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Tre doti per avere successo nel lavoro

PC In inglese suona meglio, perché l’iniziale è la stessa, ma lo spunto è comunque interessante: GROWTH (capacità di crescere), GRIT (grinta) e GIVING (capacità di dare) sono le tre doti che permettono di fare una carriera di successo. Lo dice Bruce Kasanoff, un esperto della materia, in un articolo su Forbes che sintetizza alcuni studi sulle caratteristiche di chi riesce ad affermarsi nel lavoro (ma non solo).growth-grit-giving

Growth è la capacità di evolversi, caratteristica diventata ancora più indispensabile in un ambiente sempre più liquido. Se pensate che le vostre abilità siano ormai acquisite, difficilmente riuscirete ad ottenere gli stessi risultati di chi pensa che – con un certo sforzo – potrà espandere le proprie capacità. Growth è quella forma mentis che permette a uno stagista di rendersi utile in ambiti diversi dalla sua formazione scolastica, facendosi così notare ed apprezzare. Ma è anche quella forma mentale che grazie alla quale a cinquant’anni imparate a suonare uno strumento, riprendete a nuotare dopo un’operazione alla spalla e diventate esperti in digital engagement, pur non essendo nativi digitali.

Grit è l’attitudine a non arrendersi facilmente, a stabilire obiettivi a lungo termine e impegnarsi per raggiungerli. È quella luce che brilla negli occhi di alcuni studenti che ti fa subito capire che avranno successo. È il motivo per cui nel lavoro paga di più la passione e la determinazione che il quoziente d’intelligenza, come spiegala psicologa Angela Duckworth in un TED talk che vi invito a vedere.

Giving è nell’articolo di Forbes la capacità di fare qualcosa che migliori il mondo. Più prosaicamente penso che sia molto importante per la carriera la capacità di dare agli altri in ambito professionale: condividere contatti e opportunità, dare consigli e cercare di favorire l’incontro tra persone che si stimano sono tutte attività che consolidano la propria rete di rapporti professionali e a lungo termine portano grandi vantaggi. Abbiamo già avuto modo di scriverne: l’esperienza mi dimostra che se fai del bene nel lavoro (ma non solo) questo ti ritorna sempre .

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Il segreto del successo è non temere il fallimento, ci racconta Mario Sorbo, co-fondatore di Foodscovery

PC Avere successo significa trovare un’alchimia speciale tra l’azienda e il nostro talento. Se il feeling funziona, se gli intenti coincidono, i risultati non tarderanno a venire.
Ci sono casi in cui azienda e talento coincidono: è il caso delle start up di giovani imprenditori che non cercano una azienda che gli somigli: la creano per dare sviluppo alle proprie idee. Intervistando Mario Sorbo, co-fondatore di Foodscovery, abbiamo avuto la conferma che essere imprenditori del proprio progetto richiede molta energia, può essere bellissimo, ma soprattutto è possibile.

Mario Sorbo co-fondatore della startup Foodscovery

Mario Sorbo co-fondatore della startup Foodscovery

Trampolinodilancio: Cosa è Foodscovery e come ti è venuta l’idea

Mario Sorbo: Foodscovery è una piattaforma web e mobile che permette a qualsiasi utente di ordinare prodotti icona della gastronomia italiana direttamente dai laboratori artigianali più rappresentativi della tradizione locale, come panifici, pasticcerie, macellerie, caseifici e molti altri. Al centro del modello di business c’è l’innovazione a sostegno delle piccole economie locali, con la creazione e lo sviluppo di un sistema automatizzato di ritiro e consegna in 24/48h che rende possibile gustare più di 1500 autentiche prelibatezze in Italia e in tutta Europa. L’impegno del team della startup innovativa è dedicato alla ricerca e alla messa in rete dei micro-produttori di nicchia, disseminati come tesori nascosti in tutto il territorio italiano e scoperti dai “food-scout”: una selezione scrupolosa di veri e propri artigiani delle tradizioni culinarie locali, dal pane alla pasticceria, dalla carne al formaggio, che permette di far assaggiare a tutti i mille e un sapori dell’Italia.

L’idea scaturisce da un bisogno mio e del mio socio Fabio Di Gioia. Ogni volta che, durante i nostri viaggi in Italia e all’estero, assaggiavamo una specialità gastronomica locale, inesorabilmente legata alla tradizione di un luogo, ci rendevamo conto che era difficile se non impossibile rigustare quello stesso prodotto “autentico” altrove. Pertanto, grazie al supporto del nostro reparto IT (Amedeo Sciagura, Riccardo Romano ed Omar Speranza), abbiamo sviluppato la piattaforma assecondando i bisogni dei piccoli produttori, i veri protagonisti del progetto, con cui continuiamo a confrontarci quotidianamente.FOODSCOVERY logo

Raccontaci le tue esperienze precedenti e dicci quali si sono rivelate più importanti per questa nuova avventura.

