aspetto che quando avrò terminato la pulizia, la sensazione sarà quella di essere l’omino Michelino gonfiato d’elio!
Malgrado tutto questo, ho un ordine mentale davvero invidiabile (vi assicuro che a detta di quelli che mi conoscono sono decisamente talebana in fatto di autocritica; quindi se dico che il mio ordine mentale è invidiabile, credeteci!).
Raramente dimentico una scadenza; il mio PC è organizzato in superstrutturate cartelle multilivello sia per la posta che per i documenti; ricordo la storia di quasi tutti gli argomenti che mi vengono sottoposti.
Qualcuno mi ha recentemente soprannominato “Wiki”, perché chi viene da me trova quasi sempre quello che cerca, che sia una risposta a un argomento astruso e sconosciuto o una vecchia pratica che nessuno ricorda più chi abbia iniziato a gestire (ma della quale sicuramente c’è traccia sulla mia scrivania…).
Si stupiscono sempre tutti quando si rendono conto che quello che c’è sulla mia scrivania e quanto c’è nella mia testa non sono organizzati allo stesso modo, eppure sono conviventi (anche se separati in casa) e entrambi profondamente parte di me.
Ovviamente c’è un “però”.
Se il disordine mi fa arrabbiare perché solitamente dà di me un’errata prima impressione, “però” il troppo ordine mi mette ansia. Ma un’ansia con la “A” maiuscola.
Un po’ come se raddrizzassero tutte le scale di Escher in modo che si capisca subito se salgono o scendono. O come se scoprissi che Patrizia mette in valigia a settembre un cappotto di cachemire al posto della pashmina e un cache-coeur fuxia al posto della camicia bianca d’ordinanza.
Brrrrr, roba da tenerti sveglia la notte…
Quindi, siccome secondo me la teoria del caos in realtà è una teoria nata per mettere ordine e che una cosa senza l’altra non può coesistere (pieno e vuoto, ricco e povero, felice e triste, ordine e disordine, cosa sarebbero senza la loro antitesi?), per mantenere il mio ordine mentale ho deciso che (anche) quest’anno sono autorizzata a lasciare la scrivania un po’ incasinata…
A questo punto mi raggiunge un senso di pace. Ma soprattutto la consapevolezza che (di nuovo) sono stata così brava da inventarmi l’alibi perfetto per evitare di mettere a posto la scrivania!
Buon rientro a tutti and take your time (…che per riordinare c’è sempre tempo)!
Giulia”