Archivio mensile:Maggio 2012

5 ERRORI NELLO SCRIVERE LA LETTERA DI PRESENTAZIONE

PC Patrizia e io commentavamo che riceviamo abbastanza spesso dei curricula ben scritti, completi, dettagliati, ma raramente la mail o lettera di accompagnamento è altrettanto curata, e soprattutto non esprime quasi mai un reale interesse nell’azienda.

Sebbene sia comprensibile che chi sta mandando più di 1000 c.v. tenda a standardizzare, questo approccio rimane profondamente sbagliato e la mancanza di personalizzazione è particolarmente grave in un contesto dove persino l’Esselunga mi scrive usando il mio nome. In un articolo di Laura Smith-Proulx, su careerrocketeer.com, ho trovato un interessante riepilogo degli errori che spesso si compiono scrivendo la lettera d’accompagnamento e ho provato ad adattarla al contesto del marketing e della comunicazione.

1. La prima frase manca di mordente

Cercate di inserire già nella prima frase un gancio capace di catturare l’attenzione di chi vi legge, o perché sottolinea in modo impattante la vostra esperienza o perché fa capire che avete fatto una ricerca approfondita sull’azienda per la quale vi candidate. Ricordate il ragazzo di cui parla nella sua intervista Camillo Mazzola, direttore marketing di Lego? L’aver fatto delle esperienze estive a contatto con bambini e ragazzi aveva sicuramente costituito un punto di differenziazione rilevante in quel contesto.

2. Avete fatto un semplice elenco delle vostre competenze

Invece è fondamentale sottolineare innanzitutto le capacità che possono essere importanti per quella determinata azienda, in quel particolare momento. Dovete scavare nel passato dell’azienda, leggere i comunicati stampa, gli annual report, navigare nel sito aziendale, ma anche diventare fan della sua pagina facebook e scoprire sui siti di marketing e comunicazione (come pubblicitaitalia.it, youmark.it, ninjiamarketing.it e geekadvertising.wordpress.com) quali sono le sue campagne di comunicazione, in modo da capire il suo approccio nei confronti del consumatore.

3. Le vostre caratteristiche sono eccessive per il lavoro che cercate

Se vi state rassegnando a fare domanda per un lavoro che richiede una formazione meno completa di quella che avete conseguito, è inutile sottolineare che avete un master nella lettera di accompagnamento: chi vi deve assumere potrebbe preoccuparsi di prendere una persona che si sentirà da subito sottoimpiegata.

4. La vostra lettera inizia con “Gentili signori”

La lettera verrà letta da una persona in carne e ossa, il minimo che potete fare è individuare il suo nome e inserirlo nell’intestazione. A proposito: si scrive Gentile o gentilissimo dottor Caio Sempronio, senza abbreviare né il gentile né il dottore (o signore). Per trovare il nome della persona una delle strade più veloce è Linkedin.

5. La chiusura è troppo passiva o generica

Non limitatevi a ringraziare, cercate di personalizzare anche la chiusura facendo riferimento al lavoro per il quale state facendo domanda. Una persona che risponde a un’inserzione come  Community manager potrà chiudere dicendo ad esempio: “In occasione di un colloquio potremmo condividere le mie nuove idee su come potenziare la commutity on line”.

In sintesi è fondamentale che la vostra lettera indichi un genuino interesse nell’azienda e faccia capire, in poche righe, che siete la persona giusta sia in generale per la struttura (se vi candidate spontaneamente, senza sapere esattamente quale compito potreste svolgere), sia per quel posto particolare, se invece scrivete in risposta a uno specifico annuncio di lavoro. Avete altri suggerimenti? Condivideteli con noi!

L’articolo di Laura Smith-Proulx è su http://www.careerrocketeer.com/2012/05/5-cover-letter-blunders-that-kill-your-chances.html

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Il Laboratorio dei sogni

A Milano un gruppo di professionisti (del marketing, della formazione, della finanza) sta progettando, da una idea nata in seno a CFMT,  un Laboratorio dei sogni, un servizio pensato per supportare i giovani – universitari o neolaureati – sulla base delle loro inclinazioni e passioni, nella costruzione di un futuro professionale ricco di soddisfazioni.

