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Boomers contro Millennials: non ci sto

PB ieri mi chiama Paola (amica del cuore e co blogger) e mi fredda: i nostri consigli sono inutili, fuor tempo, una sequenza di bugie. Vale la pena tenere in vita TRAMPOLINO?

Aveva appena letto su Io donna l’articolo scritto da Ilaria Bellantoni sul libro di Beniamino Pagliaro Boomers contro Millennials.

I ragazzi di 30 anni, incappati nella crisi del 2007, vittime di contratti precari, azzoppati dalla pandemia, troppo poveri per accendere un mutuo, troppo colti e troppo poco occupati, sono vittime delle bugie impartite loro dai genitori o mentori ultraottimisti che li hanno spinti a studiare, impegnarsi, laurearsi, imparare le lingue, fare un’esperienza all’estero, come se tutta questa fatica fosse premessa e garanzia di una vita professionale felice.

Vita felice che poi non è arrivata. Sostituita da contratti miserabili, lavori sottopagati, affitti stellari, aspettative deluse.

Certo, il vento in poppa del dopoguerra, il boom degli anni ’60, la leggerezza degli anni ‘80 codesti disgraziati non li hanno goduti. Ma possiamo condannare il maestro che ti fa prendere la patente solo perché forse non potrai permetterti un’automobile?

Vero che sono condannati ai sandwich con l’avocado e all’apericena. Ma i boomers sono stati vittime di gamberetti in salsa rosa e scorpacciate di rucola. Tutti i panini al bar sapevano di piastra ed era vietato consumare la schiscetta in ufficio.

Vero che i ragazzi condividono appartamenti con gli amici perché non possono permettersi 50 metri quadri in affitto a Milano. Ma i loro genitori sono passati dalla convivenza con la mamma a quella con il coniuge, quasi sempre senza passare dal godimento free style di un frigo compartecipato con coetanei inquieti e vibranti come loro.

I neo adulti sono più poveri dei loro genitori (l’ascensore sociale si è fermato) ma godono della loro seconda casa e la prima un giorno la erediteranno.

Mi rileggo alcuni dei consigli che questo blog ha impartito nel corso degli anni a oltre 400.000 visitatori. Sarò cocciuta ma molti li ritengo ancora validi.

Sarebbero più felici e occupati questi trentenni se non avessero studiato? Se non sapessero l’inglese? Se non sapessero scrivere un meeting report o se non sapessero affrontare un colloquio di lavoro? Se non sapessero impostare una e mail professionale o postassero sul loro account IG l’ultima sbornia taggando il direttore del personale?

O natura, o natura, / perché non rendi poi / quel che prometti allor? perché di tanto / inganni i figli tuoi?» scriveva Giacomo Leopardi a trent’anni. Al tempo si trattava di Natura contro Millennials. Ma sempre di illusioni perdute si trattava.

In ogni modo avranno la loro chance i Gen Z, nutriti a Pangasio (aimè, roba da rimpianger la polpa di granchio) alla mensa delle elementari, eruditi a distanza durante la pandemia, con fratelli maggiori tanto scornati da avere depresso anche i genitori boomers (Pagliaro, perché hai fatto questo a Paola?)

Trampolino è qui anche per loro. Con consigli che vanno al di là delle generazioni. La patente serve anche se usi il car sharing e non hai l’auto aziendale.

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Cosa fare dopo un colloquio (e cosa non fare)

Courtesy by Levi Meir Clancy

PC La percezione del tempo, ce lo dice anche la teoria della relatività, non è la stessa per tutti. Sicuramente non è la medesima tra chi attende una risposta dopo aver fatto un colloquio e chi la risposta la deve dare. Chi ha sostenuto il colloquio, anche inconsciamente, ritiene che decidere se assumerlo o meno dovrebbe essere per il suo capo una priorità: in fondo ha avviato lui o lei una ricerca di personale, e ha magari anche detto durante il colloquio che avrà bisogno che la persona scelta si riesca a liberare con la massima sollecitudine degli impegni con l’attuale datore del lavoro. Questo fatto non è minimamente una garanzia che lui o lei prenda con la stessa velocità che richiede una decisione. Perché la realtà è che l’assunzione di una persona non è praticamente mai la prima priorità del selezionatore (budget che cambiano, materie prime alle stelle, clienti esigenti sono inevitabilmente solo alcuni degli aspetti più impellenti con i quali deve convivere).Per questo, quando sono passati tre giorni dal colloquio, per chi lo ha sostenuto si è trattato un’eterna attesa di un telefono che non suona, che fa impallidire il ricordo dei bisticci tra innamorati, mentre per il possibile datore di lavoro, sono trascorse poche ore nelle quali non si è riusciti neppure a parlarne con il proprio capo che dovrà dare l’ok definitivo.

