Archivio mensile:marzo 2012

Marina Abramovic e il personal branding.

Marina Abramovic at the MoMA in 2010

Marina Abramovic at the MoMA in 2010 (Photo credit: Wikipedia)

PC Sabato scorso sono stata al Pac di Milano a vedere la performance di Marina Abramovic, approfittando dell’ultimo giorno nel quale era presente di persona (il cosiddetto metodo Abramovic verrà applicato dalle sue assistenti per altri due mesi).

Ne parlo oggi per riallacciarmi a quanto ha scritto Pier Luigi Vercesi nel suo editoriale su Sette del 29 Marzo. Il direttore riportava che tanti “nei giorni scorsi, a Milano, hanno sussurrato in privato – senza il coraggio di confessarlo in pubblico – che Marina Abramovic è un genio per la sua capacità di tenere in piedi, appoggiato su chissà cosa, un tale baraccone mediatico” e concludeva chiedendosi: “Si chiama arte o marketing?”

La mia opinione è che si tratti principalmente di personal branding. La Abramovic ha saputo creare una proposta diversa (non tanto nella performance di Milano, ma sicuramente in quelle che l’hanno resa più nota, fra le più recenti:  The artist is present al Moma), rilevante per una parte di appassionati di arte moderna alla ricerca di nuovi stimoli, ha poi saputo costruire la stima del suo pubblico, proponendo sempre nuove idee coerenti con il suo personalissimo approccio, e infine la familiarità, grazie anche alla persistenza di alcuni caratteri esteriori che la rendono sempre perfettamente riconoscibile: in particolare i lunghi capelli neri.

Diversità, rilevanza, stima e familiarità sono i 4 pilastri che costituiscono l’immagine di una marca nel modello BAV sviluppato a livello internazionale da Young & Rubicam. Un modello che misura il valore delle marche,  che proveremo a usare per definire le azioni più indicate per la costruzione del proprio personal branding o per il suo miglioramento.

Contrassegnato da tag , , ,

Il privilegio di amare il proprio lavoro

PC Sto leggendo il bellissimo nuovo libro di Edoardo Nesi – Le nostre vite senza ieri, Bompiani – del quale parlerò sicuramente in un prossimo post, perché è dedicato proprio ai giovani di oggi, i primi nella storia ad avere ereditato dai loro genitori un mondo più povero e con meno prospettive, ai quali cerca di fornire (come nel suo piccolo fa questo blog) la fiducia necessaria ad aggredire il futuro.

Oggi desideravo riportarvi la citazione di Primo Levi messa in esergo al libro, che anticipa un concetto ben spiegato da  Stefano Battioni – General Manager di Illva Saronno – nell’intervista che posteremo lunedì (e che condivido pienamente).

Se si escludono istanti prodigiosi

e  singoli che il destino ci può donare,

l’amare il proprio lavoro (che purtroppo

è privilegio di pochi) costituisce

la migliore approssimazione concreta

alla felicità sulla terra.

Primo Levi

Contrassegnato da tag , , , ,

SCOPRIAMO SE SIAMO ACCOMULATORI DIGITALI

Corriere della Sera

Corriere della Sera (Photo credit: Niccolò Caranti)

PC Ho ricevuto molti commenti al post sulla gestione dei documenti e della posta elettronica, che mi hanno da un lato rincuorata (non sono l’unica che tiene tutto, ma non trova niente) dall’altro sensibilizzata sulla necessità di fornire degli strumenti in più per una corretta archiviazione anche dei documenti. Cominciamo ad anticipare il suggerimento di Giulia che in tutti i suoi file, di qualsiasi tipo, mette a piè di pagina il percorso e il nome del file, la data e il numero delle pagine di cui consta. Prossimamente anche delle indicazioni per la corretta titolazione del documento, per la quale chiederemo nuovamente aiuto a un nostro amico più esperto di noi.

Nel frattempo potete divertirvi a scoprire se siete, come me, «digital hoarder», cioè ‘accumulatori digitali, rispondendo alle 10 divertenti domane di Severgnini, uscite sul Corriere della Sera di ieri (l’articolo completo su http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_marzo_29/Perche-non-gettate-le-vecchie-email-Le-dieci-domande-per-scoprirlo-beppe-severgnini_675e55aa-7960-11e1-a69d-1adb0cf51649.shtml)

1)Conservate tutte le email spedite e ricevute? Le prime risalgono al governo Dini?

