Archivio mensile:Maggio 2014

Ritrovare la fiducia nell’Italia grazie a Expo: la presentazione di Padiglione Italia in Triennale

PC C’è un fenomeno in psicologia sociale che si chiama “la profezia che si auto-avvera”: è il motivo per cui se ci presentiamo a un colloquio già certi di non essere presi, veniamo davvero scartati, o se crediamo che un nostro progetto non soddisferà il nostro capo, lui o lei lo boccerà. E così come l’idea preconcetta di un fallimento si traduce quasi sempre nel fallimento stesso, al contrario un’aspettativa positiva si concretizza molto spesso in un successo. Molti studi hanno dimostrato che il potere delle convinzioni a livello sociale è forte quanto quello personale e dà luogo a comportamenti che finiscono per confermare le previsioni, buone o cattive che fossero.orgoglio it

Ieri ho pensato alla profezia che si auto-avvera sentendo, alla Triennale di Milano, Giuseppe Sala (commissario unico delegato del Governo per Expo 2015 e amministratore delegato per Expo 2015), Diana Bracco (commissario generale di sezione per il Padiglione Italia e Presidente di Expo 2015) e Marco Balich, (direttore artistico di Padiglione Italia e presidente di Balich Worldwide Shows) raccontare cosa succederà a Padiglione Italia e spiegare cosa significherà Expo per le nuove generazioni (e anche per le vecchie, aggiungo io!).

Diana Bracco ha infatti spiegato quello che pensa sia il più importante effetto che produrrà l’Expo: “La fiducia in noi stessi. E’ questa forse l’eredità più importante. Perché oggi l’Italia deve ritrovare quello spirito che ci ha sempre contraddistinto: la capacità di guardare al futuro in modo positivo e creativo, facendo leva sul proprio talento e sulle proprie abilità. Grazie ad esse, per secoli il mondo intero è stato plasmato e ispirato dal genio italiano. E lo è ancora. Quello che manca oggi è proprio la consapevolezza di essere tuttora un Paese leader in tanti campi. Un Paese vitale a cui il mondo guarda con interesse e ammirazione. Un Paese bellissimo. E non solo della Grande Bellezza un po’ decadente del passato, ma di una bellezza che è ancora viva e diffusa. La bellezza ad esempio dei tantissimi giovani di valore che portano avanti i loro sogni in Italia e all’estero. Nel 2015 faremo davvero del Padiglione la porta d’ingresso dell’Italia, l’inizio di un viaggio straordinario, ma anche il biglietto da visita di questa fiducia ritrovata. Fiducia nella nostra forza di Paese creatore”.

L’obiettivo” ha aggiunto Balich “è infondere un sentimento di orgoglio per il nostro Paese.”

“Il Padiglione Italia sarà il biglietto da visita del nostro Paese all’Expo. Vogliamo offrire al mondo una visione forte della qualità italiana e restituire fiducia e orgoglio ai cittadini di questo grande Paese – ha continuato Diana Bracco – L’elemento cardine sarà il Vivaio, inteso come un luogo dedicato allo sviluppo delle nuove generazioni. Un laboratorio d’idee che aiuti i progetti a “germogliare”. Un punto di riferimento per i giovani talenti innovatori, capaci di rinnovare il concetto di “eccellenza italiana” combinando la tradizione con approcci originali. Noi vogliamo parlare soprattutto alle giovani generazioni, e le molte iniziative che abbiamo messo in cantiere con le scuole sono un tassello fondamentale per costruire quella Expo Generation che dovrà essere più attenta al tema della sostenibilità, più consapevole dei rischi legati a comportamenti alimentari non corretti, e soprattutto più sensibile a cogliere la centralità del tema della nutrizione come sfida cruciale per il nostro secolo. ”

albero della vitaVedendo la presentazione del Padiglione Italia e dell’Albero della Vita mi sono sentita orgogliosa di essere italiana e di contribuire, in piccola parte, a creare questa profezia con il web magazine Vivaio Progetto Scuole di cui seguiamo la redazione e diffusione per Padiglione Italia. Speriamo solo che questa profezia si auto-avveri. L’Italia, Milano e le nuove generazioni se lo meritano.

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Come entrare velocemente nel mondo del lavoro? Ecco le facoltà vincenti.