Per capire di cosa hanno davvero bisogno i ragazzi (che tipo di supporto, in quali modi, in quali tempi)  i manager del Laboratorio desiderano sentire la loro voce.

Hanno organizzato un Focus Group a Milano il 13 giugno alle ore 17 presso The Hube in via Paolo Sarpi 8

Se siete interessati a condividere i vostri sogni, a raccontare i vostri obiettivi, a conoscere manager che hanno voglia di mettere a disposizione le loro competenze per lo sviluppo professionale delle giovani generazioni, confermate la vostra presenza, entro il 4 giugno all’indirizzo laboratoriodeisogni@virgilio.it

 

 

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INTERVISTA A NICOLO’ SABELLICO – DIRETTORE MARKETING NAUTOR’S SWAN

PC  Alla base del futuro nel lavoro, soprattutto in questo periodo di crisi, ci sono principalmente le relazioni: e non parlo solo dell’abilità nel mantenerle, ma anche dell’attitudine a entrare in contatto empaticamente con gli altri. Il successo di Nicolò Sabellico nasce anche dalla straordinaria abilità nell’entrare in relazione con i suoi interlocutori.

Dopo alcuni anni in Armani, dove ha iniziato nel Marketing e ha continuato nel Commerciale,  è oggi  il giovanissimo direttore marketing di Nautor’s Swan –  il produttore dei più prestigiosi yacht del mondo, del Gruppo Ferragamo.

Patrizia e io abbiamo conosciuto Nicolò quando sua sorella (nostra amica da sempre) mi ha chiesto, come favore, di fare una chiacchierata con il fratellino per aiutarlo a capire qual era la sua vera strada.

Nicolò, infatti, aveva cominciato a lavorare giovanissimo, parallelamente all’università, in una piccola azienda dove nel giro di pochi anni aveva fatto tutta la carriera possibile, rispondendo direttamente alla proprietà.

Quando l’ho incontrato la curiosità che esprimeva per il mondo del marketing, la sua voglia di capire e il suo entusiasmo sono stati talmente contagiosi che quando proprio il giorno dopo (il fattore “c” è sempre importante!) Patrizia mi ha chiesto di segnalarle un mio studente per uno stage le ho invece proposto di incontrare Nicolò, che è poi stato scelto.

Sabellico mi ha rilasciato l’intervista dal terminal di un aeroporto, in partenza per Mosca, insieme a Ferragamo, per incontrare un ministro russo, che sicuramente saprà conquistare con il suo sorriso e la sua genuina voglia di stabilire un contatto.

Trampolinodilancio:  Perché pensi di essere stato scelto al tuo primo colloquio, cosa ha fatto la differenza?

Nicolò Sabellico: E’ stato molto importante essere sincero e trasparente ma sicuro e determinato; chiaramente mi riferisco alla sessione di colloqui in Intai  (divisione di Armani) prima con Patrizia e poi con il perfido e temuto Ing. Fanto. Fantò aveva la fama del cinico licenziatore… una figura simile al Duca Conte Barambani. L’ultimo colloquio con Fantò è stato determinante nell’ultima fase , con questo scambio di battute: “Sabellico, ma se lei dovesse scegliere tra…”  io non avevo neppure capito la domanda, così dopo una pausa di riflessione ho risposto: “ Senta, io andrei in ginocchio dalla Bolzoni a chiedere di spiegarmi la sua domanda  che francamente non ho minimamente capito”. Lui mi ha risposto: “Risposta esatta Sabellico, lei è pazzo ma mi piace, quando cominciamo?”

Trampolinodilancio:  Cosa ti è servito di più nel primo anno di lavoro?

Nicolò Sabellico: Ordine, disciplina, gestione del tempo, gestione delle priorità

Trampolinodilancio:  Cosa ti ha insegnato il tuo primo capo?

Nicolò Sabellico: Correttezza, educazione e rispetto

Trampolinodilancio:  Cosa ti ha insegnato il capo che consideri tuo mentore?