Prima di fondare Foodscovery ho avuto esperienze nel settore assicurativo e bancario, lavorando da analista per Allianz SPA e Morgan Stanley. Successivamente ho lavorato per il colosso berlinese Rocket Internet in sud est asiatico dove ho avuto il piacere di prendere parte al team di lancio di lazada.com, che attualmente è il più grande e-commerce e marketplace in quell’area (Thailandia, Vietnam, Malesia, Indonesia, Filippine e Singapore).

Le prime esperienze nel settore assicurativo e bancario sono state di grande aiuto per acquisire maggiore confidenza con il mondo del lavoro e mettere in pratica parte di ciò che avevo appreso durante i miei studi economico-finanziari.

Ma è stata sicuramente l’esperienza in Asia a fornirmi le competenze necessarie per il la mia nuova avventura con Foodscovery. Avere l’opportunità di seguire, sin dalle prime fasi, il lancio di lazada, contribuendo a strutturarne i dipartimenti ed i processi interni, operando in un ambiente multiculturale competitivo e stimolante nel quale poter avere da subito moltissime responsabilità, ha senza dubbio giovato alla mia crescita professionale oltre che personale.

Tornando a quando, pochissimi anni fa, ti affacciavi al mondo del lavoro, perché pensi di essere stato scelto al tuo primo colloquio, cosa ha fatto la differenza?

Credo che le caratteristiche determinati ricercate dalle aziende per l’assunzione di profili junior siano le seguenti:

1) Profilo accademico, con particolare attenzione alla capacità di rispettare le scadenze, pertanto essere in regola con gli esami;

2) Attenzione ai dettagli, curiosità e soprattutto motivazione;

3) Esperienze formative all’estero e conoscenza di una seconda lingua.

Quali caratteristiche deve avere un giovane per creare una start up di successo?

Per la creazione di una startup di successo a mio parere bisogna avere approccio analitico, ridisegnare la propria scala di priorità, imparare velocemente dai propri errori, essere flessibili, motivati e non aver paura del fallimento. Oltre che un giusto mix di competenze e numerose soft skill.

L’approccio lucido ed analitico è fondamentale, insieme ad una visione di lungo termine, per lo studio della propria idea, del mercato di riferimento e dei competitor, tanto nelle fasi iniziali quanto successivamente lungo la vita aziendale.

Ridisegnare la propria scala di priorità anteponendo il proprio progetto a tanti altri aspetti della propria vita.

Imparare velocemente, anche e soprattutto sul campo, dai propri errori riuscendo a correggere quotidianamente il tiro indirizzando l’azienda nella direzione giusta.
La via del successo è piena di insuccessi, pertanto bisogna essere motivati, flessibili e non aver paura del fallimento.

Cosa ti ha insegnato il capo che consideri tuo mentore?

Ho avuto il piacere e l’onore di lavorare con persone di grande spessore professionale ed umano da cui ho appreso molto.

Ma il “senso del dovere”, una delle caratteristiche fondamentali per il mio percorso accademico e per la mia crescita professionale, mi è stato trasmesso dalla famiglia e dal mio professore di italiano e latino del liceo, persone molto importanti che non ringrazierò mai abbastanza.

La tua struttura ha già 15 tra dipendenti e collaboratori, utilizzi i social media per controllare il profilo dei candidati che assumi? Quali in particolare e cosa verifichi?

Per una prima selezione mi baso molto sul loro modo di scrivere il curriculum ed eventuale lettera motivazionale, documenti che dicono moltissimo del candidato.

Per profili senior è prassi necessaria quella di verificare le referenze.

Sicuramente i social media possono aiutare ad inquadrare meglio il profilo socio-culturale del candidato con l’obiettivo di ricercare delle caratteristiche che possano arricchire gli altri componenti del team e di conseguenza l’azienda.

Consiglieresti a un giovane che ha in programma un percorso imprenditoriale un’esperienza all’estero?

Assolutamente sì.

Guardare le cose da altre angolazioni, diverse da quelle a cui siamo abituati, è il primo passo per sviluppare un approccio innovativo.

