PB Quest’anno durante il festival della letteratura di Mantova, pieni di aspettative, siamo andati a sentire un autore importante che avrebbe dovuto dibattere con Covacich, autore molto bravo ma molto meno famoso.
Tutto il pubblico era assiepato per l’autore importante (che avrebbe dovuto difendere il “romanzo”) e ben disposto a sentire il minore Covacich (difensore del minore “racconto”).
Era tutto perfetto, solo che l’autore importante, per problemi che non ricordo, non è arrivato.
Il pubblico era pagante. L’atmosfera di palpabile delusione.
Il povero Covacich sulla pedana. Eppure non ha annullato l’incontro. E’ stato spiritoso, ha cercato e ottenuto la simpatia del pubblico. Ha difeso il racconto , ma ha preso anche un po’ le parti del romanzo.
Ha lasciato la platea soddisfatta dell’evento. Ha tolto le castagne dal fuoco all’organizzazione. Ha mantenuto l’impegno con l’editore. Ha guadagnato la gratitudine del moderatore (moderatrice, decisamente vicina a una crisi di panico prima di capire che nessuno avrebbe lanciato ortaggi in scena)
Ho pensato: io uno così lo assumerei.
Non solo uno così bravo a scrivere.
- Uno che quando serve c’è.
- Uno che non si tira indietro se in prima linea non ce ne sono altri.
- Uno che non ti pianta in asso.
- Uno che capisce che cosa fare durante un’emergenza.
- Uno che rischia per tenere fede a un impegno
- Uno su cui contare
E lui ha certo rischiato di essere ridicolo (un Davide pieno di aforismi senza un Golia contro cui scagliarli), ma ha saputo correggere il registro, far immaginare il gigante attraverso la sua ombra, sostenere un dibattito senza avversario correggendo il canovaccio.
Per essere un buon manager e fare carriera, è necessario essere affidabili, ma anche intuitivi, intelligenti e generosi.
Covacich non ha difeso il suo intervento, lo ha modificato per salvare un evento di cui lui era solo la spalla e di cui è trovato a essere pietra d’angolo. Ne è uscito come un Davide vittorioso.
Il pubblico applaude