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Da Mani Tese un appello a firmare per una buona causa e utili consigli per chi vuole lavorare nel no profit

PC Ci arriva da Mani Tese, la storica ong impegnata a combattere gli squilibri tra nord e sud del mondo, con la quale collaboro, un appello ad aiutarli nel rush finale della raccolta firme per la promozione della Dichiarazione Europea per la Sovranità Alimentare. Una dichiarazione che è il frutto del primo forum continentale sul tema svoltosi a Krems, in Austria, nell’agosto del 2011 (400 delegati da 34 paesi) e che contiene 6 richieste forti di cambiamento rispetto a tutte le politiche europee che regolano la produzione, la vendita e il consumo di cibo. (Firmare è facilissimo e velocissimo, basta andare a questo link: http://www.change.org/it/petizioni/sovranit%C3%A0-alimentare-in-europa-ora, fatelo tutti subito!)

Giosuè de Salvo capo area advocacy Mani Tese

Giosuè de Salvo capo area advocacy Mani Tese

Approfittiamo per porre a Giosuè De Salvo, capo area advocacy Mani Tese, alcune domande inerenti alle possibilità di lavoro nell’ambito del mondo no profit.

Quali prospettive si aprono per i giovani nell’ambito del no profit in questi anni di crisi?

Giosuè De Salvo: Guardandola in positivo, la crisi apre delle enormi prospettive per i giovani. Essendo una crisi di sistema, travolge larga parte delle convinzioni su cui si sono fondati i percorsi di carriera negli ultimi trent’anni e consente loro di essere più creativi che mai. Detto in altre parole, il fallimento del dogma “libera impresa in libero mercato = prosperità e benessere” fa sì che i giovani possano approcciare in modo innovativo i mestieri tradizionali e addirittura inventarsi nuovi mestieri basati su valori e visioni capaci di rimettere la dignità umana e la sostenibilità ambientale – i due grandi perdenti del così detto Finanzcapitalismo – al centro della loro esperienza di vita e di lavoro. Ebbene, questi valori e queste visioni sono la sostanza dell’impegno nel no profit.

Un giovane di talento che voglia lavorare nel no profit deve avere delle caratteristiche particolari? Quali?

Giosuè De Salvo: C’è no profit e no profit ovviamente. Per come la vedo io, dall’osservatorio Mani Tese, occorre essere dei professionisti appassionati. Professionisti della progettazione, della logistica, dell’amministrazione, della comunicazione. Appassionati del genere umano e di madre Terra. Non bisogna mai stancarsi di “camminare domandandosi” quali sono le cause più profonde dell’ingiustizia e come fare per porvi rimedio. E’ un lavoro che ti mette in discussione ogni giorno come persona e come specialista, che sfida la tua coerenza, che ti fa litigare in famiglia e con gli amici, che ti rende inviso agli indifferenti, che molto spesso è fonte di grandi rinunce materiali ma che proprio per questo ti rende vivo. Ecco, forse la dote più grande richiesta è una grande e inguaribile voglia di vivere!

Tornando al tema della Sovranità alimentare, ci spiega Giosuè che “ad oggi, siamo a quota 5.000 firme cartacee e quasi 2.000 on line. Se riusciremo a completare l’impresa entro il 31 dicembre 2012, porteremo la voce di 10.000 cittadini europei (una cifra non trascurabile!), tra gli altri, al sindaco Giuliano Pisapia e al futuro presidente della Regione Lombardia perché Milano e la Lombardia ospiteranno l’Esposizione Universale del 2015 che ha come temi portanti il diritto al cibo e la sostenibilità, ai Parlamentari Europei che stanno svolgendo il ruolo di relatori sulla riforma della PAC, la politica agricola comunitaria e ad altre figure chiave in ambito Unione Europea, fra chi si occupa di politiche del cibo. Ciò che ci muove è la ferma convinzione che “un cambiamento del nostro sistema alimentare sia un primo passo verso un cambiamento più ampio della nostra società!”.”

