PC L’account è una professione che richiede la personalità di un Giano Bifronte e una serie di doti molto eterogenee.
Diffidate da chi pensa che l’account sia solo il porta borse dei creativi. Probabilmente non ha mai conosciuto buoni account e con un atteggiamento così sicuramente non ne attrarrà al suo fianco. E questo posso assicurarvi che è un danno sia per il creativo che per il cliente. In realtà un buon account è piuttosto un regista che permette alla star (il creativo) di dare il meglio, e al produttore (il cliente) di ottimizzare il profitto, grazie a un mix di sensibilità artistica e capacità organizzative. O un direttore d’orchestra che sa coordinare il lavoro di diversi artisti, dando spazio ai solisti senza dimenticare il risultato d’insieme.
Lo scorso post vi invitava a cercare di immaginare quali potessero essere le doti più importanti per essere un buon account, per poi verificare se le possedete. Come ha giustamente commentato Marco Lombardi, nei suoi due manuali (La strategia e La creatività editi da FrancoAngeli), che utilizziamo in Iulm, ma anche con i nostri giovani collaboratori, ci sono una serie di utili indicazioni, dalle quali ho tratto alcune delle voci di questo vademecum, che ho poi integrato con delle considerazioni personali.
Un account deve essere:
conosce i film in uscita, legge gli ultimi best seller, vede almeno la puntata pilota delle serie tv o delle trasmissioni più in voga, va a teatro, legge le pagine di economia, ascolta musica, segue i trend
conosce il mercato del suo cliente, la concorrenza, il prodotto (componenti, caratteristiche, performance, storia), il trend del mercato, i trend dello stesso mercato all’estero, i benchmark internazionali più utili
sa essere spontaneamente simpatico, è comunicativo, tiene buoni rapporti con i manager ma anche con le segretarie
si appassiona del progetto sul quale sta lavorando, comincia ad amare e consumare i prodotti per i quali lavora, dei quali parla per ore agli amici come se fossero i suoi bambini
capisce il punto di vista del cliente e quello del creativo, sa adattarsi alle situazioni, non teme i cambi di rotta. Si interessa di tutti i mutamenti che stanno avvenendo nel panorama digitale.
- dotato di forte spirito d’iniziativa
è in grado di prendere in mano la situazione se necessario
- dotato di talento pubblicitario
sa riconoscere una buona idea pubblicitaria
è il responsabile di tempi e consegne, deve essere estremamente organizzato per quanto riguarda le informazioni in suo possesso (è la banca dati a cui tutti faranno sempre riferimento) e deve organizzare il lavoro di tutto il gruppo. È in grado di decidere le priorità tra i diversi progetti che gestisce in contemporanea
è dotato di una innata leadership che gli consente di essere credibile e autorevole agli occhi del cliente e dei creativi
- motivatore, sa gestire le persone

è l’unico che non può demotivarsi e che deve continuare a spingere il gruppo a dare il meglio. Conosce i suoi collaboratori e sa come farli sentire apprezzati. Crea il team e lo motiva. Non ha paura a dare feedback negativi se necessario
sa come convincere il cliente della bontà della proposta dell’agenzia, e sa come persuadere i creativi che le richieste del cliente hanno un motivo (e vanno prese in considerazione). È in grado di scrivere mail e documenti concisi e convincenti
cerca e trova soluzioni ai problemi (difficilmente qualcun altro lo farà al suo posto)
è in grado di negoziare l’offerta economica con il cliente
ho lasciato questo punto per ultimo perché penso sia il più importante. Non amo i trucchetti come dire al creativo che la campagna serve due giorni prima del limite reale, perché tanto sarà comunque in ritardo. Credo che rispettando le persone con le quali si collabora e dimostrando sempre onestà si ottenga nel lungo periodo un clima di fiducia che è destinato a produrre risultati migliori per il cliente e soprattutto relazioni piacevoli e stima reciproca,: con i clienti, con i creativi, con i propri capi. In termini di personal branding questo è il modo migliore per costruire la propria carriera nel lungo termine.
Come suggerisce Marco Lombardi nei primissimi tempi conviene attenersi a una check list più semplice (vedi La strategia pag. 88) ma, visto che molto presto anche i giovani aquilotti escono dal nido, è meglio valutare prima se si pensa di possedere le doti che faranno spiccare il volo in questa professione che io non riesco a smettere di amare.
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