Archivi categoria: Come fare carriera

Otto consigli per il futuro da Beppe Severgnini

PC Esce oggi il nuovo libro di Beppe Severgnini Italiani di domani rivolto a chi, giovane e non, vuole provare a ridefinire se stesso, per ridefinire di conseguenza il Paese nel quale viviamo. Nell’introduzione pubblicata ieri sul Corriere della Sera, Severgnini sintetizza gli otto capitoli del libro, ognuno focalizzato su consiglio per meglio affrontare il futuro. Li ho trovati interessanti, ve ne do una breve sintesi.

TALENTO – Siate brutali

Scoprire qual è il proprio talento non è facile e richiede tempo, ma concentrarsi su quello che si è portati a fare garantisce migliori risultati. La brutalità sta nell’accorgersi con onestà di non possedere un talento.

TENACIA – Siate pazienti

Una volta identificato un obiettivo bisogna saperlo perseguire: essere costanti nei propri comportamenti, imporsi un metodo e coerenza. “Tra una persona talentuosa senza tenacia e un’altra tenace, ma senza talento, sarà quest’ultima a ottenere i risultati migliori”, un’affermazione che mi sento di sottoscrivere pienamente.

TEMPISMO – Siate pronti

Vedere il cambiamento come un’opportunità, non come una fonte di ansia. Saper cogliere il momento giusto, farsi trovare pronti quando l’occasione arriva.

TOLLERANZA- Siate elastici

Coltivare le sfumature, tollerare l’imperfezione, saper accettare dei compromessi. In uno scenario che cambia rapidamente è utile sapersi adattare, anche se la chiave per capire se è corretto accettare un compromesso o meno è valutare se ci metterebbe in imbarazzo se diventasse pubblico.

TOTEM – Siate leali

Stabilite i vostri valori e rimanete fedeli ad essi. È il totem di quello in cui credete al quale dovete rimanere leali. “Il peccato più grave è convincervi dell’inutilità dell’onestà”.

TENEREZZA – Siate morbidi

La qualità della vita, che in Italia oggettivamente abbonda (storia, clima, bellezze naturali e artistiche, cucina), è una fonte di felicità più dei soldi o del successo, lo confermano anche gli economisti che contrappongono al Pil il GNH (Gross National Happiness), l’indice che misura la felicità interna lorda.

TERRA- Siate aperti

Confrontatevi con le altre realtà, viaggiate, lavorate all’estero, ma senza dimenticare il porto dal quale siete partiti, e dove potreste ritornare.

TESTA – Siate ottimisti

L’essere ottimisti oggi è una questione di testa. I motivi per non esserlo sono tanti, ma le recriminazioni ci impediscono di sganciarcii dal passato e cominciare davvero a pensare al futuro. E in particolare ai giovani Severgnini raccomanda di non diventare cinici.

E conclude con un invito: “Voi non potete sognare, voi dovete farlo. Questo è l’unico ordine. Gli altri erano solo consigli.”

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I LOVE FIORUCCI

PB Ieri, presso la Robilant e Associati, nell’ambito di Talent Almanack, Elio Fioruucci si è raccontato.

Partendo dalla sua esperienza di curioso outsider in viaggio tra Londra, New York, Milano e Los Angeles (con escursioni in Messico e in molti altri altrove) ha tracciato la storia dei suoi negozi e delle sue performance che si sono rivelati poi modelli sperimentali per repliche seriali.

Dall’invenzione della formula della concession (ora in uso nella maggior parte dei Grandi Magazzini europei), alla collaborazione di artisti geniali per creare l’atmosfera dei suoi negozi (da Madonna a Basquiat, da Mendini a Warhol) ha aperto strade che nessuno aveva immaginato e creato modelli che rimarranno codificati come memorabilia per tutti i nuovi retailer.

Come fa a essere così divertente e geniale? Perché ci è piaciuto così tanto?

Uno straordinario mix di Volontà, Divertimento e Amore (sono le parole che ha usato più spesso) per una visione del mercato come atto d’amore: creare e cedere un prodotto come atto di felicità.