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Absolute beginners: come ridurre lo stress in un nuovo posto di lavoro

PC Se non siete tra i fortunati appartenenti alla categoria del posto fisso, specie in estinzione come conferma il successo dell’ultimo film di Checco Zalone, è probabile che vi siate recentemente ritrovati o vi troverete presto a dovervi inserire in un nuovo ambiente di lavoro.cover1300_imm

Le ricerche dimostrano che cambiare lavoro è una delle tre principali cause di stress, dopo lutto e trasloco. È quindi normale affrontare con una buona dose di ansia i primi giorni in un nuovo posto di lavoro: siete quelli che gli inglesi chiamano non tanto absolute beginners (il titolo è un mio piccolo tributo all’indimenticabile David Bowie) quanto newbies (persone inesperte di un certo contesto che mostrano l’intenzione a migliorarsi).

Ecco alcuni spunti per inserirvi in modo veloce e possibilmente indolore nel nuovo ambiente.

Imparate il gergo interno

Ogni azienda, proprio come le tribù giovanili, ha un suo linguaggio specifico, con acronimi da risolvere, parole usate al di fuori del contesto abituale, modi di dire “di moda”. Padroneggiarlo vi permetterà di capire cosa vi viene scritto o detto, ma anche di dimostrare appartenenza al gruppo. Per un approfondimento potete leggere anche Il gergo aziendale come segnale di appartenenza

FloresemNottingHill_Paddington22Indossate la divisa giusta

Per quanto ci siano regole generali su come vestirsi adeguatamente in ambito lavorativo, argomento che abbiamo trattato più di una volta (vedi Dress code: come vestirsi adeguatamente per lavoro dove gli altri si divertono e Come vestirsi d’estate per una riunione , A proposito di stile e di estate) esistono anche delle specifiche norme non scritte in ogni singola azienda che è meglio seguire soprattutto nei primi giorni.

Non fate l’errore di pensare ad esempio che in un ambito creativo ci possa permettere la massima informalità, questo può essere vero per quanto riguarda copy writer o art director, ma molto meno nel reparto account. L’ideale sarebbe tenere gli occhi ben aperti il giorno del colloquio per capire in anticipo (con una certa dose di ottimismo!) qual è lo stile aziendale e presentarvi fin dal primo giorno vestiti in modo da mimetizzarvi al meglio. Questo non significa che dobbiate rinunciare al vostro abituale modo di vestirvi, l’importante è che questo rientri in alcuni parametri. E in ogni caso è meglio aspettare qualche mese prima di andare contro corrente. Ricordatevi che dovete innanzitutto dimostrare volontà di appartenenza al gruppo, e l’aspetto esteriore è uno degli elementi che meglio lo identificano.

Fate domande

Non vergognatevi a chiedere le informazioni più banali (dov’è il bagno, dove si carica la chiavetta per il caffè, come si fanno le fotocopie, come si controllano sul telefono le chiamate perse) ma anche chiarimenti su quello che vi viene spiegato o richiesto. È normale che un nuovo arrivato non conosca molti aspetti dell’azienda e del lavoro e voglia impararli al più presto. Senza contare che ci sono poche cose più irritanti per un capo del sentirsi dire “sì” da una persona che non ha in realtà capito cosa deve fare: molto meglio dover ripetere, ma essere sicuri di ottenere il feedback desiderato.

Siate proattivi5498c231-b391-4d81-bee3-2b15d3d36f67

Nei primi giorni abbonderanno i momenti vuoti nei quali non saprete cosa fare. Benché tutti vi dicano che tra poco li rimpiangerete con tutto il cuore perché sarete sommersi di lavoro, chiedete ai vostri colleghi se c’è qualcosa che potete fare per aiutarli. Non è detto che possano effettivamente delegarvi qualcosa, ma almeno avrete dimostrato proattività e spirito d’iniziativa.

Sorridete

I lettori di questo blog sanno che per Patrizia e me il sorriso è una sorta di mantra (vedi Ho cercato per tutto il paradiso la quota dove sta il tuo sorriso , Dalla moto all’ufficio: due consigli per inserirsi in un nuovo ambiente lavorativo)

Ecco alcuni dei moltissimi motivi per cui sorridere è utile a voi, prima ancora che agli altri:

  • sorridere porta gli altri a sorridervi di rimando e questo renderà i primi giorni decisamente meno ansiogeni ( per la precisione il 50% di quelli a cui sorriderete sarà portato, per una serie di norme interiorizzate, a restituirvi il sorriso)
  • sorridere trasmette fiducia, serenità e persino credibilità
  • sorridere dimostra empatia, e l’empatia è una delle chiavi per farvi accettare dal gruppo.

