PB la settimana scorsa ho ricevuto per e mail un curriculum. Come era? Per quale posizione? Non lo so perché non ho aperto l’allegato (quindi se per caso la candidata si riconosce nell’imputata di questa e mail ci può riprovare perché non la riconoscerei).
Ecco, copiata pari pari, la lettera che ho ricevuto:
Buongiorno,
vi invio il mio cv sperando possa trovare il vostro interesse.
Sto cercando una società che mi permetta finalmente di poter esprimere appieno il mio potenziale, una società che apprezzi fino in fondo l’impegno e la dedizione che metto ogni giorno nel mio lavoro.
Spero siate voi.
Io sono pronta.
Ed ecco perché questa introduzione non va bene:
1) Quando scrivete a una azienda dovete comunque (anche se non conoscete il nome di battesimo) indirizzarvi a una persona che ha in azienda una funzione (il Direttore Marketing, il Direttore del Personale, il Direttore Generale) e non lasciare il buongiorno a galleggiare nel vuoto. Per altro, con una telefonata al centralino dell’azienda, è di solito piuttosto semplice conoscere il nome di chi vorreste leggesse la vostra e mail.
2) Per quanto sia apprezzabile la brevità dell’introduzione, cercate di far almeno intuire cosa siete capaci di fare (Marketing? Pubblicità? Stile?Contabilità? siete una esperta ricamatrice? Una modellista del bambino? Una laureata in scienze della comunicazione?)
3) Nel corpo della lettera, la nostra esigentissima candidata pretende di trovare una società che le permetta di esprimere appieno il suo potenziale e anche che la apprezzi fino in fondo. Sono dolente di informarvi che queste sono richieste che si possono fare al proprio analista o al proprio allenatore (tutta gente che va remunerata) o al massimo al proprio fidanzato, non a qualcuno che dovrebbe pagarvi uno stipendio e che vorrebbe che voi lavoraste perché il marchio, il business, il prodotto esprimano appieno il loro potenziale.
4) Quella parolina “finalmente” infilata in mezzo alla frase (“…una società che mi permetta finalmente di poter esprimere…”) fa intuire che fino ad ora non siate stati adeguatamente apprezzati. E che vi lamentiate dell’azienda presso la quale avete lavorato fino ad ieri. La prima reazione di chi legge è una istintiva solidarietà con chi ha dovuto, povero lui, gestire fino a ieri le vostre esagerate aspettative. E il desiderio di fuggire e archiviare la e mail è fortissimo.
5) La chiusa ad effetto: “Spero siate voi. Io sono pronta” acuisce l’ansia da prestazione: lei è pronta, io no.
Ecco, molto semplicemente, cosa avrebbe potuto scrivere la nostra candidata:
Gentile Dottoressa Bolzoni, [evitare abbreviazioni: non state scrivendo un telegramma né incidendo una tavoletta di cera, quindi perché risparmiare su un paio di letterine?]
le [evitare la maiuscola “Le”, che è ridondante e onestamente obsoleta]
invio il mio cv sperando che possa trovarlo di suo interesse.
Sono una giovane stilista particolarmente appassionata di sport [oppure qualcos’altro: dite quel che sapete fare]
e credo che potrei dare un buon contributo per il successo [qui l’accento è posto su quello che voi potete fare per l’azienda, non su quella che l’azienda può fare per voi]
di xxxx [mettere il nome dell’azienda eviterà di dare l’impressione che abbiate fatto spamming su tutte le società della città],
dato che sono volonterosa, attenta e costante [spiegare brevemente perché un selezionatore dovrebbe incontrarvi è sempre buona cosa].
Avendo un contratto presto in scadenza [anziché lo scenografico: “io sono pronta” fate comunque intuire la vostra disponibilità in tempi rapidi],
potrei da subito essere disponibile.
Mi piacerebbe poterla incontrare anche solo per un breve colloquio. [l’impegno che chiedete non è di farvi felici per sempre, ma solo di trovare una mezz’ora per scoprire cosa sapete fare]
Cordiali saluti e a presto
La lettera di accompagnamento deve essere breve, efficace, arrivare sul tavolo di chi vi dovrebbe assumere come il messaggero che porta in allegato la soluzione di un problema: voi e il vostro talento siete una opportunità, non una tassa per chi vi deve valutare, non spaventatelo!
Bolz, sei tremenda come al solito !
Posso obiettare solo sul no al maiuscolo per la terza persona, ci sono ancora direttori della vecchia scuola che vedono il “Lei” come sinonimo di rispetto per la posizione, ma quella è una cosa che scoprirai solo durante il colloquio, sempre se te lo concedono.
In ogni caso, se tutto il resto della lettera fosse stato ok, penso che anche la Dottoressa Bolzoni avrebbe soprasseduto su un maiuscolo obsoleto, nevvero ?
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Grazie Giulia. Ammetto che il “Lei” con la maiuscola è un peccato veniale e chi esamina è più pronto a perdonare una piaggeria che non una villania.
Ma se lo fate con Renzo Rosso di Diesel o con aziende veramente informali suonerete ridicoli: è più facile che direttori della vecchia scuola siano in unità produttive più che in mktg e comunicazione.
Come al solito, pensate sempre al vostro interlocutore e siate voi stessi.
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I love questo articolo! 🙂
Ho preso spunto per la lettera che sto scrivendo. Grazie!
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