Nicolò Sabellico: Mi ha fatto capire che il lavoro, e in particolare il marketing, è prima di tutto buon senso , e il buon senso si ottiene dalla curiosità per tutto.

Trampolinodilancio:  Cosa vorresti aver studiato in più o di più nel tuo percorso scolastico?

Nicolò Sabellico: Le lingue straniere… non saperle ( molto bene) rappresenta un grave ostacolo.

PB Per chiudere l’intervista, aggiungerei, che il Sabellico era energetico e ipercinetico (caratteristica utile in alcuni ambienti lavorativi dove la nobile indolenza ha bisogno di un’iniezione di plasma), seducente con uomini e donne, gentile con le secchione della contabilità e le vampire da show room. Aveva la freschezza della pietra grezza. E le potenzialità di un sofisticato gioiello. Materiale interessante per una azienda a cui interessa investire sulle risorse umane.

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E’ nata mappedinitaly.it per connettere chi lavora nel digitale

Come forse ricordate l’unico che ha risposto con un nome e un cognome alla nostra domanda:  “C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?” è stato Massimo Costa. Senza paura di essere politically uncorrect ha indicato Matteo Sarzana, che non a caso dirige la digital agency VML del gruppo Y&R Brands.

Avremo modo più avanti di chiedere a Matteo di spiegarci come ha fatto questa fulminea carriera e di darci qualche consiglio utile per chi è solo poco più giovane di lui, oggi parliamo però  di una sua  nuovissima iniziativa, nata a margine del lavoro in VML  (cioè di notte, come ci racconta senza esagerare!): www.mappedinitaly.it, un censimento delle realtà digitali in Italia.

Trampolinodilancio: Ieri abbiamo intervistato Matteo Achilli, che terminata la giornata di studio in Bocconi, si dedica durante la notte alla sua start up Egomnia. La tua storia ci sembra molto simile (e speriamo altrettanto di successo). Da cosa nasce la voglia e l’energia per creare http://www.mappedinitaly.it ?

Matteo Sarzana: Dopo aver ascoltato tante persone parlare di crisi a livello economico e di opportunità in campo digitale, abbiamo deciso con mio fratello Filippo Sarzana e Eros Verderio di provare a mettere in atto qualche cosa di pratico che permettesse di connettere le persone che lavorano in ambito digitale in Italia. È un progetto senza fini di lucro, indirizzato sia alle persone che alle aziende (dalle start up fino alle aziende affermate.)

Trampolinodilancio: Quale può essere l’utilità di questa mappa per un giovane talento?

Matteo Sarzana: Crediamo che possa essere di aiuto a chi in questo momento sta  cercando lavoro in ambito digitale o lanciando la sua startup.

Inoltre dal punto di vista delle aziende qualsiasi realtà può aggiungersi alla mappa segnalando la disponibilità ad investire o a condividere degli spazi di lavoro.

Ringraziamo Matteo per questa iniziativa utile e interessante e gli facciamo i complimenti per questo brillante esempio di personal branding: come abbiamo già avuto modo di sottolineare uno dei modi migliori di affermarsi come esperti in un settore è quello di diventarne un punto di riferimento, grazie anche ad attività  collaterali. Se in più possono anche essere utili a rilanciare il mercato del lavoro, in particolare per i giovani, non possiamo che esserne entusiasti portavoce.

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Diventare lo Zuckerberb italiano si può e vi spiego come.

Matteo Achilli - Panorama Economy - Italian Zu...

Matteo Achilli – Panorama Economy – Italian Zuckerberg (Photo credit: ma92mi)

PC Il bisogno di storie a lieto fine è tale che ora il vero problema di Matteo Achilli, che a vent’anni ha creato Egomnia -il social network  che fa incontrare domanda e offerta nel mondo del lavoro (vedi post del 20 Maggio) – è la sovraesposizione mediatica. E’ in copertina di  PanoramaEconomy ed è stato intervistato da Matrix e dal Tg1, solo per citare i principali. Ma Matteo non ha evidentemente dimenticato che, solo pochi mesi, fa le aziende che ora lo cercano non si degnavano neppure di rispondere alle sue mail e ha accettato volentieri di dare qualche consiglio ai nostri giovani lettori.Trampolinodilancio: Sei nato nel 1992: quali difficoltà incontra un ventenne in un paese governato e diretto da “vecchi” (la media dei manager italiani è di 59 anni) e quale consiglio puoi dare ai tuoi coetanei per superarle?