Imparate i nomi

Ricordare il nome delle persone è un dono che io non ho mai posseduto. Se aggiungete che sono poco fisionomista potete capire le difficoltà che sto incontrando a inserirmi in un ambiente di lavoro estremamente variegato. Alcuni trucchi che utilizzo: mi faccio dei bigliettini con segnati i nomi delle persone con le quali interagisco suddivise per reparto, ubicazione nell’ufficio, ruolo; guardo il loro profilo su Linkedin prima di incontrarle in riunione, in modo da arrivare già preparata e dover fare solo un “ripasso”; mi disegno il tavolo di ogni riunione e poi appunto il nome di tutti i partecipanti unito a una breve descrizione esteriore (magrolina con gli occhiali, fusto con taglio a spazzola, baffi a manico). Cercate di conoscere meglio le nuove persone che incontrate, fate qualche domanda senza risultare invadenti e soprattutto ascoltate molto.

Non esprimete opinioni non richieste

Cito quanto scritto da Patrizia in uno dei suoi post che preferisco: “La prima settimana si parla solo se espressamente interrogati e si evitano soprattutto considerazioni sui massimi sistemi. La tentazione di dire qualcosa di memorabile è forte. Ma la probabilità di dire grandi sciocchezze dovrebbe frenare a nostra verve affabulatoria.

Recentemente una collega, appena arrivata per gestire il prodotto su un mercato estero, ha contestato una combinazione di colori, accampando una inidoneità culturale sul suo mercato. Peccato che quella non fosse “una” combinazione, ma “la” combinazione. Insomma come dire alla Ferrari di togliere il rosso dalla cartella colore.

La nuova arrivata ora non parte dal pian terreno, ma dalla cantina. Il Penthouse pare lontano.”

Cercate di sentirvi a casa

Se potete, personalizzate la vostra postazione con oggetti e foto che vi ricordano qualcosa di positivo, approfittate dei servizi che l’azienda mette a disposizione (mezz’ora in palestra vi riconcilierà con il mondo), individuate  il baretto che fa il miglior caffè e scambiate ogni mattina due parole con la barista, capite se tutte portano la schiscetta e adeguatevi: parlare con qualcuno a pranzo di argomenti diversi dal lavoro funziona meglio di un ansiolitico, oppure usate la pausa pranzo per andare dall’estetista, dal parrucchiere, a comprare il regalo per la festa di compleanno puddington2dell’amichetto di vostro figlio. Vi ritroverete con più tempo libero nel week end per rilassarvi e affrontare meglio un’altra settimana da newbie.

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Rivalutare l’artigianato come sbocco lavorativo. Intervista a Francesco Cordani di Samsung

PC Questo blog nasce per dare consigli ai giovani talenti che vogliono lavorare nel marketing e nella comunicazione perché questo è quello che Patrizia e io ci sentiamo di poter offrire: dopo aver accarezzato durante l’adolescenza l’idea di fare le scrittrici o le traduttrici, motivate da un’insaziabile passione per la lettura, ci siamo infatti entrambe innamorate del mondo delle merci e delle logiche sottostanti.

Questo non toglie che a più riprese non si sia affascinate da altri ambiti dove le capacità individuali e l’entusiasmo si combinano con la manualità: mi riferisco ai mestieri artigianali che sono alla base di gran parte delle eccellenze italiane.

Come vi abbiamo anticipato c’è una tendenza in atto – partita negli Stati Uniti (dove li chiamano makers) – a rivalutare l’artigianato che diventa, anche attraverso l’innovazione tecnologica, uno sbocco nuovo e interessante per i giovani e i non più giovani che vogliono o devono reinventarsi un lavoro. A questo proposito abbiamo chiesto a Francesco Cordani, ideatore e responsabile marketing e comunicazione in Samsung di  Maestros Academy di raccontarci questo bellissimo progetto, che nasce con l’obiettivo di “Tramandare i segreti dei grandi maestri, per lanciare i talenti artigiani di domani.”

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Come trovare un lavoro trovando lavoro agli altri

PC Nel saggio che sto (un po’ faticosamente) leggendo – The Moral Molecule di Paul J. Zac – l’autore sostiene, in estrema sintesi, che quando trattiamo bene il prossimo, o trasmettiamo serenità, o ci fidiamo degli altri il nostro cervello produce una molecola chiamata ossiticina che si traduce in una sensazione di benessere e felicità.animal-altruism02

Essere altruisti sarebbe quindi, in realtà, un comportamento estremamente egoista.