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INTERVISTA A GIUSEPPE MINOIA, PRESIDENTE DI GFK EURISKO

Giuseppe Minoia, presidente Eurisko

Giuseppe Minoia, presidente Eurisko

PC Abbiamo incontrato Giuseppe Minoia, membro del Board e Presidente Onorario di GfK Eurisko, al termine dell’interessante convegno su GLI ITALIANI E IL CIBO e abbiamo approfittato per chiedergli se dal suo osservatorio privilegiato (Eurisko GFK è  il più importante istituto operante in Italia nelle ricerche sul consumatore) è possibile individuare una via d’uscita alla crisi per i giovani che entrano nel mondo del lavoro.

Lei ha recentemente detto: “Siamo passati dalla certezze alle delusioni collettive. Oggi la precarietà è sotto gli occhi di tutti: un Paese incapace di fornire risposte”. Questo nei confronti dei giovani che cosa comporta?

Comporta una voglia di avere delle risposte che finora non hanno avuto, a qualsiasi costo, in una maniera quasi imprevedibile. Faccio un esempio: noi stiamo facendo settimanalmente delle indagini per Quotidiano in classe che è questa organizzazione che è sostenuta da molti editori della carta stampata e ogni settimana facciamo dei sondaggi. Ad esempio da questi sondaggi, fatti tutti su ragazzi delle superiori – quasi nessuno supera i 18 anni – questi ragazzi sembrano avere un atteggiamento molto più concreto e realistico dei trenta/quarantenni, rispetto all’atteggiamento che la ministra Fornero aveva chiamato choosy. Non vorrei che la ministra Fornero avesse sbagliato segmento!  E che pensasse a quelli di 30 anni e non tanto ai giovani che fanno il liceo e a quanto risulta dalle nostre ricerche sembrano veramente molto preoccupati già adesso di trovare uno sbocco professionale e a parole si dichiarano molto adattabili anche a soluzioni di tipo non necessariamente intellettuale e di alto livello e con caratteristiche esibitive.

E quindi quali consigli si sentirebbe di dare ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro?

Prima di tutto, mi piacerebbe che nelle scuole, cominciando dalle scuole superiori, si parlasse di più di lavoro, se n’è parlato troppo poco, si portassero delle testimonianze, non necessariamente da parte del papà che è medico, architetto, professore universitario, ma anche da parte del papà che sa fare bene l’idraulico, che potrà portare una testimonianza dei suoi guadagni che non è sicuramente negativa e deprivata. O perché no, anche l’agricoltura, ma la nuova agricoltura, non necessariamente l’agricoltura pesante, penalizzante, triste, abbruttente. Io vedo che quando si toccano questi temi con i giovani, anche in logiche un po’ di start up, vengono fuori delle nuove idee, se si mette l’agricoltura nella logica di un lavoro che è anche ripagante dal punto di vista della propria immagine.

Il cibo ad esempio è un sistema, è una circolarità così ricca! Facciamo di più, lavoriamo di più, impegniamoci di più in queste cose e facciamo vedere che ci sono delle realtà assolutamente divertenti all’interno della filiera alimentare, facciamo capire a un giovane che può sentirsi arrivato se riesce a fare la sua prima formella di formaggio o il suo primo vino, anzi forse è meglio che un impiego in una grande multinazionale.

Questa è una dimensione ancora più legata alle sue capacità, alla sua manualità, alla sua creatività.

Spero che i vari uomini di governo si diano da fare in questa direzione, non pensino soltanto ai contratti, che tra l’altro hanno creato dei seri problemi ai giovani. Con questa nuova contrattualistica ci sono  giovani che non possono più mantenere l’impiego.

Entrando più nello specifico, visto che avete molti giovani che lavorano con voi, ha un consiglio, anche spicciolo, su come affrontare un colloquio di lavoro? Cosa apprezza lei in un giovane durante il colloquio?

E’ veramente una domanda difficile! Io posso dire che personalmente apprezzo quando mi trovo davanti una persona con una sua personalità, che dimostra di avere delle sue idee, una persona che pur avendo 20 22, 24 anni, comincia ad avere un’idea sua della vita, del lavoro, e non necessariamente la preoccupazione di essere inquadrato. Ecco io suggerirei questo ai ragazzi:  sappiate  cominciare ad essere autonomi nelle cose che dite;  se avete delle originalità, non tarpatevi le ali, fatele conoscere, perché l’originalità è veramente il sale della vita, anche in azienda, anche in un apparente sistema omogeneizzante alla fine la persona che ha più capacità di personalizzare il suo lavoro viene premiato. Quindi non tarpatevi, non pensate di entrare in catene di montaggio, dove tutti devono essere uguali. Io darei questo consiglio ai giovani.

