PC Come l’anno scorso non posso resistere a prendere come esempio X Factor, di cui sono grande fan, per commentare un principio estremamente importante in un contesto comunicativo: sintonizzarsi sull’interlocutore e usare di conseguenza il linguaggio più adatto.
Protagonista dell’aneddoto un trio al quale si perdona tutto perché le componenti dichiarano 16 anni, benché ne dimostrino 30 grazie al trucco (qualcuno mi deve spiegare perché alcune ragazzine si impegnano a coprire con strati di fondotinta una pelle per la quale qualunque donna dopo i 25 anni farebbe carte false).
Il trio si presenta all’audizione della nuova serie, che vede tra i giudici l’anglo-libanese Mika, portando un pezzo in inglese del quale non hanno mai evidentemente letto il testo: per loro sfortuna il risultato è particolarmente esilarante, dato che invece che “I really really really wanna” pronunciano “I wanna willy willy willy”.
Mika le ferma divertito spiegando che stanno cantando il loro desiderio di avere un organo genitale maschile. Il pubblico in sala e sui social network apprezza moltissimo. È nato il primo tormentone di X Factor ed è stata confermata la buona regola che impone di regolare la propria modalità comunicativa in funzione di chi si ha davanti.
Un principio che vale per i giovani, ma spesso anche per i manager: ne parlavo recentemente con un collega, ricordando un capo che spiegava cosa fare a direttore generale e consulenti con lo stesso tono che usava per farsi obbedire da segretaria e stagisti. Il vero problema è quando lo faceva anche con i clienti!
A parte evitare questi errori grossolani, un consiglio utile è quello di studiare sempre su Linkedin le persone che si dovranno incontrare in riunione, per capire il loro background e cercare di adattare di conseguenza la propria capacità comunicativa: a un ingegnere passato al marketing, ad esempio, sarà meglio spiegare procedure e risultati utilizzando argomentazioni logiche invece che metafore.