Cosa fare per attenuare l’ansia e aumentare le probabilità di essere presi, e soprattutto cosa non fare? Nella selezione di uno stagista che ho appena concluso ho ritrovato due comportamenti che esemplificano un atteggiamento positivo e costruttivo, e uno che pone dei dubbi sull’atteggiamento futuro del candidato.

Comportamento utile e positivo: la candidata, che poi ho preso, mi ha inviato una mail nella quale ribadiva il suo desiderio a lavorare nella nostra società e a svolgere il tipo di lavoro che le avevo descritto. Una lettera nella quale dava prova di aver capito perfettamente cosa avrebbe dovuto fare e come si sarebbe rivelata utile, di aver compreso i valori aziendali, e di avere una sincera e concreta intenzione a fare del suo meglio con quello che potevamo offrirle. Dopo questa lettera ben scritta, una silente e discreta attesa.

Comportamento assillante e poco qualitativo: un altro candidato si è limitato a scrivere per sapere se era già stata presa una decisione, e a farlo qualche volta più del necessario, sia con me che con il tutor del master, dimostrando così implicitamente di avere difficoltà a gestire lo stress, un elemento che non risulta mai vincente nel mondo del marketing e della comunicazione.

Nei miei cambi di lavoro ho imparato che purtroppo quella che per chi sta cambiando è una priorità impellente (avere delle certezze, fare previsioni sul futuro, anche solo pensare a quale percorso sarà più comodo per andare nel nuovo posto di lavoro) non corrisponde mai alla concezione di quanto tempo sta passando da parte del selezionatore. Rassegnatevi quindi, non diventate stalker, cercate se possibile dei modi utili e intelligenti per ricordare al vostro futuro capo che esistete e che potreste diventare una risorsa utile (se solo vi chiamasse per dirvi – finalmente – che il lavoro è vostro!)

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QUANDO E’ MEGLIO FARE UNA TELEFONATA CHE SCRIVERE UNA MAIL

PC Ci sono alcune situazioni nelle quali è decisamente meglio fare una telefonata che inviare una mail, ma nella pratica vedo che molti giovani evitano spesso il telefono e preferiscono scrivere. Probabilmente si tratta di una caratteristica generazionale: chiunque abbia a che fare con un adolescente sa che, anche se ha lo smartphone in mano tutto il giorno, se lo chiamate non  vi risponderà  e non lo userà mai spontaneamente per telefonare a qualcuno.

Il linguaggio scritto consente in effetti una maggiore distanza e permette di dire cose poco gradevoli senza dover gestire in diretta le reazioni della persona alla quale si scrive. È il motivo per cui così tanti giovani lamentano di essere stati lasciati dal loro fidanzato o fidanzata con un messaggio, invece che con una telefonata, o meglio ancora un incontro. Ma se nei rapporti d’amore è poco probabile che si rincontri la persona con la quale sia è stati così tranchant, nell’ambito lavorativo è sempre meglio tener presente che le probabilità di ritrovare quella persona sul proprio cammino sono molte.

Ecco due recenti situazioni in cui sarebbe stato decisamente meglio telefonare che scrivere:

  1. Annullamento di un colloquio

Se avete inviato una candidatura spontanea e ottenuto un colloquio alle 9 di mattina, perché poi dovete andare in ufficio, non ha senso inviare una mail alle 8.50, fingendo che sia stata scritta la sera prima, per dire che non potete recarvi all’appuntamento a causa di un’emergenza di lavoro.

La persona che dovete incontrare, che si è organizzata per incastrare il vostro colloquio in un’agenda già molto piena, sarà sicuramente disturbata dal vostro annullamento, ma di sicuro preferirebbe una breve e sincera telefonata di scuse, nella quale potrete approfittare per fissare un nuovo appuntamento, che una fredda mail che arriva a ridosso dell’appuntamento, e che potrebbe anche non venire letta (ricordatevi  che un manager riceve centinaia di mail ogni giorno).

Se poi nella mail scrivete di voi usando il plurale maiestatis e avete 23 anni è probabile che la vostra richiesta di fissare un altro appuntamento non verrà esaudita. Poco male, direte, visto che è evidente che avete deciso che il colloquio non vi interessa più, ma ricordatevi che nel piccolo mondo del marketing e della comunicazione è molto probabile che incontrerete nuovamente quella persona. Sperate che, come me, abbia poca memoria per i nomi…

  1. Dimissioni

Se decidete durante il periodo di prova di dare le dimissioni e siete a ridosso di un grande evento per il quale anche il vostro contributo è fondamentale, abbiate il coraggio di chiamare il vostro capo e dirglielo di persona, non scrivetegli (è davvero successo) una mail alle undici di sera. Come Patrizia ha già avuto modo di sottolineare il comportamento nell’ultima settimana di lavoro è quasi più importante di quello durante la prima settimana in un nuovo posto (Come fare carriera sulle ali della propria reputazione).