E per concludere a suo parere in quale settore del marketing e della comunicazione ci sono maggiori prospettive per i giovani?

Se parliamo di settori io ritengo che il settore agroalimentare è forse quello nel quale i giovani dovrebbero investire di più, ci sono il settore delle TLC, dell’IT che sono in crescita, però è un dato scontato. Io direi ai giovani: guardate che si sta aprendo una dimensione anticiclica nel mondo dell’agroalimentare. Studiate, approfondite, e vedrete che nasceranno opportunità di nuovo lavoro.

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QUANDO UN ART DIRECTOR SI SCOPRE SCRITTORE: INTERVISTA A LUCA MASIA

PC Parlando del protagonista del suo nuovo romanzo, Il sarto di Picasso, Luca Masia dice: “È vero, la vita è strana: ci induce a seguire dei percorsi che passo dopo passo sembrano strade obbligate, quasi imposte dal destino. Ma poi ci si ferma a prendere fiato, ci si volta e si riguarda con gli occhi dell’esperienza la strada che si è percorsa. E ciò che vediamo è spesso la strada che avremmo voluto percorrere. Lo comprendiamo solo dopo, ma è così: il destino scrive per noi le storie che noi vogliamo scrivere. In realtà siamo noi che le dettiamo, magari inconsapevolmente; il destino le scrive soltanto.” (La bella intervista completa su booksblog)

Luca Masia, autore de Il sarto di Picasso

Luca Masia, autore de Il sarto di Picasso

Avendolo conosciuto e stimato come art director in Young & Rubicam, ritrovarmi tra le mani il suo, bellissimo, libro mi emoziona, ma mi incuriosisce anche: siamo abituati a pensare che la creatività, almeno in ambito lavorativo, abbia una sua strada segnata, mentre la storia di Luca ci dimostra che ognuno di noi contiene delle piccole matriosche pronte a rivelarsi agli altri, per magari scoprire che la più piccola e nascosta è proprio la più preziosa.

A questo proposito Luca dice che il protagonista del libro, Michele Sapone, il sarto di Picasso, gli ha insegnato molto: innanzitutto a guardare in profondità dentro se stessi, scoprire il proprio talento e dedicarsi con fiducia alle proprie passioni. Il successo verrà dopo, ma se anche non dovesse venire, il fatto stesso di vivere con intensità, collezionando gli attimi della propria esistenza, sarebbe comunque un successo.

Gli abbiamo chiesto quindi qualche suggerimento per quei nostri lettori che, a qualsiasi età, stanno ancora cercando di capire qual è il loro talento e come trasformare una passione in un lavoro.

Quale consiglio potresti dare a un giovane che vuole entrare nel mondo della comunicazione ma non sa ancora esattamente che strada prendere?

Intanto ti ringrazio per queste domande che mi permettono di ragionare sulle cose che faccio e che ho fatto per condividere con altri – soprattutto giovani – il senso di un percorso.

Una delle cose che ho imparato e di cui sono maggiormente convinto è che abbiamo tutti dei talenti nascosti e che dobbiamo imparare a riconoscerli. Heinrich Böll suggeriva di diventare “collezionisti di attimi”; ecco, capire cosa siamo realmente bravi a fare è un modo assai efficace per diventare collezionare di attimi.

A un giovane che desideri entrare nel mondo della comunicazione direi di leggere molto, studiare molto, ragionare molto su se stesso e confrontarsi molto con gli altri, ricercando le proprie particolari inclinazioni. E poi di buttarsi nel mondo, senza averne troppo timore: rispetto sì, ma non timore.

Se in cucina disponi degli ingredienti giusti per fare un buon piatto, anche se non hai la ricetta troverai il modo di combinarli bene.