Matteo Achilli: La più grande difficoltà che si incontra è proprio nell’essere ascoltati. Quando hai diciannove anni nessuno riesce a prenderti sul serio e spesso le persone intorno a te rallentano la crescita della tua idea, quando non la fanno morire. Io fortunatamente ho resistito a chi non mi dava ascolto e ho continuato a lavorare insieme ai miei ragazzi, mossi dalla consapevolezza di avere tra le mani qualcosa di veramente importante. Se si crede nell’idea e si hanno le giuste capacità le soddisfazioni arriveranno. A quel punto vi ascolteranno in molti. La storia di Egomnia ne è l’esempio. 

Trampolinodilancio: Nel tuo iter di studi non c’è l’informatica, come ci si potrebbe aspettare, quali sono le motivazioni della tua scelta di frequentare la Bocconi?

Matteo Achilli: Sono un appassionato di informatica sin dalle scuole medie, quando iniziai ad imparare qualche linguaggio di programmazione. Con il carattere che ho mi sono però sempre riconosciuto maggiormente nella figura di “imprenditore” piuttosto che in quella di un “programmatore”. Ho deciso quindi di unire le mie due grandi passioni, aprendo una società in Internet.

Trampolinodilancio: In generale quale consiglio ti senti di dare a un giovane che sta per entrare nel mondo del lavoro?

Matteo Achilli: Di non lasciarsi impressionare dalle negative esperienze iniziali perché il sistema in cui viviamo sta cambiando in meglio. In questo periodo di transizione avverrà una vera e propria “rivoluzione dell’età”. Già ad oggi se chiedeste ai manager di grandi società quali saranno le figure professionali che ricercheranno maggiormente da qui a cinque anni non vi sapranno rispondere. Probabilmente nemmeno io lo so. L’unica verità che si comincia a percepire è che queste figure saremo noi giovani. Storie come la mia stanno aiutando a rivalutare l’immagine dei giovani e questo mi rende molto orgoglioso e fiducioso per il futuro.

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Italia – Estero 0 a 3. E poi la rivincita

Driver 76

Driver 76 (Photo credit: Wikipedia)

PB  Avete mai fatto caso al fatto che non vediamo più le cose che ci sono consuete? E che se invece modifichiamo il paesaggio intorno a noi diventiamo osservatori acuti e intelligenti?

La scorsa settimana ho interrotto il ritmo casa-macchina-traffico-parcheggio-ufficio e sono andata a Roma a vedere il tennis.

Nei quattro giorni in cui sono rimasta nella città eterna, mi sono imbattuta in diversi giovani lavoratori, alcuni dei quali mi hanno lasciato il buon umore, altri l’amaro in bocca.

Il driver della navetta che dal parcheggio remoto e low cost di Malpensa mi ha portata al terminal2, a prendere un volo altrettanto low cost, era nero come la notte, parlava correttamente l’italiano, ascoltava il corano alla radio e conosceva a menadito orari e terminal dei voli, smistando noi passeggeri con grande savoir fair. Un signore che andava a Berlino e aveva lasciato il biglietto in valigia, avrebbe forse perso il volo delle 8,50 se il colto conducente non avesse conosciuto il tabellone delle partenze a memoria. Arrivati a destinazione, mi ha dato la valigia e augurato buon viaggio.

Il responsabile di sala dell’Hotel dove alloggiavo era indiano, elegante come un maharaja, conosceva l’italiano, aveva modi squisiti e gentili e preparava il the per la colazione con la grazia che ti saresti aspettato in una colonia britannica.