2) Il numero dei vostri contatti Skype, sommato a quello degli amici su Facebook e dei follow su Twitter è pari agli abitanti del Molise?

3) Cancellare documenti vi provoca piccoli disturbi psicosomatici?

4) Le vostre fotografie sono distribuite su quattro piattaforme (telefono, iPad, portatile, computer fisso)? L’immagine in cui, dopo la cena nel rifugio, sembrate al sesto mese di gravidanza, vi perseguita, cari Luca e Marco?

5) Lo schermo del vostro computer, affollato di microscopiche icone, sembra un cimitero di guerra in cui non sapete trovare la lapide?

6) In ogni tasca, cassetto o borsa tenete almeno una chiavetta Usb? E non avete idea di cosa ci sia dentro?

7) Avete esaurito nomi di figli/animali domestici e, per le vostre moltissime password, dovete ispirarvi ai protagonisti dei recenti scandali (StateBoniInLombardia, For-Me-Gone012, Lusi-spoglia-Margherita)?

8) Impiegate più tempo a cercare un documento che a scriverlo di nuovo?

9) Copiate tutte le foto su dozzine di Cd, e li numerate usando sempre lo stesso pennarello indelebile?

10) Infine: conservate floppy disk, dicendo che potrebbero interessare ai vostri figli?

Io ho risposto sì senza riserve alla maggior parte e “sì, quasi” alle altre.

Contrassegnato da tag , , ,

Iulm presenta la prima indagine su formazione dei neolaureati e professioni

IULM University of Milan

IULM University of Milan (Photo credit: Wikipedia)

PC Il 16 Aprile in Iulm verrà presentata la prima edizione di un’indagine che mette a confronto la formazione dei neolaureati italiani e i profili professionali di cui hanno bisogno le imprese. La ricerca individua quali sono i settori di eccellenza e quali invece le aree su cui è necessario migliorare la formazione universitaria per garantire un accesso migliore al mercato del lavoro. L’indagine ha coinvolto 200 grandi aziende italiane e rappresenta  la prima ricerca realizzata in Italia che analizza il gap tra il sistema universitario e le necessità delle imprese.

La ricerca sarà presentata Lunedì 16 aprile nell’ Aula Magna della Iulm, dalle 10 alle 13. L’evento è aperto al pubblico. Per partecipare all’incontro è però necessario iscriversi compilando il modulo che si trova sul sito Iulm a questo link:  http://www.iulm.it/wps/wcm/connect/iulmit/iulm-it/news-e-eventi/notizie/osservatorio-professioni

Contrassegnato da tag , , ,

Ricettivi come spugne

Houdini.jpg

Houdini.jpg (Photo credit: Amazing Brian)

PB Qualche lustro fa ho lavorato per una multinazionale francese, produttrice di lingerie da donna.

Ero appena stata assunta come Product Manager. Venivo dagli orologi, portavo una seconda scarsa e non sapevo niente di reggiseni.

Durante lo Stage d’integration (dieci giorni di colloqui con i PM degli altri mercati europei e con le funzioni della casa madre di Parigi per far conoscere i meccanismi della compagnia ai nuovi assunti)  ho visitato lo stabilimento produttivo di Epernay. Una fabbrica piena di sartine in mezzo alle vigne della campagna francese. Zona di reggiseni e champagne.

Negli anni che ho poi passato in azienda, mi sono occupata di cataloghi, display, comunicazione, acquisto spazi pubblicitari, lanci di prodotto, riunioni agenti. Ma non ho mai dimenticato quella giornata in fabbrica che ho capitalizzato in modo straordinario e durante la quale ho imparato alcuni trucchi che mi hanno dato un potere quasi magico nella mia carriera di PM e poi di Marketing Manager in Chantelle.

Tra macchine per cucire, pizzi, elastici, macchinari per valutare l’omogeneità dei colori, la tensione dei tessuti, la purezza delle pezze, mi sono imbattuta nelle etichette.