Che cosa ti ha dato la tua esperienza come pubblicitario? Mi dicevi che con Aldo Colonetti pensavi di fare un corso allo Ied “dalla pubblicità al romanzo”, c’è quindi un percorso (virtuoso?) che può portare dalla “réclame” alla letteratura?

Un’altra delle cose che ho imparato è che la specializzazione in quanto tale non esiste; ogni cosa è sempre in collegamento con le altre. C’è molta letteratura nella réclame, così come c’è molta réclame nella letteratura, nel cinema, nella pittura, nella musica. Per réclame intendo quella particolare architettura del pensiero che è alla base della pubblicità, quella dialettica che ha la forza di convincere proponendo argomentazioni credibili e inattese.

Una buona pubblicità è come una finestra spalancata su paesaggi nuovi, così come un buon libro o un quadro. In questo senso il percorso che porta dalla réclame alla letteratura è meno lungo e tortuoso di quanto si possa immaginare.

Come hai capito che albergava dentro l’art director un copy writer, che è poi diventato scrittore?

Fin da ragazzo amavo la lettura e la scrittura. Dopo il liceo ho frequentato la Scuola Politecnica del Design di Nino Di Salvatore che mi ha avvicinato al mondo dell’arte, della grafica e quindi della comunicazione. Quando, poco dopo, ho vinto una borsa di studio dell’Assap e sono entrato in agenzia, per tutti ero un art director, ma io non avevo mai smesso né di leggere né di scrivere.

Ho sempre pensato alla campagna pubblicitaria come a qualcosa di complessivo: un corpo unico di immagine e testo generati da un art e un copy insieme, senza distinzioni. E questo senza citare il contributo essenziale di account, ricercatori e degli stessi clienti.

Poi, sempre in agenzia, ho avuto modo di frequentare alcuni corsi di cinema e di sceneggiatura che mi hanno stimolato a scrivere testi più lunghi e storie più articolate. La sceneggiatura mi è servita molto per avvicinare la dimensione del romanzo, di cui all’inizio avevo un po’ di timore (o forse, troppo rispetto).

Cosa puoi suggerire a dei giovani talenti che cercano faticosamente di entrare nel difficile mondo del lavoro?

Il talento è come il tempo per sant’Agostino: “se mi chiedi cos’è lo so, se mi chiedi di spiegarlo non lo so più”. Il talento non deve necessariamente essere spiegato, ma deve essere lasciato libero di esprimersi. In un colloquio di lavoro, ad esempio, è più efficace sorprendere che cercare di convincere delle proprie qualità.

D’altro canto, occorre mantenere il senso della misura e trasmettere un segnale preciso di quanto si potrà – una volta assunti – essere ben integrati nel team di lavoro rimanendo comunque delle individualità.

Quando mio nonno mi spiegava l’arte del fuoco, mi diceva che dovevo mettere i legni il più vicino possibile in modo che si toccassero il meno possibile.

Il talento è come il fuoco: i ceppi devono essere abbastanza vicini da passarsi la fiamma, ma non troppo da togliersi l’aria…

E a chi a 40 anni non si sente soddisfatto di quanto sta facendo?

Penso che sia la stessa cosa di quando di anni ne avevi venti: da un lato è più difficile perché pensi di aver perso del tempo e soffri l’assillo delle responsabilità, ma dall’altro è più facile perché hai un’esperienza che non avevi da ragazzo. Disponi di molte più informazioni per cercare il tuo talento e lasciarlo libero di esprimersi.

Il cammino è sempre quello: collezionare gli attimi della vita. Si può iniziare anche l’ultimo giorno, sarebbe comunque un bel finale.

E in un romanzo, il finale è importante quanto l’inizio.

Del Sarto di Picasso, SilvanaEditoriale, che ho iniziato solo ieri sera, posso per ora dirvi che ha un inizio magnetico come lo sguardo di Picasso e che la storia di questo artigiano, così abile nel suo  saper fare da mettersi allo stesso piano con il più grande artista del XX secolo, è una bellissima metafora dell’importanza di fare un lavoro che piace e per il quale si è, scusate il gioco di parole di bassa lega, tagliati. Che sono poi gli argomenti che amiamo trattare su questo blog.

