Archivio mensile:aprile 2014

Come comportarsi in riunione se si vuole fare carriera

PC Ci sono poche occasioni utili come una riunione per farsi notare (nel bene o nel male!) in una grande azienda.

Foto National Geographic

Foto National Geographic

Se venite invitati a un meeting allargato al quale parteciperà non solo il vostro capo diretto, ma anche colleghi e responsabili di altre aree aziendali, consulenti e fornitori o addirittura il management aziendale, vi si presenta un’ottima opportunità per fare buona impressione.

Ho cercato di riassumere alcune regole che possono aiutarvi a lasciare un segno positivo. Il mio consiglio generale è di cercare comunque di ricavarvi un ruolo nella riunione. In questi anni mi è capitato spesso di partecipare da consulente a riunioni nelle quali il mio interlocutore (generalmente il direttore generale o marketing) invitava anche dei junior. Tutti quelli che già dalla prima riunione si sono resi utili allo svolgimento del meeting –  perché informati, attenti, coinvolti – hanno poi fatto una brillante carriera. Ricordatevi che così facendo otterrete nell’immediato un primo, banale, risultato: il fatto di essere ricordato e messo in copia nelle comunicazioni. L’informazione è infatti una condizione indispensabile se volete ritagliarvi un ruolo importante in un progetto.

Analogamente mi è successo di portare in riunione con me dei giovani assistenti e dal loro comportamento nei confronti di cliente, direttori creativi, responsabili di altri reparti si poteva già intuire quale sarebbe stato il loro percorso professionale.

Dato che non a tutti può venire spontaneo il giusto mix tra esibizionismo e capacità di farsi notare e io stessa sono una timida che nelle prime riunioni stentava a dire una parola, ho pensato di provare a indicare alcuni suggerimenti di quello che un junior dovrebbe fare per ottenere il massimo risultato dalla partecipazione a una riunione:

Innanzitutto ascoltate. Un ascolto attivo, che fa capire a chi sta parlando che seguite il suo discorso, perché annuite, interloquite e aggiungete un commento, se necessario. Lasciate il cellulare in tasca ed evitare messaggi e mail per tutto il tempo della riunione: concentratevi su quello che viene detto. Mantenete una postura attenta, cercate il contatto oculare con chi sta parlando, non chiacchierate con il vicino (ricordo due colleghe che ridacchiavano tra di loro durante dei meeting con il cliente – pensando di non essere notate – ed erano poi deluse di non essere tenute sufficientemente in considerazione).

Prendete appunti. È probabile che se il vostro capo vi ha portato con lui in riunione si aspetterà che poi siate in grado di fare un report o di indicare ai partecipanti quali sono i passi successivi da intraprendere. Se non avete preso buoni appunti e segnato diligentemente chi ha partecipato alla riunione, non sarete in grado di farlo autonomamente. Dopo di ché non stupitevi se la volta successiva non venite invitati.

Capite qual è il vostro ruolo e svolgetelo al meglio. Se avete dei dubbi non esitate a chiedere al vostro capo qual è lo scopo della riunione e in particolare cosa ci si aspetta da voi: può essere semplicemente che dobbiate portare tutta la documentazione relativa a un progetto o alzarvi per fare delle fotocopie, se necessario. Ho visto moltissime riunioni in cui il proprietario dell’azienda o il manager chiedeva, gentile, ai partecipanti se volevano un caffè e non si faceva problemi a servirlo, mentre il junior (generalmente un maschio, noi femmine siamo geneticamente programmate all’accoglienza) rimaneva muto in un angolo.

Adeguatevi allo stile aziendale. A Milano, nel mondo del marketing e della comunicazione, è per esempio prassi comune baciarsi all’inizio e alla fine della riunione con chi arriva da fuori (il direttore dello stabilimento di Bari, un fornitore di un’altra città, il consulente che viene solo una volta al mese, il licenziatario di Parigi…). Imparare usi e costumi aziendali vi farà sentire e apparire ben inseriti nel contesto aziendale.

