Archivio mensile:agosto 2012

INTERVISTA A MARTA TOVAGLIERI: COME DIVENTARE FOOD BLOGGER

Marta Tovaglieri

PC Una delle strade per affermarsi nel mondo della comunicazione e per imporre il proprio brand personale è quella di aprire un blog, che a volte, attraverso un po’ di fortuna e molta perseveranza, può diventare anche un vero e proprio lavoro.  Oggi intervistiamo una giovane blogger che è riuscita nel giro di pochi anni a trasformare una grande passione se non in un lavoro, almeno in un secondo lavoro.

Parliamo con Marta Tovaglieri, meglio nota sul web con lo pseudonimo di  Streghetta in Cucina, con il quale ha aperto a fine 2008 il suo blog di ricette (www.streghettaincucina.com). Marta in parallelo continua a lavorare nell’azienda di famiglia seguendo la produzione del prodotto per tutto l’iter, dal primo prototipo fino alla conclusione della collezione.

Reputation Manager ha recentemente analizzato il fenomeno dei food-blogger, che da semplici amanti della cucina diventano importanti influencer in rete, dove hanno più seguito di famosi chef grazie alla loro capacità di padroneggiare i social media. Non a caso i reparti marketing delle aziende alimentari sono molto interessate al loro contributo.  

Chiediamo a Marta di raccontarci come si diventa food blogger e  com’è  cominciata la sua passione:

Marta Tovaglieri: Cucinare mi è sempre piaciuto fin da bambina. Poi ho iniziato a scrivere su dei forum  on line e nel confrontarti con gli altri, nel raccontare, scopri e impari tantissime cose.

Ho avuto un periodo difficile nel quale cucinavo per non pensare al resto.  Finché, a fine 2008, ho aperto il blog, che prima era principalmente un diario, poi sono arrivati i primi viaggi stampa per visitare le aziende, gli inviti agli eventi e la passione è cresciuta!

Trampolinodilancio: Come funzionano questi viaggi stampa?

Marta Tovaglieri: L’azienda ti invita per un paio di giorni a visitare la produzione, generalmente in occasione del lancio di nuovi prodotti, mentre partecipi dai copertura dell’evento attraverso live twitting e poi, se sei rimasta colpita positivamente dal prodotto e dell’esperienza, ne parli liberamente nel blog. A me è successo solo una volta che il prodotto non era all’altezza delle mie aspettative e non ne ho ovviamente parlato nel blog.

Poi ci sono aziende con le quali collaboro a pagamento, per esempio Kraft  mi ha chiesto di sviluppare una ricetta in 3D con un loro prodotto e mi ha coinvolto in diversi progetti.

Trampolinodilancio: E adesso stai anche per pubblicare un libro…

Marta Tovaglieri: Il libro è nato perché ero a un evento, una gara di risotti con Allan Bay (noto giornalista nel settore enogastronomico), che ha apprezzato il mio lavoro e mi ha chiesto di scrivere un libro! (per i curiosi e golosi il libro s’intitola Pasticceria Salata, Ed. Gribaudo e sarà nelle librerie dal 5 Settembre, ndr)

Trampolinodilancio: Cosa vorresti aver studiato di più nel tuo corso di studi?

Fortunatamente mi è capitato prima di aprire il blog di fare il REC in bevante e alimenti, che mi è stato molto utile nella mia veste di “Streghetta in cucina”. Vorrei però fare un corso più specifico per avere tutte le competenze per cucinare per gli altri, con una vera e propria abilitazione professionale, ma purtroppo sono corsi molto lunghi che ora non ho il tempo di frequentare.

Trampolinodilancio: Cosa auspichi per il tuo futuro?

Marta Tovaglieri: Mi piacerebbe scrivere altri libri di cucina e continuare a lavorare con le aziende di food nella creazione di nuove ricette.

Il sogno nel cassetto sarebbe aprire una piccola panetteria artigianale…è un sogno un po’ ambizioso!

Ringraziamo Marta e le auguriamo di riuscire a realizzare tutti i suoi sogni. Speriamo anche voi come noi abbiate trovato interessante questa carriera in un settore della comunicazione un po’ diverso e sicuramente innovativo.

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Donne, multitasking e luoghi comuni

PB A metà agosto Paola ha scritto un post sul multitasking che mi ha dato il coraggio di ammettere pubblicamente: io non sono capace di fare bene tante cose in contemporanea.