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Intervista a Elio Fiorucci

PB  Vi ricordate la promessa di intervistare Elio Fiorucci? Ci siamo riuscite!

Mentre leggete, immaginate suoni e atmosfera: lui, carismatico e calmo, parla con un microfono che tiene stretto al petto. Si muove poco e sta seduto (diciamo: il contrario dell’imbonitore televisivo che si agita magnificando pentole e materassi).

Non alza la voce.

I suoi occhi brillano e saltano per tutta la sala, per tutti quelli che stanno lì ad ascoltarlo.

La voce è bassa eppure nessuno perde una parola.

Con noi, per voi giovani talenti, parla di rapporti umani, di fiducia, di molteplicità, di passione, di coraggio, di innovazione, di autenticità. Non conosce tutti i vostri nomi. Ma pare dagli occhi (che ridono? che sanno? ) che queste parole le abbia dette proprio per ognuno. Almeno così è parso a me e Paola che – ça va sans dir – siamo ormai perdutamente innamorate.

Trampolinodilancio: Durante il suo speach da Robilant & Associati ci ha colpito la sua definizione del mercato come “atto d’amore”, inedita definizione per un concetto, quello di mercato, che viene di solito o idolatrato o demonizzato: ci spiega la sua idea di mercato? E dove la vede realizzata?

Elio Fiorucci:  In ogni città esistono i mercati che non hanno mai perso il loro fascino a favore della Grande Distribuzione. Il mercato come dicevo non è solo il luogo delle merci ma è anche il luogo dell’incontro con  chi le merci le produce o le sceglie personalmente, per cui si instaura un rapporto umano che prevede la fiducia e tante altre bellissime sensazioni che si ottengono solo con lo scambio tra gli uomini.

Trampolinodilancio : A un certo punto della sua vita lei ha dovuto cedere il marchio Fiorucci. Che consigli darebbe a chi, sul lavoro, deve misurarsi con realtà dolorose di cambiamento?

Elio Fiorucci: Non avere una sola passione ma capire che esistono tante cose da vedere o da fare che non possono ridursi in una sola esperienza

Trampolinodilancio : A proposito dell’importanza di “andare a bottega”: quali “botteghe“ oggi consiglierebbe a un giovane che vuole iniziare a lavorare? Quali i maestri da seguire? I modelli da cui imparare? Quali luoghi da frequentare?

Elio Fiorucci:  E’ impossibile descrivere questi luoghi, li puoi trovare in una stradina secondaria o addirittura in qualche piccolo paese perchè lì senti che si esprime la personalità. Quelli che scelgono inconsciamente o consciamente di fare solo quello che amano. Ci sono gli appassionati di motociclette e gli appassionati di fiori, se li conosci hanno tutti la stessa attitudine che si chiama passione.

Trampolinodilancio : Tutti riconoscono le sue doti eccezionali di talent scout: Lei come riconosce un talento?

Elio Fiorucci: Per il coraggio di fare una scelta innovativa e questo può avvenire in qualunque categoria di professioni.

Trampolinodilancio : Che consiglio darebbe a un giovane che deve affrontare un colloquio di lavoro?

Elio Fiorucci:  Essere se stesso, non essere timido perchè la timidezza a volte è confusa con la mancanza di capacità.

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Lombardi ci spiega come nasce Advertere2: l’evento Iulm dedicato alle migliori campagne off e on line

PC Visto il successo della scorsa edizione, che ha riempito l’aula magna di studenti – non solo della Iulm – curiosi di apprendere quali sono le tendenze nella comunicazione mondiale, Marco Lombardi, presidente Young & Rubicam e docente in Iulm, ripropone il 29 ottobre dalle 17 alle 19.00 Advertere2: un evento che cerca di individuare nelle migliori campagne di

Advertere2 alla Iulm

comunicazione a livello mondiale quel salto creativo ormai indispensabile per riuscire a dialogare con i consumatori nel contesto dei nuovi media. Gli chiediamo qualche anticipazione.

Da quale fonti avete tratto gli esempi che mostrerete?  