Io e Paola (a lei Elio ha anche baciato la mano e io mi struggo di gelosia) siamo innamorate. Speriamo di riuscire a intervistarlo per voi nelle prossime settimane. Anche se – questo sia chiaro – può darvi consigli su come essere felici lavorando, non su come diventare ricchi: lui non ci è riuscito!

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I cinque suggerimenti di Branson per creare un business di successo

PC La scorsa settimana è ricominciato il corso di Marco Lombardi in Iulm di Tecniche di Creatività Pubblicitaria, e nella mia prima lezione, come esempio di portfolio di successo, ho parlato ai nostri studenti di Virgin e del suo creatore Richard Branson. Ottimo esempio di marketing, branding e comunicazione innovativi, il caso Virgin è indissolubilmente legato infatti alle capacità imprenditoriali del suo fondatore; per questo penso possa essere utile una sintesi dei cinque suggerimenti di Branson su come iniziare un business di successo, trovati oggi su Linkedin. Ritroverete dei temi che già molti altri manager e noi stesse abbiamo trattato su trampolinodilancio, alcuni non sempre facili da attuare, ma sicuramente non per questo meno veri.

1. Ascoltare più che parlare

Le idee migliori e i suggerimenti più acuti possono venire a chiunque, bisogna saperli ascoltare: seguire con attenzione i commenti on line, chiedere ai propri collaboratori le loro opinioni, ascoltare chi è maggiormente a contatto con il cliente finale. Stare con la gente, ascoltare quello che dice e imparare da loro.

2. Keep it simple

Per differenziarvi nel vostro business è necessario fare qualcosa di radicalmente diverso, ma questo non significa che deve anche essere complesso. È importante mantenere il focus sull’innovazione, senza voler reinventare la ruota, consiglia Branson.

3. Siate orgogliosi del vostro lavoro

Fare bene il proprio lavoro può essere fonte di grande soddisfazione, ed è giusto essere orgogliosi se si è dato il massimo

4. Divertitevi con il vostro lavoro, il successo arriverà

Se riuscite a divertirvi sul lavoro, se l’atmosfera è positiva, ci sono molte più probabilità che il vostro business abbia successo. (A smile and a joke can go a long way, so be quick to see the lighter side of life, dice Branson, e l’ha detto anche Patrizia in molti suoi post!)

5. Non arrendetevi al primo insuccesso

Se siete un imprenditore è probabile che il vostro primo tentativo sia un insuccesso, l’importante è non arrendersi o perdere la fiducia in se stessi per uno o due fallimenti, ma riuscire ad  imparare dall’insuccesso cosa non ha funzionato e cosa ha invece funzionato.

http://www.linkedin.com/today/post/article/20121002115242-204068115-five-top-tips-to-starting-a-successful-business?goback=%2Egde_37401_member_172329184

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Il bello di dire SI’

PB  Recentemente mi sono imbattuta in uno di quegli articoli (tipici dei magazine femminili) che spiegano come imparare a dire NO.

Dire NO per ricavare tempo per sé, per fare carriera, per migliorare il proprio lavoro.

Come se il dire troppi SI’ fosse cosa da donnicciole, incapaci di pianificare con virile determinazione la propria carriera.

Eppure io ho sotto il naso esempi di successo professionale di chi forse ha esagerato con i SI’ senza calcolare bene le conseguenze, senza calibrare con cura gli svantaggi e i vantaggi, senza quantificare nel dettaglio le conseguenze. Persone che hanno cambiato il loro ruolo in azienda perché è stato loro riconosciuto un nuovo status dopo che se lo erano già conquistato sul campo (una modellista diventata stilista perché con la scusa della vestibilità aveva creato un modello poi divenuto best seller, un Area Manager diventato Direttore Vendite perché tappava i buchi delle zone scoperte con generosità e efficacia, un Marketing Manager che si è preso anche il Prodotto e poi è diventato Marketing Director a furia di elargire consulenze ai colleghi).

E poi invece vedo molti esempi di frutti avvizziti prima di essere maturati, grazie a tutti i loro NO, alle riserve di fronte ai rischi, alla misurazione dei mai sufficienti vantaggi. Con il risultato di rimanere immobili sulle proprie posizioni, pieni di meticolosa e sterile intelligenza.