Gli psicologi sostengono che un atteggiamento altruistico (altruismo deriva da latino alter: altro) nasce da una motivazione profonda ad aiutare gli altri, senza la pretesa di possibili ricompense (la ricompensa nascerebbe, secondo Zac, dal senso di appagamento e felicità attivato dall’ossiticina).

Un risvolto positivo è che, nella mia esperienza, ho scoperto che nella ricerca del lavoro l’altruismo porta sempre un grosso vantaggio: se aiutate gli altri a trovare un lavoro prima o poi saranno loro che vi aiuteranno a trovarne uno.

Mi è infatti spesso capitato di trovare un lavoro a dei giovani laureati o di segnalare per un nuovo impiego o progetto persone già occupate. Nel lungo termine questo impegno come sensale, che ho sempre svolto per creare soddisfazione non solo in chi cercava lavoro ma anche in chi lo offriva, mi ha portato non solo gratitudine e fiducia da entrambe le parti ma anche ingaggi e progetti.

Ecco quindi alcuni consigli pratici per giovani talenti o affermati professionisti che spero vi possano essere utili per rafforzare sempre di più la rete nella quale operate e sfruttare l’opportunità di essere altruisti:

  • se siete un nerd smanettone e vi propongono uno stage in un’azienda specializzata in sport estremi (e la prospettiva vi alletta quanto il bungee jumping) oltre a declinare proponete per quel posto l’amico super fit, che vive con lo zaino in spalla;
  • se siete un consulente e un cliente vi chiede di svolgere un compito al di fuori della vostra portata o esperienza, piuttosto che fingervi tuttologi, conquistatevi la sua fiducia proponendo una persona del vostro network che è più specializzata in quell’ambito;
  • se siete appassionate di lettere antiche che vestono solo di grigio e verdone, o dentro di voi alberga ben nascosta un’amante della moda con la vocazione al marketing che non aspetta altro che uscire dal bozzolo (Patrizia ti ricorda qualcuno?) oppure per quel posto da Zara vi conviene suggerire una persona più adatta a cogliere e sfruttare le ultime tendenze del fast fashion;

e inoltre:

  • segnalate anche ai vostri amici i cacciatori di teste con i quali siete in contatto, diventerete una fonte attendibile di professionalità per i reclutatori e sarete quindi i primi con i quali condivideranno le loro necessità (e a volte sarete proprio voi la persona più adatta per quel lavoro);
  • siate aperti e curiosi, cercate di capire cosa fanno e cosa potrebbero fare i vostri amici, collaboratori, conoscenti: da questo bagaglio di conoscenze potrà nascere l’idea di proporli per un nuovo lavoro e la possibilità di rendere felice chi cercava proprio quel tipo di professionalità;
  • condividete le vostre esperienze, anche negative; potranno aiutare gli altri a evitare di ripercorrete i vostri stessi errori. A volte è meglio essere sinceri e mostrare le proprie debolezze, se volete che gli altri pensino che potreste aver bisogno di un aiuto;
  • aiutate un’altra persona a trovare un lavoro, a migliorare le sue attuali condizioni, ad avere migliori relazioni sul posto di lavoro: oltre a crearvi un amico vi farà sentire meglio l’aver fatto qualcosa di utile;
  • non dimenticatevi i vecchi amici, che fanno parte di circoli che possono essere molto diversi da quelli che ora frequentate. Attraverso i social network adesso è facile mantenere queste relazioni. Restare in contatto con persone con background e interessi diversi non solo vi aiuterà a pensare in modo più creativo ma amplierà il numero di persone e professionalità che potrete suggerire per un nuovo lavoro.

A questo link la conferenza TED in cui Paul Zac spiega cosa ci spinge ad avere fiducia negli altri e comportarci in modo moralmente utile (rispetto al libro – che trovate su Amazon – grazie al video si apprezza il fatto che Paul è un uomo affascinante, anche se ha la pessima abitudine di girare con una siringa con la quale cerca, per confermare la sua teoria, di fare un prelievo a chi sta vivendo un momento di felicità).

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Come entrare velocemente nel mondo del lavoro? Ecco le facoltà vincenti.

