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Intervista a un famoso direttore creativo inglese che racconta anche i suoi primi passi

PC Trampolinodilancio sta acquisendo una sorta di redazione, formata da persone affezionate che ci segnalano articoli interessanti (come quello di cui sto per darvi il link), ci scrivono contributi o addirittura si propongono come collaboratori dall’estero.

blog creative brief

blog creative brief

Comincio con il ringraziare Marco Lombardi per avermi segnalato questa intervista a un guru della pubblicità apparsa su un blog con l’intrigante nome di “creative brief”, dal quale i giovani ,creativi e non solo, potranno sicuramente trarre anche altri utili spunti per il loro lavoro.

Ecco il link dove la trovate http://www.creativebrief.com/blog/2011/06/15/market-leader-interview-adrian-holmes-international-creative-director/

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La campagna inTRATTAbili di Mani Tese ha un logo grazie a una giovane creativa

ADV-trafficking1PC Si è concluso il  bando per la progettazione del logo della Campagna inTRATTAbili di Mani Tese, rivolto ai giovani creativi. Un progetto che ho collaborato a sviluppare in parallelo a un approfondimento più strategico realizzato insieme ai miei studenti dello Ied, che hanno fatto uno splendido lavoro. Anche le proposte creative ricevute in seguito al bando erano tutte di qualità e riportavano delle motivazioni molto interessanti, che facevano capire che c’era stato un approfondimento notevole della questione. Purtroppo, insieme con gli altri giurati, abbiamo dovuto fare una scelta, anche se la decisione tra le due proposte rimaste in short list è stata davvero difficile. L’elaborato che meglio ha sintetizzato gli obiettivi descritti nella Campagna contro il traffico di esseri umani in Cambogia e Bangladesh è stato realizzato da Simona Crisafulli.

Il lavoro scelto propone un’immagine di immediata comprensione per tutti: una mano, che ricorda il nome di Mani Tese e i suoi 50 anni di storia. Un gesto, convenzionale e universale, che comunica in modo chiaro la volontà di fermare il traffico di essere umani e di impedire le atrocità legate a questa gravissima violazione dei diritti umani.

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Enzo Jannacci, Milano e noi

PB  La morte di Jannacci ha colpito tutti i miei amici.

Nelle e mail di questi giorni, nelle conversazioni, nell’attenzione ai suoi funerali in S Ambrogio, in tanti hanno deglutito con dolore per un lutto che ci ha toccato intimamente, anche se nessuno di noi lo aveva conosciuto al di là delle sue canzoni.

A  proposito di milanesità, dignità, operosità, attenzione agli ultimi e poesia Jannacci ha avuto parecchio da dire. Un giullare che era anche medico. Un artista che amava i marciapiedi più della ribalta.

Io compro spesso la rivista “Scarp del tenis” (i redattori sono proprio i barbun che vivono per strada: la avete mai letta?) che mi fa ritornare con i piedi per terra ogniqualvolta penso che la vita sia intollerabile perché non ho il telepass e mi tocca infilare il bancomat alla barriera dell’autostrada.

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Cosa possiamo imparare dal discorso del nuovo Papa

PC In questo clima di disoccupazione fa piacere che ieri almeno una persona abbia trovato un nuovo lavoro (l’oroscopo di Vanity Fair lo prevedeva per tutti i Sagittario, spero che anche altri appartenenti al segno siano stati altrettanto fortunati) e come cattolica e italiana l’elezione del nuovo Papa mi ha donato un sentimento di grande serenità.papa-francesco1

Come comunicatrice invece,  per deviazione professionale, non ho potuto fare a meno di valutare il suo discorso dal punto di vista dell’efficacia comunicativa. Credo che ne emergano molti utili suggerimenti sia per chi viene promosso a una nuova posizione, sia per chi si insedia in un gruppo ben consolidato.

Innanzitutto la comunicazione non verbale: Papa Francesco si è presentato composto, per niente enfatico, pronto però ad aprirsi a un sorriso sincero, che coinvolgeva anche gli occhi. Poco dopo si è poi inchinato lui prima lui dei fedeli,  per ricevere la loro benedizione. Due gesti che hanno creato un’immediata empatia. Inoltre ha evitato i simboli esteriori di potere della Chiesa (la mantellina rossa, la croce d’oro) scegliendo la semplicità dell’abito bianco.

