Di necessità virtù

Imelda Marcos

Imelda Marcos (Photo credit: billypalooza)

PB Ho recentemente risentito al telefono una ex collega che mi ha rintracciato tramite Linkedin.

Lavorando per una grande azienda ormai da diversi anni, è durata più di molti suoi capi.I quali si sono avvicendati più o meno efficienti (meno), più o meno intelligenti (meno), più o meno simpatici (meno).

Lei è drammaticamente sincera (se il nostro capo è scemo non è così necessario che lo sappia da noi), smaccatamente onesta (ma di quella sobrietà che se hai un paio di scarpe con il tacco ti senti un po’ Imelda Marcos), appena appena spigolosa (bisogna stringerle la mano con il guanto apriostriche).

Se un tale concentrato di rigore selvatico incontra un capo gigione, brillante come un bicchiere dell’Ikea dopo tre anni di lavastoviglie, distratto e anestetizzato, come può sottrarsi la nostra eroina a una feroce depressione?

Ebbene, in qualsiasi situazione professionale si può trovare una opportunità. Basta rimodulare gli obiettivi di appagamento a breve termine, con buona pace di chi riesce a fare (e a rispettare) un piano di studi dall’asilo al master e un piano di carriera dallo stage alla pensione.

Per la mia amica propongo: di fronte ad azienda ricca, posto fisso, capo deprimente (ma a casa un bimbo piccolo, no budget per la tata  e in garage un’ automobile così scassata da non consentire  pendolarismo superiore ai quindici chilometri)  approfittare della propria invisibilità e coltivare passioni parallele.

Sta per arrivare l’estate: una corsetta alle diciottozerozero (chi , in carriera, riesce a uscire alle diciottozerozero ?), una nuotata in pausa pranzo (come fai con i capelli se hai una riunione al pomeriggio?), una mostra a ingresso libero all’ora dell’aperitivo, una seduta di window shopping prima che i negozi chiudano,  riprendere gli esercizi di chitarra, saranno attività quanto mai salutari e irripetibili.

Rassodata e piena di endorfine, la talebana inquieta si ritroverà, nella peggiore delle ipotesi, con una forma invidiabile e una ammirazione sperticata da parte del quattrenne che le gira per casa.

Nella migliore delle ipotesi avrà la serenità per farsi apprezzare da un nuovo capo (dai, se quello che c’è è così scarso non potrà durare a lungo) nella sua azienda o in una nuova.

Potrà quindi allegramente tornare a lamentarsi (lo faceva quando ha avuto un capo del raro tipo intelligenteefficientesimpatico) di non avere un minuto per sé stessa, di dover portare regolarmente il portatile a casa , di non dedicare abbastanza tempo a suo figlio e di non andare al cinema da quando è uscito Ben Ur.

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2 thoughts on “Di necessità virtù

  1. Giulia Spada ha detto:

    Grazie Patrizia, posso solo dirti questo.
    Sei una grande (ex-capa, amica, guru), ma devo assolutamente dirti che l’ultimo film che ho visto al cinema era ancora “muto”… quindi accetto e cercherò di fare tesoro dei consigli.
    G.

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  2. Fabiana ha detto:

    L’equilibrio non è un percorso facile, ma è l’unica strada possibile.
    Se si prova a lavorare con le carte a disposizione, l’unico rischio che corriamo è di scoprire molto di più rispetto a quello che vediamo, aprirsi alle opportunità è prima di tutto una ricerca personale.
    Con il senno di poi si scopre che spesso quello che capita è essenzialmente quello che ci serve.
    Imparare a cambiare prospettiva è il primo passo, e i tuoi suggerimenti sono sicuramente un mezzo.

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