PC Quanto impiega un laureato a trovare lavoro? Dipende dalla facoltà: chi ha studiato Ingegneria Civile trova lavoro dopo circa tre mesi e dopo un primo periodo di precarietà diventa stabile in tre anni. Seguono Economia e Medicina. Più difficile la vita per i laureati in Scienze della Comunicazione, lavorano subito (il 50% ha un lavoro stabile a un anno dalla laurea) per poi perdere tutte le certezze di stabilità dopo tre anni. Qualche difficoltà in più anche per chi si è laureato in Psicologia che stenta a trovare lavoro e quando lo ottiene resta precario nel breve e lungo periodo.

A rivelarlo è l’infografica realizzata dall’Università degli Studi Niccolò Cusano, che illustra i dati relativi al tempo medio che trascorre tra il conseguimento della laurea ed il primo lavoro per gli studenti delle principali facoltà universitarie. Tra i dati raccolti – basati su uno studio condotto da Almalaurea sui laureati nel 2012 – troviamo il profilo del laureato tipo per ciascuna facoltà, il livello di stabilità del lavoro a 1 e 3 anni dalla laurea e gli anni impiegati in media dagli studenti a laurearsi. Il profilo più ricorrente? Donna e precaria, fatta eccezione per Ingegneria Civile con il 75% di laureati che sono di sesso maschile e lavoratori stabili.

Ai vertici della classifica dopo Ingegneria vengono Economia, Medicina e Giurisprudenza, che garantiscono un ingresso quasi immediato nel mondo del lavoro e una relativa stabilità dal terzo anno in poi.

 

 

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Come comportarsi in riunione se si vuole fare carriera

PC Ci sono poche occasioni utili come una riunione per farsi notare (nel bene o nel male!) in una grande azienda.

Foto National Geographic

Foto National Geographic

Se venite invitati a un meeting allargato al quale parteciperà non solo il vostro capo diretto, ma anche colleghi e responsabili di altre aree aziendali, consulenti e fornitori o addirittura il management aziendale, vi si presenta un’ottima opportunità per fare buona impressione.

Ho cercato di riassumere alcune regole che possono aiutarvi a lasciare un segno positivo. Il mio consiglio generale è di cercare comunque di ricavarvi un ruolo nella riunione. In questi anni mi è capitato spesso di partecipare da consulente a riunioni nelle quali il mio interlocutore (generalmente il direttore generale o marketing) invitava anche dei junior. Tutti quelli che già dalla prima riunione si sono resi utili allo svolgimento del meeting –  perché informati, attenti, coinvolti – hanno poi fatto una brillante carriera. Ricordatevi che così facendo otterrete nell’immediato un primo, banale, risultato: il fatto di essere ricordato e messo in copia nelle comunicazioni. L’informazione è infatti una condizione indispensabile se volete ritagliarvi un ruolo importante in un progetto.

Analogamente mi è successo di portare in riunione con me dei giovani assistenti e dal loro comportamento nei confronti di cliente, direttori creativi, responsabili di altri reparti si poteva già intuire quale sarebbe stato il loro percorso professionale.

Dato che non a tutti può venire spontaneo il giusto mix tra esibizionismo e capacità di farsi notare e io stessa sono una timida che nelle prime riunioni stentava a dire una parola, ho pensato di provare a indicare alcuni suggerimenti di quello che un junior dovrebbe fare per ottenere il massimo risultato dalla partecipazione a una riunione:

Innanzitutto ascoltate. Un ascolto attivo, che fa capire a chi sta parlando che seguite il suo discorso, perché annuite, interloquite e aggiungete un commento, se necessario. Lasciate il cellulare in tasca ed evitare messaggi e mail per tutto il tempo della riunione: concentratevi su quello che viene detto. Mantenete una postura attenta, cercate il contatto oculare con chi sta parlando, non chiacchierate con il vicino (ricordo due colleghe che ridacchiavano tra di loro durante dei meeting con il cliente – pensando di non essere notate – ed erano poi deluse di non essere tenute sufficientemente in considerazione).

Prendete appunti. È probabile che se il vostro capo vi ha portato con lui in riunione si aspetterà che poi siate in grado di fare un report o di indicare ai partecipanti quali sono i passi successivi da intraprendere. Se non avete preso buoni appunti e segnato diligentemente chi ha partecipato alla riunione, non sarete in grado di farlo autonomamente. Dopo di ché non stupitevi se la volta successiva non venite invitati.

