PB Avete mai fatto caso al fatto che non vediamo più le cose che ci sono consuete? E che se invece modifichiamo il paesaggio intorno a noi diventiamo osservatori acuti e intelligenti?
La scorsa settimana ho interrotto il ritmo casa-macchina-traffico-parcheggio-ufficio e sono andata a Roma a vedere il tennis.
Nei quattro giorni in cui sono rimasta nella città eterna, mi sono imbattuta in diversi giovani lavoratori, alcuni dei quali mi hanno lasciato il buon umore, altri l’amaro in bocca.
Il driver della navetta che dal parcheggio remoto e low cost di Malpensa mi ha portata al terminal2, a prendere un volo altrettanto low cost, era nero come la notte, parlava correttamente l’italiano, ascoltava il corano alla radio e conosceva a menadito orari e terminal dei voli, smistando noi passeggeri con grande savoir fair. Un signore che andava a Berlino e aveva lasciato il biglietto in valigia, avrebbe forse perso il volo delle 8,50 se il colto conducente non avesse conosciuto il tabellone delle partenze a memoria. Arrivati a destinazione, mi ha dato la valigia e augurato buon viaggio.
Il responsabile di sala dell’Hotel dove alloggiavo era indiano, elegante come un maharaja, conosceva l’italiano, aveva modi squisiti e gentili e preparava il the per la colazione con la grazia che ti saresti aspettato in una colonia britannica.
Il dog sitter a Villa Borghese non so se conoscesse l’italiano, ma sicuramente ci sapeva fare con i cani: ne portava cinque contemporaneamente senza che si azzuffassero tra loro, con l’autorevolezza di un domatore di leoni.
Il ragazzo delle pulizie dell’area ospitalità degli Internazionali BNL d’Italia, parlava un romanesco piuttosto sguaiato, ha scroccato il primo giorno un caffè, il secondo due cappellini, il terzo ha provato con le tshirt, lasciando il suo secchiello per pulire i vetri e la relativa spazzola in mezzo al terrazzo e sprofondando la sottoscritta in un discreto imbarazzo. Dopo le sue pulizie piuttosto sommarie, passavamo a raccattare i mozziconi e le cartacce che aveva tralasciato.
Dunque, se devo sottolineare gli elementi professionali vincenti in cui mi sono imbattuta e che vi prego di tenere a mente mentre iniziate la vostra carriera, direi:
– la buona conoscenza di almeno una lingua straniera (e quelli in cui mi sono imbattuta non la hanno certo appresa al college)
– la competenza e la preparazione che non si fermi al minimo sindacale ma che dia un po’ di valore aggiunto (il driver del parcheggio deve saper guidare, ma se conosce anche l’orario dei voli e da dove partono il servizio diventa ottimo)
– la gentilezza e la grazia per sapersi comportare adeguatamente in ogni situazione (evitando la volgarità del troppo e la freddezza del poco)
Peccato che nei miei quattro giorni romani gli stranieri abbiano battuto gli italiani 3 a 0.
Poi però le ragazze del tennis, domenica, hanno riportato parte dell’onore in patria. Roberta Vinci e Sara Errani hanno vinto il Torneo nel doppio femminile. Sono state belle (più del Maharaja) brave (più del Driver) e piene di grazia (più del dog sitter domatore).
Perdonami Pat, ma uno 0-3 non si rimedia mica con un 2-0 !
Non fare anche tu come gran parte degli italiani, che pensano basti un bello stacco di gamba (delle ns. belle tenniste) per rimediare a tutto.. in questo caso, per recuperare un punto che – chapeau a loro – il driver, il resp. di sala e il dog-sitter si sono sudati e meritatamente guadagnati !
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