Oltre alla composizione tessile e alle condizioni di lavaggio, insomma a quello che riconosciamo normalmente in una care label, c’erano alcuni numeri all’apparenza insignificanti: in realtà rappresentavano il mese, l’anno e il sito di confezione. Facevo il giro con l’ingegnere che dirigeva lo stabilimento, poco sensibile allo stile e più attento ai processi produttivi, alla disposizione delle macchine da cucire che riducevano i cicli di realizzazione dei capi da un mese a una settimana per essere più reattivi alle variabili del mercato.

Io, laureata in lettere e amante della moda, sono rimasta affascinata dalla visione architettonica di una collezione in cui non si vedeva il prodotto, ma solo lo scheletro di una organizzazione per riuscire a produrlo.

Per tutti gli anni seguenti, ogniqualvolta visitavo i punti vendita e mi trovavo a dovere affrontare qualche criticità con i clienti (ritardo consegne, bagno colore diverso per slip e reggiseno, difficoltà nel sell out di un particolare capo) davo risposte taumaturgiche: “certo, il colore presenta una impercettibile differenza perché lo slip è prodotto in Polonia e il reggiseno in Francia”, oppure “escludo che lei abbia questo capo in casa da  oltre un anno, dato che è stato prodotto in Tunisia solo sette mesi fa…”

La parte della veggente ha sempre avuto un effetto piuttosto interessante sul cliente (affascinato da tanta scienza), sugli agenti (che portavano in giro l’oracolo) e sul mio umore (che mi faceva sentire come il mago Houdini dopo una delle sue magie a platea estasiata).

Ancora oggi mi ricordo del mio ingegnere francese e sempre mi comporto come una spugna quando incontro qualcuno diverso da me e che ne sa più di me.

Contrassegnato da tag , , , ,

Nulla si perde in ufficio, ovvero come organizzare outlook.

PC Una delle prime esperienze di ufficio che spesso ricordo – come chi rivive ancora l’incubo della maturità – è quando ho pensato di aver perso l’unico esemplare del testo pubblicitario di uno spot Colgate che la copy writer mi aveva affidato perché lo condividessi con il cliente.  

So con certezza che lavoravo da meno di un anno, perché il misfatto avvenne il giorno del mio compleanno. La copy writer in questione (che ora è direttore creativo e che leggendo questo blog forse si riconoscerà) mi metteva al tempo molta soggezione, perché faceva parte di una delle coppie più brave e affermate dell’agenzia. Il  foglio che aveva consegnato fiduciosa nelle mie mani una volta arrivato sulla mia scrivania si era immediatamente reso latitante e non c’era nessuna speranza che lei ne avesse salvato una copia sul pc, perché negli uffici c’erano ancora solo le macchine per scrivere.

Impensabile chiederle di riscriverlo.

La seconda volta che il mio capo (ignaro dell’accaduto) mi chiedeva se potevamo vederlo insieme prima della riunione, mi sono rifugiata in lacrime nell’ufficio di fianco al mio, dove mi ha soccorsa con grande buon senso una saggia collega: il suo consiglio è stato di rifare esattamente tutto quello che avevo fatto dopo aver ricevuto il foglio, perché – come recita il titolo di questo blog – è impossibile che qualcosa vada perso in ufficio.

Il  testo del nuovo spot del dentifricio, dimostrando un inaspettato spirito ribelle, era finito nel faldone con le informazioni relative al detersivo Soflan. Senza rendermene conto, dopo averlo consultato, l’avevo richiuso con il suo contenuto alieno, e riportato nell’archivio in corridoio. Il sollievo che ho provato riavendo il foglio tra le mani è paragonabile solo a quello di aver passato, al primo tentativo, l’esame di statistica.

L’utilizzo dei computer potrebbe agevolare la conservazione dei documenti, e soprattutto ridurre i tempi necessari al loro reperimento, evitando di non farceli trovare quando improvvisamente ne abbiamo un assoluto bisogno. D’altro canto, però, la facilità di scrittura connessa all’uso del pc ha determinato una spropositata diffusione dei testi prodotti, e, per esperienza diretta, so che la loro archiviazione risulta comunque complessa.