Capite qual è il vostro ruolo e svolgetelo al meglio. Se avete dei dubbi non esitate a chiedere al vostro capo qual è lo scopo della riunione e in particolare cosa ci si aspetta da voi: può essere semplicemente che dobbiate portare tutta la documentazione relativa a un progetto o alzarvi per fare delle fotocopie, se necessario. Ho visto moltissime riunioni in cui il proprietario dell’azienda o il manager chiedeva, gentile, ai partecipanti se volevano un caffè e non si faceva problemi a servirlo, mentre il junior (generalmente un maschio, noi femmine siamo geneticamente programmate all’accoglienza) rimaneva muto in un angolo.

Adeguatevi allo stile aziendale. A Milano, nel mondo del marketing e della comunicazione, è per esempio prassi comune baciarsi all’inizio e alla fine della riunione con chi arriva da fuori (il direttore dello stabilimento di Bari, un fornitore di un’altra città, il consulente che viene solo una volta al mese, il licenziatario di Parigi…). Imparare usi e costumi aziendali vi farà sentire e apparire ben inseriti nel contesto aziendale.

Approfittate per farvi notare. Un commento intelligente, un contributo utile, l’aggiunta di un’informazione che gli altri non ricordavano sono tutti modi efficaci per farvi notare. Per fare tutto questo è indispensabile che arriviate molto preparati al meeting. Studiate prima qual è l’argomento che verrà trattato e appuntatevi alcuni dati che potrebbero esservi utili.

Se non avete niente di importante da aggiungere potete commentare positivamente (se possibile con un punto di vista personale e interessante) qualcosa detto da qualcun altro: avrete per lo meno ottenuto la sua riconoscenza e considerazione (tutti sono felici di sentire apprezzato quanto pensano). Oppure chiedete un chiarimento, ovviamente non banale. Mostrerete che state partecipando attivamente.

Cercate di lasciare una traccia intervenendo a fine riunione con una proposta utile: può essere la banale richiesta se dovete chiamare un taxi, o meglio ancora suggerire volontariamente che manderete una relazione della riunione o stilerete un timing.

Date seguito alla riunione. Usate Linkedin per aggiungere alla vostra rete chi ha partecipato alla riunione, inviandogli un messaggio personalizzato nel quale ricordate che vi siete appena conosciuti di persona. Oppure mandate una mail per chiedere se potete avere copia del materiale presentato in riunione o per inviare voi stessi del materiale che pensate potrà essere utile all’interlocutore.

In un prossimo post parleremo invece di tutti quei comportamenti che un junior deve evitare in riunione. Si raccolgono fino da ora suggerimenti utili dai nostri lettori manager.

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Auguri a Trampolinodilancio e a tutte le donne

PC Oggi Trampolinodilancio compie due anni! L’anno scorso Patrizia faceva gli auguri a Trampolino e a tutti quelli che ci sono saliti, perché volassero lontano. Spero siano stati  di buon auspicio per i lettori come lo sono stati per Patrizia e me, che, con grande entusiasmo ma anche con molta fatica, abbiamo tenuto in volo Trampolinodilancio, gratificate dai tanti blogger che ci seguono, dai fan su facebook, dai follower su Twitter, da tutti quelli che evidentemente trovano utile e interessante quello che scriviamo. Oggi voglio fare gli auguri in particolare alle donne che come Patrizia e me usano il web per esprimere una parte della loro personalità e capacità che nel lavoro o nella vita quotidiana sarebbero sacrificate.

Social_Network PROFILI DONNE

Vi invito a leggere la divertente ricerca che ha commissionato l’amico ed ex collega  Roberto Fuso Nerini di  The Vortex sulle Donne sul Web e scoprire in quale profilo vi riconoscete 

maggiormente: siete una Donna Twitter o una Donna Linkedin? Patrizia e io siamo sicuramente delle Donne Blogger, proponiamo di aggiungere la categoria alla ricerca!

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Professione Strategic Planner. Ce ne parla Giovanni Lanzarotti Head of planning in Ogilvy & Mather Advertising

PC Per descrivere Giovanni Lanzarotti prenderò a prestito le parole con le quali Marco Lombardi, nel suo libro La creatività in pubblicità, introduce il pezzo che Giovanni ha scritto: ne traspare la stima di Marco per lui e si intuisce che persona intelligente e poliedrica è Giovanni, proprio come io penso debba essere uno strategic planner. “Lanzarotti è uno scrittore mancato di romanzi gialli, che ha iniziato in grande quantità durante gli anni delle scuole elementari, cucina ed è chiamato “chef” dalle sue figlie che lo aiutano ai fornelli, fa il portiere perché gli altri sono più bravi di lui con i piedi e hanno paura delle pallonate in faccia, pedala, amando insolitamente le salite, che non sono adatte alle sue caratteristiche, ma quello che vedi quando scollini vale centinaia di chilometri di pianura e quando riesce scrive e gira cortometraggi.” Di giorno è Head of planning in Ogilvy & Mather Advertising.colline-siena-1

Aggiungo che è una delle persone più simpatiche, autoironiche e divertenti che io conosca, ed è con piacere che gli chiedo un consiglio per chi vuole capire se ha le capacità e le attitudini per diventare strategic planner, perché sono sicura che non ci racconterà delle banalità.

