A volte bisogna saper perdere

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PB  Ci sono giorni grigi in cui fa freddo e siamo meno esuberanti del solito.

Capitano nella vita personale (litigato con il fidanzato?) e in quella professionale (progetto a cui tenevamo messo da parte, non seguito dall’Azienda, non capito dai colleghi).

In questi casi verrebbe da dire: non mollare a nessun costo. Oppure lasciar perdere tutto.

Eppure a volte la strada migliore è saper perdere. Perdere una battaglia per vincere la guerra.

Direi saper mutuare la tecnica del pescatore che sa quando allentare la lenza e quando ritenderla.

Ho avuto un capo che ho stimato molto, un po’ spigoloso, un po’ legnoso (molto migliore di tanti melliflui che popolano il mondo della moda), giovane e intelligente che ha fatto naufragare un progetto a cui teneva molto. Per tenere insieme due pezze di seta una sottile tela di ragno può essere molto più efficace di uno spago robusto.

Appassionato di vela, decise di sponsorizzare una barca famosa. I tempi erano strettissimi, l’interlocutore affidabile a metà, il proprietario dell’azienda soffriva il mal di mare e preferiva il terrazzo al pozzetto.

I segnali deboli (mal di mare e terrazzo) dicevano di lasciar perdere. I dati obiettivi (tempi troppo stretti, armatore ballerino) dicevano lo stesso.

Ma la passione personale era così forte, che sembrava impossibile che tutta l’Azienda non la condividesse.

Alla fine facemmo la sponsorizzazione, ma il logo sullo spinnaker arrivò con un giorno di ritardo rispetto allo shooting per la campagna pubblicitaria dell’evento, cosicché il brand rimase alla vista dei pochi intimi davvero presenti all’evento. Dal giorno dopo ci fu un vento così forte che non si regatò quasi mai. Un incidente in mare rovinò uno scafo e compromise le successive regate.

La barca famosa non ottenne buoni risultati. In Azienda (dove spesso il successo è visto con sospetto dai colleghi) il fronte degli invidiosi la vinse e la sezione di collezione dedicata alla vela fu congelata.

Forse se la fortuna avesse fatto capolino tra i marosi di La Maddalena, oggi starei qui a scrivere dell’importanza del rischio e del gettare il cuore oltre l’ostacolo.

Ma anche quando lottiamo con passione (per un lavoro nuovo, per un progetto, per un cliente, per un invito a una festa) dobbiamo sempre ricordarci di non confondere la tenacia con lo stalking, l’interesse con la cocciutaggine.

Indubbiamente senza questo plateale insuccesso oggi la sezione vela dell’abbigliamento sarebbe florida come quei virgulti che crescono naturalmente al riparo dei giardini. E il capo simpatico ma caparbio non sarebbe stato portato via da un’onda.

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2 thoughts on “A volte bisogna saper perdere

  1. Giulia Spada ha detto:

    Giuro, questa volta il post non parla di me – non fosse che perchè non sono mai stata il tuo capo.
    E’ vero che spigoloso e legnoso sono termini che si adattano a molte persone che ti hanno orbitato attorno in questi anni.
    Ma l’affetto viscerale che ho provato e provo per il capo di cui parli, forse mi ha portato ad emularlo in modo estremo, senza avere la sua posizione nè il suo carattere, nè il suo know-how. Alla fine davvero sono una stalker.
    Getto ancora il cuore – o quei brandelli che negli anni sono rimasti – oltre l’ostacolo, ma ora mi è più chiaro perchè spesso oltre c’era il filo spinato, le bombe anticarro, i tritacarne, e sopratutto perchè ne esco sempre così malconcia e depressa.
    Grazie, di nuovo, uno schiaffo a volte serve per svegliare.

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