Il dog sitter a Villa Borghese non so se conoscesse l’italiano, ma sicuramente ci sapeva fare con i cani: ne portava cinque contemporaneamente senza che si azzuffassero tra loro, con l’autorevolezza di un domatore di leoni.

Il ragazzo delle pulizie dell’area ospitalità degli Internazionali BNL d’Italia, parlava un romanesco piuttosto sguaiato, ha scroccato il primo giorno un caffè, il secondo due cappellini, il terzo ha provato con le tshirt, lasciando il suo secchiello per pulire i vetri e la relativa spazzola in mezzo al terrazzo e sprofondando la sottoscritta in un discreto imbarazzo. Dopo le sue pulizie piuttosto sommarie, passavamo a raccattare i mozziconi e le cartacce che aveva tralasciato.

Dunque, se devo sottolineare gli elementi professionali vincenti in cui mi sono imbattuta e che vi prego di tenere a mente mentre iniziate la vostra carriera, direi:

–          la buona conoscenza di almeno una lingua straniera (e quelli in cui mi sono imbattuta non la hanno certo appresa al college)

–          la competenza e la preparazione che non si fermi al minimo sindacale ma che dia un po’ di valore aggiunto (il driver del parcheggio deve saper guidare, ma se conosce anche l’orario dei voli e da dove partono il servizio diventa ottimo)

–          la gentilezza e la grazia per sapersi comportare adeguatamente in ogni situazione (evitando la volgarità del troppo e la freddezza del poco)

Peccato che nei miei quattro giorni romani gli stranieri abbiano battuto gli italiani 3 a 0.

Poi però le ragazze del tennis, domenica, hanno riportato parte dell’onore in patria. Roberta Vinci e Sara Errani hanno vinto il Torneo nel doppio femminile. Sono state belle (più del Maharaja) brave (più del Driver) e piene di grazia (più del dog sitter domatore).

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Incomprensioni con il capo? Forse e’ a causa del generation mix

Le diverse generazioni hanno modi differenti di concepire la leadership, per questo spesso si verificano degli scollamenti tra le attese dei dipendenti e quelle dei loro capi. È quanto ha confermato la ricerca Giovani e Lavoro:dall’inserimento alla gestione del Generation Mix realizzata dalla Fondazione Istud.

Lo studio ha posto le stesse domande alle tre generazioni nelle quali si divide l’attuale forza lavoro:

– “baby boomers” (nati dal 1946 al 1964)

– “generazione X” (nati dal 1965 al 1980)

– “generazione Y” (nati dopo il 1980)

Ne è emerso che i “Baby Boomers” pensano che un capo debba essere caratterizzato da competenza, esperienza, capacità di guida ed equità. Dato che il loro capo è generalmente anche lui un Baby Boomer sono quelli che riscontrano un minore scollamento tra aspettative e realtà.

I membri della “Generazione X” si aspettano invece che il loro capo sappia coinvolgerli attivamente, chiedono capacità di delega e di ascolto. Sono quindi più insofferenti agli atteggiamenti di accentramento e di non accettazione del confronto da parte dei propri responsabili.

Infine gli appartenenti alla “Generazione Y” – cresciuti sotto la supervisione di genitori “elicottero” sempre pronti a pattugliare e difendere i loro piccoli – si aspettano che i loro capi li proteggano dalle incursioni di altri attori organizzativi e che rappresentino un punto di riferimento sicuro.

Inoltre, vorrebbero che la leadership fosse “colorata e stimolante”, in modo da ritrovare, anche sul lavoro, la molteplicità di stimoli coinvolgenti ai quali sono abituati nella vita.

Queste differenze nei confronti della leadership non sono che un effetto dei diversi valori che animano le tre generazioni. In America si dice che i baby boomers sono cresciuti nell’ottica delle classiche famiglie “my three children” mentre le generazioni successive sono state allevate in famiglie stile “my two dads”.

Abbiamo chiesto a Luca Quaratino – co-autore della ricerca e Professional Training & Coaching Consultant – cosa può consigliare ai giovani talenti che entrano in un’organizzazione dove si confrontano con dei capi Baby Boomers (una ricerca ha recentemente provato che il management italiano è il più vecchio d’Europa) o appartenenti alla Generazione X.