Credo che di fronte al rischio (di non vedere riconosciuto il proprio lavoro, di non essere pagati abbastanza, di fare troppo in cambio di poco) sia preferibile abbondare in fiducia che in prudenza.

Anche la natura mi pare segua lo stesso esempio (un sacco di uova perché nasca un pesciolino, un sacco di km nella savana per trovare una valle lussureggiante, un sacco di sbucciature sulle ginocchia per imparare ad andare in bici)

La eccessiva prudenza, il calcolo meticoloso dei punti di forza e dei punti di debolezza di una nuova proposta, spesso hanno un effetto castrante.

Chiedere ad un primo colloquio quando sono le vacanze è agghiacciante. Le vacanze sono sacrosante, ma parlarne al primo incontro è come parlare di alimenti post divorzio al primo appuntamento.

La prudenza è buona cosa nella maturità, quando si ha una carriera da amministrare, non da cominciare. Lasciamo agli esordi tutta la generosità irrazionale del proprio tempo, della propria persona, del proprio sorriso. E fantastichiamo di paesi lontani e incontri straordinari: a dire SI’ spesso i sogni si avverano, anche sogni che non credevamo di potere sognare.

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Le selezioni di X Factor e l’elevator pitch

PC Gli anglosassoni chiamano elevator pitch la capacità di dare una buona impressione e porre le basi per l’acquisizione di un nuovo cliente con pochissime frasi: in sostanza come fare new business nel tempo di un viaggio in ascensore (che sebbene sui grattacieli americani sia più lungo che da noi, rimane  comunque un percorso breve che obbliga ad essere molto efficaci).

Ieri sera su Sky Uno le selezioni di X Factor mi hanno ricordato che sono molte le occasioni nelle quali un breve scambio di parole è sufficiente perché l’interlocutore si faccia un’idea e si crei un giudizio su chi gli sta davanti e decida se vuole approfondire la conoscenza . Per questo ho pensato di riportarvi alcune buone regole che si usano per ottimizzare l’elevator pitch, ma possono esservi utili in molte occasioni (per X Factor 2012 ormai è tardi, ma sicuramente lo ripetono il prossimo anno).

La premessa è che l’elevator pitch nasce come risposta a una domanda che vi pone una persona appena incontrata (ma che intuite potrebbe esservi utile diventando un vostro nuovo cliente o facilitatore nel trovare un nuovo  lavoro). La domanda è: “che cosa fai?” .

Ieri gli occhi dei quattro giudici di X Factor si sono  illuminati davanti a un giovane di 20 anni che ha risposto: “riparo le caldaie, se la gente ha l’acqua fredda mi chiama e io risolvo il problema.” Alla stessa domanda due ragazze hanno risposto: “Le mantenute”, spiegando che non trovando lavoro erano mantenute dai genitori. Le ragazze erano stonate e fuori tempo (mentre il riparatore di caldaie era un usignolo) ma l’impressione è che ancora prima di cantare le due si fossero giocate qualsiasi chanche.

Preparatevi quindi la risposta a “che cosa fai”, tenendo presente alcune regole indicate da Tony Scelzo per l’elevator pitch.

Tenete a mente il vostro scopo

Il vostro scopo è quello di creare curiosità nell’interlocutore, in modo che ci sia l’occasione per un successivo incontro nel quale avrete modo di presentare meglio voi stessi e i servizi che offrite.

Siate concisi e efficaci

Spiegate con poche e semplici parole l’utilità dei vostri servizi o la passione che mettete nel fare il vostro lavoro. Quelli che a X Factor riescono a fare capire con una frase che il canto e la musica sono per loro come l’aria che respirano partono già con l’attenzione piena dei giudici (poi ci sono le eccezioni: una giovane economista ha intrattenuto ieri sera con racconti buffi che nulla c’entravano con il canto per poi rivelarsi la voce più originale e emozionante della puntata.)

