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Di quando il lavoro è meglio del collagene

PB Quando mio figlio era piccolo, e facevo cose miracolose come pagare l’abbonamento alla play station multi giocatore o scaricare l’ultimo aggiornamento di Assassin’s Creed, mi chiamava MAMMHACKER.

Presto questo prestigioso soprannome è stato sostituito dal più cinico e spietato BOOMER. L’adorazione dei figli è inversamente proporzionale alla loro statura.

Solo un sortilegio mi salva dal decadere da boomer (e già c’è poco da stare allegri) a reperto archeologico bisognoso del salvavita Beghelli (forse non esiste più, si tratta sicuramente di una citazione boomer): il lavoro.

Lavorare, al di là del non trascurabile dettaglio di fornirci uno stipendio, ci tiene aggiornati nostro malgrado.

I ticket restaurant, che si strappavano dal blocchetto di carta e si capiva subito quando stavano per finire, sono stati sostituiti dalla tessera con il chip. Il badge per timbrare da una app (se ti suda il pollice sei finito), così come l’abbonamento a BikeMi.

Per entrare in mensa si scansiona il green pass, per leggere il menu dobbiamo inquadrare il QR code.

Siamo in grado di fare video call dal traghetto e condividiamo schermi e documenti con un clic. Per fare la nota spese o stampare la busta paga dobbiamo districarci tra identità digitali e piattaforme dedicate. Le riviste erano di carta, poi digitali, poi virtuali, poi di carta ma virtuali, con un sacco di contenuti nuovi che non si sfogliano, ma si inquadrano. La show room si vede in tempo reale dall’altra parte dell’oceano, i libretti di istruzione si trovano on line e si aggiornano senza abbattere un bosco, all’Esselunga ti fai lo scontrino da sola.

Io ho iniziato a lavorare che c’erano i lucidi e il proiettore! I floppy disc e le VHS!

Se qualcuno diceva “sto male”, pensavi stesse male, non che fosse estremamente divertito.

C’erano le segretarie che ti cambiavano le lire in franchi se andavi a Parigi e i capi non leggevano le e mail ma se le facevano stampare (la carta faceva status).

Oggi anche l’amministratore delegato si fa il check-in on line. E google translator non traduce più chicken breast con seno di pollo.

Se poi, oltre a lavorare, hai anche un figlio di 17 anni e collaboratori molto più giovani di te, allora hai fatto Bingo: puoi lanciarti nel mondo degli NTF credendo che sia come avere un Renoir appeso in sala da pranzo, pensare che nel metaverso le cose vadano al vivo come nella vita reale e rinunciare al collagene.

Se talvolta, nei momenti di debolezza, rimpiangi segretamente il blocchetto dei ticket e la mancia in contanti nella bustina del nonno (e anche la segretaria che ti faceva la nota spese, che lusso d’antan) non dirlo a nessuno e applica un po’ di contorno occhi (Chanel, le lift, è meglio di cosmeti.cam ed è anche profumato). Stay tuned

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La scuola di bellezza non finisce mai

Matteo Sarzana direttore generale VML e creatore di MappedInItaly

PC Bellezza, semplicità e responsabilità sono i tre ingredienti magici per chi vorrà realizzare progetti digitali di successo. È quanto ha spiegato ieri Matteo Sarzana, durante il convegno “Identità nel caos: Wikibrands e digital trends” con Guida di Fraia e Marco Lombardi in Iulm, riportando quanto è emerso all’ultimo SXSW, il festival che presenta  le evoluzioni del mercato digitale mondiale (al quale purtroppo – racconta Matteo – partecipano solo una ventina di italiani).

Sul concetto di bellezza si è aperto un dibattito, perché giustamente Stefano Del Frate ha fatto, tra l’altro, notare che è un principio che può variare moltissimo geograficamente. Per sottolineare il suo punto ha raccontato che  il CEO di Coca Cola, che voleva sensibilizzare il suo team sulla necessità di considerare le peculiarità locali, durante una riunione mise a massimo volume uno yodel e quando gli altri si dimostrarono infastiditi rispose che in alcune zone del pianeta quella era considerata una musica piacevolissima (a difesa delle tradizioni locali aggiungo che comunque una ragazzina che cantava lo yodel qualche anno fa fece un clamoroso successo ad America’s got talent, il video è su youtube e ha 22734394 visualizzazioni!).

Yodel a America’s got talent

Matteo ha risposto che ritiene importante questo cambiamento di prospettiva in un mondo, il digitale,  dove fino ad ora si sosteneva: “Basta che funzioni”. Ora il basta che funzioni, non basta più!  La seduzione anche formale è importante, persino quando il focus è sulla utility dei servizi che si offrono al consumatore, ha aggiunto Lombardi.

Inoltre il creativo digitale, ha concluso Sarzana,  deve sempre tenersi aggiornatissimo, perché i canoni di ciò che è bello nel digitale si evolvono molto rapidamente.

A questo punto gli abbiamo chiesto di darci un consiglio per i nostri lettori: i giovani talenti interessati al digitale dove possono trovare informazioni e stimoli per tenersi aggiornati sugli ultimi trend in ambito estetico?

Sarzana ha risposto che non esiste un unico canale, e per questo è molto difficile tenersi aggiornati.  Consiglia di navigare in Mashable.com e di andare sul sito di SXSW, cercare i relatori, e studiare cosa hanno fatto.

L’importante, ha concluso Sarzana, è ricordarsi che, soprattutto per un comunicatore, è necessario continuare a studiare, perché il cliente si aspetta che tu sia quello che porta in azienda le novità.

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