Milano ai tempi del coronavirus

PB E’come quando si rimane fermi in aeroporto, con il volo in ritardo, e Risultato immagini per Milanoimprovvisamente ti tocca aspettare, e fai conversazione con gli sconosciuti e scrivi un post e chiami la nonna e compri un rossetto facendo tutte le prove sul dorso della mano.

I primi venti minuti di ritardo ti innervosiscono da morire: volevo passare dall’Esselunga tra Malpensa e casa, volevo arrivare per cena, volevo fare lo shampoo.

Dopo la prima ora, ti prende un attacco filosofico da calamità naturale: quello che potevi fare lo hai fatto, ora ci pensa qualcun altro e tu aspetti.

Se non ti arrabbi, ti sei regalato tre ore di non pianificata riflessione che ti lasceranno almeno qualche buona idea.

Io, in questa Milano strana da Coronavirus, dopo aver rimandato pranzo con le ragazze conosciute a Villa D’este per il Retail Executive Summit di Cernobbio (Silvia, Eleonora, Lucia, Daniela, Bernadette: ci rifaremo il pranzo delle quote rosa a CODV 19 debellato!) e l’aperitivo con le amiche di sempre (forse la chiusura dei bar alle 18 è peggio della quarantena a Codogno) sto sperimentando pensieri progressivi:

  • Le aziende che già si erano dotate tecnologicamente per sostenere lo smart working,  avranno finalmente la dotazione culturale, la prova che funziona. Il capo che in fondo riteneva la collaboratrice in smart una sindacalista anni settanta intenta a far lavatrici anziché piani di budget, scoprirà che il lavoro non si è fermato, che i progetti sono stati finalizzati, che nel budget non ci sono errori di formula.
  • Le aziende che non se ne sono mai dotate, forse lo metteranno nei loro progetti: avere un piano B operativo, approfittare della tecnologia, evolvere il pensiero nel senso della fiducia e della flessibilità permetterà di affrontare il mutevole scenario con più armi e fiducia. A tutto beneficio del pianeta e della psicosi da traffico.
  • Prendere meno mezzi pubblici e camminare di più: se proprio ti tocca andare, almeno vacci a piedi. Dato che il tennis ti ha blindato i campi, Pilates ti ha dato buca, la piscina è chiusa (no! anche la piscina!) non vorremmo trovarci mollicce alla ripresa della normalità: come donne etiopi flessuose ed eleganti copriamo a piedi distanze inconsuete, scoprendo in questo trekking urbano angoli mai visti, negozi carini, bar con le piastrelle a scacchi e localini dove pranzare al di là del solito isolato.
  • Leggere un libro alla sera, tinteggiare il garage, sistemare l’album delle foto, cucinare l’osso buco con il risotto giallo: casalinghitudine normalmente al lumicino che riprende i suoi spazi comodosi.
  • Riscoprire un po’ di orgoglio meneghino. Ok, piccolo bagno di umiltà perché la città bauscia ha avuto una battuta di arresto tra fashion week finita in streaming, Mido e Salone del Mobile rimandati, scuole chiuse, gite annullate, Scala e Duomo con il lucchetto, Ospedali in attività straordinaria. Ma, sù de dòss, siamo a Milano: a teatro ci andremo ancora, Dio ci perdonerà di non essere andati a Messa, le collezioni Autunno Inverno 2020 erano comunque favolose e andranno a ruba quando, il prossimo inverno, dovremo coprirci dal freddo, i ragazzi non sono mai stati così affezionati a un virus che gli concede un carnevale lungo una settimana e di alzarsi con la luce.

 

I venti minuti di ritardo sono passati, non arriveremo per cena, non faremo lo shampoo. Ma avremo un rossetto nuovo che metteremo per tutto l’inverno.

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