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Le domande da non fare mai (ma che ci facciamo sempre)

PB  Non vorrei che pensaste che io e Paola fossimo due bacchettone. Noi ci facciamo normalmente delle domande allucinanti mentre facciamo un colloquio (e così i nostri amici). Semplicemente non lo confesseremo mai!

Così vi prego di immaginare cosa passa per la mente del nostro candidato /a ideale , con camicia bianca, sorriso rispettoso, timido quanto basta, disinvolto quanto basta, mentre conduce il suo colloquio.

Tutto questo non deve emergere mai (neanche sotto tortura) ma succede là,  dentro la piccola testolina ricciuta

Partito da casa con un anticipo pazzesco, arriva al pelo e parcheggia ad un costo al di fuori della umana accettazione (strisce blu piene, c’era solo il silos con carotaggio in sito archeologico), quindi già mentre cammina verso il colloquio si fa domande politicamente scorrette:

–          Ci sarà una metropolitana comoda? Meglio la gialla che è più pulita…

–          Saranno fiscali sul ritardo? E se arrivi 5 minuti dopo ti tolgono mezz’ora?

–          Nell’ascensore avranno le telecamere? Oppure posso sistemarmi capelli, denti, il collo della giacca?

–          Quella della reception è mostruosa e si mangia le unghie. Saranno tutti così?

–          Quello che mi sta intervistando è un figaccione spaziale. Sarà sposato? Sarà gay? Sarà un lumacone? Non so cosa preferire

–          Potrò fare le ferie ad agosto? So che è da idioti perché tutto è più costoso, ma Erri può solo ad agosto

–          Io il mercoledì ho Zumba e devo assolutamente uscire per le 18,15. Glielo dico?

–          Non sopporto chi mangia la banana a mezza mattina in ufficio. Glielo dico?

–          Odio l’aria condizionata. Glielo dico?

–          Ma come mi devo vestire? Se metto la cravatta e tutti hanno la polo? Se metto le sneackers e tutti hanno i tacchi? Glielo chiedo?

–          C’è lo sconto dipendenti per comprare il campionario?

–          C’è un baretto comodo sotto l’ufficio perché odio il caffè della macchinetta?

–          A quanto ammonta il ticket restaurant?

–          E soprattutto: gli stagisti hanno il ticket restaurant?

–          E soprattutto: gli stagisti hanno SOLO il ticket restaurant?

–          Fanno corsi di inglese, origami, massaggi per i dipendenti?

–          Ma qui quanto mi pagheranno?

–          Ci sarà un parrucchiere vicino all’ufficio? Dove andare in pausa pranzo?

–          Chissà se il venerdì , d’estate, fanno mezza giornata come nelle assicurazioni?

–          Avranno un open space o uffici separati?

–          Si viaggerà in Magnifica Alitalia o con Easy Jet?

–          C’è una doccia se uno volesse arrivare in bici e darsi una rinfrescata?

–          Si può parcheggiare dentro, la bici?

Questo è solo il campionario di base. Tutti si chiedono in cuor loro cose che farebbero accapponare la pelle a qualsiasi selezionatore di personale. La differenza tra l’essere assunti e l’essere messi alla porta sta nella decisione di non fare queste domande. Ma di scoprire al più presto (con altri mezzi) le risposte. Avrete così chiesto al vostro futuro capo, in quale momento ha avuto la geniale idea della nuova strategia di comunicazione (questione di cui onestamente non vi frega nulla) , ma saprete che lì si può arrivare con il metrò, che esiste una dinette dove hanno anche il Nespresso, che quella della reception era una interinale e che al piano di sotto c’è un’agenzia di modelle.

Potete accettare il posto

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Italia – Estero 0 a 3. E poi la rivincita

Driver 76

Driver 76 (Photo credit: Wikipedia)

PB  Avete mai fatto caso al fatto che non vediamo più le cose che ci sono consuete? E che se invece modifichiamo il paesaggio intorno a noi diventiamo osservatori acuti e intelligenti?

La scorsa settimana ho interrotto il ritmo casa-macchina-traffico-parcheggio-ufficio e sono andata a Roma a vedere il tennis.

Nei quattro giorni in cui sono rimasta nella città eterna, mi sono imbattuta in diversi giovani lavoratori, alcuni dei quali mi hanno lasciato il buon umore, altri l’amaro in bocca.

Il driver della navetta che dal parcheggio remoto e low cost di Malpensa mi ha portata al terminal2, a prendere un volo altrettanto low cost, era nero come la notte, parlava correttamente l’italiano, ascoltava il corano alla radio e conosceva a menadito orari e terminal dei voli, smistando noi passeggeri con grande savoir fair. Un signore che andava a Berlino e aveva lasciato il biglietto in valigia, avrebbe forse perso il volo delle 8,50 se il colto conducente non avesse conosciuto il tabellone delle partenze a memoria. Arrivati a destinazione, mi ha dato la valigia e augurato buon viaggio.

Il responsabile di sala dell’Hotel dove alloggiavo era indiano, elegante come un maharaja, conosceva l’italiano, aveva modi squisiti e gentili e preparava il the per la colazione con la grazia che ti saresti aspettato in una colonia britannica.

Il dog sitter a Villa Borghese non so se conoscesse l’italiano, ma sicuramente ci sapeva fare con i cani: ne portava cinque contemporaneamente senza che si azzuffassero tra loro, con l’autorevolezza di un domatore di leoni.

Il ragazzo delle pulizie dell’area ospitalità degli Internazionali BNL d’Italia, parlava un romanesco piuttosto sguaiato, ha scroccato il primo giorno un caffè, il secondo due cappellini, il terzo ha provato con le tshirt, lasciando il suo secchiello per pulire i vetri e la relativa spazzola in mezzo al terrazzo e sprofondando la sottoscritta in un discreto imbarazzo. Dopo le sue pulizie piuttosto sommarie, passavamo a raccattare i mozziconi e le cartacce che aveva tralasciato.

Dunque, se devo sottolineare gli elementi professionali vincenti in cui mi sono imbattuta e che vi prego di tenere a mente mentre iniziate la vostra carriera, direi:

–          la buona conoscenza di almeno una lingua straniera (e quelli in cui mi sono imbattuta non la hanno certo appresa al college)

–          la competenza e la preparazione che non si fermi al minimo sindacale ma che dia un po’ di valore aggiunto (il driver del parcheggio deve saper guidare, ma se conosce anche l’orario dei voli e da dove partono il servizio diventa ottimo)

–          la gentilezza e la grazia per sapersi comportare adeguatamente in ogni situazione (evitando la volgarità del troppo e la freddezza del poco)

Peccato che nei miei quattro giorni romani gli stranieri abbiano battuto gli italiani 3 a 0.

Poi però le ragazze del tennis, domenica, hanno riportato parte dell’onore in patria. Roberta Vinci e Sara Errani hanno vinto il Torneo nel doppio femminile. Sono state belle (più del Maharaja) brave (più del Driver) e piene di grazia (più del dog sitter domatore).

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