Dal punto di vista verbale il Papa ha accompagnato questo sorriso con un semplice “buonasera”, un saluto comune, che ha generato una forte sensazione di vicinanza anche tra i molti – in Piazza San Pietro e davanti alla tv- che all’annuncio della sua elezione erano rimasti un po’ spiazzati da un nome che non era mai emerso nella lista dei papabili. Ha poi proseguito con una battuta autoironica, sul fatto che viene dalla fine del mondo (anche se forse la scelta lessicale in italiano è meno felice che in spagnolo) che ha contribuito a creare simpatia e affetto, e ha concluso con un semplice Buona notte e buon riposo.

Nel suo discorso mi è molto piaciuta la sua capacità di coinvolgere attivamente chi lo ascoltava, prima quando ha chiesto di recitare due preghiere per il suo predecessore e poi quando ha aspettato in silenzio che tutti pregassero per lui, prima di impartire la benedizione Urbi et Orbi.

Gli unici ambiti di miglioramento in cui questo magnifico esempio di comunicazione sono a mio parere:

  • la poca padronanza nel recitare il Padre Nostro e l’Ave Maria in italiano, che mi ha ricordato i miei tanti episodi di play back nelle scarse presenze alla Messa.
  • La ricorrenza della parola Vescovo, usata al posto di Papa, che ribadiva il desiderio di umiltà quando riferita a se stesso (il Vescovo di Roma, invece che il Papa), ma ha causato un certo sconcerto quando usata per parlare del Papa Emerito Benedetto XVI, da lui chiamato Vescovo Emerito (penso che in tanti, come me, abbiano temuto un declassamento).

Concludo aggiungendo che stamattina ho sentito in tv che per rientrare nella sua residenza ha rifiutato la limousine e preso il pullman con gli altri cardinali. Questo gesto, come nelle aziende, conta più di mille parole per creare un seguito sincero in chi si deve affidare a un nuovo leader.

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Il concorsone per l’insegnamento, speranza di tanti giovani e meno giovani alla ricerca di un impiego

susi marotti

Susi Marotti ci racconta il concorsone

PC Sono moltissimi quelli che in questi giorni si stanno cimentando con il concorso per diventare docenti, il primo dopo 13 anni. Ci ha così divertito il racconto dell’ultima prova di Susi Marotti, nostra commentatrice e affezionata lettrice, nonchè amica da sempre, che le abbiamo chiesto di farcene un post. Eccolo.
“Lunedì 18 febbraio, 7.15 del mattino. Siamo già tutti all’ingresso della scuola che ospita il concorso, sì proprio quello, il maxi concorso per l’insegnamento, il concorsone, l’ultima spiaggia di precari, ma anche di giovani laureati e di anziani a spasso. Ammessi tutti. Anche chi non ha l’abilitazione all’insegnamento e non ha passato gli ultimi 20 anni a fare il precario e a partecipare a graduatorie. Anche chi, alla prova preselettiva, ha preso meno di 35, soglia minima per continuare l’avventura. È bastato fare ricorso. Alle 8 ci chiudono tutti nelle aule e ci spiegano le procedure corrette affinché il compito non sia annullato. Una volta terminato di scrivere, non più di 22 righe per quesito per quattro facciate, pari alle quattro domande, non prima però del tempo concesso e non un minuto dopo, dovrai infilare l’elaborato in una busta con dentro anche un’altra busta chiusa che contiene un foglietto, ripiegato, con le tue generalità. E non sono ammesse cancellature o correzioni in bella, che potrebbero sembrare dei segni di riconoscimento. “E non dimenticatevi di consegnare anche i fogli di brutta e la penna che vi abbiamo fornito e lo stampato con le tracce d’esame. E non pasticciatelo!” E chissà perché, dato che finisce poi nel calderone dei materiali da buttare. “E non si allontani signorina (?) che devo chiudere la busta in sua presenza.” Così rimani prigioniero fino alle 9.36 quando, in ritardo di 36 minuti, finalmente, arriva il compito. Direttamente dal Ministero, forse il Frecciarossa era in ritardo? E a quel punto sei fottuto, per le successive due ore e trenta minuti non puoi abbandonare l’aula per nessun motivo, non puoi neanche andare in bagno e ti rassegni a scrivere. In compagnia di due professori, a onor del vero professoresse, che vigilano affinché tu non copi. Nell’attesa che tutto iniziasse avevano scambiato un paio di battute a voce alta. “Ne hai rimasti di fogli? Melius abundare cum deficere.” Come Totò e Peppino. “Signorina, veniamo noi con questa mia a dirvi… addirvi, una parola…”. (Susi Marotti)