Quali caratteristiche deve avere uno strategic planner?

Credo che la prima dote necessaria sia la capacità di ascoltare. Questo mestiere consiste nel fare incontrare le esigenze e le proposte di un’azienda/marca con i bisogni e le sensibilità delle persone. Se non si sta in ascolto, è impossibile avvicinare le due parti. Bisogna imparare a conoscere la storia e la cultura di una marca, bisogna capire come pensa e si comporta la gente. Ascoltando, senza pregiudizi e con la massima apertura possibile. E’ tutto qui, in fondo. Ascoltare e creare un dialogo tra realtà differenti. E ciò si applica anche al “fronte interno” in termini di processo: qui sono gli obiettivi di marketing che devono idealmente incontrare l’immaginazione creativa.

Un’altra caratteristica fondamentale, penso, è la flessibilità e la capacità di adattamento. Chi fa il planner facilmente si trova a lavorare per multinazionali sempre più strutturate dal punto di vista della dotazione di strumenti strategici formalizzati, che è necessario imparare a padroneggiare e applicare e contemporaneamente per piccole realtà, magari a forte impronta imprenditoriale, in cui la cultura di marketing e comunicazione è spesso poco sviluppata, se non addirittura mal vista (e l’aggettivo “pubblicitario” ha invariabilmente un’accezione negativa).

Terzo, la sintesi, intesa come capacità di riunire in un punto di vista semplice ma allo stesso tempo ricco e illuminante realtà multidimensionali e complesse.

Quarto, la disponibilità a cambiare idea. Anzi no.

C’è una particolare formazione che viene considerata indispensabile in fase di selezione di un giovane strategic planner?

L’esperienza mi dice qualsiasi. Oggi esistono molti corsi universitari che formano figure professionali orientate alla comunicazione: possono essere un buon punto di partenza per una formazione tecnica di base; per motivi biografici (io ho una laurea in Lettere Moderne) tendo a pensare che un orientamento umanistico possa costituire un piccolo vantaggio se non altro in termini di approccio generale allo studio e all’apprendimento a valle del percorso universitario, ma il poco che so l’ho imparato da un economista, quindi…

Quale aggiornamento culturale consigli a chi inizia questo mestiere?

Credo che oggi stiamo vivendo un momento di forte cambiamento in questo settore professionale. Il digitale è sempre più diffuso, ma mi pare che allo sviluppo delle tecnologie e delle tecniche di comunicazione non sia corrisposto un parallelo sviluppo dei modelli interpretativi sul funzionamento di questi nuovi mezzi. In altre parole, la TV perde di importanza come mezzo, ma il suo modello di influenza ancora non è stato sostituito da un “modello digitale”. Come faccio a vendere più detersivo con facebook? Mi pare che in verità non lo sappia nessuno, per via del fatto che i cambiamenti sono frenetici e la casistica limitata, per ovvi motivi. Trionfa l’empirismo, ancora. Dunque studiare e approfondire le conoscenze in questo campo può produrre un vantaggio nel medio periodo.

Accanto e connesso a questo tema, vi è quello dell’analisi: sempre più importante diverrà la capacità di padroneggiare ed estrarre valore dalla immane mole di dati che vengono prodotti quotidianamente.

C’è qualche suggerimento che vorresti dare a chi vuole intraprendere questa professione?

Leggi, cucina, viaggia, vai in bici più che puoi, nuota o corri, o gioca a calcio, studia, vai al cinema, fai delle foto ma non usare Instagram, impara a fare almeno tre cose nuove ogni anno, ascolta la musica, non ti stancare mai di scoprire cose nuove. Non scherzo. Dovrebbe distoglierti da questa insana tendenza. Se proprio non passa, manda un CV. Nel frattempo avrai fatto cose molto utili.

Cosa apprezzi di più in un colloquio a un futuro strategic planner?

Mi piace una ricca e variegata lista di hobby e interessi, oltre che di lingue conosciute. Questo è un mestiere in cui essere curiosi e appassionati è fondamentale.

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