Approfittate per farvi notare. Un commento intelligente, un contributo utile, l’aggiunta di un’informazione che gli altri non ricordavano sono tutti modi efficaci per farvi notare. Per fare tutto questo è indispensabile che arriviate molto preparati al meeting. Studiate prima qual è l’argomento che verrà trattato e appuntatevi alcuni dati che potrebbero esservi utili.

Se non avete niente di importante da aggiungere potete commentare positivamente (se possibile con un punto di vista personale e interessante) qualcosa detto da qualcun altro: avrete per lo meno ottenuto la sua riconoscenza e considerazione (tutti sono felici di sentire apprezzato quanto pensano). Oppure chiedete un chiarimento, ovviamente non banale. Mostrerete che state partecipando attivamente.

Cercate di lasciare una traccia intervenendo a fine riunione con una proposta utile: può essere la banale richiesta se dovete chiamare un taxi, o meglio ancora suggerire volontariamente che manderete una relazione della riunione o stilerete un timing.

Date seguito alla riunione. Usate Linkedin per aggiungere alla vostra rete chi ha partecipato alla riunione, inviandogli un messaggio personalizzato nel quale ricordate che vi siete appena conosciuti di persona. Oppure mandate una mail per chiedere se potete avere copia del materiale presentato in riunione o per inviare voi stessi del materiale che pensate potrà essere utile all’interlocutore.

In un prossimo post parleremo invece di tutti quei comportamenti che un junior deve evitare in riunione. Si raccolgono fino da ora suggerimenti utili dai nostri lettori manager.

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Curare i sintomi: primo passo verso la professionalità

PB In caso di dipendenza (dal sesso, dalla droga, dall’alcool) a volte è molto (troppo) difficile curare le cause. Molti terapisti puntano sulla cura del sintomo: indipendentemente dalle ragioni per cui abusi di cibo, alcol, sesso (abbandonato da piccolo alla Rinascente? morsicato dal criceto? intossicato di carpaccio ?) l’importante è costruire una terapia che metta ordine nei sintomi.

Nessun abuso solitario: si mangia solo in compagnia, solo in misura adeguata (vale anche per alcol e sesso). Se sei a casa da solo e ti viene voglia di svuotare il frigo, esci e prendi appuntamento a pranzo con un amico. Se lo fai sempre e riesci a essere disciplinato, dicono i terapisti, magari il dolore del morso del criceto non ti passa, ma avrai superato la difficoltà di non riuscire a mangiare di fronte ad altri, di associare il cibo a qualcosa di cui vergognarti, di cambiare taglia – e guardaroba -ogni 2 mesi.

Lo stesso vale per la nostra professionalità.

Io sono disordinata. E detesto il disordine. Sono pigra. E detesto i poltroni. Sono distratta ma non tollero la superficialità. Procrastino le cose che mi annoiano ma non sopporto i ritardi. Qualche altro pregio naturale ce l’ho (si, si davvero) , ma sulle cose che ci vengono bene naturalmente è inutile lavorare e consultare blog.

Ecco come sopravvivere ai propri difetti e costruire una professionalità che non sempre sgorga dalla nostra natura.

Perché sul lavoro (ma forse anche nella vita) la frase: “devi accettarmi così come sono” , non funziona. Se sei disordinato, pigro, superficiale e ritardatario le prospettive di carriera si riducono al lumicino. Essere (anche se a costo di forzature dolorose) ORDINATI, PUNTUALI, OPEROSI è nel capitolato di base.

