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La #GenMobile, una generazione che sta cambiando il modo in cui lavoriamo, viviamo e comunichiamo

tempoPC Nella settimana in cui compi gli anni e inevitabilmente rifletti sul fatto che stai invecchiando è consolante scoprire che appartieni a una categoria che attraversa trasversalmente le diverse generazioni: la cosiddetta #GenMobile, a cui Aruba ha dedicato una ricerca a livello internazionale.

Ci caratterizza il fatto che giriamo sempre con almeno un pc e uno smartphone, ai quali preferibilmente aggiungiamo un tablet, con i quali ricreiamo il nostro ufficio ovunque siamo (per prevenire dolori alla schiena è consigliabile trolley o zainetto).

Abbiamo una concezione non standard delle ore lavorative, che nel nostro personale palinsesto si miscelano più o meno armonicamente con quello che una volta si chiamava tempo libero (il 45% dice che lavora più efficientemente prima delle 9 e dopo le 18).

La prima domanda che facciamo quando arriviamo in un luogo che può diventare, anche solo per qualche ora, un posto di lavoro, è qual è la password per connettersi in wifi (e se non riusciamo, come mi succede in Iulm, entriamo in crisi come se ci avessero dato una scrivania senza sedia).

Troviamo più produttivo lavorare da casa (57%) e preferiamo poter lavorare in remoto due o tre giorni alla settimana a un aumento  del 10% dello stipendio.

Lo svantaggio dell’essere costantemente connessi è che in realtà rischiamo di non staccare mai, anche se un 64% pensa che sia utile potersi “disconnettere” quando possibile. La pretesa di essere sempre reattivi ci porta a scrivere sms e rispondere alle mail mentre aspettiamo che il semaforo diventi verde, comportamento che Marco Lombardi mi ricorda essere tra le prime cause di incidente. È necessario darsi delle regole. La mia è che non consulto lo smartphone mentre mangio a casa con la mia famiglia, anche se aspetto una risposta urgente che forse poi mi porterà a lavorare tutta la sera (comportamento addirittura apprezzato da  un terzo degli intervistati, che preferiscono lavorare tardi di sera).

La maggioranza dei #GenMobile è agli inizi della sua carriera, e i manager dovranno tener conto del fatto che sempre più lavoratori preferiranno una forma di lavoro più flessibile e saranno più produttivi se la otterranno.

Appartenere a un gruppo che sta “cambiando il modo in cui lavoriamo, viviamo e comunichiamo”  mi fa sentire un giovane pioniere, grazie Aruba!

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Scripta Manent II

Appunti su iPad

Appunti su iPad (Photo credit: viskas)

PC Come Patrizia ben sa (me ne ha regalati in questi anni più di uno!) anch’io giro con l’immancabile quadernino, sul quale appunto tutto quanto viene detto in riunione e voglio essere sicura di ricordarmi. In più di una occasione il quaderno mi ha aiutato a ricordarmi quanto era stato deciso negli incontri precedenti, in particolare per quanto riguarda i numeri, che so non essere il mio forte e che quindi scrivo sempre!

Di solito aggiungo delle frecce sul margine, che mi aiutano a evidenziare che cosa va fatto in seguito alla riunione. Come dico sempre ai miei studenti, dei buoni appunti sono il primo passo per preparare il meeting report, il documento che sintetizza tutto quanto deciso in riunione:  le frasi contrassegnate da una freccia diventeranno automaticamente i  next steps, le azioni che devono essere prese in seguito alla riunione.

Ovviamente se siete particolarmente tecnologici un tablet può benissimo sostituire il quaderno. L’unico rischio – se usate la tastiera e avete l’abitudine di scrivere tutto quanto viene detto – è quello di avere l’aspetto vagamente autistico delle stenografe in parlamento. In compenso gli appunti, con una veloce revisione, sono già pronti a trasformarsi nel report della riunione, senza necessità di trascrizione. In alternativa ci sono delle applicazioni che consentono di scrivere con il pennino come su un foglio.

Il vantaggio del tablet è che permette – volendo – di archiviare gli appunti per cliente, per data, per importanza, mentre il quaderno non fa che riportare giorno dopo giorno quanto vi è successo. E a volte vi ripropone giornate che vorreste cancellare dalla memoria, come l’annotazione di un’idea presa durante il brief di una gara, che poi non avete vinto.

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