Prendere da Cannes sarebbe banale: e’ possibile accedere facilmente all’archivio nel loro sito. Le fonti che abbiamo utilizzato sono meno note e altrettanto qualificate. Due premi alle campagne che abbiano dimostrato la loro efficacia: IPA inglese e EFFIE americano. Un premio alla creatività interattiva di Austin, SXSW: la fiera più  importante al mondo nel digitale. E infine il Superbowl americano, l’ultima spiaggia della tv con un audience enorme (120 mio) e costi di on air folli (3mio usd): chi lo compra sceglie lo spot più valido e bello che ha.

Vedremo esempi di comunicazione integrata?

Sì.  Anni fa quando facevo queste rassegne era una sequenza di spot tv che si spiegavano da soli, come tante fotografie. Oggi la realta’ multimediale ci costringe a riassumere per ogni brand una specie di film fatto di tanti fotogrammi interconnessi, media, eventi, promozioni, prodotto, …. Più complesso e lungo: l’interesse di Advertere2 e’ di riassumere queste complessità che cambiano nello spazio e nel tempo.

Si possono individuare dei temi trasversali?

Mi pare di individuare un filone che cura molto la responsabilità sociale di un brand o della sua corporate; l’interattività multimedia è poi un must. Ovvio che non ci occupiamo del triste e depresso comunicare da crisi (prodotto e funzioni al prezzo più conveniente).

Chi parteciperà?

Mi affiancheranno Massimo Costa, Presidente Assocomunicazione e Country Manager WPP Italia, Vicky Gitto, Direttore Creativo Esecutivo del gruppo Y&R e Matteo Sarzana, Direttore VML

L’evento si svolge nell’Aula Magna della Iulm, il 29 ottobre dalle h.17.00 alle h.19.00 ed è aperto al pubblico. Da non mancare.

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INTERVISTA A MARA VALSECCHI TRADE MARKETING MANAGER STAR

PC  Sono molti i nostri intervistati che hanno sottolineato la crescente importanza del trade marketing, cioè l’applicazione delle tecniche di marketing sulla distribuzione piuttosto che sul consumatore finale. Questo a  conferma, se ce ne fosse bisogno, del grande potere che ha da anni la distribuzione sull’industria.

Abbiamo quindi deciso di chiedere a Mara Valsecchi, che dirige la divisione dedicata al trade marketing in Gallina Blanca STAR, di aiutarci a capire quali sono i requisiti che deve avere un giovane talento per affermarsi in questa branca del marketing che offre buone possibilità di inserimento. Nelle risposte di Mara traspare l’entusiasmo che profonde sia nel suo lavoro che nella selezione dei candidati.

Trampolinodilancio: Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare nel reparto trade marketing di Star?

Mara Valsecchi: Cerchiamo giovani intraprendenti, proattivi e capaci di assumersi piccole e grandi sfide quotidiane. Vogliamo talenti tenaci verso la risoluzione dei problemi e flessibili nei confronti di contesti in continuo e veloce cambiamento.  Cerchiamo donne e uomini che sentano Star come la propria azienda.

Trampolinodilancio: C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Mara Valsecchi Trade Marketing Manager Star

Mara Valsecchi: In Star diamo tantissima importanza alla fase di selezione dei candidati e dedichiamo molto tempo alle interviste. Cerchiamo con questo di andare a fondo nei confronti di quelle che sono le reali capacità ed aspirazioni delle persone che vogliono collaborare con noi. Per questo tutte le persone che ho selezionato nella mia carriera professionale hanno poi confermato quelle che erano le aspettative.

Trampolinodilancio: Un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Mara Valsecchi: Siate “sinceri”. Azienda e candidato devono essere certi di aver fatto la scelta giusta scegliendosi reciprocamente. Pertanto fingere di avere delle skills che non si hanno o viceversa promettere ad un candidato cose che non si possono poi mantenere potrebbero generare forte malcontento e demotivazione da entrambe le parti.

Siate “entusiasti” verso l’opportunità di assumervi nuove sfide.

Siate “umili”  e affamati di conoscenza.

Trampolinodilancio: In quale settore del marketing e della comunicazione ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Mara Valsecchi: Il largo consumo è ancora un settore fortemente dinamico e pertanto capace di assorbire giovani che vogliono intraprendere un esperienza professionale in tale settore.