Riassumendo telefonate invece che scrivere quando:

  • dovete informare qualcuno con urgenza: ricordatevi che non avete alcuna garanzia che la mail venga letta subito;
  • preferite non lasciare traccia scritta di quanto dovete dire: una mail – come un diamante – è per sempre e può essere mostrata agli altri,  e questo avviene spesso quando risulta particolarmente sgradevole, che è esattamente quanto mi è successo con le due mail delle quali ho raccontato.
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Coraggio! Si ricomincia!

PC Devo confessare che, con scarso spirito aziendale, ho visto solo pochi giorni fa il film di Natale di Sky: Cenerentola. Un ritardo dovuto al fatto che divido la casa e la tv con adulti appartenenti al sesso maschile, ma soprattutto alla tendenza, fin da molto piccola, ad apprezzare maggiormente le avventure di intrepidi pirati e coraggiosi moschettieri, rispetto alla resilienza di una sfortunata orfana.aede862454d940898ab5aceeb5cae56a29d96c78-750x417

Malgrado queste premesse il film mi è piaciuto, e non solo perché la magia di Disney riesce sempre a rinnovare l’incanto della favola.

Mi ha colpito soprattutto la frase “Abbi coraggio e sii gentile”, che rappresenta in questa versione cinematografica il mantra della vituperata protagonista. Ho pensato che forse anche sul lavoro può fornirci alcuni suggerimenti su come comportarci per piacere a noi stessi, innanzitutto, ma anche per essere apprezzati dagli altri e risultare più efficaci nella propria carriera.

Cominciamo dal coraggio:

  • è utile perché vi permette di far conoscere le vostre opinioni e distinguervi (attenti a non esagerare e risultare sfrontati);
  • è importante quando dovete ammettere che le vostre opinioni possono essere sbagliate (a questo punto per compensare vi aiuterà molto avere un buon livello di autostima ) o quando dovete riconoscere che una buona idea non è venuta direttamente a voi;
  • è fondamentale quando vi trovate in un contesto dove tutti si schierano contro una persona e voi non siete d’accordo. A volte proprio quella persona fa rapidamente carriera e si ricorda di chi l’ha difesa (vabbé, questo forse succede più spesso nelle fiabe che nella realtà, ma non si sa mai);
  • è necessario per superare situazioni poco piacevoli in ambito lavorativo, quelle che prima o poi capitano a tutti;
  • a volte è indispensabile anche solo per ricominciare un nuovo “anno” lavorativo dopo le vacanze estive senza deprimersi troppo!

Arriviamo alla gentilezza:

  • di solito chi viene trattato gentilmente risponde allo stesso modo – anche se il mondo è pieno di sorellastre e matrigne, lo so – o per lo meno lo fa in vostra presenza! Renderà la giornata lavorativa più piacevole;
  • chi comunica con gentilezza viene capito più facilmente. Soprattutto se siete in una posizione nella quale gestite delle persone, avrete già verificato che quello che chiedete e spiegate con gentilezza viene generalmente eseguito prima e meglio;
  • essere gentile infine vi aiuta a star bene con voi stessi mentre la rabbia e l’aggressività consumano moltissime energie che potrete usare per qualcosa di più divertente!

Coraggio! Buon rientro!

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Sei un Millennial? Alcuni suggerimenti su come affrontare con successo il mondo del lavoro.

PC Sei un Millennial? Se hai tra i 18 e 35 anni di età la risposta è sì, ed è probabile che il lavoro sia in questa fase una priorità importante nella tua vita. Ecco alcuni suggerimenti su come ottenere il successo nella sfera lavorativa, raccolti tra vari studiosi che hanno approfondito l’argomento.milennial-2

