Archivio mensile:gennaio 2017

Gli errori da evitare durante un colloquio di lavoro

PB durante gli ultimi mesi ho dovuto selezionare alcuni candidati per un paio di Risultati immagini per donne sull'orlo di una crisi di nerviposizioni in ufficio.

Ho così raccolto alcuni “errori” in cui mi sono imbattuta durante le numerose interviste e ho cercato di razionalizzare il motivo per cui alcuni (beh tutti, meno un paio, quelli assunti) non sono stati convincenti.

1.  Caso numero uno. Colloquio per uno stage nel reparto media. La candidata si dichiara disponibile a gestire la pagina facebook a patto però che possa fare branding. Che probabilmente farà, ma in un’altra azienda.

Consiglio per voi: anche se a scuola avete studiato il caso Swatch, spiegato il successo di Apple, fatto il piano di lancio completo di un prodotto innovativo, al vostro primo impiego inizierete dalla gavetta. In Giorgio Armani il branding… lo fa il signor Armani. Essere ambiziosi è importante per fare carriera. Ma dettare condizioni sulla strategia dell’azienda a un colloquio per stage è da sconsiderati. Come pretendere di fare il Ministro degli Esteri perché si è imbattibili a Risiko.

2. Caso numero due. Stesso stage in comunicazione. Il candidato viene dal Sudamerica, ha ottimi voti, è ambizioso e ha fretta. Fa il colloquio ma vuole la risposta in giornata. Ci abbiamo messo molto meno a liberarlo.

Consiglio per voi: è corretto chiedere quale sia il tempo previsto per la decisione, quando l’azienda prevede di inserire la nuova figura e quando si deve attendere un feed back, ma anche per scegliere un ristorante dove festeggiare il compleanno a volte è necessario qualche giorno per confrontarsi con gli amici su date, budget, gusti. Pretendere una decisione su due piedi vi toglierà immediatamente dalla rosa dei candidati, anche se i vostri requisiti sono particolarmente brillanti. Se avete altro da fare (vacanze, altri colloqui, un altro lavoro) procedete pure con i vostri piani: se vi sceglieranno deciderete poi al momento se la vostra attività può essere interrotta per accettare la posizione oppure starete in spiaggia, ma almeno sareste stati in lizza.

3. Caso numero tre. Candidata per i servizi generali. Ha le calze rotte e si presenta con il trolley. Probabilmente, io non lo so, ma si è fatta un viaggio complicato per arrivare e magari è scivolata in metropolitana. L’effetto che mi fa al primo impatto, è di disordine, anche se razionalmente tento di non farmi influenzare da una prima impressione negativa. Ma ormai la poverina parte con un handicap che alla fine non riuscirà a recuperare.

Consiglio per voi: pianificate di arrivare sempre almeno con un quarto d’ora di anticipo (anche mezz’ora) rispetto all’ora del colloquio, per immaginare un tempo di “pronto soccorso” in caso di contrattempo: comprare un paio di calze nuove, depositare il proprio bagaglio in portineria, sistemarsi il trucco, cercare parcheggio, andare in bagno.

Anche se siete usciti da un bombardamento atomico, dovete fare in modo di presentarvi come si deve, ordinati e puntuali. Nel caso estremo che sia veramente successo qualcosa che non siete riusciti a gestire e riparare, un sorriso e un accenno spiritoso a un arrivo rocambolesco vi faranno parere adatti a gestire anche una situazione imprevista. Rimanere scompigliati e imbarazzati, farà tenerezza ma non vi farà ottenere il posto.

4. Caso numero  quattro. Candidata per i servizi generali. Si presenta truccata come Moira degli elefanti e vestita come a un matrimonio (il suo) in Puglia. Il colloquio è già finito prima di iniziare.

Consiglio per voi: meglio essere neutri e classici nell’abbigliamento se non conoscete ancora il dress code dell’azienda dove state facendo il colloquio. La ricetta della camicia bianca per lei (promossa ampiamente da questo blog) e della giacca per lui è sempre valida. Aggiungete un piccolo accenno di personalità (una piccola borsa a tracolla, un gioiello che vi rappresenti, un foulard annodato come una cravatta) ma non esagerare mai, né con i tacchi, né con gli accessori, né con il trucco. Siete ad un colloquio di lavoro. Siate carine /i, ordinate/i, curate/i, essenziali.

5. Caso numero cinque. Sempre la candidata con le calze rotte (quindi forse le calze non erano l’unico problema). Alla richiesta del Direttore Generale: ha qualche domanda da fare, qualche chiarimento? chiede se ci sono i Ticket Restaurant. Io rimango basita.

Consiglio per voi: domande legittime e sacrosante relative a orari di lavoro, mensa, ticket, parcheggio, metropolitana, permessi per il dentista, non si fanno al primo colloquio e soprattutto non si fanno al Direttore Generale ma all’Ufficio del personale.