Trampolinodilancio: Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Mara Valsecchi: Cercate di fare esperienza nelle grandi aziende che vi possono offrire contesti complessi e dinamici in organizzazioni strutturate e in grado di trasferire knowhow.

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INTERVISTA A GIUSEPPE MASTROMATTEO, EXECUTIVE CREATIVE DIRECTOR DI OGILVY&MATHER

PC Ho conosciuto Giuseppe Mastromatteo quando era il giovanissimo assistente di Gianpietro Vigorelli in Young & Rubicam: non ci è rimasto molto perché Vigorelli se l’è portato via dopo poco più di un anno, quando ha aperto la D’Adda Lorenzini Vigorelli. Nonostante ciò mi è rimasto impresso come pochissimi altri perché era evidente da subito che avrebbe avuto grande successo, malgrado fosse tutt’altro che un aggressivo carrierista  (anzi si presentava, allora come adesso, con innata gentilezza ed educazione). Credo che il motivo di questa impressione, difficile da razionalizzare, sia proprio” la luce negli occhi” che, come ci dice Giuseppe, ha colpito Vigorelli al primo colloquio. Una luce che rispecchia un’energia interiore che non riesce a canalizzare tutta nella pubblicità, ma che si esprime anche nelle sue opere come fotografo e nell’attività di docente.

Giuseppe, nel frattempo, da giovane di talento è diventato direttore creativo di alcune tra le migliori agenzie italiane ed è stato anche direttore creativo con responsabilità mondiale sul marchio Jaguar alla EuroRSCG di New York, quindi gli abbiamo chiesto qualche utile consiglio per i giovani di talento con i quali viene a contatto e che assume nella sua funzione di direttore creativo.

Gli siamo particolarmente grati del tempo che ci ha dedicato perche in questi giorni è super impegnato nell’apertura della sua nuova mostra fotografica –  A LIQUID VISION –  che sarà alla Fondazione Forma per la Fotografia dal 2 al 14 ottobre.

Trampolinodilancio: Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare nel reparto creativo di Ogilvy&Mather?

Giuseppe Mastromatteo: E’ molto difficile spiegare cosa cercare, hai in mente un profilo, delle caratteristiche ma a volte incontri persone che ti sorprendono per ciò che non avevi pensato o immaginato potesse andare bene per il reparto creativo. Ultimamente abbiamo avuto un ragazzo che lavora molto con i video, è un video artista e lavorare con lui è stato molto stimolante.

Cercare un art o un copy oggi può significare chiudere delle porte a nuove figure che sono degli ibridi, nè art nè copy, ma sono persone che pensano in modo completamente diverso ed innovativo.

Un art director oggi non deve concentrarsi solo su stampa e affissioni che pur sono sempre importanti ma deve avere competenze più ampie, soprattutto di pensiero. Amo le persone piene di interessi e che mi raccontano cose che non so, amo i curiosi. E poi è molte volte la pancia a dirti se è la persona che stai cercando, è la persona che mi deve colpire e far pensare.

Trampolinodilancio: C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Giuseppe Mastromatteo: Quando lavoravo a New York in EuroRSCG, ho assunto una decina di persone per comporre il gruppo di lavoro che mi era stato chiesto di organizzare. Una di queste persone è un giovane californiano Austin, junior art director in una piccola agenzia di Los Angeles. In un anno è stato promosso prima a senior art poi a direttore creativo. Davvero impressionante per cultura, qualità della persona, capacità a soli 25 anni.

Trampolinodilancio: Un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Giuseppe Mastromatteo: E’ come il primo appuntamento. Poi deve diventare una relazione. La chimica è un componente non pianificabile. O c’è oppure…

Trampolinodilancio: In quale settore del marketing e della comunicazione ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Giuseppe Mastromatteo: Mai come adesso c’è bisogno di giovani in ogni ambito, dalle agenzie alle piccole boutique.

Trampolinodilancio: Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Giuseppe Mastromatteo: Stare qualche anno fuori dall’Italia.

