PB Martedì sono stata al concerto di Paolo Conte a Villa Arconati.
Tra gli altri bellissimi pezzi, ha cantato Eden. Una strofa recita: ho cercato per tutto il paradiso, la quota dove sta il tuo sorriso.
Ecco qualcosa da portare con sé sempre al lavoro: il sorriso.
Quando si inizia a lavorare e si ha bisogno di tutto ( un consiglio, un permesso, una presentazione, qualcuno che abbia voglia di portarti a pranzo) non c’è migliore lasciapassare di un sorriso per vedere cadere le resistenze, vincere le indolenze, sopire i sospetti dei nuovi colleghi.
La gentilezza e il sorriso sono generalmente contagiosi e funzionano meglio di una password per forzare i primi livelli di resistenza.
Anche le lacrime sono in grado di annientare l’aggressività degli interlocutori, ma chi affiderebbe poi una responsabilità a chi non riesce a gestire le proprie emozioni? Efficaci in prima battuta, le lacrime (oltre a spalmare il rimmel) sono letali nel medio termine.
Il riso è aperto ma può essere irritante e spesso letto come sintomo di superficialità.
Sbellicarsi dalle risa in colloquio o in riunione è quasi peggio che addormentarsi. Io personalmente sono sospettosa di fronte all’allegrezza triste di chi ride troppo, in modo eccessivo e rumoroso. Tra i due mali preferisco il fragile che piange, rispetto allo sciocco che ride. In ogni modo a nessuno dei due affiderei la presentazione della collezione a un cliente importante.
Andando avanti nella carriera ci si accorge che il sorriso rimane una risorsa in grado di infondere serenità e fiducia. Spesso è sintomo di uno stile di management efficace, che non disperde energie, ma raccoglie le risorse e le indirizza naturalmente verso gli obiettivi.
Come effetto collaterale rende le nostre giornate più gradevoli e le relazioni più morbide e durature. Quasi quasi un paradiso, dove cercare la quota del tuo sorriso.