Archivio mensile:dicembre 2017

Ma che bell’anno è stato?

PB Siamo alla fine dell’anno.Risultati immagini per natale

Tempo di bilanci e di buoni propositi.

Per noi, le blogger e le loro amiche, non è stato un anno semplice. Direi anzi che è stato piuttosto rognoso.

Ma incredibilmente, dopo un sacco di mesi amari, l’autunno inverno (anche le nostre emozioni seguono le stagioni della moda, so sorry) ha riservato alcune dolcezze che hanno lenito le ferite e riaperto orizzonti di speranza e ottimismo.

Alcune di noi quasi si mollavano con il marito/fidanzato: lacrime, incomprensioni, solitudine (che in due è peggio che da soli, sentirsi soli) e amarezza.

Alcune hanno cambiato lavoro finendo dalla padella nella brace, sono incappate in tristi figuri che non ci si aspetterebbe alla nostra età, e si sono rotte di non guadagnare mai abbastanza.

Alcune sono finite all’ospedale.

Alcune hanno pensato che avere figli preadolescenti è peggio che avere la pellagra

Alcune si sono trovate a sopportare, dopo anni di suoceri antipatici e danarosi, suoceri antipatici ma in braghe di tela.

Ma la provvidenza, l’incoscienza, il magico gioco del destino, il fatalismo rilassante, l’ottimismo nonostante tutto, hanno fatto che:

Le tristi e amareggiate hanno fatto la pace. E sono pure dimagrite e tornate simpatiche

Quelle bruciacchiate dalla brace hanno fatto un balzo su una bella tovaglia, dove non si frigge e c’è pure il parcheggio. Non sono diventate ricche, ma insomma, troppo ricche è anche fuori moda.

Quelle operate siano guarite

Quelle con i figli che cambiano voce e numero di scarpe, alla fine li amano anche se hanno i brufoli e se ti tocca fare i compiti con loro il fine settimana

Quelle con i suoceri antipatici, se li tengono (vabbé non tutto può andare bene)

 

Buoni propositi per l’anno nuovo? Sull’onda dell’ottimismo e degli spazi riconquistati, non trascurare il blog. E le amiche (quelle mai) e il teatro e l’inglese e i classici russi e qualche bel viaggio e la piscina e il tennis e …e…e… BUON NATALE cari lettori, ma che bell’anno è stato?!

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Quello che non si può dire a voce é inutile farlo dire dalla matita

PC Molti leggono trampolinodilancio come trampolino di Rilancio. Alcuni di questi lettori più agé – come il nostro amico Daniele – ogni tanto ci raccontano l’inesauribile energia necessaria a trovare un lavoro dopo i 50 anni (anche se un piccolo incoraggiamento viene dai dati di questi giorni, che registrano una crescita degli occupati proprio in questa fascia di età).

Nel post che gli abbiamo chiesto di scriverci Daniele ci spiega perché è sempre importante capire quando è meglio fare una telefonata invece che mandare una ineccepibile lettera di accompagnamento insieme a un accurato cv che tiene conto  di quanto appreso in tanti anni di lavoro (e colloqui!) anche in America.

Essendo di natura timida e avendo un rapporto non spontaneamente facile con il telefono, mi riconosco moltissimo nell’errore in cui è incorso Daniele. Credo che il racconto di quanto gli è recentemente successo possa essere utile anche a molti nostri lettori e lo ringrazio per la consueta autoironia con cui ce lo riporta. Nel racconto c’è tra l’altro un ottimo ripasso su come impostare CV e lettera di accompagnamento.

“Quello che non si può dire a voce é inutile farlo dire dalla matita” (John Steinbeck)

“A volte le perle di saggezza, dalla letteratura, si incastonano nella vita molti anni dopo. Ho impiegato qualche decennio per comprendere a pieno questa frase dal The grapes of wrath, furbescamente tradotto in italiano in Furore.

Ricorrere alla matita é oggi mille volte più frequente che ai tempi di Steinbeck, non per questo la logica della riflessione viene meno.

Durante la ricerca di un nuovo posto di lavoro, mi sono accinto a scrivere un CV che riprendesse i migliori concetti che fanno presa sull’interlocutore. Le aziende desiderano estendere la loro capacità commerciale e vendere di più. Fondamentale pertanto introdurre nel CV le relazioni più importanti che si possono vantare e gli influencer che frequentano la nostra casa.

