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GFK dimostra che i progetti valoriali delle donne superano quelli degli uomini

PC Tra le letture che consiglio a tutti quelli che vogliono lavorare nel marketing e nella comunicazione c’è  Cinqueminuti, la newsletter di GFK Eurisko, che in cinque Tavola 2 Fonte Sinottica GFK Euriskominuti aggiorna sui trend più interessanti. L’articolo che apre il numero di oggi conferma una sensazione che da tempo condivido con Patrizia e le amiche di sempre: il fatto che mentre gli uomini reagiscono alla situazione attuale con disimpegno e individualismo, le donne siano”più attente al benessere, più impegnate nella famiglia e nelle relazioni personali e affettive, più responsabilizzate e con più senso del dovere di fronte alla crisi, più sensibili al sociale e all’ambiente, più coinvolte nella cultura e nella crescita personale.” Mi perdoneranno i lettori uomini se riporto tutto l’articolo ( invitandovi a iscrivervi alla newsletter).

“In particolare, le donne italiane, ancor più di quelle europee, risultano più esplorative, più solidali, e più orientate all’autorealizzazione. Appare evidente che le donne, quantomeno in Europa, sono la metà del cielo più decisa ad impegnarsi nel benessere sociale e personale.

Nel progetto di vita femminile è presente una carica innovativa e trasformativa in una prospettiva di uscita sostenibile dalla crisi e di ripartenza culturale, oltre che economica. Se poi poniamo l’attenzione sulle scelte quotidiane, scopriamo che le donne sono decisamente più orientate ad un’idea di benessere da intendersi come sintesi di corpo-mente. Meno orientate al salutismo efficientistico, più propense verso un progetto armonico per sè e da condividere con gli altri.

Tutto questo richiede impegno e pre-occupazione. Risulta pertanto che le donne sono più pre-occupate degli uomini, in quanto i loro progetti sono più ampi e la loro visione tende ad includere, non ad escludere e a delimitare come fanno gli uomini. I quali si sentono sempre più spiazzati, in difficoltà per la loro perdita di protagonismo. In particolare gli uomini trovano difficile reinventarsi in un proprio progetto di vita, e si mostrano in difficoltà nella ricerca di nuovi ancoraggi etici, psicologici, culturali e di ruolo.

La perdita di ruolo e di centralità sociale degli uomini è ben rappresentata dalla tavola 2, che evidenzia l’evoluzione degli uomini verso la dimensione individualistica e del disimpegno, considerando il periodo, in Italia, che va dal 2000 al 2013.

Quale futuro per gli uomini? Si intravede un percorso di reinvenzione che passa da nuovi modi di vita e di consumo: la teatralizzazione del corpo, la regressione ludica, l’etica delle emozioni, la passione della craftmanship. Soprattutto si intravede la ricerca di nuovi equilibri di genere, dalla relazione asimmetrica ad una più equilibrata, in una prospettiva dove si crei empatia ed anche reciprocità e interscambio di ruolo, di progetto, evitando la competizione degli interessi.

In sintesi, stiamo evolvendo verso valori (femminili) sempre più inclusivi, con gli uomini in difficoltà di ruolo, ma anche alla ricerca di nuovi percorsi di interazione e scambio di genere. Stiamo andando verso il migliore dei mondi possibili? Forse.

Ma le donne, sempre più impegnate e pre-occupate, viene da chiedersi, non staranno riducendo troppo il loro progetto di madri, e quindi non staranno troppo favorendo un sistema che sta velocemente invecchiando, quindi una popolazione meno attiva, soprattutto pensando all’Europa che rischia di regredire nel confronto con altre realtà geopolitiche, come l’Asia e in futuro l’Africa? Appare evidente che il nuovo modello femminile, con i suoi progetti onnicomprensivi, richiede condizioni esterne che lo rendano praticabile: da una diversa organizzazione dei tempi di lavoro al wellfare aziendale che aiuti la gestione dei figli, ai prodotti e servizi che intercettino con intelligenza i nuovi bisogni (delle donne e degli uomini nuovi).” Fonte: Cinqueminuti con Eurisko GFK News

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INTERVISTA A GIUSEPPE MINOIA, PRESIDENTE DI GFK EURISKO

Giuseppe Minoia, presidente Eurisko

Giuseppe Minoia, presidente Eurisko

PC Abbiamo incontrato Giuseppe Minoia, membro del Board e Presidente Onorario di GfK Eurisko, al termine dell’interessante convegno su GLI ITALIANI E IL CIBO e abbiamo approfittato per chiedergli se dal suo osservatorio privilegiato (Eurisko GFK è  il più importante istituto operante in Italia nelle ricerche sul consumatore) è possibile individuare una via d’uscita alla crisi per i giovani che entrano nel mondo del lavoro.