Nei casi in cui non siate particolarmente ordinate (come me) il tasto cerca del pc vi verrà sicuramente in aiuto.

Il corretto reperimento dei messaggi/documenti scambiati e della loro cronologia spesso risulta determinante per ricomporre l’andamento veritiero o comprovabile di una relazione, sia professionale, sia privata anche a distanza di tempo.

La corretta gestione della posta elettronica (nel mio caso nell’ambito applicativo SW Outlook) è fondamentale per questo obiettivo. Di fronte alla prospettiva di cambiare PC, e dovendo assolutamente fare in modo che i miei archivi elettronici persistessero immutati nel nuovo, mi sono rivolta a un amico (Edo), decisamente più esperto di me nell’utilizzo dei computer. Gli ho spiegato la mia operatività quotidiana e cosa avrei voluto che accadesse per semplificarmi la vita.

Edo, di fronte alla considerevole mole di corrispondenza digitale che tutti i giorni solitamente elaboro, mi ha fatto notare come fino ad allora l’avessi semplicemente conservata, senza aver provveduto a una corretta archiviazione. Facendo miei alcuni suoi suggerimenti, mi sono posta al riparo da spiacevoli rischi (derivanti da inaspettate perdite del PC), e ho ridotto i tempi di ricerca spesi nel ritrovare i messaggi desiderati. E’ bastato applicare alcune regole di base (ve le riporto così come Edo me le ha riferite):

  • Provvedere a una divisione temporale della posta elettronica, suddividendola in archivi a se stanti, intitolati con il nome dell’anno ai quali si riferiscono (attività da svolgere contestualmente alla decisione di conservare o meno, qualsiasi messaggio ricevuto e spedito)”;
  • “Provvedere al salvataggio degli archivi di posta elettronica riferiti ad anni diversi dal corrente (in quanto ormai immutabili), su distinti supporti magnetici (CD, DVD ecc.), opportunamente etichettati, e quindi riporli in un luogo sicuro”;

Così adesso mi sono organizzata in modo che, per ogni cartella riferita a un qualsiasi anno, ho una struttura di sottocartelle suddivise per Clienti/Progetti, ognuna contenente la relativa corrispondenza scambiata. Visti i tempi è più facile che ora perda un cliente piuttosto che un messaggio di posta.

Tutto sotto controllo (?).

Contrassegnato da tag , ,

Come usare Pinterest per il personal branding

PC Anche il social network più cool del momento, Pinterest, può offrire delle possibilità di personal branding. Pinterest è una bacheca virtuale dove ognuno può attaccare e condividere foto e immagini che rappresentano un determinato argomento. Come sottolinea Kristen Jacoway nell’ultima newsletter di Reach Personal Branding, Pinterest sta creando in questi mesi un elevatissimo traffico e per qualcuno alla ricerca di un lavoro può offrire un’opportunità unica di dare un quadro tridimensionale delle proprie capacità. Questo è particolarmente vero per chi voglia essere assunto come designer, grafico, fotografo o illustratore, ma a mio parere può comunque essere interessante anche per creativi (e perché no account) che vogliono dimostrare stile ed eclettismo, entrambe caratteristiche molto importanti per lavorare nella comunicazione.

Vediamo i 5 suggerimenti di Kristen Jacoway su come usare Pinterest per trovare un lavoro.

1.  Completate il vostro profilo. Di fianco al nome c’è una freccia e selezionando “Settings” potete scrivere nella sezione “About” un profilo personale, usando il più possibile parole che vi aiutino ad apparire nei motori di ricerca. Personalmente ho fatto un mix di descrizione professionale del blog e di interessi personali (che vengono rispecchiati da alcuni board che non hanno un approccio professionale)

2. Nella sezione “Settings” inserite anche un sito web dove chi è interessato possa trovare di più su di voi. Se non avete un sito, inserite la URL del vostro indirizzo Linkedin, Twitter o del vostro eventuale blog. Io ho messo sia il sito di Chiesaconsulting che l’indirizzo del blog.