  1. Creati una reputazione, perché il titolo di studio non basta più. Per farlo ecco alcuni must:
    • Mantieniti costantemente aggiornato sui temi vicini al tuo lavoro (questo è particolarmente vero per chi non ha in quel momento un’occupazione e rischia che le sue competenze diventino velocemente obsolete)
    • Usa i social media, in particolare Linkedin, per costruirti una reputazione, ad esempio condividendo riflessioni e scoperte sul tema del quale ti occupi (o vorresti occuparti)
    • se lavori non aver paura a chiedere e assumerti maggiori responsabilità sul posto di lavoro, ti farai la fama di un persona proattiva e potrai mettere in luce aspetti del tuo carattere e della tua preparazione che sarebbero rimasti nascosti
  2. Pensa che vivi in un ambiente liquido, all’insegna del cambiamento, dove nessun lavoro è “per sempre”. La ricerca di un nuovo lavoro dev’essere continua, la capacità di resilienza massima e la disponibilità a percorrere nuove strade sempre presente.
  3. Non rimanere senza fare niente: piuttosto che restare a casa pensa se c’è la possibilità di realizzare un’attività imprenditoriale, se ci può essere un lavoro non retribuito ma vicino alle tue aspirazioni (per lo meno contribuirà a costruire la tua reputazione). Fai del volontariato: in particolare se scelto in un ambito affine al lavoro dei tuoi sogni  questo aiuterà chi ti deve selezionare a capire che sei una persona energica e volenterosa, e ti permetterà di ottenere degli insight utili su quel settore.Millennials-infographic
  4. Non crearti l’alibi dello studio: non puoi inanellare tre o quattro diversi diplomi di master per tenerti occupato, anche se hai la fortuna di una famiglia che se lo può permettere
  5. Ricordati che è probabile che chi ti assume sia un baby boomer ex figlio dei fiori ma oggi molto attento alla forma: valuterà, sia in sede di colloquio che nei primi mesi di lavoro, come ti vesti, come ti esprimi, come e dove scrivi (meglio decisamente una mail a un messaggio su facebook)
  6. Considera il network un’altra priorità quotidiana. Mantieni i contatti senza risultare stalker, per esempio aiutando gli altri a trovare un impiego, dato che prima o poi verrà il tuo turno di essere aiutato da chi ti sarà grato per quello che hai fatto per lui (sono convinta che se fai del bene nel lavoro questo ti ritorna sempre).
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CHECK LIST PRIMA DI UN COLLOQUIO

PC Abbiamo sottolineato l’importanza del body language durante un colloquio, oggi parliamo invece di quello che dovrete dire. Prima di presentarvi a un colloquio controllate di aver fatto tutto quanto in vostro potere per arrivare preparati e usare di volta in volta le migliori argomentazioni.

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  1. Sapete tutto sull’azienda?

Su internet potete trovare dati sulle dimensioni, l’andamento della marca e del settore, la mission, i valori, il management.  Per le aziende più grandi è addirittura possibile trovare le recensioni di chi ci ha lavorato, stile tripadvisor!

  1. Sapete che ruolo ricopre chi vi intervisterà?

È molto diverso confrontarsi con chi sarà il vostro capo diretto, e quindi vorrà plausibilmente indagare soprattutto le vostre capacità specifiche di ricoprire il ruolo e capire se c’è sintonia tra di voi, o invece parlerete con il responsabile del personale, più orientato a discutere aspetti tecnici del contratto o a verificare la vostra aderenza agli standard generali della società.

  1. Sapete che ruolo dovrete ricoprire se assunti?

Sembra una domanda ovvia, ma spesso le ricerche di personale sono scritte in modo generico e confuso. Prima di sottolineare le vostre capacità non abbiate paura di fare una domanda per capire meglio di cosa vi dovrete effettivamente occupare.

  1. Sapete quali sono i vostri punti di forza e di debolezza?

Preparatevi a rispondere alle classiche domande su quali sono le vostre qualità e quali i vostri difetti, adattandole all’azienda e al ruolo per il quale state per sostenere il colloquio. Inutile elencare ad esempio (come ho fatto al mio primo colloquio) la tolleranza tra le vostre doti in un’azienda dove fare carriera consiste nel fare le scarpe a un collega, più opportuno parlare di capacità di mediazione se vi proponete come account in un’agenzia di pubblicità.

  1. Sapete perché, come persona, sareste perfetti per quel ruolo o quella organizzazione?

Senza diventare eccessivamente camaleontici, o vendervi per quello che non siete, vale la pena di volta in volta scegliere quale aspetto della vostra personalità mettere in risalto in quello specifico colloquio. Quali hobby vale la pena citare? Quali passioni?

  1. Avete preparato qualche aneddoto che sottolinei le capacità richieste dal ruolo?

È probabile che vi venga chiesto di dimostrare con un fatto veramente accaduto le vostre capacità: preparatevi qualche aneddoto vero, e se possibile non troppo agiografico. Per esempio ricordo di aver raccontato per dimostrare  la mia proattività in un colloquio per diventare l’account che avrebbe seguito Perlana, di quando con ago e filo su un set pubblicitario del principale concorrente Soflan avevo stretto un maglioncino troppo largo per la bimba che doveva sostituire quella scelta.