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Profilo Linkedin: ecco cosa pensa un cacciatore di teste

PB  Ho recentemente incontrato un Head Hunter con cui avevo avuto a che fare diversi anni fa. Allora ero giovane, bionda (?!) e all’inizio della mia carriera.

Monica Boselli (questo il nome della “cacciatrice di teste”) mi aveva portato da un’Azienda di Lingerie a una Maison di Moda.

Come quando si parla di primo amore e di esperienze indimenticabili  (entravo grazie a lei nel luminoso mondo del fashion show) avevo conservato un ricordo affettuoso di MB Research (che nel frattempo ha cambiato il suo indirizzo ma non il suo stile elegante e riservato).

In coda alla nostra chiacchierata, le ho chiesto, per Trampolinodilancio, un parere da professionista a proposito della redazione del profilo di Linkedin.

Mi ha dato un paio di dritte molto preziose che vorrei girarvi.

  • L’obiettivo del profilo è di ottenere un colloquio.
  • Per ottenere un colloquio bisogna entrare nelle selezioni dei ricercatori (che siano Società dedicate alla ricerca del personale o l’Ufficio Risorse Umane di un’Azienda)
  • Per entrare nelle selezioni ed essere inseriti nella rosa dei candidati, bisogna inserire le parole chiave con cui supponiamo un ricercatore conduca la sua indagine (per esempio Marketing Apparel o Media Planner o Shoes Designer)

Insomma l’esperto ci dice che, sul profilo di Linkedin, è meglio scrivere “MODA” che fare un profilo di moda e scrivere “CREATIVO” piuttosto che essere creativi

Dobbiamo farci rintracciare facilmente in quello straordinario ma infinito database che è Linkedin.

Un profilo troppo lungo, troppo complesso, rischia di non essere letto: cerchiamo di essere facili e semplici per chi ci deve cercare (una giornata su Linkedin può essere di una noia mortale: rendiamo la vita facile a chi ci deve trovare e seminiamo espliciti indizi per la sua indagine).

Poi siamo unici, speciali e irrinunciabili durante il colloquio: è lì infatti che si faranno i giochi e dove dovrà emergere carattere, professionalità, competenza, creatività.

Grazie a Monica Boselli per i suoi consigli (uno di questi giorni vado nel mio profilo e faccio un paio di modifiche)

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Ronald e le maestre del Connecticut

PB   In questo periodo in cui si parla molto di lavoro (della sua ricerca, della sua mancanza, della sua retribuzione, della sua dignità) un paio di casi – tra loro davvero disgiunti – mi hanno colpito.

Il primo è quello di Ronald, oscuro autista dello scuola bus di Abbiategrasso. Ronald recupera mio nipotino Francesco (anni sette) tutte le mattine e lo riporta a casa tutti i pomeriggi, da quando aveva tre anni: prima all’asilo, poi alle elementari.

In questi  quattro anni ha spesso aspettato mia sorella che correva da lontano sempre all’ultimo minuto, trascinandosi lo scompigliato figliolo come fosse una bandiera;  ha verificato al ritorno che avesse la cartella prima di scendere , che ci fosse qualcuno ad aspettarlo , e che quel qualcuno fosse un viso noto e non un brutto ceffo.

Ha dato il suo cellulare a tutte le mamme ansiotiche del quartiere e ogni mattina si trova al distributore di benzina – molto presto – con gli altri autisti per bere il caffè e fare due chiacchiere.

Ora è stato trasferito ad un altro servizio e già tutti rimpiangono  la sua efficienza, la sua affidabilità, la qualità del suo lavoro.

Il secondo è quello della maestra della scuola del Connecticut, dove qualche giorno fa un folle ha sparato.

Ho visto la foto della maestra che portava fuori, in piena sparatoria, i suoi alunni in fila indiana , con le mani l’uno sulle spalle dell’altro.