Luca Quaratino: In primo luogo, essere consapevoli che le differenze nello stile di leadership sono spesso figlie dell’appartenenza generazionale e che quindi i comportamenti del proprio capo generalmente non vanno condotti a una sua cattiva disposizione nei nostri confronti (un pregiudizio personale), ma al differente modo di intendere il ruolo.

In secondo luogo, imparare a comunicare con efficacia la proprie aspettative (in quanto appartenenti a una differente generazione) nei confronti del proprio capo, chiarendo il tipo di supporto e di approccio di cui si necessita. Fare questo con efficacia diventa un modo per aiutare il proprio stesso capo a crescere e migliorare.

Infine, non dimenticarsi di queste differenze quando si diventerà responsabili di altre persone, che potrebbero fare parte di gruppi generazionali diversi. Per un giovane Y può essere davvero una sfida interessante gestire un gruppo di lavoro in cui siano operativi Baby Boomers o appartenenti alla Generazione X: sarà in grado di garantire quella poliedricità di stile di leadership che tanto sentiva necessaria quando era nelle vesti di neoassunto?

La ricerca completa è scaricabile dal sito http://www.istud.it

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Egomnia: il social network che trova lavoro ai giovani talenti

Egomnia è stata definita la più interessante start up italiana. Sicuramente si sta dimostrando la più utile per i giovani in cerca di lavoro. Si basa infatti su un algoritmo che classifica secondo un criterio universale i curricula degli utenti in modo da facilitare la selezione da parte delle aziende. Un social network che  –  a due mesi dal lancio – mette in contatto quasi 50 mila iscritti (laureandi e laureati) con 200 società.

Per entrare nella community è sufficiente compilare i campi relativi a titoli accademici, certificazioni, esperienze lavorative e di studio all’estero, tirocini/stage e informazioni nell’area delle soft skills. L’algoritmo dà maggior peso alle esperienze fatte all’estero, in linea con quelle che sono le esigenze di chi assume (come abbiamo già avuto modo di sottolineare più volte) e posiziona il candidato all’interno di vari ranking che semplificano la selezione da parte delle aziende iscritte..

È facile capire perché abbiamo ritenuto che Egomnia fosse un argomento interessante per  i nostri lettori, ma ciò che lo rende ancora più speciale è l’esser stata creato da un giovane di 20 anni, Matteo Achilli, ormai etichettato come lo Zuckerberg italiano.

Matteo ha gentilmente accettato di farsi intervistare nei prossimi giorni da trampolinodilancio, in modo da condividere con altri giovani talenti le sue esperienze e i suoi utili suggerimenti. Ne anticipiamo uno: quando non riceveva risposta a nessuna delle email che inviava alle aziende Matteo ha continuato a credere nel suo progetto ed è riuscito a svilupparlo facendo leva sugli studenti. Ora sono giornalisti e aziende che lo cercano.

Il consiglio di Matteo Achilli è quindi ” quello di non arrendersi mai e di credere in quello che si sta facendo. Le soddisfazioni arriveranno e, anche se il progetto dovesse fallire, avrete delle esperienze che vi faranno crescere come persona.”

http://www.corriereuniv.it/cms/2012/05/matteo-lo-zuckerberg-di-casa-nostra

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INTERVISTA A SIMONA BARONI, GROUP PR AND COMMUNICATION DIRECTOR IN DOLCE&GABBANA

PB  Simona Baroni è il classico caso di investimento professionale sul proprio talento.

Fin dal primo vagito credo si sia occupata di Pubbliche Relazioni. Cioè le sue feste di compleanno sono sempre state le più affollate, conosceva prima degli altri qual era il locale che aveva appena aperto a Milano e nel quale valesse la pena fare una comparsata, era in grado di fare un aperitivo, una cena di laurea e un pigiama party nella stessa serata.

Ha tenuto con costanza eroica le relazioni tra gli amici di scuola, quelli di danza, quelli del teatro cosicché tutti noi, analfabeti relazionali, godiamo del beneficio di non esserci mai persi di vista grazie a lei.