PC Quanto impiega un laureato a trovare lavoro? Dipende dalla facoltà: chi ha studiato Ingegneria Civile trova lavoro dopo circa tre mesi e dopo un primo periodo di precarietà diventa stabile in tre anni. Seguono Economia e Medicina. Più difficile la vita per i laureati in Scienze della Comunicazione, lavorano subito (il 50% ha un lavoro stabile a un anno dalla laurea) per poi perdere tutte le certezze di stabilità dopo tre anni. Qualche difficoltà in più anche per chi si è laureato in Psicologia che stenta a trovare lavoro e quando lo ottiene resta precario nel breve e lungo periodo.

A rivelarlo è l’infografica realizzata dall’Università degli Studi Niccolò Cusano, che illustra i dati relativi al tempo medio che trascorre tra il conseguimento della laurea ed il primo lavoro per gli studenti delle principali facoltà universitarie. Tra i dati raccolti – basati su uno studio condotto da Almalaurea sui laureati nel 2012 – troviamo il profilo del laureato tipo per ciascuna facoltà, il livello di stabilità del lavoro a 1 e 3 anni dalla laurea e gli anni impiegati in media dagli studenti a laurearsi. Il profilo più ricorrente? Donna e precaria, fatta eccezione per Ingegneria Civile con il 75% di laureati che sono di sesso maschile e lavoratori stabili.

Ai vertici della classifica dopo Ingegneria vengono Economia, Medicina e Giurisprudenza, che garantiscono un ingresso quasi immediato nel mondo del lavoro e una relativa stabilità dal terzo anno in poi.

 

 

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La ricetta del signor Balocco per i giovani talenti: inglese perfetto e innamorarsi di quello che si studia

PC Alberto Balocco, amministratore delegato dell’azienda fondata dal nonno nel 1927 e imprenditore dell’anno nel settore Food&Beverage, è una di quelle rare persone di successo e potere (gestisce un’azienda da più di 150 milioni di euro che cresce anno su anno) che riesce ad essere così vera, gentile e amichevole che si finisce a parlare di figli e scuola nelle pause prima di una nuova versione di montaggio degli ultimi spot che abbiamo girato.

Alberto Balocco, A.d della Balocco

Alberto Balocco, A.d della Balocco

Scopro così che Alberto condivide con trampolinodilancio la certezza che solo un ottimo livello di inglese possa permettere ai giovani di competere nel nuovo scenario internazionale. Una convinzione che ha potuto verificare di persona dato che ha fortemente sviluppato l’espansione sui mercati esteri da quando ha cominciato a guidare, insieme alla sorella Alessandra, l’azienda che il padre aveva industrializzato nel dopo guerra. Scelta che ha contribuito al grande sviluppo negli ultimi dieci anni: un milione di euro al mese per più di 100 mesi.

Mi racconta infatti che è stato recentemente invitato a parlare agli studenti in un liceo e lì, anche a rischio di risultare impopolare e suscitando la difesa di casta di qualche docente, ha detto chiaramente che alle superiori va bene studiare tutte le materie previste (ma forse anche un po’ meno latino…), ma la priorità deve essere sapere alla perfezione l’inglese (per inciso il fatto che abbia trovato il tempo di andare a parlare in un liceo ha confermando il mio sospetto che abbia la dote dell’ubiquità, maturato vedendolo in meno di un mese apparire nel paesino sperduto dove giravamo gli spot, partecipare in Irlanda alla partenza del Giro d’Italia, di cui Balocco è main sponsor, verificare montaggio ed edit di ogni film a Milano, mentre continua a condurre l’azienda).

Contando sulla sua disponibilità e capacità di agire su più fronti,  ho quindi approfittato per porgli le nostre consuete domande:

Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare in Balocco?

Alberto Balocco: Deve mettere il lavoro ad un livello di priorità molto alta e dev’essere pronto a vivere lo spirito di squadra che da noi si respira un po’ ovunque.

C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Alberto Balocco: Sicuro, è una ragazza. Ha la capacità di macinare tanti progetti, ha il sorriso anche nei momenti più complicati,  non si arrende mai.

Un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Alberto Balocco: Essere sé stessi, senza bleffare.

In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Alberto Balocco: Direi in quello operativo, nelle aziende del largo consumo.

Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Alberto Balocco: Suggerirei di scegliere una buona università e di innamorarsi della materia

(Sono perfettamente d’accordo su quest’ultimo punto: se non si è innamorati del marketing e della comunicazione già all’università difficilmente si potrà mettere entusiasmo e passione in quello che si farà in seguito).