Per anni ho letto che le donne sarebbero capaci di svolgere un numero elevato di attività in contemporanea con grande efficacia. Io no. Meno femminile delle femmine “normali”? L’incapacità di essere la   Dea Kalì  si univa ad altri indizi  inquietanti (le donne amano la casa? Io potrei vivere felice in un motel. Le donne hanno il senso della cura e dell’accudimento? Io sogno un valletto che si occupi di me full time). Forse il mio DNA è danneggiato.

Ora la scienza mi scagiona: il multitasking riduce la produttività.

E in effetti come al solito arriva lo studio che conferma quanto un po’ di buon senso aveva già indovinato: chi non sa che fare il bagnetto a un neonato e cuocere una bistecca in contemporanea aumenta i rischi che uno dei due elementi o anneghi o bruci?

Che se ci si infila la giacca mentre si lavano i denti, si arriva in riunione con un davantino di micropois bianchi imbarazzanti?

Che se scrivi una e mail sul black barry mentre fai la rampa dell’autostrada o ti schianti, o al meglio, infili così tanti errori che sembrerai un demente al tuo interlocutore?

Quindi, approfittiamo a piene mani dei vantaggi organizzativi che la rete ci dà nel reperire informazioni, tenere contatti, spedire messaggi,  ma prendiamo il tempo e soprattutto l’attenzione necessaria per fare una cosa per volta.

Se durante una riunione qualcuno dei miei collaboratori guarda la posta, o ha chiesto un permesso perché stiamo aspettando un messaggio urgente inerente all’argomento della riunione, oppure deve lasciare in tasca il BB: sono così rari i momenti in cui possiamo eviscerare tutti insieme un problema che è un peccato sprecarli facendo cose che possiamo fare dopo!

Le persone che lavorano con noi hanno diritto ad avere la totale attenzione per il periodo che abbiamo ritenuto opportuno dedicare loro: possiamo negoziare sulla durata, non sull’attenzione dedicata a una attività.

Vacanze di un mese o di una settimana? In ogni modo vacanze!

Al lavoro part time o con gli straordinari? Gli amici, i parenti, i compiti dei bambini aspetteranno la fine della giornata lavorativa!

Cena con le amiche di scuola? Non stiamo al telefono con il fidanzato!

Come è irritante sentire chi sotto l’ombrellone chiacchiera tutto il giorno di contratti e budget, così sono insopportabili i genitori che chiamano nonne e tate dall’ufficio ogni mezz’ora per sapere se il bimbo ha fatto la merenda.

Naturalmente ci sono delle eccezioni: Paola si è laureata lavorando (in agenzia)  e studiando (sulla metropolitana linea rossa). Non è forse mai scesa alla fermata sbagliata e ha passato persino l’esame di statistica. Ok, va bene. Posso però almeno dire che non c’entra con il fatto che è una femmina?

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IED presenta TEDxIED

PC Ied è la prima scuola italiana a ospitare, il 20 settembre a Milano, un incontro TED dedicato al tema della creatività.

TED, acronimo di “Technology Entertainment Design”, è un’organizzazione non-profit che si dedica alle “‘idee che meritano di essere diffuse” (“ideas worth spreading” è il suo claim).

Nella Conferenza annuale di TED (che si svolge in California) le menti più innovative del pianeta sono invitate a raccontare le loro idee in presentazioni di massimo 18 minuti, che vengono poi caricate su ted.com (se non l’avete ancora fatto vale davvero la pena di vederne e ascoltarne qualcuna, alcune hanno anche i sottotitoli in italiano). Hanno fatto una conferenza, tra gli altri, personaggi come  Dave Eggers, Bill Clinton, Al Gore, Bill Gates, Jeff Bezos (fondatore Amazon), Bono Vox, i co-fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page.

Per favorire la diffusione delle idee TED   ha anche lanciato un programma, chiamato TEDx, di eventi locali, che si propongono di riunire persone per condividere un’esperienza simile a quella che si vive con i TED originali.

Il TEDx che si terrà in Ied ha come titolo ‘La creatività è una professione’. In linea con la mission della scuola e con il suo metodo d’insegnamento TEDxIED vuole raccontare come la creatività non solo possa diventare una vera e propria professione, ma quale sia il suo valore strategico per il rilancio dell’economia. Questo ci sembra particolarmente vero in una nazione come l’Italia che ha sempre creato ricchezza attraverso l’eccellenza nella creatività, a partire dalle arti, fino al ruolo che moda e design hanno giocato negli ultimi decenni.

L’evento è aperto al pubblico e a numero chiuso. E’ possibile iscriversi da oggi su http://www.tedxied.com

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Regola n°1: imparare a comunicare

PC Parliamo, parliamo… Ma non sappiamo spiegarci bene, così si intitola l’articolo di Sabelli Fioretti sull’ultimo Io Donna, che giustamente evidenzia che nell’era della comunicazione nessuno insegna a comunicare.

