PC In questi giorni si parla molto dell’ingiusta pratica che spesso riguarda i freelance creativi, ai quali sembra essere più facile (con la scusa di un’ipotetica visibilità) negare quel giusto compenso che nessuno si sognerebbe di non dare a un giardiniere, un antennista o un idraulico,. Molto efficaci i video che hanno generato in poco tempo una maggiore sensibilità al tema (Creativo sì, coglione NO!).
Un problema molto simile lo vivono gli stagisti, che frequentemente non vengono pagati con la promessa di una full immersion formativa nel mondo del lavoro, che spesso si limita invece a mera manovalanza dalla quale, anche con le migliori intenzioni, è difficile trarre un reale beneficio.
Ciò nonostante il numero di stagisti per qualsiasi posizione all’interno di un’agenzia di comunicazione è sempre molto superiore alla domanda. Per questo si affinano le modalità di selezione del personale, che diventano addirittura un modo di ottenere visibilità mediatica per l’agenzia.
Mi ha colpito il metodo usato da TBWA Istanbul, segnalato da Fabiana sul gruppo facebook creato dagli studenti di Communication Strategy e Media Planning dello Iulm. Si tratta dell’applicazione delle tecniche del neuromarketing alla selezione del personale: tutti i candidati sono stati sottoposti alla visione di alcuni spot iconici della storia della pubblicità mentre un apparecchio misurava la reazione delle diverse aree del loro cervello. I 5 (su 503!) Che hanno avuto la più elevata reazione di attrazione e amore per le pubblicità sono stati selezionati.
Dal punto di vista del selezionatore trovo che questa tecnica scientifica (molto di moda adesso anche nel testare le pubblicità) non sia da sola sufficiente a capire le vere attitudini creative di un giovane, e andrebbe integrata con un indispensabile colloquio vis à vis. Ma ho voluto sentire il parere di chi si trova dalla parte del candidato.
C’è chi è favorevole e lo ritiene un metodo comunque migliore che “ andare a guardare il voto di laurea o le risposte alle domande del colloquio, spesso calcolate e imparate come una filastrocca, solo per fare bella figura! “ (Fabiana)
Chi vorrebbe essere selezionato in questo modo “perché trovo che spesso il curriculum venga pompato da esperienze che solo alcuni possono permettersi, come ad esempio esperienze all’estero di stage, lavoro o per apprendere una lingua. Temo che in questo modo vadano avanti soprattutto le persone che hanno buone disponibilità economiche. Il tipo di selezione “strambo” proposto da queste aziende/agenzie è basato sulle inclinazioni naturali della persona e sulle sue passioni. “ (Marissa). Chi è intrigato dalla novità dell’approccio, ma dubita della sua reale scientificità (Francesco).
Altri invece sono contrari all’approccio e ritengono che sia più che altro un’azione mediatica. “Mi sembra difficile pensare come possano valutare dei candidati sulla base di quali parti del cervello si accendono in seguito ad uno stimolo. Non è ancora una scienza esatta e come si sa, i risultati sono frutto di vaghe interpretazioni. Figuriamoci fare un confronto fra più candidati sulla base di informazioni che ancora gli scienziati non sono del tutto capaci di interpretare. Comunque, se mi proponessero una cosa del genere domani credo che dubiterei molto sull’intenzione dell’azienda di assumermi.” (Matteo) “Trovo umiliante la supervisione delle tue connessioni cerebrali conseguenti a certi stimoli perché è fuori dal controllo dell’individuo e credo sia perciò sia mortificante fidarsi più di automatismi che del contributo attivo di una persona, mentre per i test logici se non sei portato puoi allenarti, dimostrando oltretutto determinazione, propensione al duro lavoro e orientamento al risultato.” (Lysbeth).
Sono d’accordo che in qualunque situazione vada apprezzata la volontà di migliorarsi tanto quanto il talento innato, ma uno degli assunti sul quale poggia questo tipo di selezione è che il cervello di un creativo funzioni in modo differente rispetto agli altri, come illustra, attraverso una serie di metafore, questo efficace video (segnalato da Sara) intitolato “Process”.
Su questo argomento ha scritto molto e bene Annamaria Testa nel suo blog nuovoeutile.it. Voi cosa ne pensate?
p.s. per la redazione di questo post non avevo budget, ma ho taggato gli studenti che hanno contribuito.
“Come essere creativo” cit. Un Tutorial
La parola “creatività” è la frase “sono un creativo” a mio parere sono le più usate del 2013 al secondo posto dopo la parola “selfies”. Quando una parola viene utilizzata “troppo” perde il suo significato. Nel 2014 siamo tutti creativi ed è facilissimo, basta solo avere le giuste applicazioni sull’ipad e saper cercare i TUTORIAL giusto su youtube. Il creativo è morto. Credo invece per quanto riguarda il C.V che il giusto scopo sia da “biglietto da visita”. Non bisogna fare a gara di chi ce l’ha più lungo: PIMP MY CV. Il C.V deve essere interessante al primo sguardo! Il C.V è l’occasione per arrivare al colloquio. Al colloquio ci sarà la grande sfida finale! Quindi se dici di essere creativo rischia mettendo in gioco il tuo c.v, mostrarlo dal tuo “biglietto da visita”. Sono cintura nera di stage non paganti, e a volte è giusto così!…poi certo se ti ritrovi a fare archivio per più di una settimana… parla con il tuo responsabile! A faccia a faccia tutto è più umano quindi più facile! Mi è piaciuto molto questo articolo! Spero di non essere usciti fuori tema
"Mi piace""Mi piace"
PC Grazie! A me è piaciuto molto il tuo commento che non è fuori tema, anzi ci aiuta a capire molto bene il punto di vista delle cinture nere di stage non pagati e offre spunti utili per i nostri lettori! Sul cv creativo ho qualche perplessità, ovviamente molto dipende da qual’è il lavoro per il quale fai domanda, in alcuni ambiti è preferibile un cv chiaro e facile da leggere.
"Mi piace""Mi piace"