Non ho mai veramente capito se ci riesce perché è simpatica o perché non ha sonno. Io potrei uscire nel cuore della notte senza preavviso solo se un meteorite colpisse il mio isolato. Lei può fare la doccia e cambiarsi dopo avere cenato con i bambini e fatto il cambio armadi per andare a ballare ai Magazzini il venerdì sera.

Si ricorda il nome dei compagni di classe delle elementari, conosce i gusti di mezza stampa mondiale, riconosce dei ristoranti lo chef e il buttafuori, dei giornali il direttore e chi corregge le bozze.

Incompatibile con l’isolamento, non frequenta location con cui non si possa arrivare con i tacchi, ma sarebbe in grado di far diventare amici un tronista e Erri De Luca. Perché sorride come una velina, ma legge come una prof dell’800. By the way, non si lamenta mai, neanche per il mal di denti.

Ora è Group PR and Communication Director di Dolce & Gabbana e le abbiamo chiesto quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in una importante Maison di moda come quella in cui lavora:

Simona Baroni:  “La caratteristica imprescindibile è la passione per la moda. Poi curiosità, disponibilità e flessibilità. Ovviamente conoscenza della storia della moda e del panorama internazionale. Inglese parlato e scritto a livello più che buono.”

Trampolinodilancio: “C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?”

Simona Baroni: “Fortunatamente ci sono più persone che si sono rivelate speciali e di grande professionalità. In particolare alcune di loro hanno fatto un bellissimo percorso arrivando ad occupare posizioni importanti con esordi da stagisti o da assistenti.“

Trampolinodilancio: “In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?”

Simona Baroni: “Io mi occupo di comunicazione e nel nostro settore le prospettive di sviluppo ci sono in tutti gli ambiti: ma la crescita non avviene in modo automatico.”

Trampolinodilancio: “Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?”

Simona Baroni: “Di avere una forte cultura di base poiché anche se la percezione del mondo della moda è a volte un po’ “leggera”, in realtà il livello di conoscenza e competenza gioca un ruolo fondamentale. Essere appassionati, curiosi e informati.”

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Meglio informati o innamorati? Chiedilo a Vasco Rossi

Vasco Rossi - 01

Vasco Rossi – 01 (Photo credit: pomeso)

PB  Nella intervista a Simona Baroni che pubblicheremo prossimamente, uno spunto molto interessante sarà a mio parere quello relativo al concetto di Informazione.

Poiché se è ben chiaro che una solida base culturale è indispensabile per districarsi nel mondo dei segni e della comunicazione, non dobbiamo dimenticare che l’informazione è quella che ci fa surfare sulla cresta dell’onda e respirare l’air du temp.

Mentre lo scienziato pazzo e geniale, il grande scrittore misantropo, il chirurgo visionario, possono godere di un quasi opportuno e fascinoso isolamento, chi si occupa di comunicazione non può non sapere che cosa è successo oggi, quale mostra aprirà domani, quali sono i film appena usciti, con chi è fidanzata questa settimana Belen, cosa succede al festival di Cannes, chi ha vinto lo scudetto o quali celebrazioni si prevedono per il 20° anniversario della morte di Falcone e Borsellino.

Senza pregiudizi e senza troppo snobismo, si dà un’occhiata al blog di tendenza  e a Vanity Fair, al Corriere della Sera e ai risultati degli Internazionali di Roma.

Quindi anche se è più chic andare dal parrucchiere con Anna Karenina nella borsa, partite leggere e sfogliate i magazines di gossip mentre vi fanno la piastra. Andandoci, anziché guardare le punte dei vostri piedi, sbirciate i manifesti dei concerti, quelli della pubblicità, le vetrine dei negozi.

Chiaro che se invece di un posto di lavoro all’Ufficio Stampa o in Agenzia, state cercando un fidanzato, Anna Karenina a manetta e sguardo assorto. Vasco Rossi non avrebbe scritto Alba Chiara per una informatissima PR con i tacchi a spillo.

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