Per chi fosse curioso di come Alberto Balocco si sia costruito le competenze per guidare l’azienda, contraddicendo il pronostico che vuole che la terza generazione sia quella che sperpera il patrimonio familiare, questo è il suo percorso di studi: si è laureato a pieni voti in Economia e Commercio all’Università degli Studi di Torino e ha conseguito il Master in Organizzazione Aziendale e il Master in Controllo di Gestione presso la S.D.A. Bocconi di Milano. Il tutto bruciando le tappe per affiancare appena possibile il padre in azienda: per esempio facendo il militare mentre frequentava l’università (racconta che arrivare in divisa agli esami produceva comunque un effetto positivo… sarà stata la pistola d’ordinanza?).

 

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DAL “NONNO” GUALTIERO MARCHESI UNA LEZIONE IMPORTANTE PER I GIOVANI

PC Qualche giorno fa ho intervistato Gualtiero Marchesi per vivaio.padiglioneitaliaexpo2015.com, il web magazine rivolto a tutti gli studenti e  insegnanti d’ Italia diretto da Fabio Zanchi, del quale  Media Arts – con la quale collaboro – segue la redazione su incarico di Expo Padiglione Italia.

Per gentile concessione di Studiodispari che ha ripreso l'intervista

Per gentile concessione di Studiodispari che ha ripreso l’intervista

Di lui sapevo quello che tutti sanno: il cuoco italiano più famoso nel mondo, l’ideatore della “nuova cucina italiana”, il creatore del celebre risotto con la foglia d’oro (confesso subito che sono riuscita dopo l’intervista ad assaggiarlo e la sua fama è completamente meritata!).

Non sapevo invece che l’arte e la cultura che Marchesi riversa nella sua cucina trovano nella sua famiglia  uno sbocco differente: la musica. A partire dalla suocera, che era soprano, passando dalla figlia arpista, fino ad arrivare ai tre splendidi giovani nipoti che sono tutti esperti musicisti (uno di  loro rappresenterà a breve l’Italia in un concorso internazionale in Giappone).

Proprio pensando a loro, in una piacevole chiacchierata nel dehors del Marchesino, il suo ristorante di fianco alla Scala, Marchesi, una volta risposto alle nostre domande, ha fatto un commento che contiene un insegnamento utile per tutti i giovani che iniziano una qualsivoglia professione: “E’ ripetendo sempre lo stesso pezzo che si perfeziona. È come suonare uno strumento o un pezzo, ogni volta diventa sempre meglio. E’ difficile arrivare a capire questo, solamente una persona competente, sia in un campo che nell’altro, può arrivare a capire la differenza, ma è continuando a fare lo stesso pezzo che si migliora, non continuando a fare un’altra cosa, perché sennò non si impara niente. Si suona per diventare musicisti, poi ogni tanto nasce qualche compositore, ma si suona per fare il musicista non per diventare compositore, e così anche in cucina. Invece tutti fanno i compositori, senza aver ancora imparato la parte!”

Come ben sa chi suona uno strumento (e anche i suoi vicini di casa) per arrivare a eseguire bene un pezzo è necessario ripetere, ripetere e ripetere più volte le stesse battute. Credo che Patrizia, che aveva la cameretta sopra la mia, ancora ricordi come un incubo un passaggio del Sogno d’amore di Litzt che suonavo e risuonavo, non arrivando, ahimé, comunque neanche lontanamente alla perfezione del risotto con la foglia d’oro (ed per questo che non ho fatto la musicista).

Molte volte ho visto giovani talenti che non avevano l’umiltà o la costanza di adattarsi a ripetere qualcosa che avevano già fatto.  Il desiderio di confrontarsi con nuove sfide li portava ad essere superficiali nello svolgere i lavori di routine o nel seguire un percorso già tracciato da qualcun altro. È un sentimento molto comprensibile in chi svolge dei lavori creativi, ma anche pericoloso. Io stessa quando ho avuto l’incarico di affiancare Marco Lombardi nel corso Brand Lab in Iulm ho avuto come prima reazione il desiderio di personalizzarlo, ma poi ho capito che il mio contributo sarebbe stato più utile nel cercare di perfezionare qualcosa che funzionava già bene, rispetto a creare qualcosa di nuovo.

Come conclude Gualtieri Marchesi: “non tutti siamo compositori, la maggior parte delle persone sono degli ottimi musicisti”. E credo sia importante impegnarsi costantemente per esserlo.

Quindi il mio consiglio è quello di dimostrare il vostro talento nel fare sempre meglio quello che vi è stato assegnato. Se qualcuno di voi avrà le capacità per creare qualcosa di suo, ci riuscirà comunque anche senza trascurare il proprio compito. Di celebri tenori che non conoscono la musica io ricordo solo Pavarotti, per tutti gli altri vale la massima già citata: rehearse, rehearse, rehearse.

