Parlano le imprese: ecco cosa manca ai neolaureati italiani

PC Conoscenza dell’inglese, capacità di lavorare in gruppo e attitudine a risolvere i problemi rispettando i tempi  sono le principali carenze dei neolaureati italiani, secondo l’indagine (Osservatorio sulle Professioni) svolta su 125 grandi aziende da Iulm con la collaborazione di Centromarca e Fondazione Crui.

“Il nostro obiettivo è garantire ai ragazzi che in qualche modo l’isola università e l’isola impresa dialoghino a monte e non solo a valle” così ha riassunto ieri, nel convegno dedicato alla presentazione dei risultati, il rettore Giovanni Puglisi. In un momento in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto i massimi storici (32% rispetto al 22% di media europea) l’università italiana deve capire che per le imprese è importante non solo il “sapere” ma anche il “saper fare”: si tratta delle cosiddette soft skill, tra le quali il lavoro in gruppo, la comunicazione e la negoziazione, il problem solving e la gestione del tempo.

Sono invece allineate alle esigenze delle aziende le competenze informatiche di base e la conoscenza dei nuovi media, anche se nel successivo dibattito tra i responsabili delle risorse umane presenti al convegno (Barilla, Coca Cola, Rai e L’Oreal) molti hanno evidenziato che essere utenti del digitale non implica il fatto di essere competenti e saperlo utilizzare per lavorare. Emblematico l’esempio del bellissimo sito per il recruitment L’Oreal realizzato in UK  da giovani nativi digitali, che risulta difficilmente rintracciabile con i motori di ricerca perché la ricerca si basa sulle parole chiave, mentre il sito è principalmente ricco di immagini.

La ricerca ha anche individuato il profilo ideale di laurea che un neolaureato deve possedere per arrivare a un contratto (che purtroppo solo nel 17% dei casi sarà a tempo indeterminato): innanzitutto laurea quinquennale (83%) e non triennale, e preferibilmente in Economia (91%), Ingegneria (70%) e Scienze della Comunicazione (26%).

Inoltre è interessante il dato relativo ai bacini d’ingresso in azienda, dove emerge la netta prevalenza del settore marketing /comunicazione (74%) seguito dal commerciale/vendite (65%).

Come abbiamo anticipato in molte delle interviste di Trampolinodilancio, il dibattito ha poi confermato che le esigenze delle imprese sono principalmente due: trovare candidati che siano disponibili a  passare alcuni mesi nelle vendite (con trasferimenti nel territorio) e che si occupino di trade marketing più che di marketing strategico. Mentre in azienda si parla ormai di strategia commerciale e non di strategia di marketing,  i nuovi candidati continuano a dichiarare nei colloqui che sperano di occuparsi di marketing strategico e comunicazione.  Questa è una delle indicazioni più interessanti, nate a margine della ricerca, sullo scollamento tra aspettative dei candidati e reali esigenze delle imprese.

Riassumeremo questa e le tante altre evidenze emerse nel dibattito in un piccolo decalogo. Trovate intanto una sintesi della ricerca al link http://www.iulm.it/wps/wcm/connect/iulmit/iulm-it/Risorse-e-servizi/Placement/Osservatorio+sulle+professioni

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2 thoughts on “Parlano le imprese: ecco cosa manca ai neolaureati italiani

  1. Giulia Spada ha detto:

    Conoscenza dell’inglese: celo – Capacità di lavorare in gruppo: Celo – Rispetto del timing anche nel caos: celo.
    Ah, già ! Mi manca la laurea. Amen.
    Forse noi dinosauri dell’epoca del “basta il diploma” eravamo più terra terra e badavamo molto di pù alla sostanza.
    Certe volte ho l’impressione che siano più valutati – almeno in certe aziende – dove hai frequentato il master, l’aspetto fisico (possibilmente da ex modella in carriera) e l’atteggiamento da ghe pensi mi, rispetto alle caratteristiche peculiari ricercate per la mansione. Succede anche nel Mktg (anche se dalle varie interviste di Paola ai vari guru del settore sembrerebbe di no).
    Continuo a pensare che se sei laureato ma inconcludente prima o poi qualcuno se ne accorge. Speriamo prima.
    E speriamo che sia il capo e non un sottoposto.

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  2. trampolinodilancio ha detto:

    Sembrerebbe invece che l’aspetto, fisico, almeno per quanto riguarda le donne, sia un handicap. Come riportato in questo articolo che mi segnala un nostro lettore, troppo timido per commentare direttamente ma molto attento alle tematiche dal lavoro per simpatia con trampolinodilancio, le belle donne vengono (inconsciamente?) eliminate dalle selezionatrici donne, tanto che il consiglio degli autori di questa ricerca è di non allegare la foto al cv se si è belle!
    http://www.corriere.it/esteri/12_aprile_11/burchia-sei-bella-una-donna-non-ti-assume_456389e6-83e4-11e1-8bd9-25a08dbe0046.shtml

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