L’ordine in mezzo al disordine.

Il rispetto del ruolo, della forma, delle procedure di fronte alla follia.

La responsabilità e il coraggio di fronte alla violenza incontrollata.

Davvero il valore del lavoro è nel modo in cui lo si fa più che nel ruolo stampato sul biglietto da visita.

L’immagine di Ronald che verifica che tutto funzioni sul suo autobus e quella di quelle insegnanti che nell’insensatezza della tragedia trovavano il senso del loro lavoro mi riconcilia con il genere umano.

Forse mi commuovo perché è Natale, ma va la mia ammirazione (come agli orchestrali sul Titanic che hanno suonato fino alla fine) a tutti coloro che il proprio lavoro lo fanno bene, fino in fondo, nonostante tutto. Buon Natale

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In medio stat virtus

English: THE KREMLIN, MOSCOW. President Putin ...

English: THE KREMLIN, MOSCOW. President Putin being interviewed by the Italian newspaper Corriere della Sera. Русский: МОСКВА, КРЕМЛЬ. Интервью итальянской газете «Коррьере делла сера». (Photo credit: Wikipedia)

PB  Leggo sul Corriere della Sera del 18 maggio un articolo che riprende un pezzo di Sue Shellenbarger (editorialista del Wall Street Journal) sulle cinque tipologie di impiegati ammazza- riunioni: il Dominatore, il Complottista, il Divagatore, il Burlone, lo Scettico.

Articolo divertente e estremamente realista come ben sanno coloro a cui spesso è toccato partecipare a interminabili e inconcludenti riunioni di lavoro.

Nello stesso tempo però, come per i farmaci che sotto dosati sono inutili, sovra dosati avvelenano e nella giusta dose guariscono, anche queste tipologie umane infestanti hanno in nuce gli elementi che, nella giusta dose, fanno funzionare le riunioni e le aziende.

Il Dominatore, velenoso quando è prepotente e non lascia spazio alla espressione degli altri, è salubre quando tira le fila, ha la ledership e l’autorevolezza per trascinare la squadra. Non c’è nulla di peggio di riunioni che cominciamo quando si vuole, finiscono per stanchezza o perché è ora di pranzo, hanno un ordine del giorno disatteso e prendono direzioni variabili secondo il tempo o gli umori dei convitati.

Il Complottista, che a fine riunione vaticina la catastrofe alla macchinetta del caffè e lo Scettico che lancia dubbi epocali quando la soluzione pare ormai trovata, in piccole dosi sono quelli che mettono in luce i rischi e i punti di debolezza dei progetti, promuovendo lo sviluppo di piani di sostegno e messa in sicurezza nella previsione di possibili contrarietà (pioggia in caso di party all’aperto, brufolo sulla punta del naso la mattina del colloquio , sciopero dei mezzi pubblici il giorno degli esami)

Il Burlone e il Divagatore, non lasciati a ruota libera come se fossero sul palcoscenico di Zelig, possono allentare la tensione, cortocircuitare discussioni improduttive e consentire una visione periferica che può arricchire lo scenario con la percezione anche dei segnali deboli. Una battuta divertente è in grado di arrestare una sterile polemica da cui pare non si riesca a uscire. Un intervento che pare fuori tema può cambiare la prospettiva e far intravvedere un orizzonte migliore.

Io dovrei accompagnarmi con Scettico perché sono stucchevolmente ottimista (e anche piuttosto pigra), quindi non porto il cerotto in borsa anche se ho le scarpe nuove, non ho mai l’acqua in automobile perché tanto ci sono gli autogrill e non ho i contanti tanto c’è la carta di credito (una volta a Parigi ho perso il volo di rientro a Milano perché non avevo denaro per pagare il taxi, ero in ritardo perché non avevo previsto il traffico del venerdì sera in uscita dalla città, non avevo verificato che la macchina che avevo prenotato fosse dotata del POS: quanto ho desiderato in quel momento avere dentro di me almeno un piccolo pezzo di  Complottista!)

E voi siete in grado di dosare ciò che avete in abbondanza (per non essere indigesti) e di cercare nei colleghi e nei compagni di viaggio ciò che vi manca (per non essere insipidi)?

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