PC Anche in una situazione di concorrenza agguerritissima per il posto di lavoro i manager devono porsi il problema di come motivare i talenti che già lavorano per loro, sia per evitare che cerchino migliori opportunità, sia per assicurarsi il fatto che mettano entusiasmo e passione in quello che fanno. Questo è particolarmente vero in questi De-Motivating Times, come li definisce Brad Remillard (ChiefExecutives.net), autore di un interessante vademecum su come motivare i Top Talent: infatti è ora più difficile usare le classiche leve in auge quando le risorse a disposizione erano maggiori (aumento di stipendio, passaggio di livello, corso di aggiornamento, …).
Vediamo i sette suggerimenti di Remillard, che trovo molto sensati:
1. è importante dare obiettivi e valutarne il raggiungimento
Anche in tempi difficili bisogna definire degli obiettivi per l’azienda, e, a cascata, per i talenti all’interno dell’azienda, in modo che possano sentirsi motivati quando li raggiungono: l’importante è stabilire obiettivi concreti e raggiungibili e dare una tempistica ragionevole.
2. ci deve essere una cultura aziendale che deve essere capita e seguita
In particolare i top talents si rendono conto se all’interno dell’azienda non è chiara la missione aziendale o se i comportamenti reali non corrispondono alla cultura stabilita “sulla carta”. Le grandi multinazionali sono molto abili nel definire la loro cultura e comunicarla (vedi a proposito le interviste a Camillo Mazzola, direttore marketing di Lego e a Marco Casale, direttore marketing di Whirpool), le piccole e medie aziende italiane, a parte qualche caso eccellente, hanno invece ancora molto da migliorare in quest’ambito.
3. sono fondamentali il rispetto e l’apprezzamento
Anche le piccole cose fanno la differenza con i top talents che devono sentirsi apprezzati, ascoltati, inclusi nel processo decisionale, consultati.
4. dare con coerenza un feedback
In modo più formale che nel punto 3 è importante dare un riconoscimento all’andamento del top talents: bisogna trovare il tempo (con scadenza regolare possibilmente) per sedersi insieme, valutare i loro progressi e ascoltare le loro esigenze (anche se non sempre sarà possibile esaudirle).
5. lodare l’impegno
È vero che in questi tempi difficili già il fatto di avere un lavoro può essere fonte di soddisfazione, ma essere lodati per un lavoro ben svolto o per l’impegno che si dedica alle proprie mansioni è sempre qualcosa che motiva molto un top talent (e anche le persone meno dotate!).
6. far crescere il talento
Le persone di talento ci tengono molto a crescere, appena possibile sarà opportuno dar loro l’opportunità di apprendere nuove capacità, lavorando con gruppi interfunzionali ad esempio o seguendo corsi di aggiornamento. Questo miglioramento nelle competenze oltre che motivarli li renderà più bravi nel lavoro che fanno già.
7. incentivare l’auto-motivazione
I migliori talenti tendono ad avere una buona capacità di auto-motivazione, questa andrebbe però incentivata attraverso l’esempio diretto e attraverso la creazione di una cultura aziendale che misura e premia il lavoro ben fatto e l’impegno.
I manager che in tempi difficili riescono a assicurarsi la fedeltà dei migliori talenti sono quelli che al momento della ripresa potranno godere i benefici di un team valido e motivato.
L’articolo originale su http://chiefexecutive.net/seven-ways-to-motivate-top-talent-in-de-motivating-times?goback=%2Egde_932837_member_147759778
Non mi ritengo un top talent, ma alla frase “..cultura aziendale che misura e premia il lavoro ben fatto e l’impegno”… mi sono ribaltata peggio di una tartaruga.
Dopo questo rigiro di coltello nella piaga, se qualcuno volesse darmi un piccolo aiuto per risollevermi sulle zampe, gliene sarei davvero grata !
Il sig. Remilland non tiene corsi per i manager ? Bisognerebbe che qualcuno inculcasse almeno qualcuno dei 7 punti nelle teste della nostra catena di comando italiana, in qualsiasi settore. O forse non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire…
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