E’ un periodo in cui molte persone intorno a me cambiano lavoro (o desiderano molto farlo). Più o meno spontaneamente.

Quindi si trovano a fare colloqui per nuove posizioni e nuove aziende. Ma cosa raccontare ai recruiter a proposito del nostro ultimo posto di lavoro?
1) Mentire ma non troppo
“Quello stronzo del mio capo mi ha licenziato perché preferisce circondarsi di leccapiedi” non è una buona strategia. Ma neanche “Voglio progetti più ambiziosi avendo traghettato l’azienda verso risultati lunari” se la vostra linea di prodotto perde più del mercato.
Ecco come mentire, scoprendo poi che la revisione edulcorata del nostro fallimento, delusione, licenziamento è molto simile alla realtà, spogliata dagli elementi emotivi che la hanno accompagnata nei momenti difficili.
“La sezione più strategica del mercato è stata delocalizzata e il mio ruolo in Italia si è svuotato delle azioni più significative“; oppure ” Il cambiamento del modello di business da Previsionale a Stagionale ha reso ridondante le mie competenze di pianificazione“, e ancora “La divisione marketing per cui lavoravo è stata accorpata dalle vendite, con attenzione preponderante per gli aspetti commerciali vs quelli strategici per cui ero stata assunta“.
Tolto il fatto che il tuo capo ti sta terribilmente sulle palle per avere delocalizzato, cambiato il modello di business, preferito i muscoli delle vendite alla materia grigia del marketing e sostanzialmente non ti ha apprezzato abbastanza, probabilmente le cose sono andate proprio come le stai raccontando al recruiter.
2) Non parlare male del tuo capo.
Anche se è un imbecille, non dirlo al recruiter. Lui penserà che sei una mitomane difficile da gestire. Potrai svelare il tuo pensiero (a condizione che te lo chiedano, se no tienilo pure per te) solo dopo aver fatto il budget nella nuova azienda.
3) Non parlare male dei colleghi
Descrivere i colleghi come serpenti farà di te un sociopatico (la paura può rendere miserabili, bisogna avere un po’ di misericordia anche verso gli adulatori servili).
4) Stimate le aziende per cui lavorate (io compro ancora reggiseni Chantelle, mi vesto Dolce&Gabbana se vado a una festa, indosso Armani se ho una riunione importante, Sergio Tacchini se gioco a tennis) ma non innamoratevene.
La fedeltà è un valore fuori moda. La vostra azienda vi tradirà quando sarete troppo vecchi, o acciaccati, o avrete dato fondo alla vostra forza innovativa, quando verrà acquisita e dovrà tagliare qualche risorsa, o semplicemente quando avrà voglia di facce nuove. Tenetevi la parola amore per quelli che abitano al vostro civico. E quando volete fare un tuffo dove l’acqua è più blu, quando avete voglia di un nuovo paesaggio davanti agli occhi, cambiate lavoro. Avete solo da conquistare un recruiter.