Preparatevi mentalmente quali potrebbero essere le domande “intelligenti” da fare a quello che sarà il vostro capo (Avete filiali dirette anche all’estero? Ho visto spesso il vostro prodotto indossato da musicisti hip pop: è sempre stato così o è una tendenza delle ultime stagioni? Quali sono i valori più importanti della vostra azienda? Quante persone lavorano negli uffici di Milano? Avete negozi monomarca?) a seconda della posizione per cui siete intervistati e dell’azienda per cui ambite lavorare.

6. Caso numero sei. Candidata per i servizi generali. Alla domanda “cosa crede che pensasse il suo capo di lei?” la sventurata ha risposto che le relazioni con il capo erano piuttosto tese dato che, il capo, cambiava rotta continuamente e l’azienda era insufficiente nel dare corrette procedure. Ora però, la saggia “capace di imparare dai suoi errori”, a distanza di tempo, si rendeva conto che il suo capo non era poi così male e che cercava di gestire al meglio una situazione complessa. Dite piuttosto quello che avete apprezzato e non quello che non avete amato, nel vostro precedente lavoro.

Consiglio per voi: al colloquio bisogna essere sinceri nel senso di “autentici” (non millantare competenze che non si hanno) ma non siete dal vostro psicanalista né a cena dal vostro migliore amico. Non dite a quello che sarà il vostro capo che il vostro precedente capo era un imbecille. A lui (a me è successo proprio così) verrà da solidarizzare con il malcapitato a cui è toccato gestire cotanta supponenza. Non ditelo neanche se era veramente imbecille.

Io deduco che la fanciulla è rompiscatole, musona e secchiona, di quelle che, dall’alto di un comodino, danno il voto a tutto quello che le circonda (capi, colleghi, organizzazione…) per valutare quanto si avvicinino ai suoi requisiti di sufficienza. Non la assumo e ne cerco una che sorrida.

Arrivare a fare un colloquio per l’azienda che vi piace è una grande opportunità. Non fatevi trovare impreparati e non sprecate per sciatteria o presunzione la possibilità di iniziare una brillante carriera. O anche solo un buon lavoro che vi permetterà di fare le vacanze la prossima estate.

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La vita è una lunga caduta. La cosa più importante è saper cadere.

PC Tra i miei buoni propositi per il 2017 c’è quello di ascoltare buona musica mentre leggo in treno nel mio percorso casa – lavoro. Ho chiesto alle amiche di sempre di segnalarmi autori e brani, e grazie a uno di questi suggerimenti si è creata una sincronia tra quanto stavo ascoltando e vedendo (Patti Smith che canta alla cerimonia di conferimento del Nobel a Bob Dylan) e la frase che avevo appena letto: “La vita è una lunga caduta. La cosa più importante è saper cadere.” (La verità sul caso Harry Quebert, di Joel Dicker).caduta-gattook-copia

Patti Smith dopo qualche strofa si dimentica le parole della canzone. Subito si scusa con l’orchestra e chiede se è possibile ricominciare, poi si scusa anche con il pubblico, spiegando che è molto emozionata. Lo fa con una tale delicatezza che il suo sorriso contrito strappa più applausi di un’interpretazione impeccabile. Ci dà una meravigliosa dimostrazione di come si può saper cadere con grazia.

La coincidenza tra quello che succede a Patti Smith e i suggerimenti che il protagonista del libro riceve da Harry Quebert su come imparare a cadere mi hanno fatto pensare a qualche buon proposito da realizzare sul lavoro il prossimo anno:

  • Ricordarsi che non possiamo essere sempre “Formidabili”: se il nostro obiettivo è sempre vincere finiremo per confrontarci solo con situazioni comode, all’interno della nostra confort zone, come il protagonista del libro che boxa solo con un avversario più debole e meno esperto;
  • Ricordarsi che è normale ogni tanto sbagliare, e che le persone davvero forti lo ammettono (Patti Smith non “tira avanti” facendo finta di niente);
  • Scusarsi per l’errore prima di tutto con il proprio team, perché il nostro errore potrebbe generare maggiore lavoro per i colleghi;
  • Scusarsi anche in un ambito più allargato da chi può essere stato danneggiato dal nostro errore: l’implicito messaggio e che abbiamo capito di “essere caduti” e che quindi nel futuro non lo rifaremo;
  • Scusarsi con un bel sorriso sincero: Patti Smith non ha certo usato il suo charme femminile per avere successo nel mondo musicale, ma l’espressione con la quale si scusa della sua emozione la rende magica.

Questi sono i buoni propositi, ma il mio augurio a tutti è che il 2017 sia liscio come una pista di pattinaggio prima dell’apertura e non causi nessun inciampo.

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