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Ronald un anno dopo

PB  Ecco una commovente storia di Natale: Alessandra B, la mamma del mio nipotino Francesco, ha trovato ieri nella casella della posta una lettera scritta a mano (esistono ancora persone che scrivono lettere a mano!). Si tratta di un messaggio bellissimo (che trascrivo pari pari) che riguarda noi (infatti fa riferimento a un post di Trampolinodilancio dello scorso anno: vi ricordate? Si parlava di Ronald, l’autista dello scuolabus di Abbiategrasso)  ma soprattutto riguarda la passione per il proprio lavoro, la generosità, la professione.

E se un giorno mai diventerete i capi di qualcuno, non dimenticate mai di ringraziare i vostri collaboratori per un lavoro ben fatto. La gratificazione, il feed back è uno dei motori più potenti per dare vigore al proprio lavoro.

Grazie Ronald. Buon Natale. E Auguri a tutti i lettori di Trampolino

Abbiategrasso 18 dicembre 2013
Alla Signora Zia di Francesco

Le invio questa mia lettera per ringraziarla del pensiero che ha avuto nei miei confronti.
Mi spiego.
Circa un mese fa un amico mi ha informato che in internet una Signora aveva scritto un qual cosa che mi riguardava,non dicendomi cosa.Ho cercato con Google e sono rimasto positivamente sorpreso di quello che Lei aveva scritto di me e del mio modo di lavorare.
Non le nego che qualche lacrima è scesa leggendo quelle parole, perché non avrei mai pensato che qualcuno avrebbe avuto la sensibilità e la cortesia di scrivere quello che io facevo sul mio scuolabus per “i miei bambini”.Sì proprio come li considero ancora oggi i bimbi che usufruivano del trasporto scolastico con cui ho instaurato un rapporto bellissimo, quasi da fratellone con cui si poteva ridere scherzare e passare un bel momento durante il tragitto casa/scuola e viceversa.
Ricordo sempre con molto piacere e un po’ di nostalgia i moltissimi episodi  vissuti con i bimbi e le cose che ci siamo detti, cose che non si dicono alla mamma e nemmeno alla maestra, ma al Ronald sì. Era quello che mi faceva lavorare in quel modo, la fiducia che avevamo l’uno dell’altro, di quei bimbi che si affacciavano alla vita al di fuori della famiglia e che avevano bisogno di un appoggio sicuro,qualcuno su cui contare, a cui chiedere. Lei si è accorta di questo stupendo ambiente che  c’era sullo scuolabus in un attimo, perché solo alla fermata poteva vedere ciò che per noi era normalmente stupendo e con parole belle e semplici ha descritto la passione che mettevo nel fare il mio lavoro.
La ringrazio molto per quello che ha scritto, perché una sincera pacca sulla spalla con qualcuno che ti dice bravo ti fa continuare a lavorare bene nonostante tutte le  difficoltà, ti gratifica di un qualcosa che tu hai fatto senza chiedere nulla in cambio e il pensiero che Lei ha avuto nei miei confronti è una spinta a continuare a lavorare così.

Grazie ancora e auguri di buone feste alla sua e alla famiglia di Francesco


 

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Ronald e le maestre del Connecticut

PB   In questo periodo in cui si parla molto di lavoro (della sua ricerca, della sua mancanza, della sua retribuzione, della sua dignità) un paio di casi – tra loro davvero disgiunti – mi hanno colpito.

Il primo è quello di Ronald, oscuro autista dello scuola bus di Abbiategrasso. Ronald recupera mio nipotino Francesco (anni sette) tutte le mattine e lo riporta a casa tutti i pomeriggi, da quando aveva tre anni: prima all’asilo, poi alle elementari.

In questi  quattro anni ha spesso aspettato mia sorella che correva da lontano sempre all’ultimo minuto, trascinandosi lo scompigliato figliolo come fosse una bandiera;  ha verificato al ritorno che avesse la cartella prima di scendere , che ci fosse qualcuno ad aspettarlo , e che quel qualcuno fosse un viso noto e non un brutto ceffo.

Ha dato il suo cellulare a tutte le mamme ansiotiche del quartiere e ogni mattina si trova al distributore di benzina – molto presto – con gli altri autisti per bere il caffè e fare due chiacchiere.

Ora è stato trasferito ad un altro servizio e già tutti rimpiangono  la sua efficienza, la sua affidabilità, la qualità del suo lavoro.

Il secondo è quello della maestra della scuola del Connecticut, dove qualche giorno fa un folle ha sparato.

Ho visto la foto della maestra che portava fuori, in piena sparatoria, i suoi alunni in fila indiana , con le mani l’uno sulle spalle dell’altro.

L’ordine in mezzo al disordine.

Il rispetto del ruolo, della forma, delle procedure di fronte alla follia.

La responsabilità e il coraggio di fronte alla violenza incontrollata.

Davvero il valore del lavoro è nel modo in cui lo si fa più che nel ruolo stampato sul biglietto da visita.

L’immagine di Ronald che verifica che tutto funzioni sul suo autobus e quella di quelle insegnanti che nell’insensatezza della tragedia trovavano il senso del loro lavoro mi riconcilia con il genere umano.

Forse mi commuovo perché è Natale, ma va la mia ammirazione (come agli orchestrali sul Titanic che hanno suonato fino alla fine) a tutti coloro che il proprio lavoro lo fanno bene, fino in fondo, nonostante tutto. Buon Natale

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