Trampolinodilancio: Essendo tu così giovane (ricordo benissimo quando eri il garzone di bottega di Vigorelli!) ti farei anche una domanda che riservo alle interviste ai giovani che ce l’hanno fatta: perché pensi di essere stato scelto al tuo primo colloquio, cosa ha fatto la differenza?

Giuseppe Mastromatteo: La luce negli occhi, così racconta Vigorelli oggi.

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INTERVISTA A MARIAVITTORIA DI STASI LUXOTTICA VOGUE EYEWEAR BRAND DIRECTOR

Mariavittoria Di Stasi Vogue Eyewear Brand Director

PC Ci sono aziende che ci permettono di essere più ottimisti, perché uniscono un approccio etico al business con risultati di vendita in controtendenza rispetto alla crisi generale. Una di queste è sicuramente Luxottica, che affianca una politica di coinvolgimento del personale da sempre particolarmente illuminata con risultati di crescita a due cifre (i risultati consolidati del secondo trimestre e del primo semestre di Luxottica Group  per il periodo  che si è chiuso il 30 giugno scorso  vede un  fatturato pari a 1,8 miliardi di euro e un +15,2% – l’utile netto ammonta a 195,5 milioni di euro, ovvero +20,6%).

Ci sono persone che ci permettono di essere più ottimisti perché uniscono un approccio etico, caratterizzato da correttezza e rispetto nei confronti dei fornitori, con la determinazione necessaria ad ottenere dei risultati importanti. Una di queste è sicuramente Mariavittoria Di Stasi, che ha lasciato il sole di Salerno (dove è nata e si è laureata con lode in ingegneria chimica) prima per la nebbiosa  Parma, dov’è entrata come stagista in Barilla e l’ha lasciata come Group Product Manager e poi per  l’uggiosa Varese, dove era marketing manager su Lindt. È quindi approdata a Milano, in Luxottica, come Trade e Marketing Director di Luxottica Italia, ed è stata, a inizio anno, promossa Brand Director a livello internazionale per  Vogue Eyewear, la seconda marca per vendite dopo Ray Ban.

Trampolinodilancio: Quali caratteristiche deve avere un giovane per entrare nel marketing di Luxottica?

Mariavittoria Di Stasi: Imprenditorialità (sentire l’azienda come propria), passione (credere in ciò che si fa e coinvolgere gli altri al raggiungimento dell’obiettivo), flessibilità (e’ un’azienda dalle tante facce, divisa tra passato e futuro, con il cuore nei monti agordini e la testa nei mercati internazionali) 

Trampolinodilancio: C’è una persona che hai assunto che ti è rimasta impressa perché rappresenta le qualità che deve avere un candidato?

Mariavittoria Di Stasi: Più di una persona a prescindere da ruolo e seniority. In comune hanno un buon mix di visione ed intelligenza emotiva (che consente loro di sapere dove andare e capire anche qual e’ il giusto modo di raggiungere il risultato).

Trampolinodilancio: Un consiglio su come affrontare un colloquio di lavoro?

Mariavittoria Di Stasi: Ne darei due:

– arrivare preparati al colloquio sul tipo di azienda (idealmente includendo le caratteristiche/ valori) per farsi subito un’idea della compatibilità tra domanda e offerta

 – essere se stessi valorizzando i propri punti di forza e le affinità con l’azienda ma senza “bluffare ” troppo perché i nodi vengono sempre al pettine…

Trampolinodilancio: In quale settore del marketing ci sono maggiori prospettive di sviluppo per i giovani al momento?

Mariavittoria Di Stasi: Più che di settore, oggi le maggiori opportunità sono in alcune regioni del mondo che viaggiano a tutt’altra velocità. A parte i ” soliti” Brasile, India e Cina, ultimamente sono molto promettenti Australia e Canada. Il mio invito e’ di valutare aziende/settori che lavorino con queste geografie  e aprirsi a esperienze internazionali.

Trampolinodilancio: Quale consiglio potresti dare a un giovane che voglia entrare nel mondo del marketing e della comunicazione?

Mariavittoria Di Stasi: Una volta “entrati” in azienda, e’ fondamentale entrare in empatia con gli altri per imparare da chi ha più esperienza e creare il giusto contesto per lavorare bene.

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