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Sapete dire di no?

PC In questi giorni si è parlato molto di priorità e di liste di cose da fare e da non fare (vedi l’articolo sul Wall Street Journal di Peter Bregman che consiglia ad esempio di disintossicarsi dall’ i pad!). Uno degli interventi sul tema delle priorità più interessante l’ho letto sull’Harvard Business Review e spiega in particolare come dire no a una proposta che non è in linea con le proprie priorità.

Dire di no è qualcosa che chi desidera  piacere agli altri (e ho già confessato di appartenere a questa categoria) trova sempre molto difficile.

L’autore, Greg McKeown, racconta di quando decise di andare a una riunione con un importante cliente invece che rimanere al fianco di sua moglie, che stava per partorire loro figlia.

La riunione non portò a nessuna nuova opportunità di business e il cliente non fu minimamente impressionato dall’abnegazione di Greg.

Dire sì era semplicemente stato più semplice che accettare il disagio sociale di dover dire no.

A volte ci vuole più coraggio infatti a prendere una decisione che sappiamo essere profondamente giusta, piuttosto che fare quello che colleghi e clienti si aspettano da noi.

Personalmente ho vissuto una situazione analoga quando ho dovuto chiedere di spostare una riunione con la proprietà  francese del nostro principale cliente – durante la quale avrebbero potuto decidere di affidare il budget internazionale alla mia agenzia – perché coincideva con il primo giorno di scuola di mio figlio. Il rischio era che la riunione (da noi sollecitata) saltasse e si  perdesse per sempre l’opportunità . Il direttore marketing, al quale avevo spiegato il problema, mi disse che comprendeva benissimo la mia scelta, ma mi chiese di comunicarlo personalmente al direttore generale, che ai tempi conoscevo poco e mi metteva una certa soggezione. Per me fu una telefonata molto difficile, ma lui mi stupì dichiarandomi subito che capiva e appoggiava totalmente la mia decisione: ” Sono momenti che non tornano mai più” mi disse ” non vorrei in alcun modo essere responsabile del fatto che lei lo perda”.

Credo che in realtà quel “no” contribuì a farci scoprire un terreno comune a livello personale nel grande attaccamento alla famiglia. Anche nel mio caso, come in quello di Greg, dalla riunione posticipata in Francia non nacque tra l’altro alcuna opportunità, ma dal rapporto iniziato con un faticosissimo “no” detto per essere fedele alla mia scala di priorità, sarebbe nato in futuro un rapporto di lavoro molto più interessante e proficuo, con il direttore generale che nascondeva sotto l’aspetto burbero un padre molto affettuoso e partecipe.

A fronte di questa coraggiosa decisione, ho invece moltissimi rimpianti per scelte che al momento mi sembravano inevitabili, ma che troppo spesso nascevano invece dalla paura di scontentare un cliente o un collega (strano come sia più facile scontentare un amico o un famigliare!).

Come fare quindi per evitare di dire sì anche se sappiamo che no sarebbe la scelta giusta?

Greg McKeown dà qualche utile consiglio:

  • dividete sempre la decisione dalla relazione. Se siamo sicuri che la decisione sia giusta, dobbiamo solo trovare il modo migliore per comunicarla il più gentilmente possibile senza danneggiare la relazione.
  • Ricordatevi che non siamo veramente obbligati a rispondere a una telefonata o andare a una riunione, come se fossero scelte non negoziabili. Per rendersene conto Greg suggerisce di tradurre  i “devo” con dei “scelgo”: provate a dire al vostro partner che aspetta di uscire a cena “scelgo di fare quest’ultima telefonata” invece che “devo fare quest’ultima telefonata” e capirete che il consiglio di Greg è tutt’altro che stupido.
  • Infine, ed è forse il suggerimento che condivido più profondamente, evitate di lavorare per persone che non rispettano le vostre priorità. Auguro a tutti la fortuna (che io ho guadagnato in tanti anni di errori) di lavorare con persone che conoscono, rispettano e condividono i vostri valori.

Ai giovani posso dire che forse non sarà facile trovare subito persone che rispettino le loro priorità, ma fare una lista delle cose davvero importanti nella vita può aiutarli a orientarsi consapevolmente.

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10 step per definire i propri valori nel personal branding

Modello di brand identity

PC Quando dobbiamo creare o potenziare un brand uno degli aspetti che approfondiamo è sicuramente quello valoriale. Nel modello di brand identity che uso abitualmente (una versione semplificata di quello di Kapferer) i valori sono uno dei 4 elementi che identificano una marca, insieme a Personalità, Relazione e Segnali. Gli stessi principi valgono nella creazione del proprio brand personale. Per questo ho trovato molto interessante questo articolo apparso oggi sulla newsletter di www.reachpersonalbranding.com. che vi riporto. L’autrice, Susan Guarnieri, invita infatti a percorrere 10 step per comprendere e definire i propri valori:
1. Your values frame how you perceive yourself and others. They are the standards against which you measure your feelings and behaviors/activities, as well as the behaviors of others.
2. Values are closely tied to your career and life goals. Whether the choice is about a career, leisure activities, or even a spouse, values-based decision-making will more likely lead to a satisfactory outcome.
3. When your values are in conflict with each other, it becomes more difficult to make confident choices. Coping mechanisms, such as procrastination, may arise.
4. Your values are essential for “best-fit career” decision-making. They provide criteria for you to use as benchmarks when evaluating possible career choices.
5. Try to satisfy at least two or three of your most important values when you choose a career or job. However, do not make a career choice only based on values. Other critical components include your motivated skills, interests and passions, personality type, non-negotiable needs, and professional and life goals.
6. Decision-making without consideration of your values is likely to go awry. In fact career dissatisfaction often results from values conflicts in your job function (role) and work environment.
7. When your values are in conflict with your career, work situation, or other people, negative emotions, such as stress, anxiety, frustration, anger, and depression, can abound.
8. Your values tend to remain stable throughout your lifespan. But some values may be more important than others at certain times in your life because of your changing life situations and life roles.
9. There are two kinds of values: intrinsic and extrinsic. Intrinsic values, such as Creativity and Ability Utilization, are inherent in actual activities. Extrinsic values, such as Economic Rewards and Prestige, relate to the outcomes of activities. Most often we possess a mixture of intrinsic and extrinsic values.
10. Top-priority values may be satisfied through one role, such as in your job, or via multiple roles in all aspects of your life. For example, if Economic Rewards, Altruism, and Creativity are your top values, your job may fulfill Economic Rewards, a community service role may satisfy Altruism, and a fiction-writing hobby could provide opportunity for Creativity. Susan Guarneri, Career Assessment Goddess and Reach Master Branding Strategist

Il mio consiglio è di percorrere periodicamente questi step, e ridefinire quali sono i vostri valori e il loro ranking di importanza almeno ogni due o tre anni. In generale trovo che sia normale focalizzarsi sul raggiungimento del successo professionale nei primi anni di carriera e – perchè no? – sul ritorno economico, mentre in una fase più avanzata del percorso professionale potrà essere altrettanto importante un equilibrio tra tempo lavorativo e tempo per sè, oppure la soddisfazione di fare un lavoro che arricchisce intellettualmente, piuttosto che economicamente. E’ inevitabile che uno scollamento tra valori e attività si ripercuota negativamente sul vostro personal branding, che apparirà sfocato e impreciso, e (cosa altrettanto importante) sulla vostra felicità.

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