  1. Avete preparato la domanda a piacere?

Tutti gli intervistatori finiscono con il chiedervi se avete una domanda da fare. Come abbiamo già spiegato niente è peggio che dire di no.

Preparatevi una serie di domande e scegliete quella più logica, sulla base di quanto è stato detto fino a quel punto nel colloquio, ecco alcuni esempi:

  • Su che basi verrà valutato il mio impegno in azienda?
  • Quali caratteristiche dovrebbe avere il candidato ideale?
  • Qual è la più grande sfida che la vostra azienda dovrà affrontare nei prossimi mesi?
  • O meglio ancora: siete preoccupati per … (citate uno dei possibili problemi nei quali il settore o il prodotto potrà incorrere nel futuro)
  • come rientra nei piani a lungo termine dell’azienda questa posizione?
  1. Sapete quanto ci metterete ad arrivare (in anticipo) al colloquio?

Last but not least: controllate il percorso e prevedete l’imprevedibile (il camion che si incendia in autostrada, il treno che deraglia, la visita di Ban Ki-moon che paralizza la città. Sono tutti accadimenti reali che mi sono successi negli ultimi tre mesi, per fortuna non stavo andando a un colloquio!)

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DOPO I 50 ANNI C’È ANCORA SPAZIO PER DARE UN TAGLIO

PC L’agosto a Comabbio – il paesino tra due laghi dove vivo da quando è nato mio figlio – riserva piacevoli sorprese: una di queste è la bella mostra dedicata a Lucio Fontana, l’artista che qui ha passato gli ultimi anni ed è morto nel 1968.fontana

La mostra raccoglie una serie di litografie donate dalla moglie Teresita al Comune di Comabbio e gli scatti fotografici di Gian Barbieri che ritraggono Lucio Fontana negli anni 1967/68 quando si trasferì definitivamente da Milano a Comabbio.

Ascoltando un documentario dedicato dalla Rai all’artista, che il curatore della mostra Massimo Cassani, ha abilmente recuperato e rimontato, ho avuto una seconda sorpresa: Fontana ha cominciato a fare i “tagli”, la tecnica che più di tutte lo ha reso celebre in tutto il mondo, a 59 anni, quando era già un artista molto apprezzato.

L’ho sentito come un bell’invito a continuare a sperimentare nuove strade per me e tutti i miei coetanei che dopo i 50 anni si ritrovano spesso a ripetere nel lavoro routine acquisite da tempo o che si accontentano di situazioni comode che però non li soddisfano pienamente.

Per chi fosse interessato, ecco tutti i dettagli sulla mostra.

Lucio Fontana ha vissuto e lavorato a Comabbio nella casa ancora esistente ed a Comabbio si spense nel 1968. Per rendere omaggio all’illustre artista e per creare un punto di riferimento anche a Comabbio, l’Amministrazione ha deciso di intitolare la sala mostre e convegni  nel nuovo edificio di proprietà del Comune, sorto al posto della vecchia cooperativa, a Lucio Fontana.

In occasione dell’inaugurazione dell’edificio è stata allestita una mostra fotografica e documentaria dedicata all’artista con l’avvallo della Fondazione Lucio Fontana di Milano, il patrocinio della Regione Lombardia e del Padiglione Italia di Expo Milano 2015. Oltre a interessanti documenti riguardanti l’attività dell’artista, a testimonianza delle numerose esposizioni allestite nei più importanti musei e gallerie d’arte del mondo, sono esposti scatti fotografici di Gian Barbieri che ritraggono Lucio Fontana negli anni 1967/68 quando si trasferì da Milano a Comabbio e una serie di litografie donate dalla moglie Teresita Rasini al Comune di Comabbio.

Orario apertura mostra: sabato e domenica 10.00-12.00 e 17.00-19.00

Per informazioni telefonare al numero 0331968572 oppure mandare una mail al seguente indirizzo:

demografici@comune.comabbio.va.it

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Due generazioni che si devono ascoltare

PC Giovedì sono iniziate le lezioni del corso di Brand Lab che tengo insieme a Marco Lombardi in Iulm. Marco ha fatto una coinvolgente premessa nella quale ha tra l’altro raccontato che suo figlio si è appena laureato proprio nell’aula dove facevamo lezione e ha aggiunto che comprende molto bene le aspirazioni e difficoltà che condividono tutti quelli che come i nostri studenti si stanno per affacciare al mondo del lavoro.quick-to-listen1

Quando è stato il mio turno ho ammesso che invece per me la frequentazione dei Millennials – chi ha tra i 20 e in 30 anni – è  meno quotidiana (ho in casa un adolescente Nativo Digitale) e proprio per questo sono felice dell’opportunità che l’insegnamento in università mi offre di ascoltarli e capirli meglio.