Parlate con passione

Non dimenticate l’importanza della comunicazione non verbale e cercate di trasferire passione e convinzione attraverso il tono e la cadenza che usate. Spesso la persona che avete davanti non capirà al primo incontro esattamente cosa fate o cosa potete fare per lei, ma resterà colpita dall’entusiasmo che mettete in quanto dite.

In fondo l’obiettivo dell’elevator pitch è ottenere la possibilità di “cantare” per il vostro possibile cliente o datore di lavoro: se avrete o meno successo dipenderà poi ovviamente dalle vostre capacità.

Le regole complete  su http://stringcan.com/news-views/bid/223468/4-Things-to-Elevate-Your-Elevator-Pitch

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Benetton lancia un progetto globale a sostegno dei giovani disoccupati

PC La nuova campagna di comunicazione di Benetton è dedicata al disoccupato dell’anno e si propone di sensibilizzare sul tema della disoccupazione giovanile. Il progetto Unemployer of the Year nasce nell’ambito delle attività della Fondazione Unhate, e propone – oltre a una campagna pubblicitaria in cui i giovani disoccupati sono testimonial – un concorso che premierà con 5 mila euro ciascuno i primi cento progetti che riceveranno più voti dalla comunità on line, tra tutti quelli che saranno presentati alla gara (in bando un totale di 500 mila euro)

I giovani non occupati dai 18 ai 30 anni potranno presentare proposte di progetti da sostenere che abbiano  una ricaduta sociale concreta sulla loro comunità e proposte di progetti in diversi ambiti (compreso quello artistico) sul sito web della Fondazione Unhate.

“La nuova campagna di comunicazione di United Colors of Benetton presenta un ritratto realistico della società di oggi e affronta attivamente un problema attuale, quello della non occupazione giovanile e del potenziale conflitto tra generazioni, per presentarlo sotto una luce nuova e valorizzare il grande capitale umano dei giovani”, ha affermato Alessandro Benetton, presidente di Benetton Group, presentando la campagna. “Non possiamo cambiare il mondo, ma United Colors of Benetton vuole usare la propria voce per farsi portabandiera dei giovani, celebrarne la forza e il valore”.  

In un’intervista a  Vanity Fair ha aggiunto di sentirsi parte in causa di quella che chiama «la bomba a orologeria dello scontro generazionale», per quanto riguardo il suo successo sa di aver avuto la fortuna di  “nascere in un momento, in una famiglia, in un luogo che ti offrono la possibilità di costruirti un futuro”, ma sostiene anche che “nella vita non vince il più forte né il più veloce, vince quello che si adatta meglio. Intelligenza è adattabilità. Capire chi hai di fronte, la situazione in cui sei e adeguare alle circostanze il tiro. Nelle aziende come nella vita».

La notizia ha già scatenato un vivace dibattito, proprio tra i giovani disoccupati, ci piacerebbe avere anche il vostro parere.

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I sette modi per motivare i migliori talenti

PC Anche in una situazione di concorrenza agguerritissima per il posto di lavoro i manager devono porsi il problema di come motivare i talenti che già lavorano per loro, sia per evitare che cerchino migliori opportunità, sia per assicurarsi il fatto che mettano entusiasmo e passione in quello che fanno. Questo è particolarmente vero in questi De-Motivating Times, come li definisce Brad Remillard (ChiefExecutives.net), autore di un interessante vademecum su come motivare i Top Talent: infatti è ora più difficile usare le classiche leve in auge quando le risorse a disposizione erano maggiori (aumento di stipendio, passaggio di livello, corso di aggiornamento, …).

Vediamo i sette suggerimenti di Remillard, che trovo molto sensati:

1. è importante dare obiettivi e valutarne il raggiungimento

Anche in tempi difficili bisogna definire degli obiettivi per l’azienda, e, a cascata, per i talenti all’interno dell’azienda, in modo che possano sentirsi motivati quando li raggiungono: l’importante è stabilire obiettivi concreti e raggiungibili e dare una tempistica ragionevole.