Se si aspira ad un ruolo di vendita, chiarire con quali clienti si é avuto a che fare. Evidenziare sempre i successi ottenuti e i risultati raggiunti nella propria esperienza lavorativa o nel sociale. Gli ottimi voti ottenuti in qualche esame fondamentale all’Università o il 100/100 del Liceo. Se non si é raggiunto il massimo, 98/100 va meno bene di 90/100. E’ questo uno sgobbone a cui manca lo scatto? Meglio un genietto che non ha dedicato tutto se stesso allo studio, ma si é anche divertito. Musica? Sport? Non c’é bisogno di scienziati, ma di passioni. Va bene citare il judo, evitare di farlo se all’inevitabile domanda sulla cintura si deve rispondere: gialla oppure “ho iniziato l’anno scorso”.

Evitare le affermazioni drastiche “non sono religioso” oppure “Non ho mai giocato a calcio”.

Affermare che si gioca a golf é controproducente senza un buon handicap. E’ brutto ritrovarsi di fronte qualcuno che ha giocato quasi a livelli professionistici ma si ritiene una schiappa perché non é arrivato. Un giorno ho orgogliosamente fatto notare di aver giocato a calcio a buon livello da ragazzo. Dalla parte opposta della scrivania, l’altro ha risposto che era stato centrocampista nella nazionale danese (ndr “all’epoca che aveva vinto l’europeo”).

E poi laddove si possa vantare qualche esperienza internazionale non dare troppo risalto, giacché esiste un altro lato della medaglia: una possibile lacuna nelle relazioni a livello locale.

Meglio dire che si parla fluentemente inglese, solo se siamo praticamente madrelingua.

Essere sintetici e badare al sodo.

Evitare le ripetizioni. Se due parole significano la stessa cosa, né serve una sola.

Quella che reputiamo essere la parte meno interessante del CV, ha pari dignità. Non é raro trovare qualcuno che insista a far domande su ciò che reputiamo poco significativo.

E poi la motivazione, perché si é scelto proprio quel ruolo o quell’azienda? La lettera motivazionale é ormai importante quanto il CV, forse anche di più. Inviare i CV in Broadcasting, a tutti, è controproducente. Inviarlo all’ HR può andar bene, ma se si vuole essere efficaci è necessario scegliere aziende specifiche e inviare il CV alla funzione più adeguata. In America mi hanno insegnato a non essere timorosi e indirizzarsi subito verso il CEO o il Presidente o qualche Executive decisore. Oggi esiste la mail. Alcuni di loro rispondono personalmente. Quando se ne colpisce uno con il messaggio che vuole sentire, il lavoro é nostro. Essere generici significa dover poi salire tutti i gradini della burocrazia aziendale.

Forte di questo bagaglio ho elaborato un CV di tutto rispetto, concreto, conciso, “to the Point”. Ho impiegato un paio d’ore a confezionare una mail di tre righe che individuasse l’obiettivo, il mio, e il ritorno immediato, per l’interlocutore.

Ho selezionato l’azienda, fra decine di altre, che avrebbe potuto maggiormente trarre beneficio da un mio impiego. Che razza di fortuna per loro essere prescelti.

Ho inviato CV e mail all’Amministratore Delegato, citando il nome di un amico comune che mi forniva ottima referenza.E ho ottenuto un risultato. Dal quale ho capito finalmente cosa intendesse Steinbeck. Se ritenevo non avesse senso affidare il messaggio alla voce – una telefonata ? – tanto valeva riporlo in un cassetto. Così come ho finalmente incastrato l’ermetismo, corrente che a scuola mi ha sempre lasciato insoddisfatto: la profondità nella sintesi. Perché? Allora Manzoni? E Tolstoy poverino? Invece ho imparato, per la miseria, che anche Ungaretti merita una sua collocazione precisa. Come volevasi dimostrare l’Amministratore Delegato ha risposto, dimostrando a pieno la validità della mia strategia. Con una mail. Dentro, una sola parola: “grazie”. Senza punti, punti e virgola esclamativi, saluti o altro. “Grazie”. Lo so sono un vile, di getto avrei dovuto rispondere “prego, del suo grazie me ne frego”. Meglio riderci. Non mi sono arrabbiato, il furore meglio destinarlo verso nuovi e più fruttuosi tentativi.”

 

 

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