Come Beppe Severgnini infatti credo che mescolare generazioni e talenti funzioni:  nell’aeroporto dove si svolge in suo primo spettacolo teatrale, che debutterà a Genova il 20, un professionista 50enne (Severgnini) rimane bloccato insieme a una giovane 28enne (Marta Isabella Rizi) per una notte, alla fine della quale lei avrà aiutato lui almeno quanto lui ha aiutato lei.

Il primo spettacolo teatrale di Severgnini

Il primo spettacolo teatrale di Severgnini

Condivido con Severgnini la convinzione che ascoltando i giovani si possa imparare moltissimo, superare tanti pregiudizi e acquisire una prospettiva diversa.

Tra l’altro nel mondo lavorativo la generazione che io e Patrizia  (la mia migliore amica e co-blogger) condividiamo con Severgnini (quella dei baby boomers, che inizia proprio con i nati nel 1964) entra sempre più spesso in contatto con quella dei Millennials, ed è per questo necessario e utile che entrambe si conoscano per poter collaborare e ottenere un reciproco vantaggio. Ecco alcuni consigli.

Alcune cose da sapere se siete un Millennial e avete un capo Baby Boomer:

  • ricordatevi che sotto una maschera da cinico nasconde un idealista che ama il suo lavoro e crede che sia importante lavorare per un’azienda con la quale si condividono dei valori. Fategli vedere che ci tenete anche voi e avrete subito il suo apprezzamento2013_cio_MillenBoomers_01 (1)
  • rispettate una certa gerarchia, ricordatevi che lui o lei si è formato in un ambiente dove si poteva parlare all’amministratore delegato solo dopo essere stato promosso quadro, e anche allora solo in risposta a una precisa domanda. Io stessa ho parlato per la prima volta con Lombardi quando ho dato le dimissioni, dopo tre anni che lavoravo in Young & Rubicam (fortunatamente a quel punto ho ottenuto la sua piena attenzione ed è nato un rapporto di reciproca stima professionale che dura da più di 25 anni!)
  • cercate di imparare da lui il più possibile: anche se a volte vi potrà sembrare un po’ presuntuoso e troppo sicuro di sé sono trent’anni che fa quel lavoro e qualcosa avrà ben imparato!

Alcune cose che dovete sapere siete un Baby Boomer e avete un collaboratore Millennials:

  • non aspettatevi che venga con giaccia e cravatta, o tailleur e camicetta. Il suo sogno è estendere il Casual Friday a tutta la settimana e se la cultura aziendale prevede un look più formale dovrete dirglielo esplicitamente.
  • Se potete assecondate il suo desiderio di lavorare con maggiore flessibilità e da casa (ma siate etici ed evitate trappole come quelle di Richard Branson di cui ha parlato Patrizia in un recente post)2013_cio_MillenBoomers_10
  • Ascoltate quello che suggerisce non solo perché l’essere ascoltato è un tassello fondamentale della sua motivazione, ma soprattutto perché – anche se usa un linguaggio poco tecnico e ortodosso- sicuramente avrà una prospettiva fresca e originale sul vostro settore e modo di lavorare.
  • Date feedback continui e veloci. Non dimenticatevi che è una generazione impaziente abituata ad essere in contatto con tutti, sempre, subito.

Mi piacerebbe completare questo elenco. Quindi gli amici coetanei che vogliono aggiungere qualcosa sono i benvenuti, come anche i Millennials che vogliono condividere cosa hanno imparato dalle prime esperienze di lavoro con boss Baby Boomer.

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Siete giovani, determinati e avete attitudine per il digitale? C’è chi cerca proprio voi.

PC Roberto Fuso Nerini, amico e collega di lunga data, mi ha chiamato oggi per chiedermi di aiutarlo a trovare dei giovani esperti in media digitali per la società per la quale lavora: The Vortex, nata per aiutare l’impresa italiana a colmare i gap di conoscenza dei media digitali attraverso la formazione al digitale e mantenere il livello di aggiornamento necessario in un contesto in continua evoluzione.ricerca lavoro

Al momento ci sono due ricerche aperte. La prima è per giovani professionisti del marketing e della comunicazione digitale che vogliano intraprendere una dinamica esperienza lavorativa e che devono avere non più di 28 anni, una buona padronanza della lingua inglese e una grande dimestichezza con i nuovi media, i social network e i dispositivi mobile.