A questo link l’intervista a Gualtiero Marchesi: https://www.youtube.com/watch?v=Pxi2oSgu7CQ

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Nasce Fidenia, una start up dedicata al mondo della scuola

FideniaMatteo Achilli, del quale abbiamo avuto modo di parlare come innovativo creatore della start up Egomnia, ci ha segnalato un’altra start up, di nome Fidenia, che verrà lanciata oggi nel mondo della scuola digitale (e-learning, condivisione di file multimediali tra professori e studenti, social network tra professori, studenti, genitori, e-commerce di libri accademici, registro elettronico, …): parliamo della prima piattaforma di Social Learning italiana.

Matteo ha partecipato al progetto come Egomnia perché il progetto Fidenia nasce dalla sinergia di vari attori: innanzitutto, i docenti, gli alunni, i dirigenti, le famiglie che ci hanno seguito in ogni fase di sviluppo del portale; in secondo luogo, Matteo Achilli che ha partecipato all’iniziativa con il suo entusiasmo e la sua esperienza di startupper; in terzo luogo, un’azienda leader nella distribuzione di libri scolastici, TXT Spa, che ha saputo cogliere i nuovi stimoli presenti nel mondo education; infine, uno staff tecnico, situato a Matera, che ha realizzato un prodotto veramente unico. Il tutto coordinato da Davide Tonioli, laureato in Filosofia, ma con una netta vocazione per il digitale e una particolare attenzione per le evoluzioni del segmento education, sia per quanto riguarda la creazione di contenuti innovativi (soprattutto in campo editoriale), sia per quanto riguarda i cambiamenti di linguaggi e ambienti della cosiddetta “didattica 2.0”.

«Fidenia è un portale assolutamente unico nel panorama italiano» ci ha detto Davide Tonioli, «ideato e sviluppato a stretto contatto con professori e studenti per creare un prodotto realmente in linea con le nuove esigenze della scuola 2.0. Invitiamo pertanto tutti coloro che hanno a cuore il destino della scuola italiana di fronte al grande “bivio digitale” a visitare il nostro sito e ad iscriversi gratuitamente: in questo modo, si renderanno immediatamente conto della facilità d’utilizzo di Fidenia e dell’efficacia di tutte le funzionalità che abbiamo studiato e realizzato».

A partire da oggi i docenti e gli studenti di tutta Italia avranno quindi a disposizione un nuovo importante strumento digitale per dialogare e condividere risorse Fidenia, definito dagli autori il primo “social learning” dedicato alla scuola che affianca alla comodità della comunicazione “social” la presenza dei più avanzati e moderni strumenti di e-learning. I professori potranno creare le proprie classi virtuali, inviare verifiche online e test a risposta multipla, conservare i propri file in uno spazio personale in “cloud” e all’occorrenza condividerli con la propria classe o con altri docenti. Gli studenti potranno a loro volta inviare i propri elaborati direttamente sul portale e dialogare con compagni e professori, creare gruppi di studio e lavorare simultaneamente su materiale didattico condiviso.

Inoltre attraverso Fidenia il materiale prodotto tramite la quotidiana attività didattica si apre al web. Ogni utente di Fidenia potrà infatti cercare all’interno di un’apposita “libreria virtuale” gli appunti, le tesi, gli elaborati scientifici creati dagli altri utenti di Fidenia, opportunamente indicizzati tramite “tag”.

Fidenia pone inoltre l’accento sul coinvolgimento delle famiglie,  permettendo anche ai genitori di iscriversi al portale e partecipare così attivamente alla vita scolastica dei propri figli, comunicando con la scuola, consultando voti e assenze, creando gruppi con altri genitori per scambiarsi ogni genere di file e informazioni.

Anche le scuole potranno scegliere di aderire a Fidenia e personalizzare così la propria “pagina Istituto”, per inviare comunicazioni e news ai propri “followers”, attivare il registro elettronico, pubblicizzare le proprie iniziative e i propri progetti.Copertina_fb

Studenti e docenti  possono quindi collegarsi su http://www.fidenia.com per registrarsi e scoprire il mondo di Fidenia che – assicurano i creatori – verrà presto arricchito di ulteriori funzionalità, sempre nel segno della semplicità e della sperimentazione di nuovi linguaggi, ambienti e modalità di insegnamento e apprendimento.

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