PB In questo periodo in cui si parla molto di lavoro (della sua ricerca, della sua mancanza, della sua retribuzione, della sua dignità) un paio di casi – tra loro davvero disgiunti – mi hanno colpito.
Il primo è quello di Ronald, oscuro autista dello scuola bus di Abbiategrasso. Ronald recupera mio nipotino Francesco (anni sette) tutte le mattine e lo riporta a casa tutti i pomeriggi, da quando aveva tre anni: prima all’asilo, poi alle elementari.
In questi quattro anni ha spesso aspettato mia sorella che correva da lontano sempre all’ultimo minuto, trascinandosi lo scompigliato figliolo come fosse una bandiera; ha verificato al ritorno che avesse la cartella prima di scendere , che ci fosse qualcuno ad aspettarlo , e che quel qualcuno fosse un viso noto e non un brutto ceffo.
Ha dato il suo cellulare a tutte le mamme ansiotiche del quartiere e ogni mattina si trova al distributore di benzina – molto presto – con gli altri autisti per bere il caffè e fare due chiacchiere.
Ora è stato trasferito ad un altro servizio e già tutti rimpiangono la sua efficienza, la sua affidabilità, la qualità del suo lavoro.
Il secondo è quello della maestra della scuola del Connecticut, dove qualche giorno fa un folle ha sparato.
Ho visto la foto della maestra che portava fuori, in piena sparatoria, i suoi alunni in fila indiana , con le mani l’uno sulle spalle dell’altro.
L’ordine in mezzo al disordine.
Il rispetto del ruolo, della forma, delle procedure di fronte alla follia.
La responsabilità e il coraggio di fronte alla violenza incontrollata.
Davvero il valore del lavoro è nel modo in cui lo si fa più che nel ruolo stampato sul biglietto da visita.
L’immagine di Ronald che verifica che tutto funzioni sul suo autobus e quella di quelle insegnanti che nell’insensatezza della tragedia trovavano il senso del loro lavoro mi riconcilia con il genere umano.
Forse mi commuovo perché è Natale, ma va la mia ammirazione (come agli orchestrali sul Titanic che hanno suonato fino alla fine) a tutti coloro che il proprio lavoro lo fanno bene, fino in fondo, nonostante tutto. Buon Natale
Gli eroi del nostro tempo sono quelli che danno il meglio di sè nella quotidianità, senza pretendere riconoscimenti pubblici.
Ma come dimostra il tuo post, Pat, il riconoscimento per queste persone è il brivido di calore che lasciano nel nostro cuore e nel nostro cervello: chissà che questo non ci spinga al tentativo di emularli, creando una nuova generazione (enorme) di eroi della normalità.
Buone Feste a tutti !
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Buone feste anche a te e speriamo che il 2013 ci porti la possibilità di realizzare il nostro lavoro con dignità e entusiasmo
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