I candidati interessati devono inviare:

  • link profilo Linkedin
  • descrizione personale in 140 caratteri
  • eventuale partecipazione a corsi o eventi di The Vortex

A questo link la descrizione dettagliata della posizione e i riferimenti a cui inviare CV.

La seconda è per un JUNIOR WEB SPECIALIST che verrà inserito nel Team Asky e si occuperà di tutte le attività legate a questo nuovo servizio di assistenza online di marketing digitale. Ricercano una persona motivata, intraprendente, che lavori per obiettivi e in maniera indipendente e che abbia come requisiti:

  • Laurea in marketing, comunicazione o simili.
  • Età non superiore ai 28 anni
  • Ottima conoscenza della lingua inglese
  • Buona dimestichezza con i nuovi media, i social network, il mobile

A questo link la descrizione dettagliata della posizione e i riferimenti a cui inviare CV.

Per aiutare i lettori interessati abbiamo quindi chiesto a Roberto quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in The Vortex.

Roberto Fuso Nerini: Curiosità, determinazione, attitudine verso il digitale e la capacità di stare a proprio agio nel cambiamento di un settore in continua evoluzione.

Un’ottima conoscenza dell’Inglese è fondamentale e sono importanti ai fini della valutazione esperienze di studio e di lavoro all’estero.

Ci puoi dare anche un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Essere prima di tutto se stessi. Lo show-off non paga.

E’ importante invece mostrare la propria determinazione, sicurezza e soprattutto il progetto professionale che si ha in mente.

A volte si trascura l’opportunità di valorizzare e parlare di quelle attività che si pensa non siano importanti per la valutazione, ma che contribuiscono invece a dare un’idea più compiuta del proprio valore e del proprio potenziale: un blog, la passione per la scrittura o per la fotografia…

In quale settore del marketing e della comunicazione pensi ci siano maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Specialisti e-commerce, project manager con una forte predisposizione al mobile, esperti SEO e Analytics; in ambito media tutte le figure orientate alle nuove modalità di pianificazione e gestione media (RTB e Programmatic).

Se parliamo di figure con un orientamento più tecnico: sviluppatori sia web e soprattutto mobile e app.

Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Essere curiosi, navigare in rete e cercare di essere dentro alle cose che succedono.

Mettere la formazione continua al centro delle proprie priorità e attività.

Utilizzare le proprie presenze on-line come una palestra di esperienze e relazioni e cominciare a costruire una solida rete di contatti e di networking.

Ovviamente un profilo LinkedIn ben fatto e strutturato è il primo biglietto da visita che chiediamo.

Approfitto per un breve inciso. Quando non si ha lavoro o se ne ha poco si tende a chiudersi in se stessi ed estraniarsi dal mondo reale. Se a questo aggiungete un carattere poco portato alle p.r. e magari il fatto che vivete fuori Milano, il rischio è quello di trasformarvi in inaciditi eremiti.

Invece è sempre fondamentale uscire e frequentare circoli nei quali incontrare o re-incontrare persone che vi possono essere utili per le vostre relazioni professionali.

A volte il caso aiuta: l’ultima volta che ho visto Roberto Fuso Nerini è quando in Agosto, in un paesino di montagna, in una chiesa traboccante di gente che aspettava che un violinista iniziasse a suonare uno Stradivari si è seduto proprio vicino a me. Spero che questo fortuito incontro, nel quale gli ho ricordato l’impegno in università e sul blog nei confronti dei giovani, possa aiutare uno dei nostri lettori a trovare un lavoro.

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Alessandra Selmi ci racconta i dolori di un giovane editor in un divertente libro

 PC Alessandra Selmi, la nostra corrispondente dal fronte editoriale, ha recentemente pubblicato un libro in cui racconta con la consueta verve umoristica la vita di un giovane editor, al quale tutti, ma proprio tutti, prima o poi cercano di far leggere il proprio manoscritto (è noto che gli italiani sono un popolo di scrittori molto più che di lettori).e-cosi-vuoi-lavorare-nelleditoria-206995

Una lettura piacevole e divertente che può anche essere utile a qualche giovane laureato in materie umanistiche (Alessandra si è laureata a pieni voti in Iulm, dove ci siamo conosciute) interessato a capire se la carriera nel mondo editoriale può fare per lui.