Credo che l’attenzione al saper comunicare sia particolarmente necessaria per chi vuole lavorare o già lavora nel campo del marketing e della comunicazione.

Chi si presenta a un colloquio verrà anche valutato per come sa spiegare il suo portfolio o curriculum: la figura del genio creativo solitario non esiste, il lavoro nel marketing e nella comunicazione è essenzialmente un lavoro di team, dove le capacità dialettiche sono importantissime.

Saper argomentare la propria posizione, infatti, che si tratti di difendere una proposta creativa al cliente o un innovativo progetto di marketing ai venditori riuniti nel temuto sales meeting è uno di quegli elementi che faranno la differenza nella vostra carriera.

Sono molti i fattori che impediscono, soprattutto quando si è agli inizi, di essere chiari e di spiegarsi bene, provo a riassumerne alcuni:

1. Parlare prima di aver pensato a cosa dire

Questo rende lunghe e poco coerenti le argomentazioni, mentre soprattutto nelle riunioni è fondamentale la sintesi e la chiarezza

2. Aver paura di parlare in pubblico

Per molti è fonte di ansia e rende confuse le argomentazioni. Bisognerebbe abituarsi cominciando da giovani, non importa se parlate alla riunione dell’oratorio o all’open day della scuola, ma solo facendo pratica si riesce a vincere la vera e propria paralisi che assale molti quando devono parlare davanti a tante persone. Sul Secondo libro dell’ignoranza (di John Lloyd e John Mitchinson) regalato a mio figlio ma abbondantemente spulciato durante i pin nic montani si dice che la paura di parlare in pubblico è la prima paura per diffusione!

3. Non saper ascoltare

Spesso si prepara la propria argomentazione prima ancora di aver ascoltato quanto dice l’altro. Saper ascoltare è il miglior modo per imparare a comunicare. Se un account, ad esempio, riesce ad usare le stesse parole usate dal cliente per spiegare il proprio punto di vista avrà già il vantaggio di utilizzare un linguaggio condiviso. Ascoltare è un’arte che richiede concentrazione e attenzione, ma anche quando ci sono entrambi non sempre è facile capire cosa intende l’interlocutore e rispondere in modo appropriato. Recentemente, in una riunione nella quale si parlava di possibili product placement, un cliente mi spiegava che sarebbero stati interessati a trasmissioni tipo l’ispettore Coliandro (famosa – ho scoperto dopo – serie noir televisiva, che non avevo mai sentito nominare prima). Quando alla fine ho voluto riepilogare le opportunità e l’ho definita l’ispettore Coriandolo l’ilarità è stata generale.

4. Non conoscere bene quello di cui si parlerà

Forse ho avuto modo già di ricordare un motto Young & Rubicam, che mi ha ripetuto più volte Marco Lombardi prima delle riunioni importanti: rehearse, rehearse, rehearse. Provare, provare e provare ancora quello che si deve presentare. La sicurezza acquisita ci permetterà di comunicare in modo fluente e persuasivo.

Se avete altri suggerimenti spiccioli su come migliorare la propria arte oratoria nella vita lavorativa di tutti i giorni raccontateceli!

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Bentornati!

Street Chic

PB  Qualche tempo fa mi diceva Mariella Colavito, severa e generosa funzionaria di Manager Italia, a proposito di lavoro e organizzazione, che le aziende licenziano a luglio e dicembre. Assumono a settembre e gennaio.

Funziona un po’ come il cambio armadi o i buoni propositi dopo le vacanze.

Fine luglio è l’ultima spiaggia per mandare i cappotti in tintoria. Sono lì da marzo, quando avremmo voluto portarli, ma proprio nel momento in cui avevamo deciso, ha fatto così freddo che abbiamo rimandato. Poi ci siamo dimenticati e ora sono lì a ricordarci che se vogliamo affrontare l’autunno come si deve dobbiamo deciderci. Le riviste già ci suggeriscono il nuovo Street Chic, con giacche di lana color cammello da portare su maglie rigate.

A settembre dovremo pur comprare qualcosa che ci faccia sentire nuove, no? Fosse pure solo uno smalto con i colori delle castagne (nei periodi di crisi cala la vendita dell’abbigliamento, aumenta quella dei cosmetici: New look a minimo impatto sul portafoglio).

Le aziende fanno la stessa cosa. Sistemano i loro armadi tra giugno e luglio. A settembre prendono qualche cosa di nuovo.