Lei ha recentemente detto: “Siamo passati dalla certezze alle delusioni collettive. Oggi la precarietà è sotto gli occhi di tutti: un Paese incapace di fornire risposte”. Questo nei confronti dei giovani che cosa comporta?

Comporta una voglia di avere delle risposte che finora non hanno avuto, a qualsiasi costo, in una maniera quasi imprevedibile. Faccio un esempio: noi stiamo facendo settimanalmente delle indagini per Quotidiano in classe che è questa organizzazione che è sostenuta da molti editori della carta stampata e ogni settimana facciamo dei sondaggi. Ad esempio da questi sondaggi, fatti tutti su ragazzi delle superiori – quasi nessuno supera i 18 anni – questi ragazzi sembrano avere un atteggiamento molto più concreto e realistico dei trenta/quarantenni, rispetto all’atteggiamento che la ministra Fornero aveva chiamato choosy. Non vorrei che la ministra Fornero avesse sbagliato segmento!  E che pensasse a quelli di 30 anni e non tanto ai giovani che fanno il liceo e a quanto risulta dalle nostre ricerche sembrano veramente molto preoccupati già adesso di trovare uno sbocco professionale e a parole si dichiarano molto adattabili anche a soluzioni di tipo non necessariamente intellettuale e di alto livello e con caratteristiche esibitive.

E quindi quali consigli si sentirebbe di dare ai giovani che si affacciano sul mondo del lavoro?

Prima di tutto, mi piacerebbe che nelle scuole, cominciando dalle scuole superiori, si parlasse di più di lavoro, se n’è parlato troppo poco, si portassero delle testimonianze, non necessariamente da parte del papà che è medico, architetto, professore universitario, ma anche da parte del papà che sa fare bene l’idraulico, che potrà portare una testimonianza dei suoi guadagni che non è sicuramente negativa e deprivata. O perché no, anche l’agricoltura, ma la nuova agricoltura, non necessariamente l’agricoltura pesante, penalizzante, triste, abbruttente. Io vedo che quando si toccano questi temi con i giovani, anche in logiche un po’ di start up, vengono fuori delle nuove idee, se si mette l’agricoltura nella logica di un lavoro che è anche ripagante dal punto di vista della propria immagine.

Il cibo ad esempio è un sistema, è una circolarità così ricca! Facciamo di più, lavoriamo di più, impegniamoci di più in queste cose e facciamo vedere che ci sono delle realtà assolutamente divertenti all’interno della filiera alimentare, facciamo capire a un giovane che può sentirsi arrivato se riesce a fare la sua prima formella di formaggio o il suo primo vino, anzi forse è meglio che un impiego in una grande multinazionale.

Questa è una dimensione ancora più legata alle sue capacità, alla sua manualità, alla sua creatività.

Spero che i vari uomini di governo si diano da fare in questa direzione, non pensino soltanto ai contratti, che tra l’altro hanno creato dei seri problemi ai giovani. Con questa nuova contrattualistica ci sono  giovani che non possono più mantenere l’impiego.

Entrando più nello specifico, visto che avete molti giovani che lavorano con voi, ha un consiglio, anche spicciolo, su come affrontare un colloquio di lavoro? Cosa apprezza lei in un giovane durante il colloquio?

E’ veramente una domanda difficile! Io posso dire che personalmente apprezzo quando mi trovo davanti una persona con una sua personalità, che dimostra di avere delle sue idee, una persona che pur avendo 20 22, 24 anni, comincia ad avere un’idea sua della vita, del lavoro, e non necessariamente la preoccupazione di essere inquadrato. Ecco io suggerirei questo ai ragazzi:  sappiate  cominciare ad essere autonomi nelle cose che dite;  se avete delle originalità, non tarpatevi le ali, fatele conoscere, perché l’originalità è veramente il sale della vita, anche in azienda, anche in un apparente sistema omogeneizzante alla fine la persona che ha più capacità di personalizzare il suo lavoro viene premiato. Quindi non tarpatevi, non pensate di entrare in catene di montaggio, dove tutti devono essere uguali. Io darei questo consiglio ai giovani.

E per concludere a suo parere in quale settore del marketing e della comunicazione ci sono maggiori prospettive per i giovani?

Se parliamo di settori io ritengo che il settore agroalimentare è forse quello nel quale i giovani dovrebbero investire di più, ci sono il settore delle TLC, dell’IT che sono in crescita, però è un dato scontato. Io direi ai giovani: guardate che si sta aprendo una dimensione anticiclica nel mondo dell’agroalimentare. Studiate, approfondite, e vedrete che nasceranno opportunità di nuovo lavoro.

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