Il libro si intitola “E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor “, Editrice Bibliografica (Milano). Si può acquistare in tutte le librerie e online a €9,90, ed esiste anche l’ebook a €4,99; ha avuto ottime recensioni ed è stato accolto con grande successo al Salone del libro di Torino, dove Alessandra si è trovata a firmare libri con la stessa grazia della Signora in giallo o di Richard Castle (sarà lì che ha deciso che il suo prossimo libro sarà un giallo. Ambientato a Milano, uscirà nel primo trimestre del 2015 per i tipi di Baldini & Castoldi.)

Le abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa del libro e soprattutto di darci qualche indicazione utile per i giovani talenti che vogliano provare a imboccare questa professione.

Trampolinodilancio: Di cosa parla il tuo libro?

Alessandra Selmi: “Il libro parla della mia esperienza come editor, da quando, circa sette anni fa, lasciai un lavoro come impiegata per cimentarmi nel giornalismo, fino a oggi. È suddiviso in tre sezioni, che corrispondono grosso modo al ciclo di vita di un libro: da manoscritto in attesa di valutazione alla fase di promozione, passando attraverso le fasi di editing. Ho deciso di dare un taglio ironico e brillante alla narrazione, in parte perché corrisponde alla mia natura, in parte perché penso che il sorriso e l’entusiasmo siano la chiave per rendere migliore ogni professione.”

In cosa consiste il tuo lavoro?

“Mi occupo della selezione dei manoscritti per la pubblicazione. In parole povere, tra tutte le proposte editoriali che giungono in casa editrice, scelgo quelle che saranno pubblicate. Mi occupo poi della revisione dei testi, che può essere più o meno corposa, a seconda dei casi. Scrivo, inoltre, i testi di copertina e affianco gli autori durante tutto l’iter della pubblicazione, oltre a coordinare un piccolo gruppo di correttori di bozze, traduttori e curatori.”

Come si diventa editor?

“Esistono corsi e master per specializzarsi in editoria, ma non sono obbligatori. Io, per esempio, ho cominciato facendo la cosiddetta gavetta come didascalista in una testata di moda. Quel che è certo, comunque, è che per diventare editor bisogna fare esperienza prima come lettori e correttori di bozze: ci vogliono molto tempo, pratica, costanza e umiltà.

Quali sono le maggiori difficoltà del tuo lavoro? E quali le maggiori soddisfazioni?

La cosa più difficile del lavoro di un editor è relazionarsi con gli scrittori. La scrittura è un’attività molto coinvolgente dal punto di vista emotivo. Non è facile rifiutare un manoscritto senza ferire le persone e, durante le fasi di editing, possono crearsi conflitti o attriti se gli autori non accettano o non comprendono le modifiche proposte. Inoltre, stabilire cosa sia degno di pubblicazione e cosa no è una grossa responsabilità: sono molti i casi editoriali rifiutati e poi diventati best seller.

Quando però un testo in cui si è creduto fortemente viene pubblicato e riscuote successo la soddisfazione è grandissima e cancella il ricordo di tutte le difficoltà. È molto emozionante imbattersi in libreria in un libro a cui si è lavorato.

Credo comunque che l’aspetto migliore del mio lavoro sia l’opportunità di conoscere molte persone colte e intelligenti, con la conseguenza di poter crescere intellettualmente.”

Suggerimenti per chi vuole diventare editor?

“Il primo, importantissimo: leggere. Pochi giorni fa sono stata invitata a parlare al master in editoria dell’Università di Verona e, quando ho chiesto ai ragazzi quanti libri leggessero, ho constatato che la media era bassissima (circa uno al mese). Bisogna imparare a leggere molto e molto rapidamente, comprendendo a fondo il testo, perché l’80% del lavoro di un editor consiste nella lettura e i tempi sono spesso molto stretti.

Il secondo: imparare a usare con dimestichezza i programmi di videoscrittura, come Microsoft Word. Non limitarsi a saper digitare un testo, ma conoscere a fondo le varie funzioni del programma.

Il terzo: avere pazienza e umiltà, perché l’iter per diventare editor è lungo e difficile.

Sono tutte cose che si possono imparare prima di iniziare questo lavoro e anche al di fuori della scuola, e che però rivestono grande importanza.”

Alessandra Selmi al Salone di Torino

Alessandra Selmi al Salone di Torino

Alessandra Selmi lavora come libero professionista per diverse case editrici, tra cui Bietti Edizioni, Harlequin Mondadori, Garzanti Libri. Collabora con regolarità con il settimanale Confidenze, per cui scrive racconti e storie vere. E’ laureata in Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo alla IULM di Milano, con una tesi in Psicologia Sociale.

Se avete qualche domanda in più da sottoporre ad Alessandra (ma non un libro sul quale chiederle un parere!) non esitate a farlo attraverso trampolinodilancio.

 

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