2. ci deve essere una cultura aziendale che deve essere capita e seguita

In particolare i top talents si rendono conto se all’interno dell’azienda non è chiara la missione aziendale o se i comportamenti reali non corrispondono alla cultura stabilita “sulla carta”. Le grandi multinazionali sono molto abili nel definire la loro cultura e comunicarla (vedi a proposito le interviste a Camillo Mazzola, direttore marketing di Lego e a Marco Casale, direttore marketing di Whirpool), le piccole e medie aziende italiane, a parte qualche caso eccellente, hanno invece ancora molto da migliorare in quest’ambito.

3. sono fondamentali il rispetto e l’apprezzamento

Anche le piccole cose fanno la differenza con i top talents che devono sentirsi apprezzati, ascoltati, inclusi nel processo decisionale, consultati.

4. dare con coerenza un feedback

In modo più formale che nel punto 3 è importante dare un riconoscimento all’andamento del top talents: bisogna trovare il tempo (con scadenza regolare possibilmente) per sedersi insieme, valutare i loro progressi e ascoltare le loro esigenze (anche se non sempre sarà possibile esaudirle).

5. lodare l’impegno

È vero che in questi tempi difficili già il fatto di avere un lavoro può essere fonte di soddisfazione, ma essere lodati per un lavoro ben svolto o per l’impegno che si dedica alle proprie mansioni è sempre qualcosa che motiva molto un top talent (e anche le persone meno dotate!).

6. far crescere il talento

Le persone di talento ci tengono molto a crescere, appena possibile sarà opportuno dar loro l’opportunità di apprendere nuove capacità, lavorando con gruppi interfunzionali ad esempio o seguendo corsi di aggiornamento. Questo miglioramento nelle competenze oltre che motivarli li renderà più bravi nel lavoro che fanno già.

7. incentivare l’auto-motivazione

I migliori talenti tendono ad avere una buona capacità di auto-motivazione, questa andrebbe però incentivata attraverso l’esempio diretto e attraverso la creazione di una cultura aziendale che misura e premia il lavoro ben fatto e l’impegno.

I manager che in tempi difficili riescono a assicurarsi la fedeltà dei migliori talenti sono quelli che al momento della ripresa potranno godere i benefici di un team valido e motivato.

L’articolo originale su http://chiefexecutive.net/seven-ways-to-motivate-top-talent-in-de-motivating-times?goback=%2Egde_932837_member_147759778

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INTERVISTA A MARTA TOVAGLIERI: COME DIVENTARE FOOD BLOGGER

Marta Tovaglieri

PC Una delle strade per affermarsi nel mondo della comunicazione e per imporre il proprio brand personale è quella di aprire un blog, che a volte, attraverso un po’ di fortuna e molta perseveranza, può diventare anche un vero e proprio lavoro.  Oggi intervistiamo una giovane blogger che è riuscita nel giro di pochi anni a trasformare una grande passione se non in un lavoro, almeno in un secondo lavoro.

Parliamo con Marta Tovaglieri, meglio nota sul web con lo pseudonimo di  Streghetta in Cucina, con il quale ha aperto a fine 2008 il suo blog di ricette (www.streghettaincucina.com). Marta in parallelo continua a lavorare nell’azienda di famiglia seguendo la produzione del prodotto per tutto l’iter, dal primo prototipo fino alla conclusione della collezione.

Reputation Manager ha recentemente analizzato il fenomeno dei food-blogger, che da semplici amanti della cucina diventano importanti influencer in rete, dove hanno più seguito di famosi chef grazie alla loro capacità di padroneggiare i social media. Non a caso i reparti marketing delle aziende alimentari sono molto interessate al loro contributo.  

Chiediamo a Marta di raccontarci come si diventa food blogger e  com’è  cominciata la sua passione:

Marta Tovaglieri: Cucinare mi è sempre piaciuto fin da bambina. Poi ho iniziato a scrivere su dei forum  on line e nel confrontarti con gli altri, nel raccontare, scopri e impari tantissime cose.

Ho avuto un periodo difficile nel quale cucinavo per non pensare al resto.  Finché, a fine 2008, ho aperto il blog, che prima era principalmente un diario, poi sono arrivati i primi viaggi stampa per visitare le aziende, gli inviti agli eventi e la passione è cresciuta!

