PB Qualche giorno fa un amico-collega mi ha scritto aggiornandomi sul suo lavoro e chiedendomi del mio. Brevi commenti sulle poche risorse da investire, sui piani di ristrutturazione, sui salti mortali per tenere la barca a galla.
Io gli ho scritto che tignosamente lavoravo per far sopravvivere un mezzo sul quale galleggiare. Giuseppe (è lui l’amico-collega) mi ha fatto un commento sulla grevità della mia espressione e sulla, purtroppo, sua attualità, in momenti in cui non è più tempo per lavorare di fioretto.
Eppure lo scambio di e mail mi suscita una riflessione costruttiva. Che mette in relazione il talento con le risorse limitate.
Oggi ci misuriamo con stage in aziende mediocri, posizioni non ben retribuite, location non sempre ideali (in zona C se abitiamo in campagna, in campagna se abitiamo in zona C), colleghi problematici (se va bene sono depressi, se va male sono sleali o pigri) capi che non ci gratificano.
Dunque non si naviga con il vento in poppa. Ma se si deve andare di bolina, bisogna adattare la nostra tecnica di navigazione. Con il vento in poppa va avanti anche chi fa il morto.
Qui devono subentrare anziché la delusione e la frustrazione (dopo tanto studio, dopo tanto tempo, dopo tante aspettative) il talento e la volontà. Il desiderio e l’ambizione con la tignosa intenzione di avanzare passo dopo passo.
E’ incredibile quanto una sana tensione finanziaria possa aguzzare l’ingegno, far scaturire idee originali, trovare vie inedite alla risoluzione dei problemi.
La cucina italiana produce prove tangibili della suddetta teoria, con piatti straordinari nati dalla povertà dei mezzi e dalla ingegnosità di chi è stato in grado di gestirla e domarla.
Alla mancanza di pane fresco, si può decidere di mangiare pane raffermo (scelta triste per tristi) o di inventare la Ribollita, magnifica zuppa fiorentina che nasce dal recupero di pane vecchio e di verdure cotte avanzate dai pasti della settimana e “ribollite” il venerdì.
Lo stesso vale per i Mondeghili (polpette milanesi che i milanesi non chiamano polpette) fatti con gli avanzi di pane, carne, salame, legati con l’uovo e fritti nel burro. Mortali per il dietologo, divini per il goloso.
Quando le risorse sono limitate, la resistenza alla fatica, l’ostinato attaccamento alle proprie posizioni , l’intelligenza e la fantasia (non siamo con il vento in poppa, siamo di bolina!) sono forse l’unico modo per ottenere un buon risultato. O perlomeno per non retrocedere. Che è un buon risultato se si ha il vento contro. In attesa che viri la barca o che giri il vento.
Non è momento di spreco . Quello che abbiamo dobbiamo trattarlo con grande cura. Conservarlo, rigenerarlo, renderlo utile e proficuo.
Pensate alla scena di Via col vento, quando Rossella O’Hara si confeziona un sontuoso abito di velluto con le tende verdi della madre.
O alla bigiotteria americana nata dopo la Depressione del ’29, quando di materiali preziosi non c’era traccia, che ha ornato tutte le dive di Hollywood e diverse first lady, creando, senza regine e corone nel suo pedigree, collezioni false e preziose oggi conservate nei musei europei.
Il vostro lavoro (provvisorio, malpagato, un po’ scomodo) dovete trasformarlo nella vostra risorsa. I vostri colleghi nei vostri alleati. Il vostro capo nel vostro mentore.
Non c’è posto per lo scoraggiamento, né per buttare via quello che si ha. Che impastato con il vostro talento si trasformerà nel trampolino di lancio per un posto migliore.
Pronti alla vira?
Patri, come mi sento in colpa dopo questo tuo post !
Colleghi = alleati, Capo = mentore, Lavoro = risorsa.
Giuro che quando mi sentirò depressa la prossima volta, cercherò di rileggere il tuo post e di farmi l’esame di coscienza, perchè per me ultimamente è davvero troppo semplice dare la colpa al calo del vento..
Grazie e un bacio.
Buona Pasqua alle mie 2P preferite.
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