Dalla moto all’ufficio: due consigli per inserirsi in un nuovo ambiente lavorativo

PC In questi giorni andando in moto sulle Alpi francesi ho fatto due sonori starnuti ed entrambe le volte ho portato la mano davanti al casco, compiendo un gesto inutile, ma per me  talmente automatico da farlo anche quando indosso un casco integrale.sorriso

La cosa mi ha divertito, ma mi ha anche fatto riflettere:  la moto è infatti per me una sorta di yoga durante il quale la mente vaga liberamente, complice il fatto che – essendo un semplice passeggero dietro a mio marito che guida – l’unico impegno che mi viene richiesto è quello di assecondare le curve ed evitare di dare testate al suo casco, quando il cambio di marcia è più strappato del consueto.

Ho quindi riflettuto che ci sono dei gesti che ci vengono talmente inculcati quando siamo piccoli che poi diventano per noi totalmente automatici, e che vorrei che sorridere a chi ci sta parlando, o anche semplicemente a chi incrociamo in corridoio, diventi uno di questi gesti automatici per tutti quelli che iniziano a lavorare.

Un sorriso è infatti un modo di dimostrare disponibilità verso gli altri, che in un giovane si traduce con apertura a imparare, rispetto per le altre persone, socievolezza: in poche parole un bel sorriso vi presenterà come una persona con la quale è piacevole lavorare.

Se state facendo un colloquio di lavoro il sorriso sarà una delle prime cose di voi che il selezionatore noterà: un fatto da non trascurare visto che come Oscar Wilde ha scritto con la solita arguzia“Non c’è mai una seconda occasione per fare una buona impressione la prima volta” (un grazie a Giovanna, la mia tesista che sta lavorando sul tema del Personal Branding, che me lo ha recentemente ricordato).

Nello stesso giro in moto mi è poi successo di salutare con un breve gesto tutti i motociclisti che incrociavamo: un segno di riconoscimento e di appartenenza che solo quando ho iniziato ad andare in moto ho scoperto che praticamente tutti i motociclisti praticano.

All’interno di questa macrocategoria di saluto c’è poi l’abitudine che dalla Francia si è diffusa in tutta Europa di salutare il motociclista che si è appena sorpassato sollevando la gamba destra e allungandola (l’effetto assomiglia parecchio a quella di un cane che fa pipì, tanto che la prima volta che ci è successo, molti anni fa, mio marito e io abbiamo pensato che fosse un gesto di sfregio, come a dire: “Tiè, ti ho sorpassato, lumaca che non sei altro”!).saluto 2

Nel pigro vagare della mia mente, intervallato solo dai frequenti saluti con i motociclisti, ho avuto modo di pensare a quanto sia importante imparare i gesti e i microgesti che aiutano un neoassunto a diventare rapidamente parte del suo nuovo ambiente lavorativo. Ci sarà l’azienda in cui è un rito prendere a una certa ora il caffè, e a quel punto il mio consiglio è di berlo anche se si odia la caffeina o ripiegare sulla bevanda al gusto di latte che qualsiasi macchinetta offre in alternativa. Si scoprirà che nella pausa alla macchinetta del caffè vengono spesso rivelate molte più cose che durante l’intera giornata lavorativa.

Essenziale anche capire a chi si può dare del tu: nelle agenzie di pubblicità in generale si dà del tu subito a tutti, ma in altre realtà è un privilegio che bisogna guadagnarsi. Sarà fondamentale comprendere il più presto possibile come comportarsi per non apparire più a lungo del dovuto dei pesci fuor d’acqua.

In generale, proprio come noi in moto in Francia la prima volta che ci hanno salutati dopo un sorpasso, se siete nuovi in un’azienda osservate cosa fanno gli altri per imparare la cultura di quell’ambiente e cercate di imitarne il comportamento.

E se invece già lavorate, se ne avete voglia, raccontateci quali comportamenti contraddistinguono il vostro ambiente in modo che chi sta entrando ora nel mondo del lavoro possa partire avvantaggiato da qualche consiglio utile.

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