3. Nei titoli dei board usate delle parole chiave che aiutino la ricerca. Cercate su Google Keyword Tool e negli annunci di ricerca del personale che vi interessano quali sono le parole utilizzate per cercare persone con il vostro profilo e poi usatele sia nei titoli che nelle descrizioni dei pin.

4. Legate il vostro account Pinterest a Twitter e Facebook

5. Cercate di usare il vostro vero nome come username (sempre nella sezione “Settings”). Se il vostro nome è già occupato cercate di usare qualcosa il più simile possibile al vostro nome completo (io non ho trovato di meglio di chiesap, purtroppo Paola Chiesa è sempre molto gettonato).

Contrassegnato da tag , , , , ,

INTERVISTA A CAMILLO MAZZOLA – DIRETTORE MARKETING E PR LEGO

Camillo Mazzola

PC La nostra serie di interviste ci porta oggi nel mondo dei mitici mattoncini Lego, dove incontriamo Camillo Mazzola, direttore Marketing, Trade Marketing e PR della sede italiana, che ha recentemente spostato i suoi uffici a Lainate. 

Lego è l’azienda che da anni realizza i migliori risultati nel settore del giocattolo: la crisi che a fine 2011 ha fortemente penalizzato il comparto non ha interessato Lego, probabilmente perché i genitori – di fronte alla necessità di ridurre il budget dedicato ai regali di Natale – scelgono regali con elevata giocabilità e che sviluppano nel tempo la creatività del figlio.

Mazzola è al momento impegnato nel lancio di Lego Friends, la prima linea Lego dedicata alle bambine, che, malgrado alcune accuse di sessismo -in parte, sembra, fomentate dalla concorrenza e direttamente controbattute dall’ampia community di Lego fan – sta avendo ottimi risultati di vendita.

Gli poniamo le consuete domande.

Trampolinodilancio: Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in Lego?

Camillo Mazzola: Cerchiamo persone che abbiano già lo “spirito Lego”: persone con ampia iniziativa, curiose, collaborative, dei problem solver. Io cerco persone che non entrano nel mio ufficio dicendo: “ho un problema, il concorrente fa questo, cosa possiamo fare?” ma che aggiungano già la loro soluzione, non importa se a volte è sbagliata. In Lego lo chiamiamo MODELLO RAID: è l’acronimo di Input, Action, Recommendation, Decision. Significa che una persona, a fronte di un input che viene dall’esterno deve valutare quale azione prendere, raccomandare al suo capo una soluzione e rendere quindi il processo decisionale molto più veloce.

Inoltre devono essere degli energizzatori, dei driver che trasferiscono entusiasmo e passione a tutti quelli che lavorano in team con loro.

Trampolinodilancio: C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Camillo Mazzola: Tutti quelli che ho assunto mi hanno lasciato un segno positivo, per un motivo o per l’altro. Per non fare torto a nessuno racconterò dell’ultima persona che ho preso. Un neo laureato dotato di grande iniziativa, con tanti interessi al di fuori del lavoro, un amante della musica che si è riuscito a mantenere negli anni dell’università grazie a questa passione. Dopo aver suonato personalmente in un gruppo, negli ultimi anni ha fatto da manager a due ragazzi di 16 e 17 anni, presentandoli nei locali non solo di Milano, ma anche di Roma e Londra, e costruendo un sito a loro dedicato che da Dicembre a oggi ha raccolto più di 20.000 users al mese.

In più un mese all’anno, per gli ultimi tre anni nel periodo estivo, andava a fare il volontario lavorando con i bambini, e cambiando fascia di età ogni anno per verificare i diversi approcci necessari. I suoi genitori non erano molto convinti di tutte queste attività complementari, ma lui ha dimostrato loro che riusciva anche a studiare in contemporanea. A questo punto ho interrotto il colloquio e gli ho detto: ti ho preso!