Per chi è disordinato, vulcanico, esuberante: il tavolo (se è solo vostro) può avere ammonticchiate le vostre carte, ma quando un documento esce dalle vostre mani, per avventurarsi da solo su tavoli estranei e essere ambasciatore delle vostre idee, deve essere letto e riletto. Controllate che non ci siano errori di battitura, che le maiuscole siano al posto giusto, che i caratteri siano sobri e regolari. Noi disordinati dobbiamo puntare alla regolarità più becera. Aspirare alla banalità. Farà buona media con la nostra esuberanza e il risultato sarà di una discreta classe.

Mi è capitato recentemente di avere un buon curriculum tra le mani, ma il nome di battesimo della candidata era rimasto minuscolo. Non mi ricordo il suo voto di laurea, ma mi ricordo che non deve avere riletto il cv prima di stamparlo e di inviarmelo. Mi rimane un retrogusto sgradevole per una stupida minuscola. Vorrei dimenticarmene e passare oltre, ma non c’è niente da fare: il retrogusto è lì.

Per chi è pigro: costruire l’agenda e prendere impegni nei sacri momenti di buoni propositi. Noi pigri in incognito siamo di quelli che non decidiamo mai all’ultimo momento di andare a vedere una mostra o di fare un giro di store check: di fronte al divano neanche le sirene. Ma essendo lombardi e proto calvinisti, se abbiamo già prenotato a Teatro o dato parola a un’amica di andare a una Prima, non facciamo mai bidone. Quindi gestite agenda a lungo termine. Prendete impegni quando avete un orizzonte piuttosto lungo che non vi impone eroismi immediati ma solo la gioia del programmare: sotto data non dovrete decidere nulla, solo obbedire a impegni già presi.

Io, che passo per una donna operosa, se avessi il cervello con il viva voce non potrei circolare: tra sogni oziosi e ambizioni a basso voltaggio dovrei essere cintura nera di pennichelle più che dirigere un’azienda.

Per chi è ritardatario: prendetevi sempre degli impegni (personali, che conoscete solo voi) tra un appuntamento e l’altro, serviranno da cuscinetto per risolvere il vostro innato ottimismo che vi fa regolarmente sottostimare il tempo di percorrenza per arrivare a destinazione.

Lo scorso lunedì ho tenuto una lezione all’Università di Lugano. Su google map mi davano 1 ora, e 35 minuti per arrivare. Lezione alle 10,30. Ho pensato di andare con un po’ di anticipo così da prendere un caffè sul lago prima della lezione e assistere almeno a mezz’ora della lezione prima del mio intervento per orientarmi tra i ragazzi e gli insegnanti che non conoscevo.

In realtà sono stata bloccata oltre mezz’ora sulla tangenziale (lavori Expo), si è verificata una piccola frana a bordo lago con traffico alternato e speleologi che mettevano in sicurezza montagna (poi ho scoperto da colleghi comaschi che non è avvenimento così esotico sul lago), non avevo la vignette per andare in autostrada in Svizzera (il che mi ha costretto a percorrere la Statale), il parcheggio funzionava con i Franchi Svizzeri e io avevo solo Euro.

Sono arrivata in classe alle 10,29, con il sorriso come se fosse normale (la lezione stava per iniziare: ero in perfetto orario), ma con uno stato psicologico da ricovero ospedaliero e con l’anima sudata. Se non avessi fatto tutta una serie di programmi cuscinetto (caffè, lago, orientamento tra i volti con cui mi sarei confrontata di lì a poco) sarei arrivata con oltre un’ora di ritardo.

Naturalmente esistono persone normali che avrebbero tranquillamente programmato il tempo corretto della tangenziale all’ora di punta, del parcheggio, del cambio euro/franco.

Persone che sono naturalmente operose e non hanno bisogno di dormire almeno otto ore a notte per essere felici.

Persone che hanno l’armadio in ordine per colore e adorano fare il cambio stagione e non devono comprare tutte le volte che vanno in montagna uno scaldacollo o la protezione UV perché la sera prima della partenza non trovano qualcosa.

Ma questo blog non è per i perfetti. Se no a cosa servirebbe?

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