Bisogna che per quel momento la vostra vetrina sia al massimo dello spolvero. I budget sono limitati, l’acquisto sarà ben calibrato in cerca del miglior prodotto.

Il vostro CV è in ordine? Il vostro profilo su Linkedin? Avete fatto un giro di chiamate ai vostri amici che hanno trovato un impiego interessante per sapere se nelle loro aziende si muove qualcosa che potrebbe fare al caso vostro? Una e mail al vostro prof per chiedergli un consiglio? Spulciato gli sportelli stage per vedere se c’è l’azienda dei vostri sogni che vi sta cercando?

E’ settembre fanciulli! Il vero capodanno (per lo meno in Italia dove agosto è ancora uno spartiacque importante tra il prima e il dopo). Bentornati e buona fortuna! Trampolino cercherà di essere il vostro alleato migliore per fare della vostra, la migliore vetrina.

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Attenti al multitasking: riduce la produttività

PC Mi sono sempre chiesta quanti degli studenti muniti di tablet o pc che durante le lezioni navigano in internet lo facciano alla ricerca di argomenti correlati a quello che sto dicendo e quanti invece siano quelli che cercano una distrazione. Ora lo so: il 62% delle pagine aperte  non sono affatto collegate ai contenuti della lezione (questa in realtà è la percentuale rilevata da OnlineCollege.org in una ricerca svolta negli Stati Uniti, c’è la possibilità che i miei studenti siano ancora più dispersivi o le mie lezioni ancora più noiose!).

Mi consola che la percentuale di chi controlla la posta dallo smartphone durante un appuntamento è del 67% e il 33% lo fa addirittura in chiesa.

infografica completa su mashable.com

La scoperta interessante è che gli studi, riportati da Mashable.com, dimostrano che cercare di focalizzarsi su più cose contemporaneamente comporta una perdita di produttività del 40%.Chiunque si sia ritrovato a lavorare qualche giorno in agosto, senza il telefono che suona e con email e skypate ridotte al minimo, si sarà reso conto che si riesce a concludere meglio e più in fretta quello che si sta facendo. Le ricerche dimostrano addirittura che interrompersi per leggere le email o rispondere al telefono in ufficio abbassa del 10% il quoziente IQ, come se si fosse passata una notte insonne o fumato marijuana.

Il consiglio quindi, sia che si studi che si lavori, è di concentrarsi il più possibile su un compito alla volta, a meno di non essere certi di appartenere all’esiguo 2% della popolazione che riesce a essere multitasking con successo.

http://mashable.com/2012/08/13/multitasking-infographic/

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Come allenarsi a diventare un futuro leader

Daniele Molmenti, oro olimpico

PC Linkedin ha segnalato un articolo rivolto ai manager che devono selezionare nel gruppo che coordinano chi potrà diventare un leader. Sapere quali sono le caratteristiche che i manager valutano può però anche aiutare i giovani talenti a orientare il proprio comportamento in modo da rientrare nella categoria di chi farà carriera. Ecco quindi una sintesi dell’articolo.

1. I futuri leader conoscono bene il loro business e non si stancano mai di imparare. In più riescono a comprendere il legame tra quello che fanno e gli obiettivi più ad ampio raggio della società per la quale lavorano. 

2. Sono apprezzati e rispettati non solo dal loro capo ma anche dai colleghi e dalle persone con le quali lavorano (per esempio in un’agenzia di comunicazione è fondamentale valutare il rapporto che un account intrattiene con i creativi, in un reparto marketing è importante capire la relazione che il product manager riesce a intrattenere con agenzie, produzione e vendite.)

3. I futuri leader sono ambiziosi, vogliono avere nuove responsabilità, imparare cose nuove e ottenere maggiore riconoscimento. In poche parole non hanno paura di mettersi in mostra.

4. Sono abili nel lavorare con gli altri, nel formare partnership, nel raccogliere informazioni. I geni solitari possono essere molto creativi e ambiziosi, ma non saranno mai dei buoni leader.

5. Hanno il coraggio di prendere decisioni. Un futuro leader capisce che dopo il momento dell’analisi e della ricerca viene il momento in cui decidere con la propria testa.

È ovvio che un futuro leader deve anche trovare un ambito positivo dove poter dimostrare queste caratteristiche, e in questo risiede la responsabilità di chi è già leader, che dovrà favorire un clima di crescita, nel quale una sana ambizione, il desiderio di migliorare e la capacità di fare rete con gli altri reparti vengano apprezzate e non osservate con paura e sospetto come spesso purtroppo accade.

Trovate l’articolo originale a questo link: http://www.inc.com/samuel-bacharach/The-5-Traits-of-High-Potential-Employees.html

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