Trampolinodilancio: Come funzionano questi viaggi stampa?

Marta Tovaglieri: L’azienda ti invita per un paio di giorni a visitare la produzione, generalmente in occasione del lancio di nuovi prodotti, mentre partecipi dai copertura dell’evento attraverso live twitting e poi, se sei rimasta colpita positivamente dal prodotto e dell’esperienza, ne parli liberamente nel blog. A me è successo solo una volta che il prodotto non era all’altezza delle mie aspettative e non ne ho ovviamente parlato nel blog.

Poi ci sono aziende con le quali collaboro a pagamento, per esempio Kraft  mi ha chiesto di sviluppare una ricetta in 3D con un loro prodotto e mi ha coinvolto in diversi progetti.

Trampolinodilancio: E adesso stai anche per pubblicare un libro…

Marta Tovaglieri: Il libro è nato perché ero a un evento, una gara di risotti con Allan Bay (noto giornalista nel settore enogastronomico), che ha apprezzato il mio lavoro e mi ha chiesto di scrivere un libro! (per i curiosi e golosi il libro s’intitola Pasticceria Salata, Ed. Gribaudo e sarà nelle librerie dal 5 Settembre, ndr)

Trampolinodilancio: Cosa vorresti aver studiato di più nel tuo corso di studi?

Fortunatamente mi è capitato prima di aprire il blog di fare il REC in bevante e alimenti, che mi è stato molto utile nella mia veste di “Streghetta in cucina”. Vorrei però fare un corso più specifico per avere tutte le competenze per cucinare per gli altri, con una vera e propria abilitazione professionale, ma purtroppo sono corsi molto lunghi che ora non ho il tempo di frequentare.

Trampolinodilancio: Cosa auspichi per il tuo futuro?

Marta Tovaglieri: Mi piacerebbe scrivere altri libri di cucina e continuare a lavorare con le aziende di food nella creazione di nuove ricette.

Il sogno nel cassetto sarebbe aprire una piccola panetteria artigianale…è un sogno un po’ ambizioso!

Ringraziamo Marta e le auguriamo di riuscire a realizzare tutti i suoi sogni. Speriamo anche voi come noi abbiate trovato interessante questa carriera in un settore della comunicazione un po’ diverso e sicuramente innovativo.

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IED presenta TEDxIED

PC Ied è la prima scuola italiana a ospitare, il 20 settembre a Milano, un incontro TED dedicato al tema della creatività.

TED, acronimo di “Technology Entertainment Design”, è un’organizzazione non-profit che si dedica alle “‘idee che meritano di essere diffuse” (“ideas worth spreading” è il suo claim).

Nella Conferenza annuale di TED (che si svolge in California) le menti più innovative del pianeta sono invitate a raccontare le loro idee in presentazioni di massimo 18 minuti, che vengono poi caricate su ted.com (se non l’avete ancora fatto vale davvero la pena di vederne e ascoltarne qualcuna, alcune hanno anche i sottotitoli in italiano). Hanno fatto una conferenza, tra gli altri, personaggi come  Dave Eggers, Bill Clinton, Al Gore, Bill Gates, Jeff Bezos (fondatore Amazon), Bono Vox, i co-fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page.

Per favorire la diffusione delle idee TED   ha anche lanciato un programma, chiamato TEDx, di eventi locali, che si propongono di riunire persone per condividere un’esperienza simile a quella che si vive con i TED originali.

Il TEDx che si terrà in Ied ha come titolo ‘La creatività è una professione’. In linea con la mission della scuola e con il suo metodo d’insegnamento TEDxIED vuole raccontare come la creatività non solo possa diventare una vera e propria professione, ma quale sia il suo valore strategico per il rilancio dell’economia. Questo ci sembra particolarmente vero in una nazione come l’Italia che ha sempre creato ricchezza attraverso l’eccellenza nella creatività, a partire dalle arti, fino al ruolo che moda e design hanno giocato negli ultimi decenni.

L’evento è aperto al pubblico e a numero chiuso. E’ possibile iscriversi da oggi su http://www.tedxied.com

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