Trampolinodilancio: In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Camillo Mazzola: In Italia gli headquarters di aziende internazionali sono pochi, quindi i maggiori sviluppi si hanno andando a lavorare nella sede italiana di una multinazionale che ha la casa madre altrove. È quindi importante che chi esce dall’università sappia che difficilmente si ritroverà (come spesso crede) a girare spot, passare brief alle agenzie, fare sviluppo prodotto. Sono tutte attività che vengono generalmente svolte presso la casa madre. Gli si chiederà invece la capacità di adattare alle esigenze del territorio quanto sviluppato a livello globale. Con una metafora vicina al mio mondo posso dire che i mattoncini li hai tutti già a disposizione, non ci si aspetta che tu inventi un nuovo mattoncino, ma che tu sia bravo a montarli in modo creativo e 100% coerente con la strategia aziendale.

Uffici Lego Italia

La differenza la fanno infatti le iniziative che prendono le persone, che localmente non devono essere solo dei traduttori, che fanno copia e incolla, ma persone che sanno implementare, che danno valore aggiunto, e lo fanno con intelligenza.

Un altro aspetto importante per avere successo è dimenticare di essere dei solisti, saper coinvolgere gli altri: questo è fondamentale con i venditori, ai quali è importante trasmettere entusiasmo e passione.

Trampolinodilancio: Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Camillo Mazzola: Come ho recentemente detto in un intervento in Bocconi, spiegando proprio come faccio le selezioni, i neolaureati devono  capire che tutto quello che hanno imparato, i bei voti presi, mi interessano solo in parte, perché il marketing è fondamentalmente buon senso. Chi assumo deve essere innanzitutto un imprenditore, un condottiero del proprio prodotto.

Contrassegnato da tag , , , , , , ,

Di necessità virtù

Imelda Marcos

Imelda Marcos (Photo credit: billypalooza)

PB Ho recentemente risentito al telefono una ex collega che mi ha rintracciato tramite Linkedin.

Lavorando per una grande azienda ormai da diversi anni, è durata più di molti suoi capi.I quali si sono avvicendati più o meno efficienti (meno), più o meno intelligenti (meno), più o meno simpatici (meno).

Lei è drammaticamente sincera (se il nostro capo è scemo non è così necessario che lo sappia da noi), smaccatamente onesta (ma di quella sobrietà che se hai un paio di scarpe con il tacco ti senti un po’ Imelda Marcos), appena appena spigolosa (bisogna stringerle la mano con il guanto apriostriche).

Se un tale concentrato di rigore selvatico incontra un capo gigione, brillante come un bicchiere dell’Ikea dopo tre anni di lavastoviglie, distratto e anestetizzato, come può sottrarsi la nostra eroina a una feroce depressione?

Ebbene, in qualsiasi situazione professionale si può trovare una opportunità. Basta rimodulare gli obiettivi di appagamento a breve termine, con buona pace di chi riesce a fare (e a rispettare) un piano di studi dall’asilo al master e un piano di carriera dallo stage alla pensione.

Per la mia amica propongo: di fronte ad azienda ricca, posto fisso, capo deprimente (ma a casa un bimbo piccolo, no budget per la tata  e in garage un’ automobile così scassata da non consentire  pendolarismo superiore ai quindici chilometri)  approfittare della propria invisibilità e coltivare passioni parallele.

Sta per arrivare l’estate: una corsetta alle diciottozerozero (chi , in carriera, riesce a uscire alle diciottozerozero ?), una nuotata in pausa pranzo (come fai con i capelli se hai una riunione al pomeriggio?), una mostra a ingresso libero all’ora dell’aperitivo, una seduta di window shopping prima che i negozi chiudano,  riprendere gli esercizi di chitarra, saranno attività quanto mai salutari e irripetibili.

Rassodata e piena di endorfine, la talebana inquieta si ritroverà, nella peggiore delle ipotesi, con una forma invidiabile e una ammirazione sperticata da parte del quattrenne che le gira per casa.

Nella migliore delle ipotesi avrà la serenità per farsi apprezzare da un nuovo capo (dai, se quello che c’è è così scarso non potrà durare a lungo) nella sua azienda o in una nuova.

Potrà quindi allegramente tornare a lamentarsi (lo faceva quando ha avuto un capo del raro tipo intelligenteefficientesimpatico) di non avere un minuto per sé stessa, di dover portare regolarmente il portatile a casa , di non dedicare abbastanza tempo a suo figlio e di non andare al cinema da quando è uscito Ben Ur.

Contrassegnato da tag , ,
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: